Mistress Juliet ep. 2
di
coppiadiamanti
genere
sadomaso
Era una giornata davvero caldissima a Roma.
Il termometro segnava 36°, ma se ne percepivano almeno 40°.
La città era stretta nella morsa dell'afa.
Mistress Juliet tamburellava nervosamente con le dita sull'enorme tavolo di vetro della sala da pranzo ricoperto di carte e fogli di vario tipo.
Nella stanza c'era un silenzio quasi totale, interrotto dai mugugni di Antonio, il marito, intento a spompinare avidamente il grosso cazzo nero del primo schiavo di Mistress Juliet.
Era in ginocchio sul pavimento e muoveva la testa su e giù lungo l'asta del ragazzo.
Le mani accarezzavano le palle e segavano lentamente la base dell'asta ,mentre tutto il resto spariva nella bocca per poi apparire grondante di saliva, accompagnato dal forte rumore del risucchio e dello schiocco delle labbra sulla cappella visibilmente gonfia.
Mistress Juliet guardava il marito con disprezzo.
Non lo guardava in quel modo perchè fosse omofoba, anzi, lei era la prima a sostenere il sesso nella sua totalità, senza confini e senza restrizione alcuna.Spesso e volentieri organizzava serate per sole donne dove non erano ammessi uomini e si godeva solo ed esclusivamente di quell'amore saffico che le dava un piacere incredibile.
No, lei lo disprezzava perchè non lo considerava un uomo.
Antonio era il ricchissimo rampollo di un magnate dell'industria. Unico figlio ed unico erede di una dinastia che fatturava centinaia di milioni di euro ogni anno.
Era un uomo dozzinale, basso, abbastanza tarchiato.
Non aveva nulla di attraente, e non era per nulla atletico.
In più era gay, impotente e con un cazzo davvero minuscolo come quello di un bambino.
Perchè l'aveva sposato?
Il loro era stato un matrimonio di convenienza.
Un vero e proprio accordo stipulato da entrambe le parti con reciproca soddisfazione.
Lui aveva una bella moglie da mostrare in società, mettendo a tacere almeno in apparenza le dicerie sul suo conto. Soprattutto nei confronti della famiglia e del padre padrone a cui non avrebbe mai osato ribellarsi rivelandogli la sua natura omosessuale.
Lei invece, figlia di uno dei quartieri più poveri della capitale, avrebbe raggiunto uno status in altri modi irraggiungibile, accedendo all'infinito patrimonio di lui ed alla libertà di poter diventare quello che aveva sempre desiderato, e non una escort da due soldi come si era trovata costretta a fare per vivere.
Lei voleva dominare, sottomettere, decidere e comandare sul piacere altrui.
Era così diventata Mistress Juliet, facendo quello che le piaceva di più.
Torturare e dominare gli uomini facendosi pagare profumatamente.
Non ne aveva bisogno, ma lo faceva per placare quel suo spirito indipendente mai domo.
Lui invece continuava a farsi scopare da uomini di tutti i tipi, a volte rimorchiandoli, a volte pagandoli.
Nel contratto da loro stipulato non vi era alcun vincolo sessuale tra loro due.
Solo una volta, all'inizio del loro matrimonio e della loro convivenza, avevano provato a scopare.
Ma era stata una cosa a dir poco pietosa.
Mezz'ora a cercare di rizzare quel minuscolo cazzo in tutti i modi, senza alcun successo.
Si era dovuta mettere un grosso strapon e scopargli il culo per far si che si arrapasse e venisse grazie alle sue mani.
Lei lo sbatteva e lui urlava e godeva come una cagnetta in calore.
Si tirava le cosce indietro aprendo ancora di più il buco del culo per accogliere quel grosso cazzo finto incitandola ad andare sempre più forte, sempre più veloce.
Fu la prima e l'unica volta che scopò suo marito.
Più lo guardava, più il suo disprezzo aumentava.
Come in quel momento,intento a spompinare senza sosta il grosso cazzo del ragazzo.
Su una cosa però, suo marito era meglio di lei.
I pompini.
Se n'era accorta quando lui aveva iniziato a farsi il suo schiavo di colore.
Il ragazzo andava in estasi in una maniera incredibile, sborrando in un modo che con lei non capitava mai.
Pensò che la prima volta fosse un caso ma poi, spiandoli, si rese conto che non lo era per nulla.
Il ragazzo cominciò ad urlare pronto a venire.
Antonio chiuse le labbra attorno alla grossa cappella facendola sparire tutta nella bocca mentre continuava a segare l'enorme cazzo del ragazzo con foga.
La sborra uscì a fiotti dritta nella sua bocca che era perfettamente serrata attorno a quella cappella che pulsava da matti ora.
Dopo un pò Antonio la fece uscire perfettamente pulita.
