I dolori di Luca -seconda parte

di
genere
feticismo

Simona attendeva l’arrivo del giovedì, giorno della nuova iniezione di Luca, con una strana ansia, sentiva che qualcosa nella sua vita era cambiato, una pulsione indefinibile, ma proprio per questo potentissima, governava ormai ogni suo pensiero e comportamento, inutile opporvisi, inutile tentare di comprenderne le motivazioni, si trattava di seguirla senza esitazioni, di soddisfarla senza preoccuparsi delle conseguenze.
L’immagine della danza indecente del grosso sedere di Luca mentre gli disinfettava la natica, la ossessionava, quello spettacolo , quel trionfo di carni oscenamente esposte al suo sguardo di giovane donna la turbava al punto da renderle impossibile dormire e mangiare, tentò di capire cos’era che la eccitava così tanto: indubbiamente uno dei fattori era costituito dal fatto che forme così esuberanti, femminee, appartenessero ad un giovanissimo maschio in procinto di sviluppare la propria virilità, un’altro elemento consisteva, altrettanto indubbiamente, nell’ingenua inconsapevolezza del ragazzino nei confronti del proprio corpo: esibiva tranquillamente senza eccessivo imbarazzo natiche come quelle, e magari nel suo mondo fantastico si vedeva come eroe forte e coraggioso. La madre aveva detto che l’avrebbe punito impedendogli di leggere il giornaletto che amava tanto, probabilmente, immerso nella lettura, si vedeva combattere e cavalcare, agile ed atletico, per salvare leggiadre donzelle…. Non era portato ad agire, pavido com’era, ma preferiva immedesimarsi nelle imprese degli eroi di carta, che popolavano i fumetti che divorava nel chiuso della sua stanza…

Simona rifletté anche sul fatto che era stata fortunata: aveva incontrato l’eccezionale soggetto quando ancora nessuno si era incaricato di aprirgli gli occhi riguardo il grosso sedere che si portava dietro, contava di essere lei a farlo, lentamente, progressivamente, crudelmente, godendo della sua crescente umiliazione..povero maschietto callipigio destinato alle peggiori sofferenze….l’ago che ora perforava le sue floride carni, presto sarebbe penetrato nella profondità della sua vergine anima…..

IL giovedì arrivò e, nel primo pomeriggio, Luca fece il suo ingresso nello studio della dottoressa Quarenghi accompagnato dalla madre.
Appena lo vide Simona capì che qualcosa era accaduto, il ragazzo era nervoso, evitava il suo sguardo, inoltre la madre aveva l’aria seccata ed il volto ancora congestionato come se, fino ad un attimo prima, avesse discusso col figlio, insomma l’atmosfera era tesa e la Quarenghi non tardò ad accorgersene:
“Allora?…tutto bene?..” Chiese con fare cordiale.
Luca tacque e la madre gli gettò uno sguardo di fuoco: “ macché… per portarlo qui ho dovuto penare…il ragazzino si è messo in testa che non vuole fare più punture che non vuole più vestirsi come dico io..ecco si è messo questa camiciola larga del padre…voleva dei pantaloni più larghi….insomma non so cosa sia successo…non so cosa gli sia preso..ho dovuto minacciarlo seriamente per riuscire a trascinarlo qui…”
Luca continuava a tacere, imbronciato , gli occhi bassi.
Simona osservò la camicia portata fuori dai pantaloni come a nascondere a mascherare le forme posteriori che ben conosceva e che anelava rivedere al più presto, e comprese che qualcosa o qualcuno aveva fatto sì che il ragazzino si rendesse conto della dura realtà rappresentata dalle eccezionali dimensioni del suo sedere, comprese che questo piacere le era stato sottratto e si dispose a godere comunque della nuova situazione, l’imbarazzo evidente di Luca sarebbe stato un piccante condimento nella pietanza che lei si preparava a gustare, l’imminente iniezione avrebbe costituito per il povero giovinetto un tremendo supplizio ora che era cosciente dello spettacolo indecente che offriva allo sguardo delle due donne.

“ Signora posso chiederle di attendere fuori? Voglio parlare con Luca…” chiese la Quarenghi
La signora Piromalli fece per protestare, poi, dopo qualche secondo trascorso a fissare il figlio con espressione severa, uscì dallo studio, Francesca si accingeva a seguirla ma la Quarenghi la invitò a restare.

Solo, dinnanzi alle due donne Luca non poté impedirsi di arrossire mentre tentava di sottrarsi allo sguardo deciso della dottoressa.
“Luca..cosa sta succedendo? Non vuoi più seguire la cura? Ti ho spiegato i motivi per cui ho deciso questa terapia….cosa ti ha fatto cambiare idea? Non vuoi aiutare il tuo organismo a svilupparsi correttamente in modo sano?”
Luca continuò a tacere, le parole della dottoressa gli suscitarono un’amara considerazione che formulò in silenzio nella sua mente turbata: non credo che il mio….sedere abbia bisogno di un ricostituente per svilupparsi….mi sembra già sin tropo florido….

“Non credo di aver bisogno di alcun ricostituente..eppoi la volta scorsa mi ha fatto male…non voglio fare altre iniezioni….se non sviluppo, sono contento..” Mormorò all’improvviso con voce debole…
“Adesso basta Luca, sei minorenne ed io ho il dovere di seguire le volontà di tua madre che è responsabile della tua salute…vuoi che procediamo con la forza? Francesca è disposta ad aiutarmi viste le finalità della nostra azione…..se non procedessi sarei responsabile di eventuali conseguenze negative per la tua salute….non intendo passare dei guai per i capricci di un ragazzino viziato…” dal grosso arrogante sedere, pensò Simona con un brivido….ecco che si sentiva nuovamente preda di quella sorta di ubriacatura, di quell’ ebbrezza galvanizzante che la faceva sentire viva, che le stimolava i sensi come null’altro era riuscito a fare sino a quel momento. Tornò a riflettere sul motivo di una tale tempesta emotiva ed iniziò ad individuare confusamente altre ragioni, probabilmente Il ragazzino esibendo in un modo così perentorio il contrasto plastico tra le sue morbide abbondanti forme posteriori e la delicatezza delle membra e dei lineamenti metteva in scena qualcosa di primordiale, una sorta di ibrido che evocava un tempo precedente, dove il convivere degli opposti ancora non era stato superato, il suo bel viso imbronciato, le mani delicate le spalle strette eppur morbidamente tornite , il suo sguardo confuso di giovane maschio la cui virilità faticava a manifestarsi soffocata da quel fiorire di carni floride e femminee “ concentrate nel posto dove non batte il sole” sollecitava una sfera della sua sessualità della quale lei non sospettava l’esistenza, toccava una corda che era in grado di produrre un piacere enormemente più potente di quello che poteva venirgli da un normale atto sessuale, nel quale lei si vedeva anche oggetto della potenza maschile che la penetrava…..ecco cosa mi piace di te, maschietto dalle grosse provocanti natiche e dal ridicolo pisellino che scompare soffocato dalla pienezza grassoccia delle tue cosce candide e lisce di fanciulla….sei debole, passivo, completamente consegnato alla crudeltà , alla mia crudeltà, con te sono la sola artefice del mio piacere, un piacere che si nutre della tua vergogna, della tua umiliazione….

