Metamorfosi 1° parte
di
Kamy_TA
genere
prime esperienze
Se solo penso a quella che ero fino a due anni ancora non riesco a crederci. Avevo 18 anni, vivevo in un paese nei pressi di Taranto ed ero vergine. Timorata di Dio sono cresciuta in una famiglia tutta casa e chiesa dove il peccato non era ammesso. Ero talmente ingenua che non solo non avevo mai commesso “atti impuri” ma non ci avevo neanche pensato. La mia vita era la scuola, lo studio, la messa della domenica e la visita ai parenti nel pomeriggio. Frequentavo una scuola femminile, più che altro per scelta dei miei genitori per non farmi entrare in contatto con i ragazzi della mia età. Ero (lo sono ancora… anzi meglio di allora) una bella ragazzina. Capelli lunghi biondo cenere, con occhi blu scuro, alta 1,70, con due belle gambe. Qualche volta mi sono osservata nuda alla specchio anche se mi vergognavo di me stessa e pensavo di essere carina e che presto qualche ragazzo si sarebbe accorto di me… ammesso che sarei riuscita ad incontrarlo qualche ragazzo. Non uscivo quasi mai da sola. Le uniche uscite senza i miei me le permettevano se rimanevo in piazza con le mie amiche di scuola, soprattutto con Marta. Io e lei siamo praticamente cresciute insieme. Siamo state nella stessa classe fin dalla prima elementare. L’unica differenza è che lei era molto più libera di me avendo due genitori con una mente più aperta dei miei.
Fu proprio grazie a lei che la mia vita cambiò. Io avevo fatto 18 anni da poche settimane e lei mi aveva invitato a festeggiare i suoi. Avrebbe fatto la festa nella casa di famiglia che possedevano vicino al mare. I miei si erano opposti perché questa casa distava una decina di chilometri dal nostro paese e non avevano intenzione di venirmi a prendere quando la festa sarebbe finita. Non vi dico quando ho detto loro che sarei rimasta a dormire a casa di Marta. Dopo molte discussioni e grazie all’intervento dei genitori di Marta che avevano garantito di restare per tutto il tempo della festa e della notte successiva in casa con noi, finalmente mi diedero il permesso. Marta mi disse che aveva invitato una trentina di amici tra maschi e femmine. Ero felice di potermi staccare almeno per una sera dai miei. Iniziai fin dal mattino a prepararmi. Era un sabato di fine maggio e faceva già molto caldo. Mi alzai e andai a fare colazione. A tavola mio padre ripeteva in modo ossessivo che sarei dovuta stare attenta, che non avrei dovuto dare confidenza ai ragazzi e paranoie di questo tipo. Erano giorni che lo sentivo e non ne potevo più. Dopo averlo rassicurato più volte dissi che sarei andata a prepararmi. Mi chiusi nel bagno per farmi la doccia. Tolsi il mio pigiama e mi guardai allo specchio. Indossavo un paio di slip bianchi da educanda ed una canottiera. Ero tutto tranne che sexy. Cominciai a far scendere l’acqua e tolsi anche quelli. Mi riguardai allo specchio e mi trovai veramente carina. Con le mani presi i miei seni e li accarezzai. Provai un piacere nuovo a fare quel gesto che in verità facevo solo per lavarmi. Guardai i miei capezzoli diventare leggermente duri. Sentivo tra le gambe una piacevole sensazione ma non ebbi il coraggio di toccarmi. Qualche mia amica di scuola, tra le più volgari (così pensavo allora) mi aveva detto che si masturbava e che provava piacere ma, come detto prima, non avevo mai commesso “atti impuri”. Mi buttai sotto la doccia quasi spaventata da quei pensieri. Mi lavai passando la spugna sul mio corpo, evitando accuratamente di toccarmi con le mani. La passai molto velocemente tra le gambe ma, anche se per pochi secondi, percepii una piacevole sensazione. Finita la doccia mi avvolsi nell’accappatoio. Tornai in camera mia a scegliere i vestiti. Vista la temperatura scelsi una gonna e una maglietta non troppo aderente. Sotto avevo le mie solite mutandine bianche da educanda e il reggiseno. Chiesi a mio padre di poter uscire per incontrare Marta per definire l’orario e il luogo dove incontrarci per essere accompagnate dai suoi nella casa al mare. Dopo avermi nuovamente riempita di raccomandazioni mi fece uscire. Marta e altre amiche erano in