I libri non si studiano da soli
di
Raska
genere
masturbazione
"i Comitati sono organi tecnici che possono essere consultati dal Consiglio e dal Parlamento europeo durante i procedimenti per l'adozione di atti normativi..". Uff, sono stanca di ripetere a tavoletta. Sono giorni che vado avanti così, studio, studio, ripeto e ancora ripeto per tentare di fare più esami possibili per recuperare una carriera universitaria ormai allo sfacelo. Le settimane passano e io sto rintanata in casa con i libri e gli appunti sotto il naso. Il caldo non aiuta, niente aiuta: tutto sembra creato apposta per distrarre. Trovo un po' di pace solo se accendo il mio vecchio ventilatore. Col suo rumore metallico riesce anche a scandire il tempo o così pare a me. Mi annoio, bacchetto il tavolo con la penna, mi sento fuori dal mondo e mi sento lontana da te. Non stiamo molto distanti fisicamente in realtà, una mezz'ora di auto e ci potremmo vedere, ma io ho lo studio e la disperazione e tu il cambio di turno a lavoro che rende i nostri orari inconciliabili.
Ci siamo visti però Martedì per un saluto troppo veloce e qualche bacio, giusto per farmi sentire ancora più affamata di te. Mi hai abituata a una dolce e sensuale routine fatta dapprima di baci casti sulle labbra, come a saggiare la loro morbidezza e poi la tua lingua si fa strada alla ricerca della mia di lingua che guizza al tuo richiamo. Ci penetriamo la bocca a vicenda e i nostri baci diventano sempre un'anticipazione della nostra voglia di sesso.
Martedì purtroppo non siamo potuti andare avanti come al solito: ci siamo baciati appassionatamente, come a rubarci il respiro a vicenda, ti ho leccato la guancia e poi sono scesa lentamente sul collo alternando baci a leccate. Ho sentito il sapore della tua pelle, quello che mi fa andare in tilt, e mi fa aprire le gambe come se ci fosse una molla in mezzo a loro. Le leccate sono divenute sempre più vogliose, mentre tu estasiato hai alzato la testa e hai afferrato saldamente un mio seno avvolto dal reggiseno e dal vestitino estivo svolazzante. Non so come, ma siamo riusciti a fermarci in tempo, tu dovevi correre a lavorare, maledizione!
Mi hai lasciata dandomi un altro bacio rapido sulle labbra, tutto contento di avermi vista. Mi hai lasciata con una sensazione di calore in mezzo alle gambe, di desiderio frenetico che, inevitabilmente, mi ha fatta bagnare.
Da allora sei il mio pensiero fisso. Non so se hai scatenato i miei ormoni, se è naturale o sono io che ho qualche problema, tuttavia sento una gran voglia crescere: le labbra della mia vagina sono gonfie, esasperate dal desiderio. Desidero essere presa da te, come fai quando la voglia è stata contenuta per troppo tempo e ciò che entrambi vogliamo è godere come dei dannati. Perché è così che siamo quando passa troppo tempo a non fare sesso: assetati, esasperati e forse pure primitivi nell'istinto di penetrare ed essere penetrata. Mi sento mortificata a pensare che ancora ne dovranno passare di giorni prima di poter ritagliare un po' di tempo per noi e non doverci fermare solo ai baci.
Sbuffo, mi devo concentrare. MI DEVO CONCENTRARE. I libri non si studiano da soli. Basta pensare a te! basta pensare alle tue mani che sfiorano il mio corpo! Basta pensare alle tue dita che stringono la mia carne come nelle statue di Canova! Basta ricordare la sensazione di piacere che mi dai quando mi afferri! Basta pensare a...
Basta! Scuoto la testa, "concentrati dai!" mi ripeto. L'aria del vecchio ventilatore mi fa percepire fresco in mezzo alle gambe. Mi accorgo che sono con le gambe aperte, come se qualcuno mi dovesse penetrare a momenti, magari tu. Una posizione oscena per lo studio, tuttavia resto così. Il fresco sulle mutandine mi fa capire che le ho macchiate di umori.
Guardo nuovamente il libro con aria perplessa. "No, non posso studiare così!", maledico la mia poca concentrazione.
