Ivana la Puttana
di
sottomessa1846
genere
sadomaso
Ivana era fuori dall'aula dell'Università dove aveva appena sostenuto per la terza volta l'esame di letterature comparate. E per la terza volta era stata bocciata.
Il volto era rigato di lacrime: come avrebbe fatto a dirlo ai suoi? La mantenevano da fuori sede, non le facevano mancare nulla. Lei doveva preoccuparsi solo di vivere, divertirsi e studiare. E per la terza volta il professore l'aveva bocciata.
Non poteva dirlo, non di nuovo.
Attese che l'ultimo candidato - promosso anche lui - uscisse dalla stanza e si voltò verso la porta, decisa a parlare con quell'uomo, chiedendo che reinterrogasse.
-Professore, mi scusi,- disse entrando, prendendo un profondo respiro.
L'uomo, sui cinquantanni, alzò lo sguardo sulla ragazza che lo guardava dalla porta e i suoi occhi brillarono per un istante. L'aveva notata fin dal primo giorno di lezione - in fondo era impossibile non notarla. Ventiquattro anni, capelli lunghi e scuri, una quarta abbandonante di seno, tondo e sodo, perfettamente visibile anche attraverso i vestiti. E quel culo - oddio, quel culo se lo sognava la notte, gli parlava, gli urlava di toccarlo e...
-Mi dica, signorina...-
-Manfredi,- disse Ivana, entrando e chiudendo la porta. -Mi scusi se la disturbo ma ho provato a dare il suo esame oggi per la terza volta e sono stata bocciata di nuovo.-
-Non è un mio problema, signorina Manfredi,- disse il professore, tornando a registrare gli esami sul computer. -Provi a studiare di più, ad applicarsi alla materia... nel modo giusto.-
-Ma ho studiato perfettamente tutto il programma!- protestò.
-Sta criticando il mio sistema?- Lo sguardo duro e adirato del professore la trafisse.
-No!- replicò veemente, cercando di aggiustare la situazione: non poteva cambiare esame, non fino all'anno seguente... e cambiandolo avrebbe comportato l'iscrizione all'anno successivo. -Professore, la prego, devo laurearmi.-
-Studi, allora.-
-Mi mancano solo due esami, escluso il suo. Se potesse aiutarmi...-
-Mi dica lei come.-
Ivana prese un profondo respiro. Era disposta a tutto, non poteva fallire. -Che ne dice se le facessi un pompino, professore?-
-Un pompino?- ribatté l'uomo, mettendosi comodo sulla poltrona. -Il mio esame vale così poco? Sono sicuro che potrà superarlo applicandosi allora.-
-No, la prego. Mi dica lei cosa vuole.-
-Direi che inizi, signorina... poi si vedrà.-
Ivana non se lo fece ripetere due volte. Al massimo, avrebbe dovuto scopare con l'uomo...
Aggirò la scrivania e si inginocchiò tra le gambe del professore. Gli aprì la patta e iniziò a massaggiargli il membro attraverso il sottile tessuto dei boxer, sentendolo farsi duro di più ogni secondo. Quando ebbe aggiunto una considerevole durezza, lo tirò totalmente fuori. Era enorme e ancora non del tutto eccitato.
Mentre la mano destra continuava ad accarezzarlo, la sinistra scese in basso, prendendo le palle e iniziandole a massaggiare piano. Dall'alto arrivò un sospiro di piacere. Avvicinò la bocca e tirò fuori la lingua, facendola scorrere su tutta la lunghezza del cazzo, dalla base alla punta e girando intorno a quest'ultima. Quel palo di carne continuava a crescere, era il più grande che avesse mai visto - il più grande dei tre che aveva visto.
Mentre la mano destra teneva la base, si portò la punta in bocca, cominciando a succhiarlo, lentamente e poi sempre più forte, iniziando a farselo scivolare in bocca, facendo attrito sulla lingua.
Continuò il suo su e giù finché non sentì un rumore e alzò gli occhi: il professore teneva il mano il cellulare, la fotocamera puntata su di lei.
-Nel caso in cui dovesse venirti in mente di giocare sporco,- le sorrise, strizzandole l'occhio.
Lei annuì, il cazzo in bocca, continuando a succhiarlo.
-Dimmi che ti piace,- disse continuando a riprenderla.
Si staccò dal cazzo, facendolo uscire dalla sua bocca. -Lo adoro. Adoro succhiare il suo cazzo professore.-
L'altro annuì e finalmente posò di nuovo il cellulare.