Luca capì che non aveva scampo…decise allora di limitare la propria umiliazione mostrando il meno possibile quella parte del corpo che ormai era diventata la sua ossessione, avrebbe voluto asportarle con un colpo di accetta quelle ingombranti rotondità, ma ora si trattava di impedire alla Quarenghi di seguire la prassi consueta che consisteva nella completa esposizione del suo sedere, a causa dei maledetti pantaloni troppo stretti che la madre gli aveva imposto di indossare liquidando come bizzarra fantasia quella di comprarne un paio più comodi o di andare con la tuta dalla Quarenghi, “La tuta da ginnastica? Ma cos’è questa novità? Dalla Quarenghi vai vestito come si deve….” Niente da fare quindi. Luca si vergognava di confessare a chicchessia cos’era che lo angustiava, persino dinnanzi alla madre provava imbarazzo, quella mattina si era chiuso nel bagno, e la stranezza non era sfuggita all’attenta genitrice che aveva bussato più volte chiedendogli di aprire…
Il problema che Angela era stata costretta a risolvere abbassando completamente i pantaloni si era riproposto con la Quarenghi, la potente rotondità delle natiche non consentiva di abbassare solo a metà i jeans che erano stati adattati alla particolare conformazione del giovinetto, stringendo notevolmente la vita per permettere che una taglia più grande accogliesse le floride masse carnose che esplodevano proprio sotto la cintura, stretta come quella di una fanciulla.
Era quindi praticamente impossibile abbassare i jeans quanto bastava ad esporre la parte superiore della natica, i pantaloni erano come disegnati sul grosso sedere del ragazzo e l’unica via era quella di abbassare, esercitando una notevole forza, i pantaloni sino a superare l’aggetto formidabile delle natiche, esponendo completamente il sedere, per giunta quasi completamente nudo,viste le ridicole dimensioni delle mutandine che il ragazzo era, al pari di ogni altro capo di abbigliamento, obbligato ad indossare….

Ecco perché la Quarenghi aveva accettato di buon grado l’aiuto di Simona, l’ultima volta aveva faticato non poco con quei maledetti jeans, la situazione era diventata quasi ridicola: era stata costretta a far sdraiare Luca bocconi sul lettino e tra le sue comiche contorsioni e i suoi strattoni ne erano venuti a capo, avevano anche riso per un piccolo incidente, tuttavia il ragazzo era sereno e lei stessa si era meravigliata di come non soffrisse di falsi pudori, si disse che forse era abituato ancora ad esibire le proprio nudità alla madre, infatti benché quasi quattordicenne sembrava più piccolo in quanto ad atteggiamenti e comportamenti. Ovviamente anche la Quarenghi aveva notato le dimensioni del suo posteriore, ma la cosa le aveva provocato un senso di tenerezza materna, l’incidente che si era prodotto quando era riuscita a scoprire finalmente il sedere del ragazzo l’aveva fatta sorridere ed anche Luca sembrava divertito, i pantaloni stretti si erano trascinati dietro anche le minuscole mutandine sicchè il grosso abbagliante sedere era come esploso nudo alla vista della dottoressa che per giunta, perso l’equilibrio dopo l’ultimo potente strattone era finita col viso su quelle morbide ampie rotondità come sul cuscino di un ampio divano, dopo un istante di imbarazzo entrambi erano scoppiati e ridere, lei dovette riconoscere che il contatto con quelle elastiche carni lisce come la seta ed il constatare la loro eccezionale resilienza l’avevano piacevolmente colpita.

“ Su una cosa hai ragione Luca tua madre dovrebbe permetterti di indossare pantaloni più larghi…”
“ Sono stato io ad insistere perché mi comprasse questi jeans….sono Lee, la marca che va di più…e sono stato io ad insistere perché fossero stretti, così come li portano i miei compagni….” ma i tuoi compagni non hanno natiche grosse come le tue… pensò Simona.
“Così ora che non vorrei più indossarli, mia madre mi obbliga, per ripicca a portarli…”
“ Ok..rispettiamo le volontà di mamma, in fondo sei ancora un ragazzino, quando crescerai disporrai di più della tua vita, allora che dici? Solita procedura?Adesso c’è anche Simona, forse riusciremo ad evitare l’incidente della volta scorsa….” La dottoressa sorrise guardando Luca , come per metterlo a suo agio ed aiutarlo a ritrovare il buonumore, ma il ragazzo si limitò ad arrossire come mai gli era accaduto prima, e tacque, gli occhi bassi, il bel volto contratto”Che incidente? “ chiese Simona avvicinandosi.
“Niente …” rispose Luca imbarazzato.
“No, niente che valga la pena raccontare..” Si affrettò ad aggiungere la dottoressa, “anzi, questa volta faremo in modo che non si ripeta,Simona tu ti occuperai delle mutandine, adesso ti spiego…Luca sdraiati bocconi sul lettino e comincia ad abbassare i pantaloni…tu Simona afferra le mutandine in modo che non seguano i pantaloni che io tenterò, strattonando, di abbassare prendendoli per le estremità.”
Rassegnato Luca, dopo aver sbottonato i pantaloni si sdraiò sul lettino e cominciò ad abbassare con fatica la cintura mentre sentiva la manina fresca di Simona tra l’elastico delle mutandine e la sua carne nuda…intanto la Quarenghi tirava, insomma dopo non pochi sforzi i pantaloni superarono le floride colline e scesero fino a metà coscia dove si raccolsero a fisarmonica, trattenuti dalla pienezza delle carni che avviluppavano come un guanto… sotto lo sguardo delle due donne comparve il glorioso deretano, Simona nello sforzo di trattenere le mutandine aveva tirato l’elastico al punto che le stesse erano quasi scomparse nel profondo solco mediano lasciando completamente scoperti i due floridi emisferi, Luca se ne rese conto e , se possibile si fece ancor più rosso, ora conosceva le indecenti ricchezze posteriori che esibiva, la Quarenghi si affrettò a coprire quanto possibile estraendo l’esile indumento dalla fessura che lo tratteneva come in una morsa, alla fine il ridicolo risultato fu che l’inadeguato indumento intimo sembrava uno sberleffo sul grosso adolescenziale sedere, a Francesca sembrava che quelle mutandine da ragazzino urlassero la loro impotenza…come potremmo coprire un sedere di tali proporzioni? Come potremmo contenere volumi di tali dimensioni? Quando masse carnose come queste si muovono roteando a noi non resta che lasciarci risucchiare in quella profonda fessura….che crudele destino il nostro..

Stranamente ora anche la Quarenghi provava imbarazzo…le era accaduto di chiedersi distrattamente, avendo notato la particolare conformazione di Luca, cosa provasse la sua giovane infermiera nell’infilare l’ago dentro natiche come quelle, niente di strano, niente che avesse a che fare con pensieri morbosi, ma ora, forse, la presenza di Simona, la consapevolezza che al suo si aggiungeva lo sguardo di un’altra donna giovane e bella la metteva in imbarazzo, in una sorta di empatia nei confronti del giovinetto al quale aveva cominciato ad affezionarsi avendolo visto crescere, provava vergogna, mentre nel contempo, qualcosa che evitava di confessarsi cominciava a manifestarsi…

Luca era rimasto bocconi sul lettino, gli occhi chiusi, quasi che il non vedere equivalesse a rendere meno reale ciò che gli stava succedendo: qualche giorno dopo aver scoperto lo spettacolo che offriva al mondo il suo grosso sedere , ancora scioccato dalla vista delle sue imponenti indecenti natiche nude “coperte” dalle ridicole mutandine, eccolo lì, sdraiato bocconi, col sedere praticamente nudo esposto allo sguardo di quattro occhi femminili che sembravano trafiggerlo, come marchiarlo con un ferro arroventato….