Mi gratto l'esterno coscia. Toccare la mia pelle calda mi dà uno strano sollievo, la sento liscia. La mia mano pare indipendente perché la grattatina è diventata una carezza lasciva, incessante, lungo tutta la coscia fino ad arrivare all'inguine. Non c'è più sensazione di fresco lì. L'indice e il medio continuano a scivolare lungo l'incavo dell'inguine e il pensiero di te si fa più forte, così forte da spingere le dita a scostare il lembo delle mutandine e scoprire in parte una calda palude di umori. L'odore di questi mi arriva alle narici, è l'odore della voglia di sesso, è l'odore della voglia di te. Le dita continuano il loro viaggio, insediandosi sopra le labbra della vagina e accarezzando la leggera peluria, testimonianza della mancanza di sesso. Un labbro per ogni dito e lo strusciamento da lento diviene sempre più veloce. Le gambe si irrigidiscono, la mia schiena va indietro e da seduta sul bordo del letto, mi ritrovo stesa con la schiena e con i piedi puntati al pavimento. Chiudo gli occhi e ti penso. Ora sei tu a farmi scivolare le mutandine e non l'altra mia mano. Sei tu che sfiori la mia clitoride offerta a te dalla mia oramai fica aperta. Sei tu che picchietti dolcemente su di essa, non la punta del mio dito. E sempre tu strusci entrambe le dita sulla cavità della fica sempre più lubrificanti. E poi ti sento, un colpo secco e sei dentro di me, le mie dita sono dentro di me. Umori e calore le avvolgono. Apro gli occhi estasiata dal piacere che il tuo pensiero mi dà. Una mano mi stringe un seno, mentre l'altra mi penetra instancabile la fica e col palmo struscia sulla clitoride dandomi il massimo del godimento. Ansimo, ogni colpo di dita è una goduriosa tortura perché la fica vorrebbe anche altro, vorrebbe che fossi tu a sbatterla, vorrebbe sentire le tue palle sbatterle addosso. Inarco la schiena, sono al massimo del godimento. Ansimo, vorrei baciarti. Dico il tuo nome, lo ripeto, come se tu fossi qui. Le labbra palpitano, si contorcono e il mio liquido scivola sulle dita e sulla mano. Un ultimo sospiro di piacere, di sollievo e mi rimetto a sedere.
Mi guardo le dita piene di umori e sorrido. Le lecco, assaporandole, perché se tu fossi qui faresti lo stesso.
Mi ricompongo e riprendo in mano il libro. I libri non si studiano da soli, ma l'orgasmo si può raggiungere anche da soli (aspettando, ovviamente che me lo faccia raggiungere tu!).
Questo è il mio primo racconto. Spero che possa essere di gradimento. Chiedo scusa per gli errori ed eventuale sintassi errata. Purtroppo non ho trovato facile scrivere col cellulare.
Grazie.
Raska
Ci siamo visti però Martedì per un saluto troppo veloce e qualche bacio, giusto per farmi sentire ancora più affamata di te. Mi hai abituata a una dolce e sensuale routine fatta dapprima di baci casti sulle labbra, come a saggiare la loro morbidezza e poi la tua lingua si fa strada alla ricerca della mia di lingua che guizza al tuo richiamo. Ci penetriamo la bocca a vicenda e i nostri baci diventano sempre un'anticipazione della nostra voglia di sesso.
Martedì purtroppo non siamo potuti andare avanti come al solito: ci siamo baciati appassionatamente, come a rubarci il respiro a vicenda, ti ho leccato la guancia e poi sono scesa lentamente sul collo alternando baci a leccate. Ho sentito il sapore della tua pelle, quello che mi fa andare in tilt, e mi fa aprire le gambe come se ci fosse una molla in mezzo a loro. Le leccate sono divenute sempre più vogliose, mentre tu estasiato hai alzato la testa e hai afferrato saldamente un mio seno avvolto dal reggiseno e dal vestitino estivo svolazzante. Non so come, ma siamo riusciti a fermarci in tempo, tu dovevi correre a lavorare, maledizione!
Mi hai lasciata dandomi un altro bacio rapido sulle labbra, tutto contento di avermi vista. Mi hai lasciata con una sensazione di calore in mezzo alle gambe, di desiderio frenetico che, inevitabilmente, mi ha fatta bagnare.
