La dea Milena - 4a puntata: La Selezione

di
genere
dominazione

IL DUBBIO
Nei giorni successivi Giulio era confuso. La possibilità dell’evirazione lo sconvolgeva, ma la voglia di accedere a Milena era troppo grande. E poi la sensazione provata nel fare un pompino a quel ragazzo era stata grande: aveva eiaculato per l’eccitazione. Quella sensazione di impotenza davanti ad un maschio eccitato, la consapevolezza di poter controllare il piacere del partner gli aveva fatto capire che era lui a possedere il maschio e non viceversa. L’umiliazione di fare da puttana, oltretutto davanti ad una donna completamente vestita, gli aveva procurato un piacere mai provato. Perdere le palle poteva non essere la fine del mondo: forse la parte femminile in lui era predominante ed era giusto esaltarla. Oltretutto quello era l’unico modo per arrivare alla sua dea.
Domenica sera decise. Lunedì sbrigò tutte le faccende in sospeso: si dimise dal lavoro, chiuse tutte le utenze dell’appartamento dove viveva, fece in modo che si pensasse ad un trasloco improvviso. Infine firmo deciso il contratto e il martedì mattina si presentò in orario davanti alla sede di Milena.
LA SELEZIONE
Entrato nella reception riconobbe subito Alessia.
– Padrona Alessia, ho deciso, voglio entrare nell’harem questo è il contratto firmato.
Alessia sorrise, prese il foglio che gli porgeva Giulio, controllò la firma e lo ripose in un cassetto.
– Benissimo, hai fatto la scelta giusta, benvenuto tra gli schiavi della divina Milena. Ora vai di là e spogliati. Per un anno almeno i vestiti non ti serviranno. Poi torna qui.
– Subito, padrona Milena
Giulio si spogliò e si ripresentò nudo davanti ad Alessia.
– Vedo che hai ancora le palle rosse per il mio calcio. Sono brava vero?
– Si padrona Alessia, grazie padrona.
– Ora ti preparerò per l’iniziazione come tutti gli altri nuovi schiavi. Oltre al collare che tu ben conosci ti stringerò intorno alle palle una anello a chiusura ermetica. Servirà per farti alcuni interessanti trattamenti ….
Alessia lo condusse il un piccolo stanzino attiguo e richiuse dietro di sé la porta. Si trattava di uno stanzino completamente insonorizzato e la cosa fece temere il peggio a Giulio. Al centro dello stanzino c’era una carrucola da cui pendeva una catena. La catena girava intorno alla carrucola, e il suo altro cavo era ancorato ad un piccolo argano elettrico installato sulla parete. Alessia prese un piccolo anello semiaperto, prese in mano il cazzo e le palle di Giulio e le tirò con forza in modo da ridurre al minimo il diametro dell’attaccatura all’inguine. Quindi con l’altra mano appoggiò all’attaccatura l’anello e lo chiuse di scatto. Il risultato fu che le palle assunsero una posizione prominente innaturale e si arrossarono ancora di più. Poi legò i polsi di Giulio dietro la schiena con un paio di manette e attaccò il capo pendente della catena all’anello che aveva appena messi intorno alle palle. Naturalmente Paolo subì il trattamento senza un lamento.
– Ed ora passiamo al collaudo!
Così dicendo, Alessia premette il pulsanti di start sulla tastiera di comando dell’argano e fece arrotolare la catena fino a che le palle di Giulio non furono in tensione verso l’alto. A questo punto fermò improvvisamente la macchina. Agì su un altro tasto che riduceva la velocità dell’argano e pigiò nuovamente sul tasto start. Giulio si sentì trascinato verso l’alto e, nel tentativo di ridurre il dolore che cominciava ad attanagliarli l’inguine si sollevò sulle punta delle dita dei piedi inarcandosi per assecondare la salita della catena. A questo punto Alessia fermò l’argano. Giulio, con le palle in tensione, tirò un sospiro di sollievo: il dolore era forte, ma sopportabile. Alessia si avvicinò alla catena e, strattonandola si assicurò che fosse in tensione.
– Ora completiamo bene il collaudo, ti sarà consentito di gridare, tanto da qui nessuno ci sente.
Giulio sudò freddo: il collaudo era appena cominciato! Alessia tornò alla tastiera di comando e schiacciò il pulsante di start. La catena riprese a salite tendendo allo spasimo i lembi di carne che congiungevano le palle all’inguine fino a che il corpo di Giulio si staccò definitivamente da terra e cominciò a roteare a mezz’aria. Quando fu a circa 50 cm di altezza, Alessia bloccò nuovamente l’argano. Giulio che mentre saliva aveva cominciato a gridare di dolore, al momento del blocco lanciò un grido ancora più acuto. Gli sembrò di non aver più né palle né cazzo. A questo punto Alessia si riavvicinò e diede un forte calcio ai fianchi di Giulio con il tacco dello stivale destro. A Giulio mancò il fiato, emise un altro grado e oltre che roteare cominciò ad oscillare. Non aveva mai provato un dolore così.