“ Va bene Luca resta pure così oggi ci serviremo di un’ago diverso ed è meglio che la…parte sia rilassata , in piedi potresti più facilmente contrarre il muscolo.” Muscolo? pensò Simona veramente c’è un muscolo lì sotto?
Luca tacque in attesa mentre la dottoressa preparava l’iniezione. Simona dal canto suo decise di procedere a disinfettare la parte, prese un grosso batuffolo di ovatta e lo imbevve di alcol quindi cominciò a strofinare la grossa natica sinistra sulla parte alta , provocando un maremoto in tutta la massa carnosa…la Quarenghi si sorprese ad osservare con interesse la scena….il ragazzino giaceva bocconi, gli occhi chiusi,la camicia era stata sollevata sulla schiena a scoprire l’ampio sedere, in tal modo le due opulente rotondità erano come inquadrate, incorniciate, dalla cintura a metà coscia e dalla camicia poco sopra la vita, la giovanissima età del paziente era testimoniata dal formidabile aggetto delle natiche che malgrado la posizione erano proiettate verso l’alto, e quella che era sottoposta allo strofinio di Simona rivelava una compattezza notevole ed un’eccezionale resilienza, si trattava di carne elastica, soda, di sano grasso adolescenziale, scolpito a costruire forme di una plastica, imponente, perfetta rotondità.
La dottoressa osservò Simona , la ragazza era come ipnotizzata dall’indecente danza di quelle floride carni.

La Quarenghi fece un cenno di intesa a Simona e si avvicinò al lettino “adesso Luca non ti agitare useremo un nuovo ago, più efficace, potrebbe farti un pò male ed inoltre l’iniezione potrebbe durare di più, ma tu sei coraggioso…non ce l’hai la fidanzatina…? Pensa a lei, se lei fosse qui, in questo momento che figura faresti se non sopportassi da uomo una simile prova? Cosa penserebbe di te se ti facessi intimorire da una banale iniezione? ”

A Luca le parole della dottoressa sembravano provenire da lontano, la vergogna che provava era tale che in lui si era come attivato un sistema di difesa che lo proiettava in un’altra dimensione, lontano da quello studio. Questo stato particolare, una sorta di autoipnosi, lo proteggeva dallo choc che la vergogna insopportabile gli avrebbe procurato, tuttavia le parole della Quarenghi si fecero strada nella sua mente sofferente spingendolo a pensare dolorosamente alla ragazza che era arrivata quest’anno nella sua classe di quinto ginnasio e che lui trovava bellissima… ecco di una cosa era certo: mai e poi mai avrebbe voluto che lei lo vedesse in questa situazione….col grosso sedere esposto in procinto di essere trafitto da un ago che la Quarenghi aveva definito diverso dal solito..
Intanto la dottoressa si era avvicinata al lettino e mentre Simona senza perdere di vista le floride terga del ragazzino gli teneva dolcemente, ma fermamente le mani, lei somministrò un deciso schiaffetto alla natica bersaglio della grossa siringa, e prima che la massa carnosa ritrovasse lo stato di quiete, infilzò la carne abbondante e soda proprio sopra la sommità della rotonda collina….l’ago entrò a fondo nella carne compatta e Luca urlò con voce stridula e femminea, contemporaneamente tentò di sottrarsi alla stretta di Simona, ma non era forte come la ragazza…la Quarenghi premette lentamente il pistone ed il liquido penetrò in profondità, fu costretta a premere l’altra mano sulle cosce piene di Luca, che si agitava muovendo il grosso posteriore, la situazione si faceva pericolosa se l’ago si fosse spezzato sarebbero stati guai, Simona conosceva i rischi che stavano correndo così decise di passare alle maniere forti colpì con un violento sculaccione la natica destra che sussultò ondeggiando potentemente, Il ragazzino capì l’antifona e stringendo i denti sopportò pazientemente il bruciore che il farmaco gli procurava…

Lo sculaccione somministrato al pavido giovinetto aveva procurato a Simona un piacere inaspettato, qualcosa di completamente nuovo per lei, di veramente inedito, il contatto con quella carne soda ed abbondante le aveva confermato ciò che confusamente aveva percepito sin dall’inizio, quando, qualche giorno prima, si era trovata davanti all’abbagliante visione del florido posteriore di Luca, seminudo, quando ancora il ragazzino ignorava l’indecente opulenza di quanto mostrava ….quello sculaccione le aveva confermato quanto fosse impossibile opporsi all’impulso che ormai la governava….
Dopo l’iniezione le due donne avevano dovuto aiutare Luca a tirare su i jeans e quando, dopo reiterati sforzi le due ragguardevoli masse carnose erano nuovamente state imprigionate nella robusta stoffa, ill ragazzino si era alzato dal lettino , rosso in volto, gli occhi bassi, ora finalmente la camicia copriva la fonte della sua immensa vergogna.
Non vedeva l’ora di allontanarsi dalle due donne, di tornarsene a casa, nella sua stanza a leccarsi le ferite, a smaltire la sua umiliazione….

Quella sera Simona ripensò all’accaduto, un’immagine restava vivida nella sua mente:
Luca che tenta di sottrarsi al dolore dell’ago piantato nella sua carne, il suo urlo femmineo, la dichiarazione umiliante della sua debolezza, attestata anche dall’agitarsi del grosso sedere, sotto lo sguardo vigile delle due donne. La sua terribile vergogna dopo.Lei che lo fissa a lungo. Lui che esce dallo studio con gli occhi bassi, la sua giovane,confusa, ancora nascente virilità completamente distrutta….

Ormai la ragazza sapeva che nulla per lei sarebbe stato come prima, rimandò l’appuntamento che aveva col ragazzo che frequentava da qualche tempo, in attesa di chiudere completamente un rapporto che ora le sembrava appartenesse ad un epoca lontana anni luce.L’eccitazione che le aveva procurato percuotere la grossa natica di Luca annullava completamente, rendendoli del tutto priv dii attrazione, gli amplessi che aveva sperimentato da quando aveva cominciato a fare sesso. Il corpo atletico, la virilità del suo ormai ex ragazzo non poteva competere con quella femminea passività, con quei fianchi morbidi, quelle indecenti rotondità, quel rossore dinanzi alla consapevolezza di quanto fosse indecente l’esibizione cui il ragazzo era costretto, fu improvvisamente invasa da una gioia incontenibile al pensiero che ci sarebbero state altre iniezioni, che di nuovo avrebbe assistito all’umiliazione del viziato ragazzino, di nuovo avrebbe visto sussultare quegli emisferi carnosi, si ripromise in una sorta di frenesia, di moltiplicare le occasioni di umiliazione per Luca, di godere di ogni suo sguardo sfuggente, di ogni rossore, capì che ormai era condannata a seguire senza alcuna esitazione l’impulso che le ordinava di infierire senza pietà sulla debole indole del giovinetto, di umiliarlo nell’anima e nella carne (e con carne intendeva quella, abbondante, del suo giovane arrogante posteriore.)
Decise di penetrare nel mondo interiore del ragazzo, di conquistare la sua fiducia, per meglio manipolarlo.

Quella stessa sera Luca inventando un forte mal di testa, evitò di cenare e si chiuse nella sua stanza.
La madre, decise di non insistere, il pomeriggio era stato faticoso anche per lei, così gli portò in camera una tazza di camomilla, il ragazzo sorrise, malgrado il morale a pezzi: per sua madre il rimedio ad ogni indisposizione era la camomilla, una vera panacea, magari riuscisse a ridurre la dimensione delle mie natiche pensò con amarezza..
La bruciante umiliazione appena subita lo spinse a rifugiarsi nel suo mondo fantastico, ma non era facile, persino l’amato fumetto sembrava aver perso ogni magia, anzi il vedere le figure di quegli eroi, così atletici e virili finiva col ricordargli quanto il suo giovane corpo si discostasse da quei modelli, perversamente gli accadeva di immaginarsi accanto a quei personaggi col suo grosso femmineo sedere,masochisticamente si vedeva deriso da loro ed anche dalle eroine che sorridevano maliziosamente lanciandosi sguardi pieni di sottintesi, aveva la sensazione, ormai che tutti si occupassero del suo sedere. Alla fine si addormentò di un sonno agitato pieno di incubi popolati da personaggi femminili reali e di fantasia: la Quarenghi, Angela, Francesca, Simona insieme a damigelle, squaw indiane, supereroine, tutte radunate attorno al suo grosso sedere nudo, tutte con gli occhi puntati sulle sue grosse, candide natiche morbide e lisce come quelle di una prosperosa fanciulla, come in attesa del compiersi di un qualche rito solenne, alla fine un gruppo composto da Francesca, dalla Quarenghi e da Angela gli si avvicinava, muovendosi lentamente come officiando una qualche cerimonia. la Quarenghi impugnava una siringa dall’ago enorme che infilava, con gesto violento nella carne della sua natica destra, l’incubo si concludeva col suo urlo stridulo e le immagini del suo florido indecente sussultante posteriore.

Verso l’alba si svegliò con un’appetito formidabile, aveva saltato la cena anche perché si era ripromesso di dimagrire, sperando che un eventuale calo di peso si concentrasse soprattutto sul suo ingombrante arriere-train ma ora il suo giovane stomaco reclamava il cibo cui era abituato. Luca era goloso ed amava proprio i cibi che si tramutano in grasso, zuccheri, carboidrati, si precipitò in cucina in preda ad un impulso irresistibile e saccheggiò il frigo ingurgitando di tutto, poi tornò in camera, mesto , pentito, distrutto dal senso di colpa, si rifugiò sotto le coperte, poi, improvvisamente, si alzò dal letto, si tolse i pantaloni del pigiama, spinse le mutandine giù sino alle caviglie e tentò di guardarsi dietro, girando il più possibile la testa, fu stupito dall’aggetto delle sue natiche viste dall’alto, erano grosse, e si proiettavano all’esterno come ad affermare con forza la loro esistenza, dopo l’abbuffata notturna a Luca parvero enormi, capì che nessuna dieta avrebbe avuto ragione di masse carnose così potenti, in preda alla disperazione prese a colpirle con forza, girando la testa riusciva a vedere come sussultavano, pensò allo sculaccione di Francesca, certo lo aveva fatto per il suo bene , ma ora sapeva cosa anche lei aveva visto. Grosse arroganti natiche di timido, pavido, giovinetto in movimento….
Francesco comprese come qualcuno potesse giudicare arroganti quelle sue opulente rotondità posteriori: lo spettacolo delle sue grosse natiche che premevano sulla stoffa dei pantaloni come a voler esplodere verso l’esterno, libere, nella loro gloriosa nudità ,suscitava la voglia di punirle, di umiliarle, persino suo madre, ora che ci pensava dopo averle viste lui stesso, gli appioppava uno sculaccione quando le passava vicino con i suoi jeans stretti, in quel gesto c’era tutto l’orgoglio di una madre che vedeva nel florido sedere del figlio la prova della sua cura, una prova “tangibile” del suo affetto, ”tutta salute” aveva detto a Francesca , evidentemente si era accorta di come la ragazza guardava il suo sedere seminudo e si era sentita quasi in dovere di giustificare tanta opulenza…che vergogna….ciò che rendeva fiera sua madre era ora diventato il suo incubo….
Di nuovo una serie di episodi che gli erano parsi insignificanti si fecero strada nella sua mente, come rievocati dalla sua nuova consapevolezza, come se sentissero il bisogno di ripresentarsi alla sua coscienza per essere ora correttamente interpretati:

Luca al mare, l’estate prima, appoggiato ad un Juke boxe che ascolta una canzone: una ragazzina gli si avvicina, da lontano ha notato come gli slip del costume del ragazzino si siano infilati nella profonda fessura tra le natiche, la ragazzina sembra attratta irresistibilmente da quello spettacolo: un ragazzino, un maschio ed un sedere come quello, così femmineo, così indecentemente opulento, le grosse natiche sono quasi nude, gli slip stretti nella morsa potente di quelle abbondanti masse carnose, rivelano una zona bianca, che contrasta con la parte inferiore abbronzata, la pelle è liscia come quella di una fanciulla.
La ragazzina chiede: “ti piace questa canzone?” Luca la guarda, è carina, probabilmente più grande di lui di qualche anno, è lusingato che lei si interessi a lui, le ragazze più grandi lo hanno sempre snobbato, si sforza di sembrarle più grande, di apparirle interessante, fascinoso, le parla della canzone, lei sorride con aria maliziosa, poi gli appioppa un pizzicotto sulla grossa natica sinistra seminuda, lui emette un “ahi” un pò stridulo per il ragazzo grande che si riproponeva di sembrarle, e la guarda perplesso, lei, sempre fissandolo con un’espressione indecifrabile, gli sistema il costume estraendo con cura, in modo da prolungare volutamente il contatto con quelle forme abbondanti, la parte imprigionata nel solco profondo, si tira un pò indietro per controllare il risultato dell’operazione: anche così il florido posteriore resta seminudo.
La manina della ragazzina resta poggiata sul grosso emisfero carnoso cha ha appena pizzicato constatandone la morbida compattezza, sembra ancora più piccola vista l’ampiezza della superficie su cui insiste, Luca continua a guardarla indeciso sul da farsi,confusamente gli pare che il gesto della ragazza abbia qualcosa di sessuale, continua a sentirsi lusingato seppure in maniera confusa lei, continuando a sorridere, gli sussurra dolcemente nell’orecchio: “hai bisogno di un costume più grande..”
Luca non ha il tempo di rispondere che la ragazza si è già allontanata.

Simona era ferma nella sua cinquecento davanti alla scuola di Luca, Il liceo Augusto, improvvisamente il portone dell’austero edificio umbertino si aprì e, a gruppi serrati i ragazzi sciamarono fuori, invadendo il marciapiedi, pieni di energia repressa, Luca comparve dopo qualche secondo, camminava lentamente lo sguardo basso, imbronciato, il cuore di Francesca iniziò a battere più velocemente, qualcosa di abissalmente diverso, molto più potente e coinvolgente dell’emozione alla vista della persona amata: lo amo, pensò Francesca, amo il suo bel volto delicato ,l’espressione di debole preda che hanno i suoi occhi, la sua confusa sessualità, la sua umiliata, repressa virilità, soffocata dall’imbarazzante opulenza del suo femmineo sedere…

Luca si avviò verso la fermata dell’autobus, Francesca si mosse per raggiungerlo, la cinquecento procedette lentamente, mentre lei osservava Luca che camminava sul marciapiedi dinanzi a lei notando come il roteare delle sue natiche manteneva lo spacco centrale della giacca che indossava sempre aperto, improvvisamente una ragazzina raggiunse correndo il ragazzo e prese a camminargli a fianco, si trattava dell’immaginaria fidanzatina cui aveva alluso la Quarenghi per far presa sull’orgoglio virile del callipigio pavido giovinetto?
L’arrivo della ragazza spinse Francesca a cambiare i suoi piani: aspettò che i due ragazzini salissero sull’autobus poi seguì il grosso veicolo strapieno di viaggiatori e, quando la ragazza scese, la raggiunse accostando l’auto al marciapiedi, tirò giù il finestrino e le disse: “ potrei parlarti un momento?..” La ragazzina la guardò indecisa “ Mi chiamo Simona studio medicina e sto facendo praticantato presso la dottoressa Quarenghi, che ha Luca come paziente…”
“Cosa vuole da me?” Chiese la ragazza ancora sospettosa. “Vorrei che mi aiutassi, per il bene di Luca.Tu tieni a lui, vero?” Rispose
“ Penso di sì..certo…siamo ..amici..” replicò la ragazzina, un pò incerta.
“Ok, allora sali in macchina che parliamo.”
Il tono perentorio di Simona ottenne il risultato voluto. La ragazzina salì, senza por tempo in mezzo, nella piccola vettura.
“Come ti chiami?” Chiese Francesca. “ Renata..” rispose lei.
“Allora,Renata, io tengo alla mia professione, voglio fare la pediatra e l’esperienza con la dottoressa Quarenghi è per me molto importante, lei mi ha affidato Luca, cioè collaboro con lei nella cura, nella terapia che il ragazzo deve seguire”
“Ha una malattia…grave?” Chiese Renata.
“No, tranquilla, si tratta di una cura ricostituente, qualcosa che gli garantisca uno sviluppo corretto, è appena entrato nell’adolescenza ed il suo organismo ha bisogno di essere continuamente monitorato, nel caso occorra integrare, intervenire con farmaci…”
“Non capisco come potrei aiutarla..” disse Renata .
“Come mi fai sentire vecchia ho solo 22 anni. Dammi del tu. Guarda ..se vengo eccezionalmente meno all’obbligo di riservatezza che lega medico e paziente, lo faccio per il bene di Luca e confidando anche sulla tua discrezione, in fondo non c’è nulla di cui vergognarsi, non ti sto rivelando nulla di delicato, una semplice cura ricostituente come se ne fanno tante, a base di iniezioni intramuscolari, Luca ne ha già fatte tre, due praticate dall’infermiera dello studio una da me e dalla dottoressa.”
“ In due per un’iniezione?”
“Proprio qui nasce il problema….ad un certo punto la dottoressa si è resa conto che, vista la particolare conformazione di Luca…..capisci cosa voglio dire?”
“ Beh…non proprio..a cosa allude con la parola conformazione ?”
“Insomma parliamoci chiaro.. avrai notato che Luca ha un…insomma che le sue forme posteriori sono particolarmente….insomma che le sue natiche sono piuttosto abbondanti…cosa strana per un maschio..ma tant’è..”
Renata arrossì e tacque per qualche secondo…” Sì certo…è impossibile non notarlo…indossa pantaloni così stretti e….”
“ proprio così..è difficile dissimulare forme così….imponenti…” rincarò Francesca.
“ Anche se ultimamente…porta giacche e camice abbondanti fuori dai pantaloni…come se..”
Mentre parlava Renata si rese conto che aveva sempre tentato di relegare in un angolo della sua mente la sensazione di imbarazzo che le provocava la vista delle rotondità del proprio compagno di classe, in fondo gli piaceva, era bello, aveva lineamenti delicati era timido e gentile, a differenza di molti altri ragazzi della classe che erano arroganti e si davano arie da playboy…certo quando andava alla lavagna per un interrogazione, con quei pantaloni attillati, si sentiva a disagio, la stoffa sembrava sul punto di scoppiare e le due grosse natiche erano disegnate peggio che se fossero nude…coglieva i sorrisi maliziosi delle compagne ed una volta uno dei ragazzi dietro di lei aveva sussurrato al compagno: “ieri nello spogliatoio della palestra mi sono trovato davanti questo culo seminudo..ho pensato di essere entrato nello spogliatoio delle femmine…liscio bianco senza un pelo…grosso… ”
Il commento l’aveva stranamente ferita, tanto che da qualche giorno per il fatto che Luca indossasse vestiti che gli coprivano l’imbarazzante posteriore, si sentiva meno agitata quando lo vedeva muoversi nella classe..
“Di questo cambiamento nello stile del suo abbigliamento parleremo dopo, ora il problema è costituito dall’eccezionale dimensione delle natiche del ragazzo e soprattutto dal loro formidabile aggetto…”
Renata arrossì al pensiero che quella bella ragazza, più grande di lei, stava parlando a ragion veduta delle forme posteriori del suo compagno, per averle viste con i propri occhi di, insomma si sentì in imbarazzo per il timido amico pensando all’umiliante esibizione cui era stato costretto seppur per motivi sacrosanti legati alla salute.
“ Gli aghi normali non riescono a penetrare in profondità se la massa adiposa è così abbondante…mi spiego?”
“Certo, capisco il problema… “ Renata era sempre più imbarazzata e Simona quasi faticava a dissimulare l’intenso godimento che la invadeva tutta, probabilmente la ragazzina si sentiva solidale con il giovinetto callipigio, pur avendo notato (e come avrebbe potuto evitarlo?) le scandalose dimensioni del suo posteriore, si era quasi fatta un obbligo di preservarlo da ogni possibile trauma derivante dall’allusione velata o meno alla sua conformazione. Questo la faceva sentire buona ed altruista, tuttavia Simona era convinta che la ragazzina non era immune, come voleva far credere, alla morbosa attrazione che quelle esuberanti forme esercitavano su di lei.
“ Insomma abbiamo dovuto optare per un ago più lungo ed una maggiore dose di farmaco…Luca non è particolarmente coraggioso..è rimasto un pò bambino ed anche viziato da una madre iperprotettiva ….quindi si lamenta si agita muove quelle grosse natiche in un modo che potrebbe risultare pericoloso….ecco perché la Quarenghi mi ha chiesto di aiutarla…”
Le due parole, grosse natiche, pronunciate con la noncuranza del medico che allude a particolari anatomici in senso tecnico, provocò una sorta di choc nella ragazzina, dopo tanto tempo passato a rimuovere il problema, dopo mesi, (Renata era arrivata in quinta ginnasio nella classe di Luca, provenendo da un’altra scuola ) fatti di sorrisetti di ammiccamenti, di occhiate maliziose, di bisbiglii, ora finalmente aveva sentito pronunciare tranquillamente le due parole che per lei risuonavano come una liberazione : sì. Era così: il suo compagno aveva delle grosse, indecenti natiche, visto da dietro sembrava una formosa ragazza, il suo posteriore era oscenamente opulento e questo l’aveva fatta soffrire, voleva proteggere l’amico e nello stesso tempo aveva maturato e rimosso una sorta di sottile sadismo che ora premeva per uscire in superficie, il poter condividere con Simona considerazioni sul grosso sedere dell’amico, le dava il coraggio di ammettere ciò che aveva sempre evitato di prendere in considerazione.
Simona capì che l’esca che aveva lanciato aveva sortito l’effetto voluto. La ragazzina sarebbe stata sua complice e col suo aiuto le umiliazioni di Luca si sarebbero moltiplicate, si preparavano tempi duri per il pavido giovinetto e per le sue ingombranti rotondità posteriori.
“ Ora accade che Luca improvvisamente sembri demotivato…non vuole continuare la cura…sembra più vergognoso ed imbarazzato durante l’iniezione. Ovviamente essendo minorenne dovrà conformare la sua volontà a quella della madre, ma io sono preoccupata e tu puoi aiutarmi a scoprire come mai improvvisamente sembra consapevole del fatto ..insomma di possedere un sedere così..”
“ Florido, abbondante….certo” Concluse Renata . La ragazza era galvanizzata all’idea di avere la missione di preservare il suo timido amico dalle cattiverie del mondo, doveva scoprire cos’era successo per tentare di limitare i danni e consolare l’amico aiutandolo a ritrovare la fiducia a recuperare l’autostima. Il dover assolvere a questa nobile missione la faceva sentire bene, nel contempo era eccitata all’idea di occuparsi di cose così intime riguardanti l’amico, Luca le piaceva e questa situazione l’avrebbe collocata in una dimensione di vantaggio…

Le due donne si salutarono dopo essersi scambiate i numeri di telefono.

