La goccia

di
genere
etero

Una sala da pranzo, un tavolo vicino al quale saresti seduta , gambe accavallate e braccio destro appoggiato sul tavolo stesso, reggendo un bicchiere di vino. L’altro sarebbe adagiato sulla tua gamba.

Io sarei lì, a pochi metri da te, seduto sulla poltrona ad osservarti, distratta, intenta ad osservare il contenuto del bicchiere. Ti osserverei bene, ogni regione del tuo corpo mi provocherebbe un brivido lungo la schiena, guardandola. Il mio sguardo però si soffermerebbe sulla parte superiore. In particolare a ciò che indosseresti in quel momento.
Un maglioncino, molto leggero, non stretto ma che si adagia sulla pelle...segna i fianchi, stringe in vita, e risale. Segue perfettamente il contorno del seno, mostrando tutto l'arco che la coppa fa dalla base al limite superiore.
La scollatura parte bassa, ben prima del reggiseno. Mostra un accenno dello sterno, ed evidenzia come una freccia la giuntura delle coppe. Le segue allargandosi verso l'alto lasciando in vista l'orlo del reggiseno, le spalline e la curva delle spalle.
Le clavicole sono solo l'inizio di un lungo triangolo rovesciato di pelle chiara ben in mostra, liscio e morbido, segnato a metà dall'inizio del seno.
La forma tonda, piena e morbida, è perfettamente visibile. Si potrebbe arrivare ai capezzoli anche solo con un tuo movimento scomposto, che li liberi verso l'alto dell'unica protezione delle coppe.

Portando il bordo del bicchiere alla bocca e suggendo un po’ di quel vino, nel momento in cui allontaneresti il vetro, una goccia cadrebbe dal tuo labbro inferiore, colando leggiadra sul tuo collo.
Dopo che la suddetta goccia cadrebbe sul tuo collo per scorrere lentamente verso lo sterno e adagiarsi all'inizio dell'incavo del seno esaltato da tale scollatura, abbasseresti lo sguardo distrattamente, osservando il punto in cui si sia fermata la goccia, contemplandola.
Sollevando lo sguardo, introntreresti il mio, fisso su quel punto per poi incrociare il tuo.
I tuoi occhi assumerebbero immediatamente un'aura lievemente maliziosa, accentuata da un increspamento verso l'alto del bordo sinistro della tua bocca, dando vita ad un accenno di sorrisetto compiaciuto.

Mi alzerei dalla poltrona e mi avvicinerei con passo felpato, arrivando proprio davanti a te, resteresti immobile, senza battere ciglio, gambe sempre accavallate e petto esposto. Allungherei un dito verso di te, appoggiandone il polpastrello sotto il labbro inferiore, ne sentiresti la presenza e il leggero calore. Premerei leggermete per poi percorrere con la punta del dito la linea del tuo labbro inferiore, facendolo guizzare un pò verso l'alto, da destra a sinistra.
Schiuderesti la bocca.
Sposterei poi il polpastrello sul punto in cui abbia avuto origine la discesa della goccia, percorrendo molto lentamente la scìa trasparente lasciata da essa sulla tua pelle. Il mio dito avvertirebbe l'inconfondibile superficie liscia, calda e vellutata del tuo collo, per poi scendere verso lo sterno e fermarmi.
Abbasseresti lo sguardo sul punto in cui mi sia fermato per poi rialzarlo prontamente verso il mio viso, la tua bocca si chiude: domande attraversano la tua mente. Stavolta sarebbe la mia bocca ad incresparsi verso l'alto per un sorriso, beffardo.

