Val- il primo incontro (1)
di
Valentia
genere
dominazione
Erano ormai giorni che non facevo che pensare a te. Alle tue mani sul mio corpo ed a quel modo particolare che avevi di osservarmi.
Mi avevi trovata quasi per caso, passando nella via in cui amavo passeggiare. Ricordo il suono della tua auto che frenava accanto a me e quello della tua voce, talmente bassa e calda da sembrare provenire da dentro me. Attraversarmi completamente.
" Sali, ho qui quello che fa per te." In un primo momento non capii, ma mi mossi quasi senza rendermene conto, girando attorno alla tua auto ed entrando dalla portiera che mi tenevi aperta. Aperta come da lì a poco sarei stata io. Solo che ancora non lo sapevo. Non consciamente almeno. "Qual è il tuo nome?" Ti sentii dire. Mi parve di cogliere il suono delle tue labbra che si toccavano ed il mio cuore si fermò per un attimo. "Val". La mia voce uscì in un sussurro. "Val, un nome da puttana. Ma tu non sei una puttana vero? No... sei di più. Quando arriveremo a destinazione sarai mia, quindi se non ti va, ti conviene abbandonare immediatamente l'auto." Non mi mossi, trattenendo il respiro. "Perfetto" dissi, rimettendo in moto la macchina. "Proprio come immaginavo". Dopo qualche minuto da me percepito come fossero delle ore, la tua mano si posò sul mio ginocchio, risalendo piano fino all'orlo delle mie mutandine. Con un gesto deciso le abbassasti, facendole scorrere ruvidamente sulle mie cosce, per poi lasciarle cadere sul tappettino ai miei piedi. "Raccoglile e mettile nello scomparto sotto il cofano" le tua voce vellutata non lasciava più spazio a dubbi: era un ordine. Ordine che eseguii in un tripudio di eccitazione e sgomento. Non avevi mai staccato gli occhi dalla strada.
Mi avevi trovata quasi per caso, passando nella via in cui amavo passeggiare. Ricordo il suono della tua auto che frenava accanto a me e quello della tua voce, talmente bassa e calda da sembrare provenire da dentro me. Attraversarmi completamente.
" Sali, ho qui quello che fa per te." In un primo momento non capii, ma mi mossi quasi senza rendermene conto, girando attorno alla tua auto ed entrando dalla portiera che mi tenevi aperta. Aperta come da lì a poco sarei stata io. Solo che ancora non lo sapevo. Non consciamente almeno. "Qual è il tuo nome?" Ti sentii dire. Mi parve di cogliere il suono delle tue labbra che si toccavano ed il mio cuore si fermò per un attimo. "Val". La mia voce uscì in un sussurro. "Val, un nome da puttana. Ma tu non sei una puttana vero? No... sei di più. Quando arriveremo a destinazione sarai mia, quindi se non ti va, ti conviene abbandonare immediatamente l'auto." Non mi mossi, trattenendo il respiro. "Perfetto" dissi, rimettendo in moto la macchina. "Proprio come immaginavo". Dopo qualche minuto da me percepito come fossero delle ore, la tua mano si posò sul mio ginocchio, risalendo piano fino all'orlo delle mie mutandine. Con un gesto deciso le abbassasti, facendole scorrere ruvidamente sulle mie cosce, per poi lasciarle cadere sul tappettino ai miei piedi. "Raccoglile e mettile nello scomparto sotto il cofano" le tua voce vellutata non lasciava più spazio a dubbi: era un ordine. Ordine che eseguii in un tripudio di eccitazione e sgomento. Non avevi mai staccato gli occhi dalla strada.
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