piazza. Appena arrivata Marta mi prese da parte e disse: “Camilla, non verrai mica vestita così alla festa.. devi vestirti un po’ sexy”. La guardai quasi sbigottita. Sexy? Io? “Ma io non ho vestiti sexy Marta”. Ci pensò un attimo e poi mi disse: “Non preoccuparti… ti presterò qualcosa di mio, tanto abbiamo la stessa taglia. Fatti trovare pronta alle 4 che passiamo a prenderti a casa. Andiamo nella casa della festa così abbiamo un paio d’ore per prepararci”. Restammo a chiacchierare un po’ con le altre poi rientrai per il pranzo. Anche quello fu una tortura con mio padre che ripeteva a cantilena tutte le raccomandazioni. Quando non ce la feci più dissi che sarei andata a studiare un po’ in attesa che i genitori di Marta passassero a prendermi. Mi stesi sul letto con il libro di storia aperto e pensai a quali vestiti “sexy” Marta avrebbe scelto per me. Mentre fantasticavo mi resi conto che tra le gambe avvertivo la stessa sensazione di piacere di quella mattina. Misi una mano sotto la maglietta e, infilando un dito nel reggiseno, mi resi conto che avevo ancora i capezzoli turgidi. Non c’era dubbio… ero eccitata. Era una bella sensazione quella che provavo nel giocare con un dito con il mio capezzolo. Alzai la maglietta e sganciai il reggiseno. Le mie tette non sono grosse ma sono ben fatte con due capezzoli rosa al centro. Me li guardavo mentre con le dita li sfioravo. Ad ogni tocco diventavano più turgidi ed era sempre più piacevole. Poi la mia mano scese piano sulla pancia fino a raggiungere l’inguine coperto dalla gonna. Sentivo una forza irrefrenabile che spingeva la mia mano verso il mio sesso. Tirai su la gonna e passai una mano tra le cosce sopra le mutandine. Erano incredibilmente umide e bastò quel lieve tocco della mia mano a fare in modo che si bagnassero ancora di più. Il mio respiro si faceva più affannato ad ogni carezza che mi davo. La mia mano si infilò negli slip quasi autonomamente. Accarezzai con le dita i riccioli del mio sesso e poi arrivai all’apertura. Ero letteralmente fradicia. Non mi era mai capitati di trovarmi in una situazione come quella. Ero spaventata e al tempo stesso eccitata. Mi accarezzai le grandi labbra e con un dito mi accarezzai l’interno. Ero in estasi e provavo sensazioni mai provate prima. Inizia a penetrarmi piano con un dito mentre con l’altra mano mi stringevo un seno. Stavo iniziando a farmi il primo ditalino della mia vita. Tenevo gli occhi chiusi mentre la mia mano si faceva sempre più audace nell’esplorare tutti i punti del mio sesso. Sentivo un piacere crescente e non avrei voluto smettere mai più. Ero in un bagno di sudore ma sentivo i brividi. All’improvviso senti la voce di mio padre che bussava alla porta chiedendo di poter entrare. Abbassai la maglietta e la gonna e mi girai stendendomi sulla pancia. Presi il libro di storia aprendolo a caso e dissi a mio padre di entrare. Gli dissi che stavo studiando senza voltarmi. Sentivo il mio viso bruciarmi dall’eccitazione e dalla vergogna che avrei provato se mio padre mi avesse vista o solo capito ciò che stavo facendo. Mi disse che stava uscendo e voleva raccomandarsi ancora per il mio comportamento alla festa. Risposi che orami avevo capito visto che si era ripetuto centinaio di volte e che sarei stata giudiziosa. Mi salutò e chiuse la porta dietro di se. Finalmente mi rilassai per lo scampato pericolo rigirandomi sul letto. Passai una mano tra le gambe e mi resi conto che quelle mutandine erano da strizzare ed io completamente sudata. Le tolsi e ne presi un paio pulite da cassetto e mi diressi in bagno per darmi una sciacquata. Sentendomi uscire dalla mia stanza mi madre mi chiamò e la raggiunsi in cucina. Mi chiese se avevo un attimo di tempo per scendere in cortile a buttare la spazzatura. Così presi li sacco. Scendendo le due rampe di scale mi resi conto di essere senza mutandine e che mi piaceva sentire l’aria sulla mia pelle sotto la gonna. Tornai a casa e andai in bagno. Mi lavai per togliere il sudore e infilai le mutandine pulite. Pochi minuti dopo Marta mi messaggiò dicendomi di scendere. Salutai mia madre e la raggiunsi.