Continuerei a percorrere quella scìa, arrivando proprio all'inizio della linea creata dall'abbondanza di quel seno florido, morbido e risaltato da un reggiseno e scollatura che farebbero impazzire anche il più casto degli uomini di questo mondo.
Improvvisamente solleverei il dito ricevendo in cambio uno sguardo interrogativo da parte tua. Altro sorriso dipingerebbe il mio volto mentre il polpastrello sarebbe già dentro le mie labbra per una lievissima suzione, giusto per acquisirne il sapore mischiato a quello della tua pelle profumata. Dopo averlo estratto lo porterei lentamente alla tua bocca, posizionandolo nuovamente sul labbro inferiore.
Mi guarderesti con sguardo leggermente languido e apriresti la bocca nell'intento di volerne succhiare l'apice, azione che verrebbe immediatamente impedita dall'arricciamento a forma di uncino del mio dito, allontanandosi bruscamente da quel tuo labbro.
Il mio sorriso scomparirebbe e le mi sopracciglia si corrugherebbero verso il centro, lasciando spazio ad uno sguardo di rimprovero tacito, diniego, di aver commesso un errore. Lo capiresti immediatamente e dopo aver deglutito, chiuderesti le labbra sollevando di pochissimo il viso, protendendolo quel tanto che basta per offrirlo e farmi capire che hai intuito.
Riavvicinerei il polpastrello, appoggiandolo nuovamente sul labbro inferiore e percorrerei tutto il contorno delle tue labbra, partendo dal punto più basso del labbro inferiore per poi virare a sinistra, salire, percorrere il superiore e tornare all'inferiore, tornare al centro, esercitare una piccola pressione e sollevarlo di nuovo, provocando un impercettibilissimo schiocco, lasciandomi il dubbio che tu non abbia accompagnato con un lieve bacio quella mia ultima pressione.

Lo sguardo si sposterebbe nuovamente sul petto, su quel meraviglioso triangolo procurato dal maglioncino ocra scollato. Il mio dito si appoggerebbe sulla clavicola sinistra, scendendo lentamente verso il seno corrispondente, accarezzando ora la pelle liscia ora il bordo esterno della stoffa. Il tuo respiro inizierebbe a non essere più regolare come prima, a volte sarebbe più pesante nell'espirazione. Arriverei al centro del seno sinistro, nel punto in cui sarebbe più morbido, tondo e spinto verso l'alto. Disegnerei dei piccoli cerchi con il polpastrello, per poi premere contro quella morbidezza calda e accogliente. Per via della pressione, la carne guizzerebbe un pò a destra e sinistra, esaltandone l'abbondanza.
Un altro cedimento del tuo respiro.
Solleverei lentissimamente il dito da quell'abbondanza per lasciarlo adesso al mio corpo, vicino alla mia gamba.
Il tuo viso avrebbe un lieve rossore sulle gote e gli occhi sarebbero fissi sui miei.
Mi abbasserei con la parte superiore del corpo, avvicinandomi a te. Il tuo olfatto verrebbe immediatamente investito dalla fragranza del mio profumo mischiato alla mia pelle, facendoti per un frazione di secondo socchiudere gli occhi, inebriandoti.
Il mio viso sarebbe a pochi centimetri dal tuo, i nostri occhi, le nostre pupille fisse e perse in quello dell'altro/a. Si avvertirebbe solo il tuo respiro, la mia bocca sarebbe ancora chiusa. Avvicinerei il viso alla tua clavicola, la stessa sulla quale abbia appoggiato il dito pochi istanti fa, stavolta appoggiando la punta della mia lingua.
La tua mano libera si stringerebbe immediatamente a pugno, il tuo busto avrebbe un guizzo verso l'alto e la tua postura un irrigidimento conseguenziale: il tuo corpo non si aspettava la mia lingua. Sentiresti il mio fiato caldo infrangersi contro la tua pelle mentre la lingua inizierebbe a percorrere ciò che è stato seguito dal dito poco fa, sostituendo la scìa della goccia di vino con una della mia saliva calda. Arriverei, lentamente, al punto più abbondante del seno sinistro, mi fermerei e sollevando lo sguardo verso il tuo, già languido e in febbrile attesa, farei vorticare la lingua circolarmente, ridisegnando cerchi sulla tua pelle profumata e vellutata.
La tua bocca si schiuderebbe per dar vita ad un: "Oh..." accompagnato da un'espirazione. Continuerei con quel piccolo esercizio di lingua, facendo guizzare la carne del tuo meraviglioso seno spinto verso l'alto per poi improvvisamente staccarmici seguito da un tuo malcelato "Uh.." dispiacere.