– Devi dirmi qualcosa schiavo?
– Grazie padrona Alessia
La risposta di Giulio uscì strozzata dal dolore. Il supplizio durò almeno 5 minuti, finché Alessia non mise nuovamente in moto l’argano, ma in senso inverso, facendo adagiare Giulio sul pavimento disteso sulla schiena. Il cazzo e le palle erano di un colore scarlatto e il dolore continuava.
– Bene, il collaudo è andato bene. Ora ti porterò con gli altri schiavi per l’iniziazione.
Nudo e con i due anelli fu così introdotto in una grande sala spoglia con in fondo un tavolaccio di legno, una grande gogna ed un braciere accanto. Nella sala erano già presenti altri uomini nudi con gli stessi suoi anelli. Il colore scarlatto dei loro genitali faceva capire che tutti erano stati sottoposti al “collaudo” di Alessia. Tutti inoltre avevano il cazzo in erezione, perché era impossibile non eccitarsi con le manipolazioni subite da Alessia. Alcuni uomini mostravano cazzi di dimensioni notevoli: in particolare c’era un uomo di colore che aveva un cazzo di almeno 30 cm e di dimensioni così grandi che il suo anello era quasi tre volte quello di Giulio. C’erano però alcuni che avevano attributi simili a Giulio.
Ad un certo punto, nel silenzio generale entrò una donna altissima e robusta completamente vestita di pelle nera. La tuta di pelle faceva però trasparire un seno enorme. Anche lei indossava stivali di pelle con tacchi a spillo altissimi: una vera “domina”.
– Cari schiavi benvenuti nell’harem della divina Milena. Io mi chiamo Helga e sarò la vostra padrona in seconda dopo la divina Milena. Dovrete soddisfare ogni mio desiderio e in caso di disubbidienza subirete i miei castighi. Imparerete che la mia crudeltà non ha limiti! Forse l’avrete notato, ma avete già subito una selezione tra “veri maschi” e “mezzi maschi”: Monica ha già valutato i vostri cazzi. La parola definitiva però sarà della divina Milena. Ora avanzerete uno alla volta verso il tavolo in fondo alla stanza: La divina Milena è dietro quello specchio segreto e vi analizzerà e deciderà a quale categoria assegnarvi. Le due categorie subiranno destini diversi: i maschi veri verranno utilizzati come maschi appunto negli spettacoli pubblici che organizzeremo, i mezzi maschi verranno “femminizzati” definitivamente, per essere utilizzati come femmine negli spettacoli di cui ho parlato. La divina Milena non accetta che le femmine vere, cioè noi siano toccate da maschi. Questa femminizzazione avverrà con questa sequenza:
o verrete rasati completamente e la vostra pelle trattata in modo che diventi sempre più rosea e delicata;
o verrete trattati con ormoni femminili, che nel giro di poche settimane renderanno più acuta la vostra voce e faranno gonfiare i capezzoli;
o il vostro culo verrà via via allargato utilizzando falli di dimensioni crescenti;
o una seduta di chirurgia plastica vi regalerà un paio di tette di dimensioni opportune e vi gonfierà le labbra;
o ovviamente sarete vestiti come delle donne e dovrete abituarvi ad indossare il reggiseno e camminare con i tacchi a spillo.
In poche parole dovrete diventare donne per fare da puttane nei nostri spettacoli porno. Dimenticavo l’intervento più importante, per il quale siete già stati avvisati e l’accettazione del quale avete già fatto firmando il contratto: sarete evirati! Vi lasceremo il cazzo perché questo eccita gli spettatori e garantisce che agli spettacoli non partecipino vere donne. In compenso però sarete gli unici a godere il privilegio di essere introdotti al cospetto della divina Milena
Giulio fu il primo a camminare davanti allo specchio segreto, sempre con le mani chiuse dalle manette dietro la schiena. L’idea che a pochi metri lo stava guardando Milena lo fece eccitare tanto da fargli indurire ancora di più il cazzo. Non aveva mai visto il suo cazzo così grande ed in tensione: per un momento sperò di poter essere classificato nella categoria dei maschi, salvando così le palle. Fu poi fermato da due assistenti e fatto inginocchiare davanti allo specchio. Helga, calzando un paio di guanti neri di lattice prese il suo cazzo duro e lo scappellò in modo che il glande appari in tutta la sua turgidezza; prese poi un doppio decimetro e misurò la lunghezza della sua asta, sentenziando:
– lunghezza 16 cm!
