Così mi sottomisi (prima parte)

di
genere
tradimenti

Sospirai, un sospiro profondo di quelli che servono a dar coraggio in quei momenti in cui il coraggio non è molto.
Ero lì, in una giornata qualsiasi, chiusa in un'auto ferma in un piccolo parcheggio di un lussuoso hotel sul lungomare.
Guardo l'ora, mancavano pochi minuti alle 11, sospirai ancora e poggiai la testa al sedile.
Cosa stavo facendo? Come mi ero messa in quella situazione!
Chiusi gli occhi e cercai di ripercorrere mentalmente ciò che era successo nell'ultimo anno. Perché era già passato un anno da quando, quasi per caso, avevo ripreso i contatti con un mio vecchio compagno di scuola. Un anno prima, a distanza di 15 anni dal diploma superiore, qualcuno (non ricordo di chi fu l'idea) decise di organizzare una rimpatriata, un'idea carina tutto sommato, ci si ritrova tutti su un gruppo whatsapp, si sceglie il posto, il giorno e il gioco è fatto.
Il giorno della cena mi ero sistemata in maniera carina ma non troppo appariscente, io, capelli rossi, vestito nero sfasato con un profondo scollo sulla schiena, un tacco 13 che metteva in evidenza le mie lunghe gambe e un leggero giacchetto bianco, non mi ero mai considerata una bellezza, ma avevo sempre riscosso un discreto successo.
Cercai tuttavia di non apparire troppo provocante, a 35 anni e con una figlia di 16 basta poco per cadere nel ridicolo.
Tuttavia il vero motivo per cui avevo prestato tutta quest'attenzione al mio vestiario era la presenza di una singola persona. Nonostante ero felicemente sposata, l'idea di rivedere lui mi rendeva comunque agitata, prima di uscire avevo salutato mio marito con un bacio, sentendomi leggermente colpevole, per poi avviarmi all'auto fremendo di aspettativa.
Nel percorso che divideva la mia abitazione dal luogo della cena mi ero ripassata mentalmente cosa avrei detto rivedendolo, ma come lo avrei salutato? Meglio salutarlo con un bacio sulla guancia? Gli dò la mano? O forse un abbraccio? Durante le superiori tra di noi c'era stato un leggero flirt, baci rubati in angoli bui della scuola, sfiorarsi la mano distrattamente, i giochi di sguardi che prospettavano...nulla, perché tra di noi non c'era mai stato nulla di più, ma il pensiero di quei momenti era per me sempre stato prezioso e ora assaporavo ogni secondo che mi divideva dal momento in cui lo avrei rivisto.
Parcheggio l'auto e accanto a me parcheggia una vecchia compagna, non eravamo mai state amiche, ma il tempo cancella i dissapori che c'erano da ragazzi, ed è solo bello rivedersi. Ci salutiamo, due chiacchiere su come stiamo, frasi fatte e ci avviciniamo all'ingresso del locale. Con le mani mi sistemo distrattamente il vestito, sono tutti li, lo cerco con lo sguardo e non lo trovo, magari ha deciso di non venire, e al pensiero mi sento un po' amareggiata , ma qualcuno vedendoci avvicinare ci saluta, e fa il suo nome.
Il cuore mi salta in gola, il respiro trattenuto, mi volto e lui è esattamente dietro di me.
Più alto di quanto non ricordassi devo sollevare il volto per guardarlo nonostante i tacchi, i capelli più corti e decisamente brizzolati gli donano un aspetto più maturo, ma lo sguardo, lo sguardo è sempre lo stesso.
Gli sorrido e tendo la mano per salutarlo, prende la mia mano e mi dà uno strattone avvicinandomi a lui, ma io non me lo aspettavo e barcollo leggermente, mette l'altra mano sul mio fianco evitandomi di rendermi ridicola cadendo - Per l'emozione di vedermi non ti reggono le gambe? - mi dice sorridendo con l'aria innocente di chi non ha fatto nulla - Pessimo! Invecchi ma non cambi mai vero? - gli ribatto fingendomi risentita mentre, l'unica cosa a cui riesco a pensare è che la sua mano è ancora sul mio fianco e l'altra, stretta alla mia, non accenna a lasciarmi andare.
Si china su si me senza dire nulla ma continuando a sorridere e mi bacia sulla guancia - È bello rivederti, anche se ti ricordavo più bella. - Alle sue parole mi sento risentita, gli concedo un sorriso tirato e senza dire altro lo allontano e mi giro verso il gruppo.