-Mhm... che ne dici di fare le cose un po' più interessanti?-
Ivana non capì cosa intendesse ma, improvvisamente, si sentì trarre in piedi e piegata a 90 sulla scrivania. La gonna fu arrotolata intorno ai fianchi, esponendo il suo sedere, piccolo e sodo all'aria, coperto solo dal minuscolo perizoma che spariva tra i suoi glutei.
-Decisamente più interessante,- annuì il professore. Le abbassò il sottile tessuto finché le mutandine di pizzo non le arrivarono alle caviglie. Tirandolo, le fece capire di alzare un piede e poi l'altro finché non ebbe il perizoma in mano.
Sentì le sua mani toccarla, dalla fica umida fino all'ano. Detestava essere toccata lì, odiava il sesso anale nonostante tutti e tre i suoi ragazzi avessero insistito per provarlo. Ma a tutti aveva detto di no, le sembrava innaturale che un cazzo entrasse nel suo culo.
-Dallo stato di questo buchino,- disse l'uomo, mentre l'indice girava intorno al suo grinzoso anello di muscoli, -direi che non l'hai mai preso in culo.-
-No, professore.-
-Signore,- ribatté l'uomo. -Devi chiamarmi signore, sono stato chiaro?- E chiarì il concetto infilando di scatto e rudemente il dito nel suo ano.
-Ahhh!- protestò.
Bruciava, cavolo quando bruciava sul singolo, asciutto dito che se accarezzava le pareti interne del retto.
-Come devi chiamarmi, zoccoletta?- rise il professore, muovendo sadicamente il dito e godendosi i muscoli che si stringevano intorno.
-Signore... devo chiamarla signore,- ansimò Ivana, stringendo gli occhi dal dolore.
-Brava,- annuì e tirò il dito fuori, veloce come era entrato, provocandole nuovo dolore. -Ora... non credo che una brava ragazza deve indossare delle mutandine del genere. Queste le usano le troie e tu non lo sei vero?-
-No... no, signore.-
-No, infatti... tu sei un puttana... e le puttane non mettono le mutandine. Loro camminano con la fica e il culo al vento, pronte per essere usate. Vero, Ivana la Puttana?- disse spingendole la testa contro il piano in legno della scrivania.
-Si signore, ha ragione.-
-Credo che ti serva un monito,- disse con finto tono meditabondo. -Così ti ricorderai di non metterle più.-
Prese un angolo del perizoma di pizzo che teneva stretto in mano e, rudemente, spingendolo con un dito, iniziò a farlo entrare tutto dentro il culo di Ivana mentre la teneva ferma con l'altra mano.
La ragazza singhiozzava e si agitava per il bruciore. Sentiva l'ano in fiamme per il pizzo che le strofinava contro la carne e per quel sadico dico che entrava e usciva da lei senza alcuna gentilezza.
-Ecco qua,- annuì soddisfatto di se stesso quando tutto l'intimo fu sparito nel sedere della ragazza. Le afferrò i capelli e la fece mettere di nuovo dritta per guardarla negli occhi. -E mi raccomando, non toglierlo né fallo scivolare. Lo toglierò io domattina... verso le dieci nel mio ufficio?-
La ragazza annuì, terrorizzata dall'uomo.
-E parleremo anche del tuo esame non temere. E mi raccomando, non dirai nulla a nessuno, giusto?- Annuì di nuovo. -Però,- abbassò lo sguardo e gli occhi di Ivana seguirono i suoi fermandosi sul suo cazzo ancora perfettamente in tiro, -io non posso andare in giro in questo stato, non credi?-
Le mani fecero forza sulle spalle della ragazza che, di nuovo, si trovò in ginocchio. Si sentì raccogliere i capelli e la testa le venne spinta contro l'enorme bastone di carne. Per riflesso aprì la bocca e lo fece scivolare sulla lingua, l'uomo che le spingeva la testa finché la punta non le toccò la gola. Dopo un paio di movimenti lenti, la presa divenne più ferrea e il cazzo iniziò ad entrarle e uscirle di bocca, scopandola forte come se fosse un semplice buco in cui sborrare.
E poi, un spinta più forte portò il cazzo nella sua gola, le dita che stringevano fino a far male, lo sperma che le scese direttamente nello stomaco mentre gli occhi erano inondati di lacrime.
Ci vollero alcuni secondi prima smettesse di sborrare e uscisse lentamente dalla sua bocca. Si ritrovò chinata sul pavimento, tossendo, una mano davanti al viso.
