Il vicino di casa

di
genere
esibizionismo

Quando conobbi Daniela era la classica bambolona: 20 anni, 170cm per 55 kg di pura sensualità femminile, lunghi capelli mossi biondo cenere, una quarta abbondante di seno, un bel culo tondo e morbido, labbra carnose e una gran faccia da troia. Probabilmente questa mia indole esibizionista risiedeva silenziosamente in me, ma gli sguardi degli altri uomini sul suo corpo, fin dai primi tempi da fidanzati, non hanno fatto altro che risvegliarla ed esaltarla: mi eccitava che gli altri la guardassero e la desiderassero, e la incitavo a vestirsi in maniera succinta e provocante per favorire questo tipo di situazioni; lei, dal suo lato, non mi rendeva affatto difficile coltivare questa mia tendenza, visti l’abbigliamento spesso striminzito che era solita indossare.
Col passare degli anni, ma soprattutto con la nascita delle nostre figlie, pur diventando una splendida quarantenne ancora fisicamente irresistibile, aveva bruscamente frenato la sua disponibilità verso qualsiasi forma di trasgressione sessuale: dal canto mio avevo scelto di non forzare la mano vista la recente doppia maternità, ma in cuor mio non ho mai smesso di coltivare le mie fantasie di esibizione.
Con la nascita della nostra secondogenita siamo stati costretti a traslocare in un appartamento più ampio, e la scelta ricadde su una vecchia palazzina nel paese dei nostri genitori: si tratta di uno stabile di circa 40 anni, abitato quasi esclusivamente da pensionati, in cui si era liberato un ampio trilocale al terzo e ultimo piano, sfortunatamente senza ascensore: tuttavia, la vicinanza con i miei e i suoi genitori e la conseguente comodità per quanto riguarda l’aiuto con le bambine, ci portò a sceglierla come soluzione abitativa nonostante queste difficoltà.
Dopo l’impegnativa fase dei primissimi anni di età della nostra piccola, cominciammo a ritagliarci qualche momento di intimità, risvegliando una complicità di coppia che si era inevitabilmente assopita; ogni venerdì sera le bimbe venivano “smistate” a casa dei nonni e noi potevamo stare un po’ insieme come una coppia di fidanzatini e così colsi l’occasione per dare sfogo alle mie perversioni esibizionistiche sopite e la spinsi a risvegliare anche le sue: la normalissima cenetta in casa con sesso finale lasciò presto il posto a lunghi servizi fotografici di nudo come quando eravamo fidanzati, poi cominciammo con le uscite a cena in cui la spingevo a vestirsi molto sexy, con abiti molto corti o scollati e senza intimo; osare sempre di più non fece altro che risvegliare prepotentemente le mie voglie e destare Daniela da un troppo prolungato sonno erotico.
L’estate del 2016 esplose torrida e mia moglie prese l’abitudine di vestirsi molto leggera durante le afose giornate di luglio; durante una di queste, mentre stava preparando la cena e io stavo per tornare a casa dal lavoro, suonò il campanello di casa; lei pensò che fossi io e che avessi dimenticato le chiavi, pertanto andò ad aprire senza preoccuparsi del fatto che indossava solamente una mia canottiera: lei è molto più esile di me, pertanto le faceva quasi da miniabito arrivandole all’incirca a metà coscia, ma in compenso le copriva molto poco il suo splendido seno, ultimamente ancora più rigoglioso a causa del recente allattamento, sia sul davanti che ai lati: mi era capitato più volte di vederla “vestita” in quel modo e devo ammettere che ogni volta facevo una fatica immane a resistere a quello spettacolo ondeggiante e strabordante; così, senza mutandine né reggiseno, scalza e coperta esclusivamente da quel ridotto quantitativo di sottile stoffa bianca, si recò ad aprire il portone di casa senza quasi rendersi conto di ritrovarsi al cospetto di Pasquale, il nostro vicino di casa che ricopriva il ruolo di rappresentante di condominio e che era passato ad informarci circa la prossima installazione di nuovi citofoni negli appartamenti.
Pasquale era un attempato settantenne, quasi completamente calvo ma ancora in ottima forma fisica, con due simpatici baffoni rossi e un’ incessante voglia di attaccare infiniti bottoni a chiunque incontrasse nel palazzo; viveva nell’ appartamento adiacente al nostro da tempo immemore, da un paio d’anni da solo dopo la dipartita della moglie. Difficile stabilire chi fu più sorpreso tra i due, se mia moglie di ritrovarsi sul pianerottolo un estraneo invece che suo marito, o se il buon Pasquale nel ritrovarsi di fronte quello splendido esemplare di femmina quarantenne seminuda davanti agli occhi: ci fu un interminabile istante di silenzio in cui il vicino, letteralmente a bocca aperta, squadrò mia moglie dalla testa ai piedi, esplorandone minuziosamente ogni forma ed ogni centimetro di pelle; Daniela arrossì istantaneamente, rendendosi conto di essere praticamente nuda sotto il suo sguardo, e dopo una breve empasse ruppe gli indugi e gli chiese il motivo della visita; Pasquale si destò improvvisamente dall’estasi contemplativa in cui pareva piombato e tenne fede alla sua proverbiale parlantina, spiegando dettagliatamente la situazione senza mai staccarle gli occhi dalla scollatura o dalle cosce nude; nonostante mia moglie ne avrebbe fatto volentieri a meno, dovette cedere alla seconda richiesta del signor Pasquale di farlo accomodare in casa per spiegarle bene il tutto, così lo fece accomodare sul divano e gli offrì involontariamente un sostanzioso supplemento di spettacolo: anche se cercava di fare l’impossibile per evitarlo, ogni movimento, ogni posizione non faceva altro che offrire all’avido sguardo del vicino sostanziose visioni del suo corpo; se la mangiò letteralmente con gli occhi per una manciata di minuti, finchè Daniela lo liquidò con la scusa che doveva apparecchiare la tavola e terminare di preparare la cena per le bimbe e per il mio imminente ritorno. Il suo racconto dettagliato, più tardi, scatenò in me una forte eccitazione e da quel momento il buon Pasquale diventò qualcosa di più di uno degli anonimi vicini di casa pensionati con cui avevamo avuto poco o nulla a che fare dal nostro trasloco in quello stabile.
Anche per Pasquale le cose cambiarono, e si moltiplicarono le occasioni in cui lui e mia moglie si incontravano “occasionalmente” sulle scale: grandi sorrisi, grandi cortesie e grandi sguardi lussuriosi sul suo corpo, che Daniela mi raccontava divertita ogni sera al mio ritorno. La situazione subì una svolta, naturalmente, un venerdì sera: dopo aver fatto l’amore (non lo nego, anche fantasticando su un’eventuale presenza di Pasquale a guardarci), mia moglie andò in cucina completamente nuda per bere un sorso d’acqua fresca e fu lì che lo vide: Pasquale, che dalla finestra della sua cucina poteva vedere il nostro balcone, la stava fissando attraverso la porta finestra spalancata; fu un attimo, da una decina di metri di distanza, con una certa angolazione e con la zanzariera di mezzo, ma il mio vicino aveva visto Daniela completamente nuda; quando corse in camera a metà tra l’imbarazzato e il divertito raccontandomi quanto appena avvenuto, le saltai letteralmente addosso e la scopai nuovamente con foga.
Da quel momento le apparizioni di Pasquale si moltiplicarono esponenzialmente: ogni volta che Daniela faceva le scale lui spuntava dal nulla offrendosi di aiutarla a portare le borse, ogni volta che c’era una qualsiasi questione di minima importanza per il condominio non esitava a suonare al nostro campanello, ogni volta che mia moglie guardava fuori dalla porta finestra della cucina lui era affacciato alla sua finestra con lo sguardo rivolto verso il nostro appartamento: poteva sembrare quasi inquietante, ma in realtà il vecchietto era assolutamente innocuo, dato che si limitava a guardarla e desiderarla con gli occhi, senza mai nemmeno accennare ad osare qualcosa in più: Daniela era a volte infastidita (“Cazzo, ma possibile che ogni volta che sono mezza nuda lui è lì che mi guarda?”), ma in realtà era più divertita che altro dalla situazione.
Io, per contro, cominciai ad accarezzare l’idea di spingermi un po’ oltre; i nostri venerdì sera si fecero via via più piccanti: la portavo fuori a cena con abiti striminziti o semitrasparenti esortandola a non indossare alcun tipo di intimo e lei, dopo un paio di bicchieri di vino, perdeva letteralmente ogni inibizione: una sera, di ritorno a casa, le sollevai il vestito mentre salivamo le scale scoprendole completamente il sedere e lei continuò a salire sui gradini ancheggiando vistosamente sotto il mio sguardo, noncurante del fatto che chiunque, Pasquale compreso, avrebbe potuto aprire il portone di casa ed accedere alle medesime scale; una sera presi la situazione in mano e, per una delle nostre sessioni di fotografiche, la convinsi a fare qualche scatto sulle scale: il vestito sollevato per pochi istanti, un seno scoperto e ammiccante, il tutto fantasticando che Pasquale uscisse proprio in quel momento nel corridoio, cosa che però non avvenne mai.
Un paio di settimane dopo la convinsi ad uscire sulle scale vestita esclusivamente con una vestaglia di seta e un paio di scarpe molto provocanti munite di tacco 12 ai piedi; a metà scale glie la feci sfilare completamente e le feci una ventina di scatti completamente nuda sulle scale condominiali, mentre saliva o scendeva i gradini, appoggiata al corrimano, o seduta a gambe aperte sui pianerottoli; già vederla come mamma l’ha fatta in un luogo potenzialmente pubblico scatenava la mia indole voyeur, ma il pensiero era costantemente a Pasquale, che ormai quasi speravo ardentemente si materializzasse davanti a lei durante una di queste nostre “gite naturiste” in giro per il condominio; ma Pasquale non si vedeva, nemmeno quando il gioco si spinse oltre, fino a farla passeggiare completamente nuda sui tacchi nelle cantine, nel locale contatori o addirittura davanti al portone semiaperto del palazzo davanti al giardino condominiale.
Daniela dapprima si spogliava solo per farsi fotografare per poi ricoprirsi immediatamente, ma col tempo acconsentì a restare completamente nuda mentre io le tenevo la vestaglia pronto a consegnargliela in caso di emergenza, cosa che non avvenne mai: le nostre escursioni terminavano con mia moglie che risaliva 3 piani di scale senza alcun indumento addosso ad eccezione dei tacchi, mentre io le toccavo il sedere e il seno ad ogni passo, per poi giungere al nostro pianerottolo; l’ultima volta la bloccai, l’appoggiai spalle al muro davanti alla porta dell’ appartamento di Pasquale e la baciai appassionatamente frugandole tra le cosce e trovandola bagnatissima: “E se stesse guardando dallo spioncino in questo istante?” le sussurrai all’orecchio mentre l’accarezzavo tra le gambe, “Smettila…sei un porco…” rispose ansimando ad occhi chiusi malcelando un divertito sorriso, “Adesso ti scopo appoggiata alla sua porta, così magari ci sente e lo apre…”, continuai in preda ad un’eccitazione ormai incontrollabile, “Ho detto smettila, pervertito!” replicò con maggiore decisione, poi si divincolò e scappò verso il nostro appartamento, lasciandomi con un’erezione poderosa a guardare tutto quel ben di Dio ondeggiare di qua e di là mentre correva tutta nuda su quei tacchi vertiginosi; la raggiunsi, entrammo in casa e scopammo come ricci.