Terminato lo scambio di saluti facciamo per entrare nel locale, io evito accuratamente di guardare verso di lui, non voglio si accorga dell'effetto che mi hanno fatto le sue parole.
Mi accomodo alla tavola e lui si siede di fianco a me, parlo per quasi tutta la sera con chi mi è accanto ignorando ogni suo tentativo di parlare con me. La serata si stava rivelando più piacevole di quanto mi sarei potuta aspettare, rivedersi dopo tanto tempo e ripercorrere i giorni della scuola con tutti, beh, fatelo e capirete! Ero così rilassata che avevo completamente dimenticato la sua presenza al mio fianco, e il nervoso causatomi dalle sue parole, questo fino a quando la persona seduta davanti a me non si fa una bella risata - Tu non riesci proprio a toglierle hai occhi di dosso vero? Quindici anni e non è cambiato nulla, sareste dovuti proprio restare assieme!-
Impiego un po' a capire che diceva a lui, lo guardo e mi accorgo che si sente in difficoltà, sta tentando di trovare una giustamente, è evidente che non si era reso conto che mi stava osservando.
Sentii il mio volto infiammarsi, non sapevo come uscirne, fortunatamente qualcuno con una stupida battuta sposto' l'attenzione da noi ad altro. Lo guardai, per la prima volta da quando eravamo entrati, si china verso di me fingendo di raccogliere il tovagliolo caduto in terra - Se avessi saputo che rendermi ridicolo mi avrebbe fatto attirare la tua attenzione lo avrei fatto prima!- Mi sussurra in modo che non lo sentissi che io.
- Non mi starai fissando un po' troppo considerando che non mi trovi più nemmeno bella - gli risposi ad un filo di voce ma con fare sprezzante. Rise, una risata cristallina e infantile.
- Scusami, ero nervoso, non sapevo cosa dirti -
- La cosa sbagliata a quanto pare! - Ma sto sorridendo anch'io, attirando nuovamente gli sguardi su di noi.
La cena termina senza ulteriori problemi, qualcuno troppo brillo continuava a brindare, altri cantavano, una serata davvero piacevole. Eravamo tutti li, che ci salutavamo promettendoci di ripetere la serata, mentre io avrei voluto solo una scusa per non dover andare via. Qualcuno proposte di proseguire la serata in un pub, aspettavo di sapere se lui sarebbe andato ma declino' l'offerta, abitava ad 1h d'auto e se fosse tornato troppo tardi sua moglie si sarebbe preoccupata.
Fu come un cazzotto allo stomaco, era come se fossi tornata alla realtà, cosa stavo aspettando? Cosa stavo pensando? Lui aveva una moglie e io un marito e una figlia, ad un tratto mi sentii tremendamente stupida. Chissà cos'aveva pensato di me. Evitai con una scusa il pub, salutai tutti e feci per andarmene mentre lui era distratto, mi sentivo una stupida e preferivo evitare di salutarlo direttamente.
Mi avviai verso il parcheggio quando sentii dei passi alle mie spalle - Vai via senza salutare? -
- Scusami non mi ero accorta di non averti salutato! - Mentii, ma la bugia era evidente e anche lui lo sapeva. - Mi ha fatto davvero piacere vederti, risentiamoci qualche volta, il numero lo hai.- Sorrisi, ho sempre odiavo le frasi di circostanza soprattutto in questi casi.
- Ha fatto piacere anche a me.- E lo pensavo davvero, ma non feci cenno al sentirci, sapevo che non era realistico.
Le chiavi dell'auto già in mano, mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia per salutarlo, stavo per dargli il secondo quando sposto' leggermente la testa e il bacio fu sulle labbra. Niente di che, un bacio veloce, un bacio di saluto, feci finta di nulla pensando ad un errore, era una cosa non voluta non poteva essere altrimenti.
Ma lui si avvicina al mio orecchio, il parcheggio era in penombra e nessuno poteva vederci in quel momento, o almeno lo speravo spostando i capelli mi sussurra in un orecchio - Dovevo rubarti ancora una volta un bacio, in nome dei vecchi tempi, soprattutto visto che ti sei fatta bella per me.... chissà se riesco a rubarti altro! -
Si allontanò, prendendo dalla tasca la chiave dell'auto, mentre si allontanava dandomi le spalle alzò una mano a mo' di saluto - Ci sentiamo presto -, sali' in auto senza voltarsi e parti'.
