Amanti

di
genere
etero

Amanti

Come sempre racconterò un bellissimo episodio della mia vita.
Questa storia di cuore e di sesso ha, incredibilmente, avuto la forza di durare 25 anni e di attraversare tre matrimoni, due miei ed il terzo della della donna che più di tutte mi ha offerto se stessa.
Per molti anni ho lavorato nella Torino industriale, tutti indaffarati, presi dalla frenesia del produrre, di essere al passo con l'allora famiglia che dominava la città e l'Italia intera.
Vi era, più che la necessità, la voglia di emulare una certo spirito di ricchezza, ma queste possibilità pochi se le potevano permettere, molte altre risultavano essere solo brutte copie, talvolta un po' ridicole, perlomeno ai miei occhi.
Quando capii il genere di donne che troppo facilmente erano a disposizione di certi entourage, modificai profondamente i miei obbiettivi e bersagli. Il carrierismo o l'arrampicata sociale esiste anche nelle donne, sopratutto nelle donne che hanno molto da offrire e poco da perdere.
Dopo aver perso tempo a guardare troppo in alto trovai un terreno più che fertile dove i frutti da cogliere non finivano mai.
Per caso un pomeriggio un amico di Roma inserì nella comunicazione telefonica una terza persona, sua amica. A quei tempi non esistevano i cellulari, ma da esperto della materia si divertiva a fare, diciamo, esperimenti del genere.
Quella voce femminile, senza cadenza dialettale, calda e morbida mi entrò nel cervello, e cercai di far durare la telefonata il più a lungo possibile. Questa ragazza risultava essere molto spigliata, simpaticissima, alla mano con uno, per lei, sconosciuto. Risultava essere completamente differente dalla tipologia delle donne torinesi che avevo conosciuto nei mesi passati, vivendo in un delizioso appartamentino mansardato proprio al centro di Torino.
Riccardo dopo due giorni di martellamenti da parte mia mi diede un contatto telefonico di un centralino di uffici direzionali, al quale avrei dovuto chiedere della signora Lella, questo il suo diminutivo. Passare tramite un centralino filtro permette, ancora oggi, di non rendersi disponibile alle persone sgradite.
Chiesi a Riccardo di non farmi fare la figura del fesso e di intervenire a mio favore presso la proprietaria di quella voce ammaliatrice che mi aveva veramente stregato.
Capivo che Riccardo ci scherzava un po' troppo sopra, mi prendeva in giro, faceva il vago, e non capivo il perché, non appena mi diede un certa sicurezza di poter parlare con la tipa telefonai, non sapendo bene tramite quale centralino telefonico stessi passando.
" centralino della direzione del dottor ........della società F......, " mi prese un colpo.
Rimasi senza parole, non usciva nulla dalla mia bocca, riattaccai realmente impensierito.
Chiamai Riccardo e gliene dissi di tutti i colori, "che cazzo, mi potevi avvertire che Lella era nell'ufficio di .......! " Mi spiego' le problematiche e capii che per spianare la strada si era dato molto da fare, chiuse la telefonata con una frase sibillina" attenzione e buona fortuna".
Con una prospettiva del genere il futuro era molto incerto, anzi arduo.
Ma quella voce era andata in profondità e volevo conoscere questa benedetta e fantomatica Lella.
Ritelefonai di nuovo al centralino e con una voce impostata ad un tono professionale chiesi di parlare con la Signora Lella .....
Una volta in linea mi sentii dire " c'è l'hai fatta, finalmente ti fai sentire" .
Certo che quando si comincia così tutto è più semplice. Mi sciolsi come un ghiacciolo al sole.
Bello fu l'inizio e meraviglioso fu il seguito.
Mai parlammo dei nostri lavori, troppo riservati, sempre e solo parlammo di noi.
La convinsi ad uscire e a conoscersi la sera stessa.
Semplicemente accetto' , non fece finte moine, non si fece desiderare. Era di una semplicità e di una schiettezza disarmante che amai immediatamente, come si dice : al buio.
Restava però l'avvertimento di Riccardo, capivo il " buon divertimento" ma perché " attenzione"?