Il mio viso si sposterebbe verso il centro del seno, verso quella linea perfetta che esalterebbe quei due globi di carne sodissimi e invitanti.
Noterei la goccia adagiata proprio all'inizio dello solco e mi avvicinerei scoccandoti uno sguardo da sotto, accorgendomi del tuo respiro sempre meno regolare e del tuo petto che si solleverebbe e scenderebbe con un ritmo più rapido per via del respiro pesante.
Arriverei a pochi centimetri dall'inizio di quella linea, protendendo il viso ancora di più verso il suo inizio e appoggiando la punta della lingua proprio sotto la posizione della goccia.
Stavolta il tuo pugno si aprirebbe di scatto lasciando spazio ad una mano aperta. Resterei per qualche istante con la punta della lingua imprigionata in quel solco così caldo, avvertendo la pressione dovuta all'abbondanza. Poi con un unico e lento guizzo verso l'alto, preleverei la goccia, procurandoti dei brividi lungo il busto.
Mi solleverei tenendo la lingua esposta quel tanto che basta per farti notare la goccia adagiata sulla sua punta e arrivando alle tue labbra, mi fermerei.
Con il dorso della mano sinistra accarezzerei la tua guancia, delicatamente e al contempo mi avvicinerei alle tue labbra appoggiando le mie sulle tue. Sarebbero già schiuse per il respiro pesante accoglierebbero le mie, senza nemmeno un attimo di esitazione. La mia lingua incontrerebbe la tua, vorticandoci contro sentiresti non solo la mia saliva ma anche la goccia di quel vino così forte, sprigionando nelle nostre bocche un calore intensissimo e dando vita ad un bacio voluttuoso.

Al contempo, l'indice e il medio uniti della mia mano destra, si appoggerebbero al tuo sterno per scendere delicatamente verso il basso...verso il solco, lentamente, come a voler tracciare ogni lembo di pelle con la loro pressione.
Nel frattempo le nostre lingue vorticano l'una con l'altra, dando vita ad una danza sempre più serrata. La tua mano destra sale verso l'alto accarezzando la mia guancia con le dita appena appoggiate, come se non volessi farmi andare via dalla tua bocca, come se ti nutrissi di quel bacio intenso. Il vino mischiato alla mia calda saliva inizierebbe a sortire il suo
effetto, riscaldandoti sempre di più. Intanto le mie dita, indice e medio, arriverebbero all'inizio di quel solco, scendendo sempre più lentamente e infilandosi dentro di esso. Avvertirei subito un
connubio di sensazioni: pressione assurda, calore intensissimo e morbidezza.