Rimasi intontita, salii in auto e partii quasi in maniera meccanica, mi aveva baciata, mi aveva detto che ci saremmo sentiti, ma soprattutto....mi aveva baciata!
Entrai a casa senza fare rumore, mio marito dormiva già, presi il pigiama, l'intimo pulito e andai in bagno. Decisi di fare una doccia, avevo troppi strani pensieri in testa e mi sentivo "sporca", non avevo baciato altro uomo che mio marito negli ultimi diciassette anni e il fatto che, non solo mi era piaciuto ma avrei voluto di più, mi faceva sentire davvero sporca.
Entrai in doccia, l'acqua era calda, cercai di scacciare i pensieri ma quel bacio continuava a tornarmi alla mente, sfiorai con un dito le mie labbra, li dove mi aveva baciato e il mio ventre divenne bollente.
Mi poggiai con la schiena al muro mentre l'acqua calda scrosciava su di me e iniziai a masturbarmi, cercai di ricordare il suo sorriso, il suo odore, il suo sguardo mentre con la mia mano mi accarezzato il clitoride, misi due dita dentro di me, non fecero resistenza, ero già molto bagnata....mentre con il palmo continuavo a massaggiare il clitoride.
Con l'altra mano presi ad accarezzare i miei seni , ad accarezzare i capezzoli, a strizzarli, immaginando nel mentre come sarebbe stato se a farlo fosse stato lui.
Spingevo le mie dita sempre più in fondo, sempre più velocemente, i miei umori colavano sulle mie gambe unendosi allo scorrere dell'acqua. Misi un terzo dito, non riusciva a soddisfarmi stasera, lui mi avrebbe laccata? Mi avrebbe baciata? Come sarebbe stato il tocco delle sue mani? Mi guardai intorno, la mia mano non era sufficiente a soddisfarmi, non quella sera, non dopo quel bacio. Vidi una bottiglietta di bagnoschiuma dalla forma arrotondata, era un po' grande per me, almeno rispetto al membro di mio marito, ma ero troppo eccitata, non potevo andare a letto in quelle condizioni. Lo presi in mano, mi sedetti nella doccia, la schiena sempre poggiata al muro, allargai le gambe più che potevo e con una mano allargai le grandi labbra, iniziai ad infilarlo con attenzione, ma ero così bagnata che non ebbi problemi a farlo entrare, iniziai a muoverlo, prima piano e con cautela, poi sempre più forte, sempre più veloce, i miei fianchi si muovevano convulsamente, con l'altra mano presi a pizzicare e sfregare il mio clitoride.
Finalmente venni, un lungo orgasmo ma dalla mia bocca non feci uscire che un rantolo , mi morsi forte le labbra, non volevo che mio marito sentisse. Rimasi ancora un po' così, stanca, stremata, consapevole che la persona con cui avevo immaginato di fare sesso non era mio marito. Io volevo che un'altro uomo mi scopasse, ok, ero ufficialmente una di quelle troie che vogliono farsi sbattere per bene. Ma una parte di me sapeva che era una bugia, non era un uomo qualsiasi, era lui, e io lo avevo amato....davvero molto.
Mi alzai e mi lavai con attenzione, sussultai passando la spugna sulla vagina, ero ancora parecchio sensibile, mi venne da ridere.
Una volta lavata uscii, mi asciugai i capelli e andai a letto. Mio marito non si sveglio', così mi addormentai con il pensiero di quel bacio, di quel piccolo, singolo bacio.
Nei giorni successivi rientrai nella normalità della mia routine, lavoro, casa, gli impegni della figlia....tutto normale, e piano piano scordai il bacio, scordai quella follia che mi aveva avvinta quella notte, dimenticai la sua promessa di risentirci.
Per questo quando quindici giorni dopo ricevetti il primo messaggio rimasi davvero stupita.....fu un semplice - Che fai ? - Come se scriverci fosse la cosa più normale del mondo, come se lo facessimo tutti i giorni.
Ero a casa, e preparavo la cena, mi guardai intorno per vedere se mio marito o mia figlia potevano vedermi, la loro non c'erano....- Preparo la cena e tu? - risposi imitandolo.
- Io sto a lavoro, mi annoiavo e mi sei venuta in mente tu, ho pensato di sentirti, ti disturbo? -
Fu così che iniziò la nostra "relazione" se così si può chiamare. (Continua......)
di
scritto il
2017-01-16
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