La mazza del tintore un piacere infinito
di
violetta
genere
gay
La preparazione della tesi di laurea mi impegnava fortemente e tutto il mio interesse era concentrato su questo gravoso lavoro. Lo stesso era per Andrea, mio compagno con il quale ho condiviso tanti momenti di intimità. L’appartamentino, a Roma, che abbiamo condiviso per i sei anni di università era la nostra alcova. Il tetto della nostra folle passione. Anche lui era rientrato nella sua Città. Una lontananza sofferta ma necessaria per evitare –ci siamo detti- il nostro approccio sessuale che una volta a letto diventava insaziabile e merviglioso. Quando siamo insieme diventiamo due troiette sempre vogliose di penetrarci, e son solo, reciprocamente. L’impegno universitario ci assorbiva tantissimo. Mi mancano, comunque, le attenzioni di Andrea: i suoi cornetti mattutini che di buon ora comprava al bar sotto casa, il suo “espresso” fatto con la “napoletana” ogni mattina:me li portava a letto. Prima il bacio appassionato e invitante che ci scambiavamo e che qualche volta era il preludio per una bella scopata o sul letto o sotto la doccia. Stimolati dal tepore dell’acqua ci siamo scambiati i pompini più sublimi e tanta sborra. Poi la colazione. Poi tutto tornava nella normalità e sotto con gli impegni in università. Anche io ricambiavo le sue attenzioni: non gli ho mai fatto mancare i fiori freschi preferiti –rose o tulipani- sulla sua scrivania. Neppure capi di lingerie che Andrea ama indossare per piacermi ancora di più. Ci saremmo ritrovati il giorno delle lauree. Chissà dopo. Non abbiamo mai voluto ipotecare il nostro futuro. Per telefono il nostro saluto finale era un reciproco “mi manchi”. Si Andrea mi mancava. Ero dunque in astinenza da sesso, lo avvertivo ma non me ne facevo un problema. Almeno sino all’altra mattina. I miei costretti a stare fuori casa per un paio di giorni mi lasciano una incombenza: seguire il lavoro di tintore che doveva ripassare le pareti dell’ingresso della nostra villa al mare dove mi ero rinchiuso per studiare. Il citofono suona di buon mattino: “sono il tintore”. Una voce giovanile e squillante. Apro il cancello d’ingresso, spio dalla finestra. Dall’auto scende un bel pezzo d’uomo. Apro: è proprio un bell’uomo. Un po’ su con gli anni rispetto ai miei 25. Mi sorride e stende la mano per il saluto. Una stretta di mano vigorosa. Il contatto epidermico trasmette subito qualcosa ai miei nervi sensori. Ci scambiamo un sorriso. Il mio è cordiale già malizioso. Forse lui se ne accorge e spara un complimento: un bel giovanottone!” Sento di ricambiare: “anche lei non scherza. Effetto palestra?” “No, effetto notte nel letto e non solo per dormire.” Come approccio del nostro incontro non è male. Taglia corto: “mi metto subito all’opera.” Gli rispondo a tono: “faccia come se fosse a casa sua. Sono nello studio per qualsiasi cosa avesse bisogno, mi chiami.” Gli indico la porta, in realtà è la mia camera. Mi chiede dove può mettersi in abiti da lavoro. “Anche qui, tanto siamo soli in casa. Comunque il bagno è difronte…” Preferisce spogliarsi in bagno ma lascia la porta socchiusa. La tentazione di vederlo spogliare è forte. Entro anche io con la scusa di porgergli degli asciugamano. Lui continua a spogliarsi. Resta per un attimo a torso nudo e slip prima di indossare la tutta. Un fusto. Non mi chiede permesso, si avvicina alla tazza per pisciare. Sfodera una mazza invitante. Si gira verso di me e si cala gli slip, adesso è completamente nudo. Ci guardiamo. Mi avvicino, prendo il pisellone in mano, lo accarezzo, si fa grosso e gocciola. Mi inginocchio e gli lecco la cappella. Non fa storie: “prendilo in bocca.” Ubbidisco. Oramai sono in preda alla libidine e lo voglio dentro di me. Mentre lo spompino mi accarezza i capelli, Mi dice di alzarmi: “non voglio sborrarti in bocca. Voglio il tuo culetto.” Lo invito nella mia stanza. Voglio la sua bocca, quelle labbra carnose sulle quali c’è il baffetto. Mi piace sentirmi pungere. Ci baciamo mentre anche io mio spoglio. Le nostre lingue sono due spade ci slinguettiamo. Non fa cerimonie, va subito al sodo. Ci mettiamo sul letto, ci avvinghiamo, ci lecchiamo, prendo di nuovo il suo pene in bocca e da specialista di pompini quale sono lo faccio godere. Vuole ancora essere leccato tutto prendo sino all’ultimagoccia la sborra che gli ese dal pisello sempre grosso. Me lo passo sul viso, sul petto, Lui è steso supino ancora pronto a pompare. Mi giro di culo e lui me lo infila. Mi muovo lentamente lui spinge. Mi gira e mi viene addosso. Lo infila nel buchetto, spingfe, lo toglie, poi di nuovo dentro. Uno strantuffo. Impugna il mio pene ingrossato. Mi incula e simultaneamente mi tira una sega. Veniamo insieme gridando dal piacere. Lui mio sborra nel culo io nella sua mano. Adesso è lui che si lecca il mio nettare. Ci ricomponiamo, Penso sia tutto finito. No. Si sistema alla pecorina e vuole che sia io a trombarlo. Mi masturbo, faccio grosso al massimo il mio pisello e prima di infilarglielo dentro gli lecco l’orifizio, Il suo culo è peloso. Mi incita: dai, dammelo subito muoio dal desiderio di godere. Lo penetro epompo per una diecina di minuti, Poi vengo gridando:siiii, ahia, ahia, siiiii Grida anche lui appena gode: sborra, sborrami tutto, inondami. Tolgo l’uccelo dal suo culo e gli sborro sulla schiena. Faccio per alzarmi devo pisciare. Si gira supino, quasi lo sapesse mi chiede di pisciargli sul petto, sul viso. Eseguo e lui si masturba quel grosso pisello che non rivedrò mai più. Infatti la nostra storia di poche ore finisce li. Ci vestiamo. Lui inizia il lavoro io mi rimetto a studiare. Ho già la laurea in pompinaggio e devo prendere quella più importante. Penso ad Andrea. Lo vorrei vicino. Se fosse stato presente sicuramente lo avremmo fatto in tre. Infatti più volte ci siamo ripromessi di provare. Forse lo faremo dopo la laurea. In due lo faremo sicuramente io e Andrea. Chissà che non inviti anche il tintore. Anche ad Andrea piacciono certi uomini maturi.
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