E fu così che arrivammo al venerdì successivo, quella della vera svolta nel nostro gioco erotico; avendo alcune faccende da sbrigare presi un giorno dal lavoro e, riuscendo a svolgere tutte le faccende in anticipo, mi ritrovai a casa nel primo pomeriggio; Daniela, invece, aveva portato le bimbe al parco per poi lasciarle dai nonni in vista della nostra seratina, per cui quando Pasquale suonò il campanello di casa per gustarsi nuovamente le forme di mia moglie, si ritrovò invece di fronte me. La delusione sul suo volto fu palese e mi divertì non poco: “Cosa succede Pasquale? Deluso di non aver trovato mia moglie?” esortai beffardamente, “Eh.. no, no.. ma cosa dice?” si difese imbarazzato, “Non si preoccupi Pasquale” replicai bonariamente, “so che Daniela è una splendida donna e so che agli uomini piace guardarla”, “Beh, certo, ha una moglie davvero bellissima…” acconsentì; “E lo vedo come la guarda anche lei, Pasquale, ma non si preoccupi, non mi da fastidio… anzi… dopotutto che male c’è a guardare, dico bene?” insistetti, “Come?” rispose Pasquale quasi inebetito con una faccia buffa che più buffa non si può; scoppiai a ridere e continuai: “Mi è simpatico, lo sa? E proprio perché mi è simpatico le dico una cosa: se le piace guardare mia moglie, questa sera, verso le 23, si faccia un giro nella sua cantina…”, “In cantina??” domandò lui dubbioso, “Si, nella sua cantina. Verso le 23. Vedrà che non se ne pentirà. Mi raccomando: sia puntuale” e così dicendo gli chiusi la porta in faccia.
Quella sera Daniela indossava un miniabito nero semitrasparente, corto e scollato, che feci non poca fatica a farle indossare senza intimo sotto: “Ma dai, ma sono nuda!”, “Si vede tutto”, “Sembro una troia!”, provò a protestare, ma fui irremovibile. La portai fuori a cena in un ristorantino poco lontano in cui ci fecero accomodare in una saletta romantica tutta per noi; la cena fu ottima e il vino rosso fece il suo effetto, con mia moglie che si lasciò andare ben presto alle mie richieste e si fece fotografare più volte col seno fuori dal vestito, con l’abito sollevato o addirittura completamente sfilato tra una visita e l’altra del cameriere. Era ubriaca ed eccitata, cotta letteralmente a puntino. Durante il tragitto di ritorno a casa la toccai continuamente tra le gambe e lei mi lasciò fare senza opporre la minima resistenza. Arrivammo a casa alle 23 precise e appena entrati dal portone, nell’androne che dà sulle scale, le abbassai le spalline dell’ abito e glie lo sfilai completamente, lasciandola completamente nuda ad eccezione di un paio di zoccoli rosso fuoco tacco 12. Lei si lasciò ammirare con lo sguardo perso nella sbronza per alcuni attimi, poi non esitò a seguire le mie indicazioni nello scendere le scale verso le cantine: “Cosa devo fare?” mi domandò con un sorriso alcolico stampato sulle labbra mentre preparavo l’immancabile macchina fotografica; le feci alcuni scatti in posa, appoggiata al muro, accovacciata, piegata a novanta gradi, avendo cura di darle le istruzioni a voce sufficientemente alta da poter essere sentita da Pasquale, che speravo avesse seguito le mie indicazioni e si trovasse nella sua cantina pochi metri più in là. “Adesso voglio farti un filmino mentre cammini. Girati e cammina lentamente in quella direzione”, le ordinai, ovviamente nella direzione della cantina di Pasquale. Daniela obbedì e fece qualche passo incerto su quei tacchi altissimi che facevano un notevole rumore amplificato dal silenzio delle cantine. Poi, proprio quando arrivò davanti alla porta della cantina di Pasquale, questa si aprì improvvisamente e il nostro anziano vicino di casa apparve; la mascella parve praticamente crollare quando si ritrovò mia moglie completamente nuda a pochi centimetri da lui.
“Oh…c’è Pasquale!” esclamò Daniela ridendo, chiaramente senza alcun freno inibitorio grazie al miracoloso vino rosso che aveva accompagnato la nostra cenetta. “Buonasera Pasquale”, intervenni io, “amore, non essere maleducata…saluta anche tu il signor Pasquale!”. Mia moglie obbedì senza esitare, e senza riuscire a togliersi quel sorrisino ebete dal viso, porse la mano al vicino senza minimamente preoccuparsi di coprire il suo corpo nudo “Buonasera signor Pasquale…”; il fortunato vecchietto rispose al saluto prendendole la mano senza spiaccicare nemmeno l’ombra di una parola, la sua bocca restò spalancata mentre con lo sguardo continuava ad esaminare accuratamente la nudità di mia moglie, finalmente così vicina, così sfacciata, così esposta: la squadrò dalle dita dei piedi seguendo le sue cosce carnose, si soffermò sulla sua vagina accuratamente depilata, proseguì sul suo ventre decorato dall’ammiccante piercing all’ombelico e indugiò sulla sua meravigliosa quarta di seno, dalla quale trionfavano duri come il marmo due capezzoli rosa e maledettamente invitanti, per poi ricominciare da capo verso il basso.
Daniela si lasciò rimirare con un sorriso colmo di divertimento misto imbarazzo, poi intervenni io: “Signor Pasquale, sto facendo qualche foto a mia moglie: le piacerebbe unirsi a noi?”; non ricevendo alcuna risposta, presi il silenzio come una risposta affermativa e mi rivolsi a mia moglie: “Amore, mettiti di fianco a Pasquale”. Daniela si posizionò di fianco al nostro vicino e gli mise un braccio attorno alle spalle; “Avanti, Pasquale, non faccia il timido… le metta una mano sul fianco e sorrida”, rintuzzai; Pasquale sembrò svegliarsi da un lungo sonno, mi guardò confuso e alla fine cinse il fianco di Daniela con la mano, appoggiandola sul suo fianco nudo, abbozzando un comico sorriso. CLICK!. “Bella! Amore, adesso girati di schiena e appoggiati a lui. Pasquale, ripeto: non sia timido…le appoggi una mano sulla schiena”: Daniela era appoggiata di trequarti a lui, con una mano ed entrambi i seni appoggiati sul suo petto, col viso rivolto maliziosamente verso l’ obiettivo, e, vista l’esitazione di Pasquale, prese la sua mano e la posizionò sul suo fondoschiena, esattamente sopra il tatuaggio che decora il suo corpo appena sopra le natiche. CLICK!
“Bella, bella anche questa. Pasquale, faccia il bravo, non faccia il salame. Le metta le mani sul culo.”; Pasquale non credeva ai suoi occhi né alle sue orecchie, ma finalmente riusci a destarsi da quella sorta di catatonia in cui sembrava precipitato e fissò Daniela negli occhi in cerca di approvazione: mia moglie con uno sguardo gli fece capire che andava tutto bene e finalmente lui si lasciò andare: mia moglie ora era girata completamente di schiena a me, completamente appoggiata a lui che lasciò scivolare le sue mani rugose sul morbido sedere di Daniela. CLICK! “Perfetta… Pasquale, dai che ci siamo scaldati… non stia fermo con quelle mani, afferri per bene quelle chiappone!”, e lui stavolta eseguì prontamente, stringendo decisamente le dita tra le soffici carni del culo di mia moglie e allargandole oscenamente mettendo in bella mostra i suoi buchi. CLICK! CLICK! CLICK!!! “Bravo Pasquale, così!”, CLICK! CLICK! CLICK!!!, Daniela sorrideva rassegnata alle mie perversioni e alle mani sempre più coraggiose del nostro anziano vicino.
“Amore, guardami”, CLICK!. “Adesso guarda lui”, CLICK! “Avvicinati di più a lui”, CLICK! Ero talmente preso dall’ immortalare quell’incredibile scena che non mi resi conto se fu lei che cominciò a baciare lui o viceversa; abbassai la fotocamera per rendermi conto con i miei occhi che fosse tutto vero: la mia splendida moglie, irreprensibile madre di due bambine, se ne stava completamente nuda nelle cantine del nostro condominio abbracciata ad un settantenne che le infilava voracemente la lingua in bocca e le palpeggiava il culo a piene mani. Sistemai velocemente un’erezione che cominciava ad essere fastidiosamente compressa dai jeans e continuai a scattare.