Prima della chiusura degli uffici le telefonai dicendo che scendendo le scale avevo preso una storta e che pur guidando con difficoltà sarei andato a prenderla, ma le chiesi di prepararsi a guidare lei, avevo delle difficoltà evidenti al piede destro e non riuscivo ad gestire in sicurezza il pedale del freno.
Meglio sempre avere una via di fuga e mettere l'avversario con le spalle al muro avendo le mani libere.
Non avevo la minima idea di come fosse fatta questa benedetta donna. Riccardo l'aveva descritta come una cosa che non finiva mai, alta, va bene, ma il resto?
" attenzione e buon divertimento" " buon divertimento ed attenzione ", continuava a frullarmi nella testa, era un augurio o un avvertimento?
Giovane, sportivo, elegante, il mondo era da scoprire, percorrendolo con una bella vettura sportiva che la mia posizione lavorativa mi consentiva.
Parcheggiai davanti il portone indicatomi, scesi e un po' scenograficamente mi appoggiai alla vettura in modo da simulare un male inesistente. Aspettavo di vedere il portone aprirsi, passati dieci minuti non vidi nessuno.
Ero impossibilitato a contattarla, stavo per risalire in macchina ed andare via quando la sua voce mi blocco', non conoscendola non sapevo chi guardare tra le persone sul marciapiede.
Tutti molto comuni, nella media. Se non si fosse fatta riconoscere lei, io brancolavo nel buio.
Solo una persona era alta, bionda, un corpo da sballo, un seno notevole, vestita veramente bene.
Non potevo credere che quella sventola che mi stava guardando fosse propria colei che mi aveva stregato con la propria voce, ero incredulo, per la prima volta nella mia vita una donna racchiudeva tutto il desiderabile.
Si avvicinò con un sorriso accattivante, due labbra carnose, uno sguardo dolce e intrigante nello stesso tempo, facendo brillare due occhi color nocciola / verdi che mi tagliarono le gambe.
Si presentò, non riuscivo a controllare la mia testa, girovagava nel nulla, avevo a che fare con na persona notevole fisicamente ma con una bella testa. Aveva anticipato le mie mosse ed era rimasta seminascosta per 10 minuti sul marciapiede per studiarmi.
Lella era troppa, non troppo, aveva tutto quello che si può immaginare, bella, alta, bionda, occhi brillanti, due tette che sembravano quattro, un disegno del culo perfettamente tondo.
Che volere di più?
Continuavo a guardarla, i miei occhi andavano su e giù senza sosta, lei sapeva di aver fatto centro e si stava beando di se stessa, lasciava che io continuassi a rimirarla in assoluto silenzio, inebetito della sua avvenenza.
Più la guardavo, più i miei occhi cercavano i particolari di un corpo fantastico, di particolari ce ne erano veramente tanti da scrutare.
Uno, il più importante, in quel momento. Ma puoi mai immaginare che una donna, che sa di essere veramente uno schianto, al primo appuntamento, siamo nella primavera del 1980, con una quarta di seno ti si presenta senza reggiseno, con una tunichetta traforata, con una scollatura a V profondo che finisce a metà del seno e che non lascia spazio a nessun tipo di immaginazione?
La nostra posizione, due belle persone ferme sul marciapiede di una via centrale di Torino, non potevano restare invisibili, sopratutto una gnocca incredibile con le tette in bella mostra.
Ci rendemmo conto che eravamo oggetto, non solo di sguardi, ma anche di commenti non proprio signorili.
Finalmente trovai la forza di sollevare lo sguardo dai grandi capezzoli rosa, il cervello si rimise in moto e le chiesi di mettersi alla guida.
Lella mi aveva messo in totale difficoltà col suo fisico fieramente ostentato, io la misi in difficoltà mettendola alla guida della vettura.
Non aveva mai portato una macchina sportiva così potente ed era timorosa di combinare guai, io più di lei ma era la mia rivalsa.
Avevo fatto bene a metterla al volante, avevo così il tempo di gustarmela tutta. Lei capi il mio gioco e cominciò a giocare rilanciando.
La posizione di guida sportiva imponeva di essere leggermente allungati, niente di meglio per far salire la gonna, cosa che fece con un fare spontaneo, come se fosse normale tirarsi la gonna su per le cosce, che rimasero notevolmente esposte ai miei, sempre più persi, occhi.
Capirete che la situazione mi aveva travolto. Troppo di tutto, come era possibile che nella Torino del " falso e cortese" questa sconosciuta mi affrontasse con una potenza di fuoco che mi stava distruggendo?
Le gambe erano lisce come l'olio, la pelle tonica, gli slip di pizzo bianco, il ciuffetto di peli biondi passava nel traforato ed era in bella vista a me che ormai ero divenuto un guardone.
Ma come mi ci trovavo bene a fare il voyeur di una strafiga che si esibisce. Glielo dissi subito, col sorriso e un po' scherzando, fui molto esplicito: se mi lasci guardare io avrei passato la sera a guardarla. Lei fu altrettanto chiara : se ti piace guardare fai pure. A me piace essere guardata e piace espormi senza remore" .
Ci eravamo incontrati, e non ci lasciammo per 25 anni, come e solo come amanti.
Guidando molto lentamente mi porto' nella collina torinese, nel versante che guarda le Langhe, fuori dal giro dei ristoranti conosciuti. Una vecchia caratteristica trattoria piemontese.
Sapeva che essendo della capitale non potevo conoscere certi posticini per innamorati fuori porta.
Ristorante piccolo, tutto per noi, mi venne il dubbio che lo avesse riservato in esclusiva.
Il cameriere quando vide nella penombra le tette di Lella rimase di sasso e comincio' a sudare freddo, da quel momento iniziai ad essere geloso del corpo e della mente di questa donna meravigliosa.
Scherzammo, mangiammo, bevemmo, io la guardavo sfacciatamente dentro la scollatura, lei si faceva guardare sfacciatamente dentro la scollatura, anzi con la scusa del caldo si allargava la tunica volendomi mostrare la propria merce. La mia testa e il mio pisello non cela facevano più, tutte e due stavano scoppiando, con la mia solita sincerità glielo dissi e la risposta mi uccise, fagli prendere aria come faccio io, mi disse.
Giocavamo al rilancio.
Ok , risposi, e sotto al tavolo mi aprii i pantaloni. Lei non poteva credere di aver trovato qualcuno che le teneva testa e volle controllare. Presi deciso la sua mano e la portai sotto il tavolo facendole toccare il mio pisello in fiamme.
Lella non esitò, tocco' , esploro', manipolo il tutto e disse complimenti anche tu hai due belle cose oltre a un notevole pisello, voglio anche io guardare.
Come volete che finisse una serata che aveva preso un andazzo del genere?



Se la lettrice, protagonista di questa reale avventura, leggendo rivedesse un pezzetto della propria vita e mi volesse contattare, può farlo scrivendo a leolapil@gmail.com.
scritto il
2016-09-27
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