Fu proprio grazie a lei che la mia vita cambiò. Io avevo fatto 18 anni da poche settimane e lei mi aveva invitato a festeggiare i suoi. Avrebbe fatto la festa nella casa di famiglia che possedevano vicino al mare. I miei si erano opposti perché questa casa distava una decina di chilometri dal nostro paese e non avevano intenzione di venirmi a prendere quando la festa sarebbe finita. Non vi dico quando ho detto loro che sarei rimasta a dormire a casa di Marta. Dopo molte discussioni e grazie all’intervento dei genitori di Marta che avevano garantito di restare per tutto il tempo della festa e della notte successiva in casa con noi, finalmente mi diedero il permesso. Marta mi disse che aveva invitato una trentina di amici tra maschi e femmine. Ero felice di potermi staccare almeno per una sera dai miei. Iniziai fin dal mattino a prepararmi. Era un sabato di fine maggio e faceva già molto caldo. Mi alzai e andai a fare colazione. A tavola mio padre ripeteva in modo ossessivo che sarei dovuta stare attenta, che non avrei dovuto dare confidenza ai ragazzi e paranoie di questo tipo. Erano giorni che lo sentivo e non ne potevo più. Dopo averlo rassicurato più volte dissi che sarei andata a prepararmi. Mi chiusi nel bagno per farmi la doccia. Tolsi il mio pigiama e mi guardai allo specchio. Indossavo un paio di slip bianchi da educanda ed una canottiera. Ero tutto tranne che sexy. Cominciai a far scendere l’acqua e tolsi anche quelli. Mi riguardai allo specchio e mi trovai veramente carina. Con le mani presi i miei seni e li accarezzai. Provai un piacere nuovo a fare quel gesto che in verità facevo solo per lavarmi. Guardai i miei capezzoli diventare leggermente duri. Sentivo tra le gambe una piacevole sensazione ma non ebbi il coraggio di toccarmi. Qualche mia amica di scuola, tra le più volgari (così pensavo allora) mi aveva detto che si masturbava e che provava piacere ma, come detto prima, non avevo mai commesso “atti impuri”. Mi buttai sotto la doccia quasi spaventata da quei pensieri. Mi lavai passando la spugna sul mio corpo, evitando accuratamente di toccarmi con le mani. La passai molto velocemente tra le gambe ma, anche se per pochi secondi, percepii una piacevole sensazione. Finita la doccia mi avvolsi nell’accappatoio. Tornai in camera mia a scegliere i vestiti. Vista la temperatura scelsi una gonna e una maglietta non troppo aderente. Sotto avevo le mie solite mutandine bianche da educanda e il reggiseno. Chiesi a mio padre di poter uscire per incontrare Marta per definire l’orario e il luogo dove incontrarci per essere accompagnate dai suoi nella casa al mare. Dopo avermi nuovamente riempita di raccomandazioni mi fece uscire. Marta e altre amiche erano in piazza. Appena arrivata Marta mi prese da parte e disse: “Camilla, non verrai mica vestita così alla festa.. devi vestirti un po’ sexy”. La guardai quasi sbigottita. Sexy? Io? “Ma io non ho vestiti sexy Marta”. Ci pensò un attimo e poi mi disse: “Non preoccuparti… ti presterò qualcosa di mio, tanto abbiamo la stessa taglia. Fatti trovare pronta alle 4 che passiamo a prenderti a casa. Andiamo nella casa della festa così abbiamo un paio d’ore per prepararci”. Restammo a chiacchierare un po’ con le altre poi rientrai per il pranzo. Anche quello fu una tortura con mio padre che ripeteva a cantilena tutte le raccomandazioni. Quando non ce la feci più dissi che sarei andata a studiare un po’ in attesa che i genitori di