Non una goccia di sborra colava dalle sue labbra e la cappella era immacolata e lucida come se nulla fosse successo.
Si alzò guardando il ragazzo ancora stravolto e leccandosi le labbra.
Si girò infine verso di lei e le sorrise prima di voltarsi ed abbandonare la stanza sculettando vistosamente.
Era soddisfatto quando le dimostrava di essere migliore di lei.
Il ragazzo, ancora in preda ai postumi di quel piacere incredibile, cercava di riprendersi su quel divano.
Giulia, questo era il suo vero nome, tornò alle sue carte sparse su quel tavolo.
Avrebbe dovuto organizzare una serata particolare nella loro villa fuori Roma.
Era un evento a cui avrebbero partecipato le più importanti personalità della capitale e non solo.
Le sue feste erano il sogno proibito di tutti a Roma.
Non esistevano freni in quegli eventi, e tutto era possibile.
Via ogni tipo di inibizione, l'unico tema delle sue feste era il piacere in tutti i suoi modi.
Aveva già organizzato tutto, ma le serviva il pezzo forte della serata.
Uno schiavo a cui gli ospiti avrebbero potuto fare tutto quello che desideravano.
In quelle carte c'erano i contratti di riservatezza e le informazioni sui suoi clienti.
Si.
Lei con loro stipulava dei veri e propri contratti.
Una delle clausole era la disponibilità incondizionata per questo tipo di feste.
Alla fine posò gli occhi sul contratto di Pietro.
Una vampata di calore le scosse incredibilmente la fica.
Era da un bel pò che non vedeva Pietro.
Per lei non era solo un cliente.
A lei piaceva davvero quell'uomo. Adorava la sua doppia natura, quella di farsi sottomettere completamente da lei e quella animalesca che sfogava con la moglie.
Una volta gli aveva ordinato di riprendere una sua scopata con la moglie.
Lo faceva con tutti i clienti, per comprendere meglio la loro natura, i loro desideri, e cosa potesse dargli più piacere.
Quasi tutti si mostravano nel privato come si mostravano a lei.
Passivi, sottomessi e dominati dalle mogli.
Pietro invece no.
Lui era un animale.
Aveva visto e rivisto quel video più volte, cedendo all'irrefrenabile impulso di masturbarsi.
Un ora di sesso ininterrotto.
Lei che veniva presa e sbattuta in ogni suo buco senza alcun criterio. Era solo l'istinto animale e la voglia a dettare il ritmo ed il copione di quella scopata.
Lui sborrava senza mai smettere di scoparla. Il cazzo non gli si smosciava mai. Dal culo alla bocca e dalla bocca alla fica, poi di nuovo bocca, poi culo. Senza sosta mentre lei veniva più e più volte. Urlava finchè le forze glielo consentivano.
La lasciò sfinita sul letto, la testa sul cuscino e la bocca ancora aperta, con il culo alzato che colava le gocce di quell'ultima sborrata.
Giulia si era masturbata per tutto il video, immaginando di essere presa così da Pietro ed invidiando la moglie per avere a disposizione un uomo così.
Allargò le cosce pensando di nuovo a quel video ed iniziò a toccarsi la fica con le dita.
La allargò cercando subito il clitoride.
Lo prese tra le dita ed iniziò a stuzzicarlo mentre con l'altra mano si infilava due dita dentro spingendo ed uscendo lentamente.
Non si rese conto, in preda a quella voglia di aver allargato totalmente le gambe mettendole sul tavolo.
Ora era completamente aperta ed incominciò a sbattersi la fica con foga.
Strinse tra le dita il clitoride che nel frattempo era diventato dritto e duro ed iniziò a segarlo come se fosse un minuscolo cazzo, infilandosi ora tutte le dita della mano in fica e muovendola con forza.
Ansimava pensando a Pietro, alla sua voglia di farsi sbattere da lui.
Il ragazzo sul divano, vedendo la sua padrona darsi piacere, si alzò andando verso di lei, pronto a soddisfarla ma lei lo fermò.
"Vattene!Vai fuori!"
Il ragazzo ubbidì e la lasciò sola nella stanza.
Le dita si muovevano ininterrottamente su e giù e la mano entrava ed usciva impregnandosi dei suoi umori.
Gemeva e godeva masturbandosi immaginando la scopata di quel video.
Ed alla fine venne.
Tolse la mano continuando a sbattere il clitoride liberando il getto di umori che come una cascata bagnò il grosso tavolo di vetro ed i fogli che erano sopra.
Era un piacere lungo ed intenso, che la fece vibrare e sussultare su quella sedia, lasciandola sfinita e felice..
Ci mise qualche minuto a ricomporsi su quella sedia.
Era felice per due motivi.
Per il piacere provato e perchè aveva risolto il problema su chi convocare per la festa.
Si sarebbe divertita molto con Pietro.