Inizierei a far scorrere le dita lungo tutta la linea del solco, facendo spostare i seni l'uno dall'altro al passaggio delle mie dita per poi vederle richiudersi per l'abbondanza e pressione. Arriverei a metà solco per poi estrarre le dita e portarle vicine al nostro viso. Noi saremmo ancora intenti a baciarci con foga e trasporto e scostandomi da te per un istante, vedresti le due dita sospese in aria.
Le guarderesti e poi guarderesti me. Non avresti il tempo di formulare cosa vorrei fare perchè le mie dita arriverebbero vicinissime alle tue labbra e dalla mia bocca un solo sussurro perentorio verrebbe fuori: "Succhiale".
Apriresti la bocca e guardando nei miei occhi azzurri, le chiuderesti attorno ai polpastrelli, iniziando a succhiare verso l'interno. Sarebbe una suzione lenta, che mi farebbe sentire bene le tue labbra aderire alle mie dita affusolate e la lingua guizzante attorno ad esse.
Le sfilerei improvvisamente dalla tua bocca producendo un piccolo schiocco. Mi guarderesti con occhi carichi di lussuria, languidi, vogliosi.
Ti morderesti il labbro inferiore sia per l'attesa di cosa voglia fare con quelle dita, sia per la mia bocca carnosa e calda che già ti mancherebbe.
Sorridendo mi avvicinerei nuovamente a te per riprenderti a baciarti ma stavolta mi concentrerei a succhiare il tuo labbro inferiore e scendere con il muso, arrivare fino al mento e percorrere la tua mascella con baci e colpetti di lingua per poi tornare alla tua bocca. Le mie dita nel frattempo, intrise della tua saliva, scenderebbero nuovamente verso quel solco, infilandosi dentro. Le farei restare lì dentro, immobili, per qualche istante, per godermi quella sensazione di pressione, calore e morbidezza disarmante.
Dopo qualche minuto, inizierei un movimento dall'inizio del solco fino al termine dello scollo a del maglioncino, su e giù, su e giù, su e giù mimando il gesto di una pratica molto piacevole ad entrambi.

Mi staccherei dalla tua bocca per arrivare appena sotto la tua mascella e sfiorarti il collo con le mie labbra, procurandoti brividi lungo tutto il corpo, specialmente alla nuca. Spingeresti ancora più in fuori il petto, facendomi intuire che quel mio gesto ti stia piacendo parecchio, come a volermi quasi offrire quel seno abbondante, farci ciò che voglio ma soprattutto vi si nasconderebbe un messaggio: "continua con queste dita a strofinare nel mezzo".
Il tuo viso sarebbe adesso accanto al mio orecchio, ne sentirei il respiro caldo e irregolare infrangersi contro.
La tua mano aperta adesso sarebbe completamente adagiata sulla sedia, inerme, completamente in balìa del piacere e le tue gambe non più accavallate.
Osserveresti il mio lobo mentre saresti avvolta dalle sensazioni di piacere procurate dalla mia bocca sul tuo collo e le dita dentro il solco del seno. Sorrideresti per ciò che avresti in mente benché io non potrei vederlo. Protenderesti il viso verso il mio lobo e inizieresti a dardeggiarlo con la lingua. Mi fermerei immediatamente, smettendo di baciare il tuo collo e dalla mia bocca verrebbe fuori un monosillabico ma intenso "Mh!". Sorrideresti immediatamente dopo averlo sentito, pensando: "Ce l'ho fatta! Un gemito sommesso..ho scatenato in lui una reazione, una breccia nella sua compostezza. Anche lui è mio, adesso!" Mi morderei il labbro inferiore benché tu non possa vederti mentre continueresti a tempestare il mio lobo con colpetti di lingua e lappatine ora brevi ora intense.
Le dita improvvisamente lascerebbero quella prigione calda e morbida del solco per avvicinarsi alla coppa sinistra del tuo reggiseno.
La scollatura nasconderebbe ben poco e nulla mi ci vorrebbe scostando verso il basso il bordo della coppa per liberare quel capezzolo che turgido spingerebbe contro la stoffa.
Difatti, dopo averla abbassata, vedrei il capezzolo svettante, turgido, carico di eccitazione, pronto ad essere mio.