Marta passassero a prendermi. Mi stesi sul letto con il libro di storia aperto e pensai a quali vestiti “sexy” Marta avrebbe scelto per me. Mentre fantasticavo mi resi conto che tra le gambe avvertivo la stessa sensazione di piacere di quella mattina. Misi una mano sotto la maglietta e, infilando un dito nel reggiseno, mi resi conto che avevo ancora i capezzoli turgidi. Non c’era dubbio… ero eccitata. Era una bella sensazione quella che provavo nel giocare con un dito con il mio capezzolo. Alzai la maglietta e sganciai il reggiseno. Le mie tette non sono grosse ma sono ben fatte con due capezzoli rosa al centro. Me li guardavo mentre con le dita li sfioravo. Ad ogni tocco diventavano più turgidi ed era sempre più piacevole. Poi la mia mano scese piano sulla pancia fino a raggiungere l’inguine coperto dalla gonna. Sentivo una forza irrefrenabile che spingeva la mia mano verso il mio sesso. Tirai su la gonna e passai una mano tra le cosce sopra le mutandine. Erano incredibilmente umide e bastò quel lieve tocco della mia mano a fare in modo che si bagnassero ancora di più. Il mio respiro si faceva più affannato ad ogni carezza che mi davo. La mia mano si infilò negli slip quasi autonomamente. Accarezzai con le dita i riccioli del mio sesso e poi arrivai all’apertura. Ero letteralmente fradicia. Non mi era mai capitati di trovarmi in una situazione come quella. Ero spaventata e al tempo stesso eccitata. Mi accarezzai le grandi labbra e con un dito mi accarezzai l’interno. Ero in estasi e provavo sensazioni mai provate prima. Inizia a penetrarmi piano con un dito mentre con l’altra mano mi stringevo un seno. Stavo iniziando a farmi il primo ditalino della mia vita. Tenevo gli occhi chiusi mentre la mia mano si faceva sempre più audace nell’esplorare tutti i punti del mio sesso. Sentivo un piacere crescente e non avrei voluto smettere mai più. Ero in un bagno di sudore ma sentivo i brividi. All’improvviso senti la voce di mio padre che bussava alla porta chiedendo di poter entrare. Abbassai la maglietta e la gonna e mi girai stendendomi sulla pancia. Presi il libro di storia aprendolo a caso e dissi a mio padre di entrare. Gli dissi che stavo studiando senza voltarmi. Sentivo il mio viso bruciarmi dall’eccitazione e dalla vergogna che avrei provato se mio padre mi avesse vista o solo capito ciò che stavo facendo. Mi disse che stava uscendo e voleva raccomandarsi ancora per il mio comportamento alla festa. Risposi che orami avevo capito visto che si era ripetuto centinaio di volte e che sarei stata giudiziosa. Mi salutò e chiuse la porta dietro di se. Finalmente mi rilassai per lo scampato pericolo rigirandomi sul letto. Passai una mano tra le gambe e mi resi conto che quelle mutandine erano da strizzare ed io completamente sudata. Le tolsi e ne presi un paio pulite da cassetto e mi diressi in bagno per darmi una sciacquata. Sentendomi uscire dalla mia stanza mi madre mi chiamò e la raggiunsi in cucina. Mi chiese se avevo un attimo di tempo per scendere in cortile a buttare la spazzatura. Così presi li sacco. Scendendo le due rampe di scale mi resi conto di essere senza mutandine e che mi piaceva sentire l’aria sulla mia pelle sotto la gonna. Tornai a casa e andai in bagno. Mi lavai per togliere il sudore e infilai le mutandine pulite. Pochi minuti dopo Marta mi messaggiò dicendomi di scendere. Salutai mia madre e la raggiunsi.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico