Lo Psicopatico - capitolo I - La Preda

di
genere
sadomaso

Lui la osservava da un bel po’, dopo qualche minuto aveva già capito che era sola, dopo qualche altro minuto l’aveva sentita parlare ed aveva capito che era straniera, ma non aveva capito di dove. Parlava inglese, ma si sentiva che non era la sua lingua
La faccia era smunta, i capelli erano stopposi e le tette erano due pere un po’ cadenti. Non era sicuramente una strafiga. Però era alta, atletica, aveva belle e lunghe gambe, cosce piene. Indossava un paio di pantaloncini molto attillati ed una canotta leggerissima, non indossava reggiseno, ai piedi portava infradito, allacciata ai fianchi una giacca a vento. Non era molto normale, vero che la giornata era splendida e mite, ma eravamo solo all’inizio della primavera e lei, giacca a vento a parte, che per altro non indossava, era vestita come se fosse piena estate.
Aveva circa quaranta anni. Si aggirava tra le bancarelle del mercato curiosando qua e là. Non aveva fretta, era in vacanza e faceva la turista. Era straniera ed era sola.
Lui non era attratto dalle belle donne, ma da donne particolari. Queste dovevano avere molte caratteristiche. Sicuramente dovevano essere sole, questa era una caratteristica imprescindibile, poi ve ne erano altre difficilmente descrivibili che riguardavano il carattere ed il fisico della donna. In questo caso, la donna, pur non avendo un seno grosso e neanche particolarmente attraente, aveva due capezzoli lunghi e grossi. Talmente lunghi e grossi che sembrava stessero bucando quella magliettina che aveva addosso.
Quei capezzoli si intravedevano bene in controluce sotto quella magliettina e lui li aveva osservati per tutto il tempo. Li aveva misurati, ammirati, desiderati… ed era andato giù di testa.
Sì, quel particolare l’aveva fatto andare giù di testa. Il sangue gli era andato alla testa e stava per commettere uno sproposito provando ad abbordarla lì sulla piazza di fronte a decine di persone. L’erezione era stata immediata e dolorosa, iniziò a deglutire faticosamente e sudare.
Si impose di ritornare calmo, fino a quel momento era stato una persona molto prudente. Fino a quel momento nessuno aveva mai sospettato di lui, eppure aveva agito già diverse volte e la polizia mai era arrivata vicino a lui, anche perché nessuna l’aveva denunciato. Lui le sequestrava, le usava come voleva e le liberava il giorno stesso o al massimo dopo un paio di giorni. Prima di liberarle le drogava e le abbandonava in luoghi lontani da casa sua. Le donne o non ricordavano o ricordavano confusamente e non sapevano cosa raccontare nel caso avessero deciso di farlo. E se ricordavano, fino a quel momento, avevano evitato di denunciare. Il territorio su cui agiva era molto vasto, in effetti ora si trovava a due ore di macchina da casa sua. Girava con un furgone, il mezzo più adatto per quello che aveva intenzione di fare e che anche nel suo lavoro gli era indispensabile.
Anche lui era un quarantenne solitario e poco socievole. Viveva in una casa, fuori e distante dal paese più vicino. Una casa isolata. Era un bravo artigiano ed eseguiva magistralmente lavori in ferro battuto, lavori particolari che sapevano fare in pochi e quindi aveva una buona clientela in una vasta zona. La sua casa, isolata, era circondata da più di un ettaro di terreno recintato e ben sorvegliato da buoni sistemi di allarme. Infatti nella sua officina, uno degli annessi alla casa si trovavano, oltre a macchinari costosi, anche lavori in esecuzione per diverse decine di migliaia di euro. Oltre ai sistemi di allarme, per la proprietà si aggiravano due rottweiler che non vedevano l’ora di fare la festa a qualcuno.
La casa sorgeva lì dove finiva la collina ed iniziava la montagna. Il posto era comodo, ad alcune centinaia di metri da una strada che collegava i paesi vicini, ma non semplice da trovare.
Lui non era brutto, era ombroso, fisicamente era alto e grosso senza essere grasso, era molto forte ed aveva mani di acciaio che lo servivano perfettamente nei suoi lavori e che utilizzava anche in altre occasioni. Caratterialmente era incapace di controllare i suoi raptus sessuali. Poteva gestirli, ma doveva assecondarli. Per motivi di lavoro e per salvare le apparenze appariva socievole ed affabile, ma altrimenti gli piaceva stare solo… o in compagnia delle sue prede.
La seguì da lontano, poi la tipa arrivò in un parcheggio ai margini del paesino e si avvicinò alla sua macchina. Lì, lui, intervenne. L’etere fece effetto immediatamente. Lui aprì la macchina con le chiavi della straniera, era tedesca, almeno questo diceva la targa, e la adagiò sul sedile posteriore. Una straniera che schiacciava un pisolino nella sua macchina. Aveva usato i guanti e non aveva lasciato tracce. Andò a prendere il furgone e accostò alla macchina di lei. Aspettò che una coppia di anziani uscisse dal parcheggio e poi la trasbordò sul suo furgone. Non poté resistere dal dare una bella strizzata a quei capezzoli. La donna nel sonno gemette. Era infoiato, ma ormai era sua e sapeva che dopo, a casa, con tutta tranquillità si sarebbe divertito molto di più. Nessuno aveva visto niente, si mise in marcia con calma e guidò con prudenza.

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koss99@hotmail.it


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2017-09-02
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