Continuerei con baci a schiocco a percorrere il tratto dalla mascella fino alla base del collo, in modo sempre più lento e dopo qualche istante intrufolerei la mano dentro quella coppa semi-abbassata per affondare le mie dita affusolate e calde e stringere in esse quel seno gonfio e caldo!
Non sentirei più la tua lingua tempestare il mio lobo perchè sentendo quell'improvvisa stretta attorno al tuo seno sinistro, cacceresti un forte "Ohhh!" di piacere misto a sorpresa. Stringerei forte quel seno, affondando le dita, facendone guizzare la carne nello spazio fra esse, lo solleverei, lo farei ondeggiare, poi lo stringerei nuovamente compiendo un movimento circolare. La delicatezza dei movimenti precedenti farebbe ora spazio ad una foga comprensibile.
Il tuo seno abbondante è sempre stato motivo di fantasie in me, motivo di pensieri, immagini erotiche e perverse all'inverosimile ed ora sto riversando su di esso tutta la voglia accumulata.
Dopo averlo stretto, massaggiato, sollevato più volte, con il dito indice mi porterei, col solo polpastrello sull'areola, disegnandone la circonferenza, procurandoti brividi di piacere lungo tutto il corpo. Il tuo respiro diverrebbe sempre più rotto e pesante e travolta dall'eccitazione crescente ti allontaneresti dal mio viso per adagiarti completamente sullo schienale della sedia e reclinare il capo all'indietro per il goderti al massimo questo piacere.
Questa posizione favorirebbe la mia bocca che andrebbe a lambire con dei baci intensi il tuo mento esposto per poi scendere e arrivare fino all'inizio delle sterno, lasciando cerchi di saliva sulla tua pelle liscia.
La punta dell'indice andrebbe adesso, dopo aver percorso la circonferenza dell'areola, punterebbe contro la sua base turgida per poi andare a percorrere fino all'apice la sua lunghezza, grattandolo e stimolandolo per bene dal basso all'alto.
Arrivato all'apice piegherei il dito stringendolo ritmicamente, stringendolo verso l'alto, procurando una scarica di piacere che da quella regione si dipanerebbe fino al resto del corpo, facendoti serrare improvvisamente le gambe per l'ondata di adrenalina!
Compirei questo movimento per un paio di volte alternandolo a colpetti che farebbero vibrare il capezzolo su e giù, con la punta del dito a forma di uncino.
Intanto la mia bocca leccherebbe e bacerebbe la tua gola, mentre il tuo viso sarebbe sempre rivolto verso l'alto e le tue labbra schiuse: l'estasi sarebbe dipinta sul tuo volto.
Penserei che sia il momento giusto perchè sei eccitata, tesa come una corda di violino e in procinto di richiedere una stimolazione più intensa verso il bassoventre, regione del corpo in cui un calore intensissimo ti sta facendo colare e vibrare le grandi labbra succose e gonfie di desiderio.
Il mio indice lascerebbe il capezzolo sollecitato per andare ad appoggiarsi al centro del tuo torace e scendere inesorabilmente in linea retta lungo tutto l'addome, arrivando all'ombellico.
Ti morderesti il labbro inferiore, inarcando ancora di più le sopracciglia corrugate quasi ad un'espressione di sofferenza