Da allora sei il mio pensiero fisso. Non so se hai scatenato i miei ormoni, se è naturale o sono io che ho qualche problema, tuttavia sento una gran voglia crescere: le labbra della mia vagina sono gonfie, esasperate dal desiderio. Desidero essere presa da te, come fai quando la voglia è stata contenuta per troppo tempo e ciò che entrambi vogliamo è godere come dei dannati. Perché è così che siamo quando passa troppo tempo a non fare sesso: assetati, esasperati e forse pure primitivi nell'istinto di penetrare ed essere penetrata. Mi sento mortificata a pensare che ancora ne dovranno passare di giorni prima di poter ritagliare un po' di tempo per noi e non doverci fermare solo ai baci.
Sbuffo, mi devo concentrare. MI DEVO CONCENTRARE. I libri non si studiano da soli. Basta pensare a te! basta pensare alle tue mani che sfiorano il mio corpo! Basta pensare alle tue dita che stringono la mia carne come nelle statue di Canova! Basta ricordare la sensazione di piacere che mi dai quando mi afferri! Basta pensare a...
Basta! Scuoto la testa, "concentrati dai!" mi ripeto. L'aria del vecchio ventilatore mi fa percepire fresco in mezzo alle gambe. Mi accorgo che sono con le gambe aperte, come se qualcuno mi dovesse penetrare a momenti, magari tu. Una posizione oscena per lo studio, tuttavia resto così. Il fresco sulle mutandine mi fa capire che le ho macchiate di umori.
Guardo nuovamente il libro con aria perplessa. "No, non posso studiare così!", maledico la mia poca concentrazione.
Mi gratto l'esterno coscia. Toccare la mia pelle calda mi dà uno strano sollievo, la sento liscia. La mia mano pare indipendente perché la grattatina è diventata una carezza lasciva, incessante, lungo tutta la coscia fino ad arrivare all'inguine. Non c'è più sensazione di fresco lì. L'indice e il medio continuano a scivolare lungo l'incavo dell'inguine e il pensiero di te si fa più forte, così forte da spingere le dita a scostare il lembo delle mutandine e scoprire in parte una calda palude di umori. L'odore di questi mi arriva alle narici, è l'odore della voglia di sesso, è l'odore della voglia di te. Le dita continuano il loro viaggio, insediandosi sopra le labbra della vagina e accarezzando la leggera peluria, testimonianza della mancanza di sesso. Un labbro per ogni dito e lo strusciamento da lento diviene sempre più veloce. Le gambe si irrigidiscono, la mia schiena va indietro e da seduta sul bordo del letto, mi ritrovo stesa con la schiena e con i piedi puntati al pavimento. Chiudo gli occhi e ti penso. Ora sei tu a farmi scivolare le mutandine e non l'altra mia mano. Sei tu che sfiori la mia clitoride offerta a te dalla mia oramai fica aperta. Sei tu che picchietti dolcemente su di essa, non la punta del mio dito. E sempre tu strusci entrambe le dita sulla cavità della fica sempre più lubrificanti. E poi ti sento, un colpo secco e sei dentro di me, le mie dita sono dentro di me. Umori e calore le avvolgono. Apro gli occhi estasiata dal piacere che il tuo pensiero mi dà. Una mano mi stringe un seno, mentre l'altra mi penetra instancabile la fica e col palmo struscia sulla clitoride dandomi il massimo del godimento. Ansimo, ogni colpo di dita è una goduriosa tortura perché la fica vorrebbe anche altro, vorrebbe che fossi tu a sbatterla, vorrebbe sentire le tue palle sbatterle addosso. Inarco la schiena, sono al massimo del godimento. Ansimo, vorrei baciarti. Dico il tuo nome, lo ripeto, come se tu fossi qui. Le labbra palpitano, si contorcono e il mio liquido scivola sulle dita e sulla mano. Un ultimo sospiro di piacere, di sollievo e mi rimetto a sedere.
Mi guardo le dita piene di umori e sorrido. Le lecco, assaporandole, perché se tu fossi qui faresti lo stesso.
Mi ricompongo e riprendo in mano il libro. I libri non si studiano da soli, ma l'orgasmo si può raggiungere anche da soli (aspettando, ovviamente che me lo faccia raggiungere tu!).
Questo è il mio primo racconto. Spero che possa essere di gradimento. Chiedo scusa per gli errori ed eventuale sintassi errata. Purtroppo non ho trovato facile scrivere col cellulare.
Grazie.
Raska
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