Qualche giorno dopo l’incontro con Simona, Renata bussò alla porta di casa Piromalli, era il giorno successivo a quello dell’iniezione, al telefono Simona le aveva detto che il comportamento del ragazzo, quasi catatonico, aveva preoccupato tutti, la vergogna che ormai provava era tale, che per evitare di morirne aveva sviluppato un meccanismo difensivo: se ne stava steso come in catalessi , l’unico segno di vita era l’urletto femmineo dovuto più alla paura che al dolore quando il grosso ago penetrava nella carne e lo scuotimento delle natiche.
Renata,quella mattina, aveva proposto all’amico di studiare insieme, il giorno dopo c’era il compito di latino. Lui aveva accettato senza particolare entusiasmo, come se nulla al mondo potesse ormai interessarlo, scuoterlo dalla sua disperata apatia.
Fu accolta dalla signora Piromalli il cui volto segnato testimoniava del brutto periodo che a causa del figlio, stava attraversando. Quando entrò nella stanza di Luca, il ragazzo era immerso nella lettura di un fumetto. Indossava una comoda tuta sportiva, ormai anche a scuola faceva in modo di dissimulare il più possibile le forme posteriori indossando indumenti larghi, giacche e maglioni oversize, tuttavia l’impresa era impari, i due grossi emisferi riuscivano comunque ad affermare con forza la loro esistenza , che avesse un sedere di considerevoli dimensioni si indovinava a prima vista. Prendendo spunto dallo sguardo allucinato del ragazzo, che sembrava ormai vivere all’interno di un incubo senza fine, Renata decise di affrontare il più possibile di petto il problema…”insomma cos’hai? “ esordì decisa” adesso basta devi dirmi cos’è che ti angustia…non ne posso più di vederti così…..siamo amici o no? Se continui così smetterò di parlarti così da solo potrai commiserarti finché vuoi…” “ Non capisci che non posso dirti niente’ e’ una cosa mia privata…una cosa che devo risolvere da solo….” Rispose lui con voce atona.
“Ok. Me ne vado.” Replicò lei calma e si avviò verso la porta… “
Simona le aveva detto continuando nell’ipocrita finzione che tutte e due contribuivano mantenere in piedi, che avrebbe potuto rivelarsi utile costringere il ragazzino a parlare con qualcuno del suo problema, a verbalizzarlo , iniziando il processo di accettazione comunicando ad un altra persona la ragione della sua sofferenza.
“ No ti prego..” Pregò Luca con la sua lamentosa, ancor più del solito, femminea voce. “Rimani.Posso dirti solo che si tratta di una cosa di cui mi vergogno….” “ Una cosa che hai fatto?” Chiese lei fingendo di non sospettare nemmeno lontanamente di che si trattava, per rassicurare l’amico e fargli credere che in fondo il problema non era ai suoi occhi così evidente come lui temeva .
“ No si tratta di una cosa che ho…purtroppo..” “ Che cosa? Se ti rende così triste liberatene“ suggerì lei:il gioco cominciava a divertirla parecchio, le procurava un piacere la cui natura aveva dormito a lungo dentro di lei…
“ Non posso liberarmene, è parte di me…è attaccata a me….” La voce di Luca era tornata atona, quasi fosse emessa da un automa.
Renata finse di spazientirsi e minacciò nuovamente di andarsene e lasciarlo lì, solo, a macerarsi.
“E’ una parte del mio corpo…” confessò lui con uno sforzo evidente, nel tentativo di trattenerla.
“ E perché dovresti liberarti di una parte del tuo corpo….è malata?” Chiese Renata fingendo apprensione. “stai nascondendo qualcosa a tua madre…guarda che la chiamo subito…”
“ No…non è malata anzi forse soffre di un eccesso di salute e di prosperità, almeno a giudicare dall’aspetto..” Luca sorrise amaro. Renata si sorprese ad ammirare il suo senso dello humour in fondo stava parlando del suo opulento deretano.
“Senti sono stanca di questo giochetto….parla chiaramente.”
“ Non posso mi vergogno troppo, eppoi tu sei una femmina, ma forse morirei di vergogna anche se fossi un maschio….forse di più per lo meno sento che tu sei buona e che non mi prenderesti in giro…per questa mia cosa…”
“E’una cosa nascosta….da vestito non si vede..? Come avrei potuto non notare questa tua cosa se appartiene al tuo corpo? “ chiese con voce dolce Renata, il suo compagno cominciava a fargli tenerezza anche se godeva del suo turbamento, del suo evidente imbarazzo, sentiva che Luca aveva bisogno di liberarsi, di parlare con qualcuno del suo problema.
“Purtroppo si nota anche se sono vestito. Forse l’hai notata e, siccome sei educata e gentile non me l’hai detto per non mettermi in imbarazzo…” sussurrò Luca.
“ Voglio che sia tu a dirmi cosa ti imbarazza così tanto, solo così comincerai a superare il tuo problema. Dimmi di cosa stiamo parlando?”
Luca continuava a tirarsi giù la, già abbastanza, sbrindellata felpa nel tentativo di coprirsi dietro, in una sorta di tic, un suggerimento tutto gestuale, laddove le parole gli avrebbero procurato una sofferenza insopportabile sperava che l’amica lo togliesse dall’imbarazzo che capisse e che si potesse continuare a parlare senza nominare mai l’oggetto del discorso, ma Renata attendeva implacabile..
“Stiamo parlando della parte del mio corpo più voluminosa ed indecente…”
“ Luca non capisco, vuoi prendermi in giro?”
“Stiamo parlando della parte dove ci si siede ” Il tono della voce del ragazzo si era fatto stridulo come nell’imminenza di una crisi isterica. “stiamo parlando delle grosse chiappe che mi porto dietro..non dirmi che non le hai notate..io l’ho fatto qualche giorno fa…guardandole allo specchio..”
Renata tacque, pensando alla risposta, il momento era delicato Luca la guardava speranzoso, attendeva parole sincere ma continuava a sperare che agli altri il suo sedere non apparisse così indecente.
“ Ho notato che non sei come quei ragazzi che hanno il sedere piatto, piccolo e striminzito, che a me fa schifo…” rispose scandendo dolcemente le parole. Lui la guardò gli occhi lucidi sul punto di piangere tanto gli era costato confessare quel suo complesso”ma il mio sembra quello di una ragazza..anzi credo che qualsiasi ragazza si vergognerebbe di possedere simili forme…”