-Brava Ivana,- sorrise il professore. -Sistemati ed esci dalla mia aula. E non dimenticarti di domani... e attenta al culo: potrebbero esserci delle punizioni se mi disobedisci.-
E' la mia prima storia, se avete dei commenti o suggerimenti, scrivetemi a simona1846@libero.it
Il volto era rigato di lacrime: come avrebbe fatto a dirlo ai suoi? La mantenevano da fuori sede, non le facevano mancare nulla. Lei doveva preoccuparsi solo di vivere, divertirsi e studiare. E per la terza volta il professore l'aveva bocciata.
Non poteva dirlo, non di nuovo.
Attese che l'ultimo candidato - promosso anche lui - uscisse dalla stanza e si voltò verso la porta, decisa a parlare con quell'uomo, chiedendo che reinterrogasse.
-Professore, mi scusi,- disse entrando, prendendo un profondo respiro.
L'uomo, sui cinquantanni, alzò lo sguardo sulla ragazza che lo guardava dalla porta e i suoi occhi brillarono per un istante. L'aveva notata fin dal primo giorno di lezione - in fondo era impossibile non notarla. Ventiquattro anni, capelli lunghi e scuri, una quarta abbandonante di seno, tondo e sodo, perfettamente visibile anche attraverso i vestiti. E quel culo - oddio, quel culo se lo sognava la notte, gli parlava, gli urlava di toccarlo e...
-Mi dica, signorina...-
-Manfredi,- disse Ivana, entrando e chiudendo la porta. -Mi scusi se la disturbo ma ho provato a dare il suo esame oggi per la terza volta e sono stata bocciata di nuovo.-
-Non è un mio problema, signorina Manfredi,- disse il professore, tornando a registrare gli esami sul computer. -Provi a studiare di più, ad applicarsi alla materia... nel modo giusto.-
-Ma ho studiato perfettamente tutto il programma!- protestò.
-Sta criticando il mio sistema?- Lo sguardo duro e adirato del professore la trafisse.
-No!- replicò veemente, cercando di aggiustare la situazione: non poteva cambiare esame, non fino all'anno seguente... e cambiandolo avrebbe comportato l'iscrizione all'anno successivo. -Professore, la prego, devo laurearmi.-
-Studi, allora.-
-Mi mancano solo due esami, escluso il suo. Se potesse aiutarmi...-
-Mi dica lei come.-
Ivana prese un profondo respiro. Era disposta a tutto, non poteva fallire. -Che ne dice se le facessi un pompino, professore?-
-Un pompino?- ribatté l'uomo, mettendosi comodo sulla poltrona. -Il mio esame vale così poco? Sono sicuro che potrà superarlo applicandosi allora.-
-No, la prego. Mi dica lei cosa vuole.-
-Direi che inizi, signorina... poi si vedrà.-
Ivana non se lo fece ripetere due volte. Al massimo, avrebbe dovuto scopare con l'uomo...
Aggirò la scrivania e si inginocchiò tra le gambe del professore. Gli aprì la patta e iniziò a massaggiargli il membro attraverso il sottile tessuto dei boxer, sentendolo farsi duro di più ogni secondo. Quando ebbe aggiunto una considerevole durezza, lo tirò totalmente fuori. Era enorme e ancora non del tutto eccitato.
Mentre la mano destra continuava ad accarezzarlo, la sinistra scese in basso, prendendo le palle e iniziandole a massaggiare piano. Dall'alto arrivò un sospiro di piacere. Avvicinò la bocca e tirò fuori la lingua, facendola scorrere su tutta la lunghezza del cazzo, dalla base alla punta e girando intorno a quest'ultima. Quel palo di carne continuava a crescere, era il più grande che avesse mai visto - il più grande dei tre che aveva visto.
Mentre la mano destra teneva la base, si portò la punta in bocca, cominciando a succhiarlo, lentamente e poi sempre più forte, iniziando a farselo scivolare in bocca, facendo attrito sulla lingua.
Continuò il suo su e giù finché non sentì un rumore e alzò gli occhi: il professore teneva il mano il cellulare, la fotocamera puntata su di lei.
-Nel caso in cui dovesse venirti in mente di giocare sporco,- le sorrise, strizzandole l'occhio.
Lei annuì, il cazzo in bocca, continuando a succhiarlo.
-Dimmi che ti piace,- disse continuando a riprenderla.
Si staccò dal cazzo, facendolo uscire dalla sua bocca. -Lo adoro. Adoro succhiare il suo cazzo professore.-
L'altro annuì e finalmente posò di nuovo il cellulare.
