Crescere

di
genere
etero

quello che vado a scrivere è vero, storia accaduta tanto tempo fa, quando ero una ragazza di 18 anni, bella e procace. Fidanzata da tre anni con un ragazzo un pò più grande. Mora e formosa, fresca e spontanea.
Iniziammo a frequentare Walter e la moglie, per le uscite di coppia. Erano più grandi di noi. Lei aveva 25 anni ed era incinta, lui ne aveva quasi 40. Erano così gentili e disponibili, e soprattutto mi trattavano da pari e non da ragazzina, che uscimmo una prima volta per una pizza per iniziare una frequentazione molto assidua.
Con il mio ragazzo facevo l'amore quasi tutti i giorni. Lui mi aveva sverginata, e mi faceva sentire fiera di me il fatto che era il maschio più ambito dei festini, aveva scopato praticamente tutte le ragazze che vi partecipavano, per scegliere me: la verginella giovane e carina, un pò ingenua.
Con me era molto dolce, tenero. Prima di avere rapporti lasciò passare qualche mese. Mi baciava e ogni giorno di più mi accarezzava, arrivava all'intimo. Fino a deflorarmi.
La prima volta non è stato bello. Io non sentivo nulla. Lui invece farfugliava che per la prima volta aveva una vergine e anche per lui era una prima volta.
Imparai a godere, ma raggiungevo l'orgasmo solo se mi leccava. quando mi penetrava sì, mi piaceva, ma non capivo tutto il gusto che dicevano ci fosse.
Mi trattava un pò come la principessa sul pisello. E parlava di sposarmi.
Frequentare Walter e la moglie mi faceva sentire adulta, e il mio ragazzo mi compiaceva. Passavano le serate da loro, per cena o dopocena, e mentre il mio ragazzo faceva compagnia a lei che cominciava ad essere grossa e impacciata, io facevo qualche lavoretto in casa, aiutata da Walter.
Poi facevamo le chiacchiere, davanti a una tazza di te.
Un pomeriggio mentre salivo per andare nelle camere, sentii Walter chiamarmi. Lo raggiunsi e mi chiese di aiutarlo a tenere ferma una mensola mentre prendeva le misure per fissarla al muro.
Lo aiutai volentieri. Mentre ero contro il muro, a braccia alzate per reggere la mensola, lui si posizionò alle mie spalle e mi palpò seno, pancia e sedere come se mi perquisisse. Mi dimenai invitandolo a smettere. Lui rideva. Pensai ad uno scherzo, ma mi sembrava davvero inopportuno. Lui mi strinse in un abbraccio da dietro e mentre spingeva il bacino contro il mio sedere, facendomi sentire il suo cazzo in erezione, con le mani impastava le tette, con forza. Mi baciava sul collo, con piccoli morsi.
Gli chiesi se era impazzito, di sotto c'erano sua moglie e il mio ragazzo. Lui continuò imperterrito. Eccitato e volgare come non lo conoscevo. Mi sussurrava che avevo un corpo da sbattere ed era ora di cominciare a goderne.
Sentimmo sua moglie chiamarlo. Lui rispose subito e mi lasciò per raggiungerla.
Tremavo tutta. Oggi può sembrarmi poca cosa, ma allora per me fu una scossa di adrenalina pazzesca.
Mi ricomposi e feci finire quella giornata come se nulla fosse accaduto. Non riuscivo a guardarlo in faccia, mentre mi sembrava che lui non perdesse occasione per sfiorarmi e provocarmi.
Il giorno dopo mi chiamò al telefono. Mi disse che voleva chiarirsi, che non voleva ombre fra noi, che teneva alla mia amicizia e mi dette appuntamento per il primo pomeriggio.
Lo raggiunsi, senza dire nulla a nessuno naturalmente.
Mi fece salire in auto e si diresse verso la campagna. Appoggiò una mano sul mio ginocchio, leggermente e iniziò a scusarsi per il suo comportamento inopportuno del giorno prima. Mi raccontò della sua infelicità con una moglie che pensava solo al figlio in attesa, che non lo aveva mai apprezzato, che si era accorto di essere innamorato di me e per lui ero l'ultima speranza di felicità.
Ero giovane e ingenua, ma le sue parole suonavano false anche alle mie orecchie. Ma quando mi abbracciò, quasi piangendo e incominciò a baciarmi, nell'abitacolo della macchina parcheggiata in mezzo a un pescheto, io risposi ai suoi baci.
Era più vecchio di me di vent'anni e lo sentivo come uomo maturo. Esperto.