Arriverei all'elastico dei tuoi pantaloni, intrufolandomi dentro con le due dita scosterei anche il finissimo elastico del perizoma, ultimo baluardo posto a difesa del tuo monte di Venere gonfio e caldo. Le tue gambe inizierebbero ad irrigidirsi, i muscoli a tendersi nervosamente. Le mie due dita si fermerebbero al centro di quella piccola protuberanza calda, per poi scendere un pò di più, arrivando fino a poco sopra l'inizio del rivestimento che ricopre il clitoride, semi-esposto. I tuoi gemiti inizierebbero ad intensificarsi, ogni fibra del tuo corpo sarebbe concentrata su quelle due dita dai quali dipenderebbe ogni cosa in questo momento.
Non esisterebbe più il vino, quella stanza, la goccia sul solco, la sedia, gli impegni di lavoro domani, nulla! Soltanto un'unica incontrovertibile volontà: quelle dita scendere più in basso. Disegnerei dei piccoli cerchi sul monte di Venere gonfio, eseguendo diversa pressione su determinati punti. Mi avvicinerei sovente al clitoride, scendendo verso le labbra bagnatissime e bollenti, risalendo nuovamente verso l'alto, ma mai andrei vicino a quel bottoncino di carne vibrante e voglioso di essere stimolato.
La mia sollecitazione si concentrerebbe tutta attorno ad esso, accrescendo la tua eccitazione, la tua attesa che sarebbe piacere quanto il piacere stessi che sembra imminente. Non ti darei alcun punto di riferimento: spesso premerei al centro, con le due dita, massaggiando su e giù in modo intenso per poi fermarmi e riprendere. Diversi tempi di attesa per metterti fuori strada su quando andrei a colpire di nuovo, nessun riferimento su dove voglia andare ad infierire.
Saresti in mia completa balìa.
I tuoi muscoli diverrebbero sempre più tesi, la tua testa sarebbe vuota, sgombra da ogni pensiero immaginabile che non sia rivolto alla tua fica colante, vogliosa e caldissima.
Avvertirei umori appiccicosi macchiarmi le dita e li userei per ritornare a premere improvvisamente su quel punto per grattare attorno le grandi labbra, schiudendole e risalendo verso l'alto nuovamente. Queste volute sembrebbero le stesse di un pennello che sa dove andare per completare un bellissimo quadro ma che non si decide ancora a dare la spennellata finale nel punto in cui serve per terminarlo.
Improvvisamente le mie due dita scenderebbero con un scatto repentino sul clitoride. Resteremmo immobili entrambi per qualche istante, con le mie due dita ferme, pressate su quel bottoncino di carne fremente sotto il mio tocco. I tuoi umori colerebbero maggiormente sporcando i tuoi pantaloni.
Il tuo viso sarebbe concentrato sul mio, gli occhi stretti in un'espressione di piacere mista a sofferenza, il seno sinistro completamente esposto, sodo, con il capezzolo svettante come un chiodo.
L'addome sarebbe contratto, così come anche le gambe, tese e rigide come non mai. Il tuo respiro sempre più pesante, saresti in debito di ossigeno ma quel poco che riusciresti ad inalare sarebbe immediatamente espulso per via della tua forte espirazione dovuta all'eccitazione, le due mani sarebbero attaccate ai bordi del sedile della sedia, le nocche bianche per la stretta intensissima esercitata sul legno lucido.
Premerei più forte contro di esso causando un tuo gemito a bocca aperta, un altro e un altro ancora, premerei come se stessi premendo l'interruttore della corrente, pressione poi rilascio, pressione e poi rilascio.
Sorrido sadicamente e dopo averti lasciata qualche istante in bilico, con i nervi e i muscoli tesi al massimo, inizierei improvvisamente a ruotare le dita attorno al clitoride, prima lentamente e poi sempre più intensamente, facendoti sollevare con il sedere dal sedile, tendere le gambe e reclinare al massimo il capo all'indietro.

Dalla mia bocca un unico sussurro: "Avanti.." e non riuscendo più a resistere a quell'intensissima stimolazione rotatoria, ti lasceresti andare ad un orgasmo squassante: cacceresti un gemito assurdo dalla bocca, le gambe verrebbero percosse da convulsioni, scariche intense di piacere partirebbero dalla tua fica dipanandosi fino al cervello e svuotandoti di ogni senso.
Io continuerei a ruotare le due dita attorno ad esso, accompagnando il tuo orgasmo e amplificarlo, fartelo godere all'apice del suo piacere!

L'esplosione dell'orgasmo lascerebbe lentamente spazio alla spossatezza, al dolore nelle gambe e ad un senso di appagamento inestimabile. Solleverei le due dita e le bacerei mentre tu mi guarderesti adagiata su quella sedia, priva di forza, priva di ogni tensione.

Il quadro è completato con l'ultima spennellata. Un meraviglioso quadro.

robcoast85@gmail.com
scritto il
2017-10-03
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