Feci quasi centinaio di fotografie in totale: Daniela appoggiata di spalle a Pasquale che le afferrava i seni con entrambe le mani, Daniela appoggiata al muro con Pasquale che la toccava tra le cosce mentre le infilava la lingua in bocca, Daniela accovacciata mentre si stringeva a una gamba di Pasquale, Daniela appoggiata al muro a novanta gradi con Pasquale appoggiato dietro di lei mentre le mungeva le tette, Daniela con la mano appoggiata sulla patta di Pasquale che ricambiava con una mano tra le gambe di mia moglie e l’altra su un seno, Pasquale in ginocchio e mia moglie in piedi con la passera all’altezza della sua faccia, e praticamente tutte le pose più sconce che potete immaginare.
Eravamo tutti tremendamente eccitati, io, paradossalmente, più di tutti. Tanto da perdere di vista quello che mi ero inizialmente imposto come limite: “Amore, sbottonagli i pantaloni e prendiglielo in mano”, mi sentii ordinare alla mia consorte, la quale ubbidì senza esitazione; Pasquale sfoderò un arnese di considerevoli dimensioni, non molto lungo, ma in compenso di un calibro più che discreto e, soprattutto, con un’erezione che avrebbe fatto invidia a molti quarantenni. Daniela sembrò apprezzare la gradevole sorpresa e cominciò a maneggiarlo con esperienza: feci qualche altro scatto a mia moglie mentre masturbava il nostro vicino e si faceva ricambiare il favore mentre le loro lingue non cessavano di aggrovigliarsi, poi le ordinai di inginocchiarsi e prenderglielo in bocca; Pasquale si lasciò dapprima leccare e succhiare il membro da mia moglie, poi l’afferrò per i capelli e cominciò a muoversi dentro la sua bocca tenendole la testa ferma; “Apri bene la bocca, puttana”, le ordinò fissandola negli occhi; mia moglie eseguì e lasciò che Pasquale estraesse il suo pene dalla sua bocca per poi infilarglielo dentro fino a schiacciarle il naso contro il suo ventre, per poi ricominciare; se la stava scopando in bocca e ogni volta che il suo membro usciva dalla sua bocca una copiosa quantità di saliva colava sulle tette che mia moglie teneva con entrambe le mani. Daniela ubbidiva inerme ai nostri ordini, se ne stava lì, nuda, in ginocchio, con la bocca spalancata a ricevere il pisello del nostro vicino fino in gola fin quasi a soffocarla, fissandolo negli occhi e annuendo ad ogni sua domanda: “Che puttana che sei.. vero che sei una puttana?”, “Mmmf…” annuiva con la bocca piena, “Ti piace il mio cazzo in bocca, vero, troia?”, “Mmmmf…”.
Dopo un paio di minuti così, Pasquale la tirò energicamente per i capelli e la fece alzare in piedi, poi, senza mollare la presa, utilizzò la mano libera prima per strizzarle energicamente un seno, poi le diede uno schiaffetto sulla guancia e le infilò prima due, poi tre e infine quattro dita in bocca; le estrasse, si avvicinò a lei e le sputò in bocca, per poi incollare le sue labbra alle sue e cominciare a rovistarle in gola con la lingua mentre le infilava le dita grondanti della sua saliva nella fica. Aveva completamente rotto gli indugi e non somigliava nemmeno più al timido e simpatico vicino innocuo che eravamo abituati a conoscere: aveva preso il controllo di mia moglie e la stava trattando come la peggiore delle troie, senza più attendere i miei comandi né preoccuparsi della mia presenza.
Infatti apparve molto sorpreso quando, dopo averla girata di schiena schiacciandole i seni contro il muro e averle sonoramente schiaffeggiato le natiche, sentì la mia voce interromperlo mentre aveva impugnato il suo membro e sembrava seriamente intenzionato a scoparsela: “Ehi, ehi, Pasquale… calma… non esageriamo adesso.” Mi fissò impalato, col coso in una mano e i capelli di mia moglie nell’altra, quasi meravigliandosi della mia presenza; Daniela stessa, ansimante ad occhi chiusi appoggiata al muro ed in sua completa mercè, non sembrava più rendersi conto di nulla ed appariva totalmente in balia degli eventi. “Non penserai mica di poterti prendere tutto. Accontentati della bocca di mia moglie”.
