Zia e sorella troie da bordello

di
genere
incesti

Mia suocera in conseguenza dell’incidente accadutomi, che mi aveva procurato una ferita al piede, mi prestava ormai assistenza continua,dal momento che stavo a letto per non forzare i punti sutura. La febbre era scomparsa da giorni e non prendevo più antibiotici. Le condizioni generali erano ottime e mi sentivo in forze. L’imminente primavera mi pervadeva di nuovi stimoli e più in generale, tanta speranza per un desiderio represso da mesi ormai. Quella mattina venne al solito a sistemare il letto, e mi aiutò ad alzarmi, sollevandomi sotto le ascelle, ebbi il contatto col suo corpo, che quasi l’abbracciavo. Puntellai su un solo piede il peso di parte del corpo, il resto gravava su di lei. “mi spiace “ dissi “dare tanto fastidio..” lai chiuse le braccia intorno alle mie spalle e sentii il calore del suo corpo trasferirsi nel mio. “ bricconcello” esordì “anch’io ti ho tenuto d’occhio, non credere..” avevo, nell’abbraccio il mio viso premuto contro il suo viso, le azzardai un bacio sul collo, non disse nulla, insistetti, e lei reagì facendo scorrere la sua mano destra sulla mia schiena, calandola giù a palpare il mio culo. Mi adagiò sul letto, mi sfilò pigiama e slip. Ella mi accarezzava l’interno delle cosce, su, su fino ai coglioni. Con la destra prese il cazzo in visibile erezione e manovrandolo cauta, lo estrasse dal cappuccio, saziandosi della consistenza e del calore. Io sottostavo a quelle carezze, col respiro accelerato, smaniando di toccare le sue parti nascoste. Speravo che per la prima volta ella me lo succhiasse. Invano. Il suo respiro affannoso, si mischiava al mio, mi sollevo in alto entrambe le caviglie, mi baciava le palle, leccandomi il buco del culo, avida, si umettò il dito medio e piano me lo inserì nel sedere, stantuffando dolcemente; la sua eccitazione aumentò. Montò sul letto, e distesasi mi attirò sopra de lei, cercando col bacino il contatto del pene duro. Appena n’ebbe assaporato il tocco, si fermò e con le braccia intorno alle mie chiappe mi attirò a sé. Entrai dentro di lei, calda e scivolosa. Una lama sottile mi trapassò la schiena salendo fino al cervello; mi irrigidii premendole contro tutto me stesso, tenendola bloccata in un affondo lancinante. La sentivo fremere, percorsa da ondate di calore, si puntellava sui talloni offrendosi inarcando il bacino. Colpivo come un ossesso, persi la percezione del tempo: “Ancora un po’, ancora, si così ecco, ecco sono pronta, si dai ecco, vieni, vieni adesso, porcellino, si, si, siii, ahhh, siiii. Bello, bello oh! Belllooooo”.Le ondate di sborra correvano inseguendosi l’una l’altra, spinte dalla contrazione ritmica dei coglioni. Giacqui disteso sopra di lei, perso, lontano una voce familiare lievitava nella mente “ .. bravi, eh bravi..che bella cosa!!..” emersi con fatica, dai meandri dell’eros, realizzando tra i suoi fumi che la voce udita era quella inequivocabile di zì Erminia. Mi ritrassi lento, sfilando il cazzo dalla fica di mia suocera, impregnato di filante bava, mi volsi in direzione della porta, incontrando lo sguardo della zia, sorella di mia suocera. Boccheggiavo intontito nel vuoto, non realizzavo se quella fosse follia o realtà. La donna distesa avanti a ma, a cosce aperte, con la figa che colava la sborra, che le avevo iniettato, io inginocchiato davanti a lei col cazzo curvo ma ancora in erezione, imbrattato di muco e sborra. guardai incredulo mia suocera, che stranamente portava dipinta sul viso una maschera di divertita soddisfazione. Sembrava godesse, la troia, dell’imbarazzante stato in cui mi trovavo. Zì Erminia, ruotò intorno al letto e ci raggiunse, si chinò sulla sorella e la baciò sulla bocca, nel mentre la sua mano le toccava la figa zuppa di sborra, calò verso il basso a succhiarle le tette dai capezzoli irti. Mia suocera aveva allungato un braccio sotto le gonne ( corte, al solito per la verità) le carezzava le chiappone e la figa nelle mutande. Stavo fermo sul letto, fisso come una statua di sale, allibito e fuori luogo, finché zì Erminia si volse a me, afferrando con cupidigia il pene in bocca, soffiando e succhiando in modo tremendo. Mi ripresi, ma non del tutto, mi lasciai andare facendomi travolgere da tanta lussuria. Mi chinai anche io a leccare la fica sborrosa di mia suocera, poi decisi di entrare nella fessa di zì Erminia, posta alla pecorina; la fottevo con colpi secchi e decisi, battendo sul culone, l’inguine da cui fuoriusciva la verga tesa. Era troppo, troppo perversa la situazione che ci cementava in un blocco di pura perversa follia! Chiusa tra quelle mura si consumavano atti che il decamerone al confronto diventava un manuale dei boy scauts! Sborrai anche nella fica di zì Erminia, quando questa succhiava una tetta della mia suocera. Mi incatenai dentro di lei tenendola ferma, cingendole i fianchi ampi. Mi ritrassi col cazzo mezzo afflosciato, che, dalla fica della zia colava un rivolo di bava, ed imperlò i peli cisposi della sua fica. Ci andammo a lavare a turno nel bagno, dopo di che mi distesi sul letto. Di lì a poco mi raggiunsero una ad una le sorelle,una poggiò la testa sulla mia spalla, l’altra esordì dicendo “è da quando eravamo delle signorine, che abbiamo scoperto questa nostra particolarità! Pensa, non avevamo modo di scoprire nulla del sesso, allora, incuriosite del cambiamento repentino del nostro corpo, iniziammo giocando a conoscerci meglio. Poi il gioco divenne atto sessuale e noi, protette dall’impenetrabilità e dalla sicurezza delle mura domestiche. Così quando conoscemmo nostri mariti, eravamo vergini, ma tenevamo anni ed anni di vita sessuale soddisfacente alle spalle. Da allora la nostra frequentazione è durata fino ad oggi e non abbiamo mai avuto altre avventure con chicchessia. Quando l’abbiamo fatto insieme Sasà, per la prima volta, ricordi? Piacevi entrambe già da quando ti conoscemmo. Mi confidai subito con mia sorella, che si preoccupò, temendo che tu potessi mandare all’aria il matrimonio della figlia. Il tempo ci ha rincuorate, perché abbiamo capito che tu, Sasà sei un porco fottuto, stallone da monta e pervertito, ma nella famiglia un buon, ottimo padre, e che se te la davamo noi la figa extra, non l’andavi a cercare altrove” mia suocera annuiva e con la mano sinistra,teneramente mi accarezzava tutto il petto peloso.”I panni sporchi, ce li laviamo da noi, nevvero?” concluse mia suocera con aria da perfetta ruffiana. ilgobbetto.
scritto il
2011-01-18
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