Roma d'estate, una notte

di
genere
voyeur

Mi accendo la sigaretta sul balcone. Stasera non si riesce proprio a dormire.
Fa caldissimo, mi giro e rigiro nel letto ma non ho sonno, lo avrei, ma non crollo. Roma in una qualsiasi notte d’estate è bellissima. Dal centro alla periferia, agosto ci restituisce quella città nostra di cui tutti ne vogliono un pezzo, un ricordo, un’immagine o una cartolina, e noi per tutto il resto dell’anno ne siamo in realtà così gelosi, anche se non lo diciamo a nessuno.
Però d’estate, con quel suo caldo insopportabile, ce la riprendiamo, e solo chi la ama veramente resta qui, a soffrire, a sudare, e a godere della città più bella del mondo.
E qui al balcone, visto che non dormo, me la godo un po’ anch’io, mentre fumo questa sigaretta sola, calma, in ascolto di una città vuota, silenziosa, unica.
E mentre fumo, mentre ascolto una Roma calda e sopita qualcosa rompe il silenzio, proviene da un posto vicino a me, ascolto meglio, sono dei gemiti, ora li sento meglio, sì, cerco di concentrarmi, sono proprio dei gemiti, un piacere regalato.
Non ci credo, con questo caldo, questo caldo che ti costringe a tenere le finestre spalancate, i miei vicini stanno facendo l’amore.
Faccio per sporgermi dal balcone, come se qualche centimetro in più mi potesse far sentire meglio, ma il suono è sempre quello, un incedere costante, un “oh” ripetuto con ritmo preciso, ad ogni spinta di lui, almeno questo è quello che immagino.
La mente scavalca il balcone, si arrampica sul loro davanzale e ora sono lì, con la mente sono lì, a spiarli in questo loro momento più intimo.
Sono entrata spesso nel loro salone, lo conosco bene, ho preso il caffè con lei più volte e ricordo ogni dettaglio. Lei è molto giovane, hanno già due figli ma non supera i 35 anni credo, è magrissima, non ha un gran seno, anzi, sono piuttosto piccole, ma mi è capitato spesso di vederla indossare dei leggins e il suo culo non è niente male, ancora bello rotondo, certo, il fatto che sia magrissima l’aiuta, ma è lo stesso molto bello.
Ora la immagino sul loro divano grigio, con le ginocchia poggiate e la testa tra le mani, mentre mostra quel culetto a lui che in piedi spinge forte, tutto sudato con questo caldo assurdo.
Lui è più grande, ha superato da poco i quaranta, lo so perché hanno dato una festa, ma è ancora un gran bell’uomo. Barbetta incolta, pochissimi capelli bianchi, a volte indossa gli occhiali per leggere e gli danno un aspetto ancora più sexy. Sono sempre stata brava con lui, giuro, non ho mai fatto battute o doppi sensi, però lo so che quando ci incontriamo nell’androne, salendo le scale manda sempre avanti me, e credo che più che per galanteria gli piaccia molto guardarmi il culo.
Non è molto alto, ma immagino che nudo sia molto bello, è un peccato che lei sia in questa posizione in effetti perché non può vedere tutto il suo fisico mentre la penetra, anche se di certo lo sente, e i suoi gemiti ne sono la conferma. Beata lei…
Li sento spesso parlare, sento molto la sua voce, passa le giornate al telefono con le amiche, e spesso per fumare esce ancora con la cornetta fuori al balcone, magari mi vede, mi saluta, ma non le interessa, parla sempre a voce alta e per me è impossibile non ascoltare i suoi discorsi.
Tempo fa si lamentava con un’amica, aveva trovato sul telefono di lui delle foto di qualche ragazza giovane, con un bel fisico, forse nuda e gli aveva fatto una scenata, almeno così diceva. Diceva che queste gatte morte non le deve nemmeno guardare, che esiste solo lei. Mi faceva ridere, povera ingenua, come se gli uomini quando non sono con le mogli non apprezzino un bel culo.
Magari ora sta pensando a me, magari l’ha messa così sul divano, per non guardarla in faccia, per gustare solo il suo culetto, l’unica cosa che merita, ma magari mentre la scopa forte tiene gli occhi chiusi e pensa a me, al mio di culetto, mi tocca, me lo massaggia dolcemente, mentre spinge forte e mi penetra con le sue forti spinte.
E allora sono io a gemere, a godere di quelle spinte, e senza nemmeno accorgermene ho già una mano lì, mi riparo dietro la tapparella anche se è notte, la città è vuota, nessuno mi vede, ma da lì dietro chiudo gli occhi, e mi regalo un piacere nascosto, godo con lei della voglia di lui.
Vuole me, mi desidera, sento i suoi occhi addosso, dietro di me, sul mio culo, sento le sue mani tirare forte i miei fianchi, sento il suo respiro bramoso e il suo sudore colare su di me, entrare dentro di me, scivolare dentro il mio intimo, finché fra quel silenzio notturno non esce un mio gemito, un mio “oh”, quasi bloccato, e quel calore bruciante divampa e arrossa tutto il mio corpo.
Mentre mi godo quel piacere e torno nel mondo, mentre mi riprendo con calma, gustando ogni brivido del mio corpo, sento un altro gemito, ma non di lei, sento un suono maschile, scuro, uscire dalla finestra e giungere a me, il piacere arrivato anche per lui, donato da me, solo da me.
Mentre tutto è più calmo, e fuori il deserto è tornato, rientro in casa, e sul mio tavolo c’è il pacchetto di sigarette aperto, ne prendo una, l’accendo, riesco, poggiata sulla ringhiera, non penso a niente, fumo e basta.
Ancora due tiri, e la finestra si apre, la loro finestra, esce lui ed accende la sigaretta, si poggia sulla ringhiera, un paio di tiri, poi mi vede.
Lo guardo, non ho paura, lui non sa da quanto tempo sono lì, non sa che ho vissuto con lui un momento bellissimo, mi guarda, fa un ghigno con la bocca.
Non leggo nel pensiero, ma quel ghigno era soddisfazione, e il mio sorriso lo stesso.


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scritto il
2016-11-23
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