Ed avrebbe trovato il modo di far venire anche la moglie a quella festa.....
Il termometro segnava 36°, ma se ne percepivano almeno 40°.
La città era stretta nella morsa dell'afa.
Mistress Juliet tamburellava nervosamente con le dita sull'enorme tavolo di vetro della sala da pranzo ricoperto di carte e fogli di vario tipo.
Nella stanza c'era un silenzio quasi totale, interrotto dai mugugni di Antonio, il marito, intento a spompinare avidamente il grosso cazzo nero del primo schiavo di Mistress Juliet.
Era in ginocchio sul pavimento e muoveva la testa su e giù lungo l'asta del ragazzo.
Le mani accarezzavano le palle e segavano lentamente la base dell'asta ,mentre tutto il resto spariva nella bocca per poi apparire grondante di saliva, accompagnato dal forte rumore del risucchio e dello schiocco delle labbra sulla cappella visibilmente gonfia.
Mistress Juliet guardava il marito con disprezzo.
Non lo guardava in quel modo perchè fosse omofoba, anzi, lei era la prima a sostenere il sesso nella sua totalità, senza confini e senza restrizione alcuna.Spesso e volentieri organizzava serate per sole donne dove non erano ammessi uomini e si godeva solo ed esclusivamente di quell'amore saffico che le dava un piacere incredibile.
No, lei lo disprezzava perchè non lo considerava un uomo.
Antonio era il ricchissimo rampollo di un magnate dell'industria. Unico figlio ed unico erede di una dinastia che fatturava centinaia di milioni di euro ogni anno.
Era un uomo dozzinale, basso, abbastanza tarchiato.
Non aveva nulla di attraente, e non era per nulla atletico.
In più era gay, impotente e con un cazzo davvero minuscolo come quello di un bambino.
Perchè l'aveva sposato?
Il loro era stato un matrimonio di convenienza.
Un vero e proprio accordo stipulato da entrambe le parti con reciproca soddisfazione.
Lui aveva una bella moglie da mostrare in società, mettendo a tacere almeno in apparenza le dicerie sul suo conto. Soprattutto nei confronti della famiglia e del padre padrone a cui non avrebbe mai osato ribellarsi rivelandogli la sua natura omosessuale.
Lei invece, figlia di uno dei quartieri più poveri della capitale, avrebbe raggiunto uno status in altri modi irraggiungibile, accedendo all'infinito patrimonio di lui ed alla libertà di poter diventare quello che aveva sempre desiderato, e non una escort da due soldi come si era trovata costretta a fare per vivere.
Lei voleva dominare, sottomettere, decidere e comandare sul piacere altrui.
Era così diventata Mistress Juliet, facendo quello che le piaceva di più.
Torturare e dominare gli uomini facendosi pagare profumatamente.
Non ne aveva bisogno, ma lo faceva per placare quel suo spirito indipendente mai domo.
Lui invece continuava a farsi scopare da uomini di tutti i tipi, a volte rimorchiandoli, a volte pagandoli.
Nel contratto da loro stipulato non vi era alcun vincolo sessuale tra loro due.
Solo una volta, all'inizio del loro matrimonio e della loro convivenza, avevano provato a scopare.
Ma era stata una cosa a dir poco pietosa.
Mezz'ora a cercare di rizzare quel minuscolo cazzo in tutti i modi, senza alcun successo.
Si era dovuta mettere un grosso strapon e scopargli il culo per far si che si arrapasse e venisse grazie alle sue mani.
Lei lo sbatteva e lui urlava e godeva come una cagnetta in calore.
Si tirava le cosce indietro aprendo ancora di più il buco del culo per accogliere quel grosso cazzo finto incitandola ad andare sempre più forte, sempre più veloce.
Fu la prima e l'unica volta che scopò suo marito.
Più lo guardava, più il suo disprezzo aumentava.
Come in quel momento,intento a spompinare senza sosta il grosso cazzo del ragazzo.
Su una cosa però, suo marito era meglio di lei.
I pompini.
Se n'era accorta quando lui aveva iniziato a farsi il suo schiavo di colore.
Il ragazzo andava in estasi in una maniera incredibile, sborrando in un modo che con lei non capitava mai.
Pensò che la prima volta fosse un caso ma poi, spiandoli, si rese conto che non lo era per nulla.
Il ragazzo cominciò ad urlare pronto a venire.
Antonio chiuse le labbra attorno alla grossa cappella facendola sparire tutta nella bocca mentre continuava a segare l'enorme cazzo del ragazzo con foga.
La sborra uscì a fiotti dritta nella sua bocca che era perfettamente serrata attorno a quella cappella che pulsava da matti ora.
Dopo un pò Antonio la fece uscire perfettamente pulita.
Non una goccia di sborra colava dalle sue labbra e la cappella era immacolata e lucida come se nulla fosse successo.