Renata gli si avvicinò e gli sedette accanto sinceramente intenerita, le sembrava di trovarsi davanti ad una timida fanciulla in crisi perché non accettava il proprio corpo, un’amica da consolare, magari accarezzandola e convincendola di essere più bella ed attraente di quanto credesse.
Gli prese le mani dalle dita affusolate e lo baciò sulla guancia. “ Intanto dimmi da quando ti sei accorto di possedere quello Che hai definito un… grosso…. sedere.”
Luca si asciugò le lacrime mentre iniziava a raccontare a Renata della frase della madre pronunciata mentre una studentessa di medicina collaboratrice della dottoressa Quarenghi, (Renata capì che si trattava di Simona), gli disinfettava la natica sulla quale era stata appena praticata un’iniezione: ”tutta salute..” Aveva detto. Una frase che l’aveva insospettito a cosa alludeva la madre? Forse la giovane studentessa aveva tradito con l’espressione del volto la meraviglia nel constatare una qualche anomalia nelle sue forme posteriori? Così tornato a casa, servendosi di due specchi, aveva finalmente visto. Tutta salute si riferiva alla floridezza, alla opulenza del suo sedere, da allora era cominciato il calvario.
“ Devo supporre che fare le iniezioni ora ti provochi una sofferenza supplementare?”
“ Solo Dio lo sa…” sospirò Luca arrossendo come un peperone.
“ Se te le facesse un dottore maschio? Ti vergogneresti lo stesso?”
Gli chiese Renata col tono di chi vuole vederci chiaro per trovare una soluzione.
“ Ci ho pensato…e mi ha sorpreso rendermi conto che sarei altrettanto imbarazzato…sai ora quando devo cambiarmi nello spogliatoio della palestra aspetto di essere solo… il vedere i miei compagni con i loro fianchi stretti, le spalle larghe . Quei sederi piccoli e muscolosi…certo c’è anche qualcuno grasso..ma è pur sempre virile….nessuno ha membra da femminuccia come le mie..ed un sedere…”
“ Forse con un maschio soffriresti di più, inconsciamente entreresti in competizione…senti, per pura curiosità, come hai potuto ignorare sino ad ora l’aspetto delle tue forme posteriori? Prima di uscire non ti controllavi dietro? Io lo faccio sempre, se non altro per i capelli…”
“ No. Mi fidavo di mia madre è lei che mi veste a anche se adesso sto cercando di liberarmi in qualche modo , ho quasi quattordici anni ormai….non è facile farle cambiare idea su questo punto.”
“ Certo, sei un ragazzo ormai non più un bambino..e scusa se insisto ma voglio capire se l’essere stato così lungo inconsapevole, ha a che fare con un lato del tuo carattere che vale la pena tentare di cambiare, lo sai che amo la psicologia….credo di poterti aiutare…dimmi, mentre ti facevi la doccia ti lavavi dietro, non sentivi, toccandoti, che le dimensioni , i volumi…. erano considerevoli?O, perlomeno, non sospettavi che fossero troppo ampie le superfici da insaponare?”
Luca tornò ad arrossire, forse non era stata una buona idea confidarsi con l’amica, era pur sempre una ragazza carina per la quale aveva confusamente iniziato a sentire più che una simpatia e più le diceva la verità più perdeva punti ” Era mia madre a lavarmi…anche su questo…ora sto cercando di fare in modo di cambiare abitudine..ma lei non vuole mollare. Per lei sono sempre il suo bambino….”
“Ti vergogni anche di mostrarti a lei ora che sai?”
“Sì, vorrei che nessuno mi vedesse nudo..neanch’io ho il coraggio di guardarmi…”
Renata tacque per un lungo istante, poi come se avesse preso una decisione dura ma inevitabile, con voce ferma disse:”credo che una soluzione per cominciare ad accettarti, sia quello di guardare in faccia la realtà, inutile evitare di affrontarla, ora faremo una cosa che forse giudicherai bizzarra ed imbarazzante, la faremo qui, adesso, e non ammetto esitazioni o debolezze da femminuccia, si può essere maschi anche con natiche femminili, ricordalo. Ascoltami bene: ORA TI DENUDERAI IL SEDERE E LO GUARDEREMO ASSIEME, TU ED IO, toccherai le tue grosse natiche io le toccherò, scoprirai che non sono la cosa orrenda che tu credi, devi familiarizzare con quella zona del tuo corpo, lo farai assieme a me che sono la tua amica che vuole solo il tuo bene”
Luca fissò Renata sconvolto, poi iniziò a scuotere la testa continuando tirare di tanto in tanto la felpa per impedirle di sollevarsi troppo dietro sotto la formidabile pressione delle sue natiche. Renata attese per un lungo istante, poi enfatizzando con un lungo sguardo la sua delusione, si avviò verso la porta in silenzio l’aveva quasi raggiunta quando udì un fruscio di stoffa alle sue spalle e la voce flebile di luca che diceva “ Renata …ti prego” .
La ragazza si voltò con il cuore che le batteva all’impazzata nel petto: Luca in piedi in mezzo alla stanza illuminato dal grosso lampadario appeso al soffitto gli dava le spalle, la tuta era afflosciata sulle caviglie, la felpa, lunga e sbrindellata per il continuo tirare del ragazzino gli copriva il sedere sino alla tenera morbida zona dove le natiche si univano alle cosce piene. Renata si avvicinò con calma, aveva bisogno di tempo per riempirsi gli occhi di quella parziale nudità.Non c’era che dire: visto così, da dietro, il ragazzino poteva essere scambiato per una prosperosa fanciulla in fiore… le gambe erano lunghe se raffrontate al resto del corpo, Luca era di statura media per la sua età, i polpacci erano torniti e ben proporzionati, le caviglie erano sottili,
come potevano reggere il peso delle cosce che in alto si riempivano unendosi l’una all’altra come a distribuire in maniera uniforme il peso delle grosse masse carnose soprastanti e che si indovinavano voluminose e straordinariamente aggettanti? Malgrado la lunghezza dell’indumento oversize, i due formidabili globi gemelli proiettandosi verso l’esterno sollevavano il tessuto della felpa, che, se davanti arrivava quasi a metà coscia dietro, inadeguata a superare l’ostacolo delle due ragguardevoli rotondità, copriva a malapena il grosso posteriore.
Renata comprese che lui non aveva il coraggio di eliminare l’ultima barriera tra lo sguardo dell’amica e quella “cosa indecente “ che tanto lo faceva soffrire, tacitamente chiedeva a lei di farlo rivelando così tutta la sua debole passività, il suo totale consegnarsi a lei…..
Renata afferrò i due lembi del bordo inferiore della felpa sfiorando la carne liscia come seta che rivestiva la parte alta delle cosce, lentamente, mentre il ragazzino chiudeva gli occhi e av vampava, sollevò la felpa facendole superare l’ostacolo imponente costituito da due rotonde, candide, morbide (e compatte al tempo stesso), colline di carne dall’aggetto inverosimile….tirò la felpa davanti in modo che si serrasse attorno alla vita straordinariamente stretta del ragazzino pur mantenendo coperto l’inguine.