Continuò a fissarmi per un attimo, tra l’incredulo e lo stizzito, poi, rassegnato, mi rivolse un cenno d’intesa; staccò Daniela dal muro e le assestò una sonora pacca sul sedere mentre la spingeva verso l’interno della sua cantina; all’interno di essa, tra mille cianfrusaglie polverose, giaceva una vecchia poltrona, sulla quale Pasquale si accasciò, trascinando mia moglie in ginocchio tra le sue gambe; sempre tenendola saldamente per i capelli si avvicinò alla sua bocca e le infilò nuovamente dentro prima due e poi tre dita; “Adesso finisci di succhiarmelo, che voglio riempirtela questa bocca da troia. Hai capito?” le intimò; poi, senza nemmeno attendere la sua risposta, le abbassò la testa e riprese a farselo succhiare abbandonando la testa sullo schienale.
La scena era irresistibile: la mia amata mogliettina se ne stava completamente nuda, inginocchiata sul pavimento di una cantina intenta a fare un clamoroso pompino al nostro vicino di casa settantenne che se ne stava svaccato su una poltrona a godersi la sua bocca, mentre con una mano accompagnava la sua testa su e giù e con l’altra le mungeva un seno, alternando grugniti di varia natura a commenti del tipo: “Sii.. succhiamelo per bene, grandissima puttana che non sei altro”, “Sii.. leccami per bene le palle, cagna..”. Non ce la feci più: appoggiai la fotocamera e mi inginocchiai dietro di lei, mi slacciai i jeans e la penetrai di colpo. Cominciai a scoparla con foga e schiaffeggiarle con decisione le chiappe, unendo i miei insulti a quelli di Pasquale. L’eccitazione era tremenda e non mi ci volle molto per raggiungere un orgasmo devastante e riempirla del mio seme; arrivammo tutti e tre quasi simultaneamente, con Daniela che si lasciò andare al piacere inarcando la schiena e spingendosi verso di me per sentire il mio membro dentro di lei fino all’ultimo centimetro nel medesimo istante in cui anche Pasquale eruttò copiosamente nella sua bocca con un verso quasi disumano.
Dopo alcuni istanti in cui scaricai fino all’ultima goccia nel grembo di mia moglie mi sfilai da lei e mi accasciai al suolo col cuore che batteva all’impazzata, chiusi gli occhi un istante e li riaprii giusto in tempo per vedere il mio seme cominciare a fluire dalla vagina pulsante di Daniela e Pasquale che, incurante del suo stesso seme, aveva ripreso a baciare mia moglie con la lingua sempre tenendola per i capelli e massaggiandole i seni madidi di saliva e sudore. Quando finalmente abbandonò la presa, riuscii finalmente a recuperare la mia mogliettina e l’aiutai ad alzarsi in piedi; l’abbracciai dolcemente e l’accarezzai delicatamente su tutto il corpo, che giaceva quasi inerme abbandonato al mio.
Poi Pasquale si riprese, si rivestì ed abbandonammo la sua cantina. Risalimmo le scale con Daniela ancora completamente nuda e gocciolante e Pasquale non smise nemmeno per un istante di toccarla dappertutto sui gradini che ci separavano dal terzo piano. Finalmente, giunti al nostro pianerottolo, ci salutò calorosamente: me con una vigorosa stretta di mano, mia moglie con l’ennesimo bacio appassionato con le mani rugose a rovistarle tutto il suo corpo nudo; poi rientrammo finalmente in casa e ci addormentammo praticamente subito.
Da quell’ incredibile notte, Pasquale è diventato praticamente un amico di famiglia: ci aiuta con le faccende di casa, ci viene a trovare e gioca con le bimbe, lo invitiamo ogni tanto a cena e qualche volta lo coinvolgiamo durante i nostri consueti venerdì sera. Ormai è passato quasi un mese e non c’è occasione in cui non provi a scoparsela, ma non siamo ancora pronti per questo. Col tempo, chissà…

scritto il
2016-09-25
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