Si alzò guardando il ragazzo ancora stravolto e leccandosi le labbra.
Si girò infine verso di lei e le sorrise prima di voltarsi ed abbandonare la stanza sculettando vistosamente.
Era soddisfatto quando le dimostrava di essere migliore di lei.
Il ragazzo, ancora in preda ai postumi di quel piacere incredibile, cercava di riprendersi su quel divano.
Giulia, questo era il suo vero nome, tornò alle sue carte sparse su quel tavolo.
Avrebbe dovuto organizzare una serata particolare nella loro villa fuori Roma.
Era un evento a cui avrebbero partecipato le più importanti personalità della capitale e non solo.
Le sue feste erano il sogno proibito di tutti a Roma.
Non esistevano freni in quegli eventi, e tutto era possibile.
Via ogni tipo di inibizione, l'unico tema delle sue feste era il piacere in tutti i suoi modi.
Aveva già organizzato tutto, ma le serviva il pezzo forte della serata.
Uno schiavo a cui gli ospiti avrebbero potuto fare tutto quello che desideravano.
In quelle carte c'erano i contratti di riservatezza e le informazioni sui suoi clienti.
Si.
Lei con loro stipulava dei veri e propri contratti.
Una delle clausole era la disponibilità incondizionata per questo tipo di feste.
Alla fine posò gli occhi sul contratto di Pietro.
Una vampata di calore le scosse incredibilmente la fica.
Era da un bel pò che non vedeva Pietro.
Per lei non era solo un cliente.
A lei piaceva davvero quell'uomo. Adorava la sua doppia natura, quella di farsi sottomettere completamente da lei e quella animalesca che sfogava con la moglie.
Una volta gli aveva ordinato di riprendere una sua scopata con la moglie.
Lo faceva con tutti i clienti, per comprendere meglio la loro natura, i loro desideri, e cosa potesse dargli più piacere.
Quasi tutti si mostravano nel privato come si mostravano a lei.
Passivi, sottomessi e dominati dalle mogli.
Pietro invece no.
Lui era un animale.
Aveva visto e rivisto quel video più volte, cedendo all'irrefrenabile impulso di masturbarsi.
Un ora di sesso ininterrotto.
Lei che veniva presa e sbattuta in ogni suo buco senza alcun criterio. Era solo l'istinto animale e la voglia a dettare il ritmo ed il copione di quella scopata.
Lui sborrava senza mai smettere di scoparla. Il cazzo non gli si smosciava mai. Dal culo alla bocca e dalla bocca alla fica, poi di nuovo bocca, poi culo. Senza sosta mentre lei veniva più e più volte. Urlava finchè le forze glielo consentivano.
La lasciò sfinita sul letto, la testa sul cuscino e la bocca ancora aperta, con il culo alzato che colava le gocce di quell'ultima sborrata.
Giulia si era masturbata per tutto il video, immaginando di essere presa così da Pietro ed invidiando la moglie per avere a disposizione un uomo così.
Allargò le cosce pensando di nuovo a quel video ed iniziò a toccarsi la fica con le dita.
La allargò cercando subito il clitoride.
Lo prese tra le dita ed iniziò a stuzzicarlo mentre con l'altra mano si infilava due dita dentro spingendo ed uscendo lentamente.
Non si rese conto, in preda a quella voglia di aver allargato totalmente le gambe mettendole sul tavolo.
Ora era completamente aperta ed incominciò a sbattersi la fica con foga.
Strinse tra le dita il clitoride che nel frattempo era diventato dritto e duro ed iniziò a segarlo come se fosse un minuscolo cazzo, infilandosi ora tutte le dita della mano in fica e muovendola con forza.
Ansimava pensando a Pietro, alla sua voglia di farsi sbattere da lui.
Il ragazzo sul divano, vedendo la sua padrona darsi piacere, si alzò andando verso di lei, pronto a soddisfarla ma lei lo fermò.
"Vattene!Vai fuori!"
Il ragazzo ubbidì e la lasciò sola nella stanza.
Le dita si muovevano ininterrottamente su e giù e la mano entrava ed usciva impregnandosi dei suoi umori.
Gemeva e godeva masturbandosi immaginando la scopata di quel video.
Ed alla fine venne.
Tolse la mano continuando a sbattere il clitoride liberando il getto di umori che come una cascata bagnò il grosso tavolo di vetro ed i fogli che erano sopra.
Era un piacere lungo ed intenso, che la fece vibrare e sussultare su quella sedia, lasciandola sfinita e felice..
Ci mise qualche minuto a ricomporsi su quella sedia.
Era felice per due motivi.
Per il piacere provato e perchè aveva risolto il problema su chi convocare per la festa.
Si sarebbe divertita molto con Pietro.
Ed avrebbe trovato il modo di far venire anche la moglie a quella festa.....
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