Ed eccolo lì, offerto al suo sguardo in tutta la sua gloria, abbagliante, liscio, senza il minimo accenno di peluria il grosso sedere, che tante pene stava procurando al timido, pavido giovinetto. Le candide mutandine, ridicolmente esigue, erano al solito quasi scomparse, risucchiate nel profondo solco che divideva le due masse carnose, lei le estrasse pazientemente e le abbassò delicatamente sino alle caviglie sottili.
Renata provava un’emozione così forte da sentirsi mancare, mai avrebbe sospettato di sperimentare una tale potente miscela di sensazioni confuse quanto sconvolgenti, mantenendo sollevata la felpa con una mano si piegò in avanti in modo da guardare negli occhi l’amico, il volto era rosso come un peperone e gli occhi serrati testimoniavano l’istintiva difesa da un’umiliazione insopportabile.
“Guardami “ gli ordinò lei. Luca aprì gli occhi e quasi subito li abbassò sopraffatto dalla vergogna, “”guardami ho detto!” Ripetè Renata, per prima sorpresa dalla facilità con cui recitava il suo ruolo di terapeuta costretta ad una certa durezza per il bene del proprio paziente. Luca la guardò, gli occhi pieni di lacrime.” Ora io toccherò le tue….” Guardò il ragazzo come per invitarlo a completare la frase “ natiche..”Mormorò lui. “ Certo. Natiche. “ ripetè lei.” Ma come sono le tue natiche?”
“ Grosse….” Proferì lui in un sussurro.
“ Eh sì, sono candide lisce, floride come quelle di una ragazza..e di una ragazza formosa che possedendole ne proverebbe vergogna….non è vero?”
“ Sì, è così” disse Luca.
Renata fece scendere la mano sinistra dalla vita sino alla sommità della grossa natica destra, si fermò laddove l’aggetto era maggiore, fu meravigliata della setosa morbidezza dello strato superiore e della compatta elasticità che percepì quando premette con forza, la resilienza di quelle carni di timido giovinetto era eccezionale… Renata continuò a palpare i due grossi emisferi carnosi, finché sfiorò un puntino rosso, doveva essere lì che era sta praticata l’ultima iniezione, attorno al puntino rosso c’era un leggero rigonfiamento, premette ancora ed il ragazzino emise un gemito di dolore, lei ne fu eccitata…premette a con maggiore forza e lui lanciò un urlo stridulo, femmineo…” E’ qui che ti hanno fatto l’iniezione ieri eh?”
“ Sì mi ha fatto un male cane quel maledetto ago… ”
“raccontami… anche parlare di questo fa parte della cura… parlami di ciò che ti umilia di più…”
“ E difficile dirlo è tutto umiliante… il trovarmi disteso bocconi col sedere praticamente nudo, considerando che le stupide mutandine che indosso non coprono quasi nulla… davanti a due donne entrambe attraenti, eppoi quella Simona ha lo sguardo così sprezzante.” Renata dovette riconoscere tra sé e sé che era vero e la cosa finì per eccitarla di più.
“ Perché sei costretto ad abbassare completamente i pantaloni? Io ho fatto qualche iniezione ed abbassavo parzialmente pantaloni o gonna a scoprire solo la parte interessata..” Spiegò Renata. l“ E’colpa dei maledetti jeans che io stesso ho voluto, quando li abbiamo comprati la commessa ci ha suggerito dopo innumerevoli prove senza successo di stringere la vita di un paio dalla taglia più grande…così ora è praticamente impossibile abbassarli parzialmente, bisogna fare sforzi tremendi per sfilarli completamente, ho proposto a mia madre di andare con questa tuta, l’hi supplicata, ma lei si oppone dicendo che sono mie fisime e che non accetterà mai di presentarsi dalla Quarenghi con me vestito in modo così sciatto… e dire che ho insistito io per indossare i jeans alla moda così attillati… volevo essere alla moda come gli altri ragazzi…ma loro non hanno un sedere come il mio…..”
Il ragazzino scoppiò in singhiozzi, le sue morbide ed esili spalle sussultarono, e lui si gettò sul letto, bocconi, i grossi globi gemelli del suo posteriore danzarono a lungo, prima di ritrovare la quiete, mentre Luca affondava il volto nel cuscino.
Renata gli sedette accanto e gli accarezzò la nuca, lui continuava a singhiozzare” Non fare così, devi essere forte, devi combattere questa cosa che ti sta distruggendo, io ti aiuterò, la manina di Renata scese giù in basso lungo la schiena arcuata di Luca, accarezzò la vita stretta e si fermò poco prima del coccige laddove l’inizio della potente curva del sedere si annunciava tramite uno strato di morbido grasso che si estendeva sino ai fianchi eccezionalmente ampi se rapportati alla vita ed alle spalle, dopo qualche secondo il movimento verso il basso continuò e Renata poté risalire lentamente l’erta che conduceva alla sommità delle floride colline carnose, malgrado la posizione, l’aggetto era veramente eccezionale, quelle natiche sembravano smentire la legge di gravità il punto nel quale si univano alle cosce piene era segnalato da un cuscinetto di grasso come un colllarino che marcasse l’attacco di quelle masse carnose alle gambe incaricate di dar loro slancio e sostegno…sempre piangendo Luca tentò di coprirsi con la felpa, ma Renata gli bloccò la mano e poi lo guidò costringendolo a poggiarla, accanto alla sua, sull’altra, prosperosa, natica.”senti come scotta’?“ gli premette la mano con forza, così che sentisse la consistenza morbida e soda di quella ragguardevole massa carnosa..” É una delle tue grosse natiche e devi imparare a conviverci, io ti aiuterò…”

Quella sera Renata telefonò a Simona e le raccontò nei minimi particolari ciò che era accaduto nel pomeriggio tra lei e Luca, sentiva di dovere esser sincera con lei , un pò l’ammirava e ne subiva l’indubbio carisma, un pò le era grata per averla introdotta in quella nuova dimensione del piacere.
Entrambe erano consce del fatto che ogni loro comportamento era dettato dalla morbosa attrazione che esercitava su di loro oltre che la particolarità anatomica del giovinetto che era divenuto preda dei loro giochi perversi, il suo coniugarsi con una natura passiva e pavida, col suo disperato tentativo di preservare la propria virilità in boccio, tuttavia preferivano per motivi etici non che di correttezza formale, continuare a tenere in piedi la finzione che le vedeva coalizzate nel garantire la salute sia fisica che psicologica dell’eccezionale soggetto che avevano avuto la fortuna di incontrare.
“Devi raccontarmi sempre tutto con dovizia di particolari…” le disse Simona, “ e non solo i fatti, ma anche le tue sensazioni e quelle che ravvisi nel nostro Luca.., devi saper leggere nell’anima del ragazzino… io farò lo stesso con te a partire dalla prossima seduta dalla Quarenghi, giovedì prossimo, dobbiamo collaborare seriamente, vedrai che Luca ne avrà solo benefici anche se dovrà necessariamente patire qualche umiliazione….ma senza soffrire non si cresce”
Renata si sentì gratificata dal fatto che una ragazza più grande, quasi laureata, la reputasse in grado di collaborare con lei affidandole un compito così delicato “ Farò tutto il possibile per Luca. Grazie della fiducia che riponi in me.”

Ormai Renata e Luca si vedevano spesso, era lei a recarsi da lui almeno tre o quattro volte la settimana, la signora Piromalli ne era contenta, le pareva che la ragazzina avesse un effetto positivo sul suo ragazzo. Le pareva che si trattasse di una ragazzina seria, educata e si fidava anche a lasciarli soli quando capitava che avesse qualche impegno nel pomeriggio.
Non era così ingenua dal sottovalutare le pulsioni sessuali degli adolescenti, tuttavia rispetto al figlio era sicura che fosse ancora lontano dal provarle, con la sua timidezza, la sua natura schiva , in fondo è ancora un bambino a cui la madre pulisce il sedere, si disse sorridendo.
Proprio quella mattina aveva constatato aiutandolo a lavarsi quanto fosse ancora poco sviluppato per la sua età, l’inguine era ancora glabro, e non pareva ancora dotato per una qualsivoglia attività sessuale. Insomma che Luca e Renata restassero soli non le dava pensiero.
scritto il
2017-11-14
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