Mi lasciai baciare, esplorare, spogliare. Mi mostrai in tutta la mia giovane bellezza e lui apprezzò i seni gonfi e sodi, il ventre piatto, la delicatezza della mia carne.
Presi per la prima volta il suo cazzo dentro di me montandolo io. Lui era seduto al volante ed io mi sedetti sopra lui, accogliendo un cazzo duro e tozzo fino in fondo alla figa.
Seppe mantenere l'erezione per più tempo mentre lo cavalcavo, tanto che per la prima volta ebbi un orgasmo procurato dalla scopata.
quando venni lui si eccitò di più e mi spruzzò lo sperma in figa.
Mi baciava con passione, usava la lingua anche per leccarmi il collo, le tette. Me le strizzava e le succhiava in maniera così intensa che in breve mi trovai di nuovo eccitata.
Mi fece scendere dall'auto, aprì lo sportello posteriore e mi fece sedere. Lui rimase in piedi e mi chiese di prendere in bocca il suo cazzo ormai floscio.
Era sporco dei suoi e dei miei umori, non avevo mai provato quella sensazione. Avevo leccato e succhiato il cazzo del mio fidanzato, ma non fino a farlo venire, sempre quando era appena lavato.
Quei sapori, quegli odori mi inebriavano.
Non saprei descrivere il mio stato d'animo, mi sentivo donna per la prima volta, ma forse rende meglio se dico che mi sentii troia per la prima volta.
Lui non mi lasciava succhiare, mi scopava la bocca. Spingeva a fondo, fino a procurarmi dei conati di vomito. Ma non si fermava. Lo sentii ritornare duro, e alla fine mi inondò la bocca. Mi costrinse a rimanere ferma mentre mi incitava a bere tutto.
Eravamo ansanti, sudati. Io ero frastornata.
Non mi dette tregua, mi incalzava. Mi fece stendere sul sedile posteriore e con le mani mi accarezzava. Mi diceva che gli avevo fatto il più gran regalo che poteva desiderare.
Di nuovo mi baciava. Le sua mani scavavano dentro di me. Mi masturbava, dapprima limitandosi a tintillare il clitoride, poi infilandomi le dita e scopandomi con quelle.
Mi sussurrava di aprire le cosce, di offrire tutto il ben di dio che avevo in mezzo alle gambe a lui, che mi amava.
Credo avesse messo dentro tre dita, mi riempiva completamente. E in breve venni più volte.
Allora si piegò con la faccia sulla figa ed iniziò a leccare.
Leccava, succhiava mentre continuava a infilare le dita.
Mi fece impazzire. Lo incitavo a continuare. Gli urlai che lo amavo, che ero sua. Gli chiedevo di non smettere e di farmi godere.
Finchè di nuovo fu in tiro e mi scopò, venendomi sopra e spingendo quasi con cattiveria il suo cazzo dentro di me.
Quando tutto finì rimanemmo in silenzio.
Non lo guardavo in volto. Ci rivestimmo, mi aiutai con dei fazzoletti di carta a ripulirmi per quanto possibile del suo sperma e della sua saliva.
Mi riportò a casa. quando feci per scendere mi prese la mano. Lo guardai. Era serio. Mi disse che ora avevamo un segreto da conservare.
Salii in casa e mi chiusi in camera. Piansi le ore. Mi sentivo sporca, troia. Avevo tradito il mio fidanzato, la mia amica, i miei principi morali. Ma la cosa che mi faceva piangere davvero era che avevo goduto come mai, mai prima.
E desideravo riprovare quelle sensazioni.
Apparentemente la vita continuava nella abituale routine. Facevo l'amore con il mio fidanzato, frequentavamo la loro casa, scherzavo e aiutavo la moglie.
Ma ogni momento in cui non c'erano occhi che vedevano e orecchie che sentivano, Walter aveva libero accesso al mio corpo.
Mi sfiorava, mi toccava, approfittava per mettermi in figa le dita, anche solo per un su e giu.
Mi faceva inginocchiare per prendere in bocca il cazzo. Una o due leccate, non c'era tempo e modo di altro. Ma lui assumeva il controllo della situazione ed io accettavo di sottomettermi, dimostrando cieca obbedienza e la totale disponibilità.
Portammo aventi la relazione per due anni, lui mi ha insegnato tutto quello che so sul sesso. A 18 anni ho imparato a vivere due vite parallele. Ne ho goduto infinitamente. Ho scoperto come gode una figa, come far godere un uomo, come usare ogni buco a disposizione. Sempre mostrandomi come una ragazza di buone maniere e tanto a modo.
Ma è materiale per un altro racconto.....
scritto il
2017-02-27
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