L’eccitazione di Giulio non aveva mai raggiunto quei livelli: le rozze misurazioni che si era fatto per “misurare” la sua virilità si erano sempre fermate sotto i 12 cm. Ora Helga stava tormentando il cazzo di Giulio piegandolo secondo diverse direzioni, forse per consentire alla divina Milena di osservarlo da tutti i punti di vista. La misurazione continuò con un centimetro a nastro.
– diametro 8 cm!
Helga poi prese con tutta la mano destra l’asta indurita di Giulio e con la sinistra avviò il cronometro che si trovava vicino allo specchio. La mano destra cominciò a muoversi avanti e indietro sul cazzo, avendo cura di arrivare fino al glande, ricoprendolo e scoprendolo col prepuzio a intermittenza. L’energia che Helga stava mettendo in questo trattamento ed il fatto che indugiasse in particolare in quella zona tra il glande e l’asta del cazzo notoriamente più sensibile alle sollecitazioni, fecero capire a Giulio che Helga stava cercando di evitare il rischio di aggiungere un maschio all’harem. Preoccupazione inutile perché più che le manovre di Helga poté l’immaginazione di Giulio. Egli vedeva Milena nuda con le gambe aperte e quel frutto roseo fra le cosce ed immaginala lui che la penetrava delicatamente baciando nel contempo quella bocca paradisiaca. Fu insomma soprattutto questa immagine a far eiaculare Giulio.
Il cronometro fu fermato su 20 secondi, quando Helga aveva forse fatto solo una trentina di oscillazioni sul cazzo di Giulio. Giulio ebbe 4 contrazioni di piacere, ma dal cazzo uscirono solo 3 fiotti di sperma, perché il quarto si ridusse a poche gocce che colarono dal glande. Lo sperma fu raccolto in un contenitore e pesato. Helga concluse la raccolta dei dati:
– 3 fiotti per un totale di 10 grammi! Schiavo Giulio, da quando non eiaculi?
– Padrona Helga, l’ultima volta è stata giovedì scorso
– Quante volte hai sborrato giovedì?
– Una sola volta, padrona Helga.
– Ah, ah, ah, temo che tu debba cominciare ad entrare nell’ordine di idee di lasciarci le tue palle, tanto per quello che servono ……
Infine Giulio fu girato e costretto a mettersi a pecorina presentando il culo allo specchio. Due assistenti gli aprirono le chiappe in modo che si potesse vedere bene il buco. Quindi Helga cominciò ad infilargli nel culo dei falli di gomma calibrati e cosparsi di vaselina, partendo dai calibri minori. Giulio sopportò i primi 3 senza dire una parola, al quarto ebbe una contrazione di dolore, ma al quinto emise un grido di dolore, malgrado Helga glielo stesse infilando con molta delicatezza. Indifferente al grido Helga completò l’operazione per cui il buco del culo di Giulio risultò completamente tappato.
– Fallo diametro 25 cm! Adesso alzati e tieni il tappo così il tuo buchino comincia ad allargarsi: ti sarà tolto solo se andrai nella categoria dei maschi, ma ne dubito, ah, ah, ah.
La risata di Helga contagiò anche tutte le assistenti che emisero dei risolini ironici. Giulio si sentiva umiliato come non mai: non tanto perché le donne presenti ridevano di lui, ma perché anche altri 19 uomini sorridevano a vederlo camminare con difficoltà con quel cetriolone infilato nel culo.
Alla fine Helga emise la sentenza, ricevuta via interfono dalla divina Milena:
– “femmina”!
Le palle di Giulio avevano i minuti contati!
Giulio inizialmente fu colto dal panico, anche se quella conclusione se la doveva aspettare: come avrebbe potuto competere con uomini come Carlo. Si ricordò del pompino di giovedì: un cazzo più lungo e grosso del suo e Carlo che aveva resistito più di cinque minuti ai suoi spompinamenti: quale donna avrebbe accettato di essere scopata de un uomo che sborra dopo 20 secondi! Inoltre la perdita delle palle era il sacrificio necessario per arrivare alla sua dea.
Proseguirono le sfilate e furono selezionati 10 maschi e 10 femmine. L’ultima femmina ebbe un ripensamento e cercò di guadagnare l’uscita. Fu subito circondato da tre assistenti: due lo tennero con le gambe aperte e la terza sferrò tre forti calci consecutive nelle palle del povero schiavo, tanto da farlo cadere a terra semi svenuto.
– Inutile scappare, il tuo destino l’hai già deciso, vedrai che tra poco non sentirai più dolore nelle palle, ah, ah, ah!
scritto il
2017-03-24
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