-Mhm... che ne dici di fare le cose un po' più interessanti?-
Ivana non capì cosa intendesse ma, improvvisamente, si sentì trarre in piedi e piegata a 90 sulla scrivania. La gonna fu arrotolata intorno ai fianchi, esponendo il suo sedere, piccolo e sodo all'aria, coperto solo dal minuscolo perizoma che spariva tra i suoi glutei.
-Decisamente più interessante,- annuì il professore. Le abbassò il sottile tessuto finché le mutandine di pizzo non le arrivarono alle caviglie. Tirandolo, le fece capire di alzare un piede e poi l'altro finché non ebbe il perizoma in mano.
Sentì le sua mani toccarla, dalla fica umida fino all'ano. Detestava essere toccata lì, odiava il sesso anale nonostante tutti e tre i suoi ragazzi avessero insistito per provarlo. Ma a tutti aveva detto di no, le sembrava innaturale che un cazzo entrasse nel suo culo.
-Dallo stato di questo buchino,- disse l'uomo, mentre l'indice girava intorno al suo grinzoso anello di muscoli, -direi che non l'hai mai preso in culo.-
-No, professore.-
-Signore,- ribatté l'uomo. -Devi chiamarmi signore, sono stato chiaro?- E chiarì il concetto infilando di scatto e rudemente il dito nel suo ano.
-Ahhh!- protestò.
Bruciava, cavolo quando bruciava sul singolo, asciutto dito che se accarezzava le pareti interne del retto.
-Come devi chiamarmi, zoccoletta?- rise il professore, muovendo sadicamente il dito e godendosi i muscoli che si stringevano intorno.
-Signore... devo chiamarla signore,- ansimò Ivana, stringendo gli occhi dal dolore.
-Brava,- annuì e tirò il dito fuori, veloce come era entrato, provocandole nuovo dolore. -Ora... non credo che una brava ragazza deve indossare delle mutandine del genere. Queste le usano le troie e tu non lo sei vero?-
-No... no, signore.-
-No, infatti... tu sei un puttana... e le puttane non mettono le mutandine. Loro camminano con la fica e il culo al vento, pronte per essere usate. Vero, Ivana la Puttana?- disse spingendole la testa contro il piano in legno della scrivania.
-Si signore, ha ragione.-
-Credo che ti serva un monito,- disse con finto tono meditabondo. -Così ti ricorderai di non metterle più.-
Prese un angolo del perizoma di pizzo che teneva stretto in mano e, rudemente, spingendolo con un dito, iniziò a farlo entrare tutto dentro il culo di Ivana mentre la teneva ferma con l'altra mano.
La ragazza singhiozzava e si agitava per il bruciore. Sentiva l'ano in fiamme per il pizzo che le strofinava contro la carne e per quel sadico dico che entrava e usciva da lei senza alcuna gentilezza.
-Ecco qua,- annuì soddisfatto di se stesso quando tutto l'intimo fu sparito nel sedere della ragazza. Le afferrò i capelli e la fece mettere di nuovo dritta per guardarla negli occhi. -E mi raccomando, non toglierlo né fallo scivolare. Lo toglierò io domattina... verso le dieci nel mio ufficio?-
La ragazza annuì, terrorizzata dall'uomo.
-E parleremo anche del tuo esame non temere. E mi raccomando, non dirai nulla a nessuno, giusto?- Annuì di nuovo. -Però,- abbassò lo sguardo e gli occhi di Ivana seguirono i suoi fermandosi sul suo cazzo ancora perfettamente in tiro, -io non posso andare in giro in questo stato, non credi?-
Le mani fecero forza sulle spalle della ragazza che, di nuovo, si trovò in ginocchio. Si sentì raccogliere i capelli e la testa le venne spinta contro l'enorme bastone di carne. Per riflesso aprì la bocca e lo fece scivolare sulla lingua, l'uomo che le spingeva la testa finché la punta non le toccò la gola. Dopo un paio di movimenti lenti, la presa divenne più ferrea e il cazzo iniziò ad entrarle e uscirle di bocca, scopandola forte come se fosse un semplice buco in cui sborrare.
E poi, un spinta più forte portò il cazzo nella sua gola, le dita che stringevano fino a far male, lo sperma che le scese direttamente nello stomaco mentre gli occhi erano inondati di lacrime.
Ci vollero alcuni secondi prima smettesse di sborrare e uscisse lentamente dalla sua bocca. Si ritrovò chinata sul pavimento, tossendo, una mano davanti al viso.
-Brava Ivana,- sorrise il professore. -Sistemati ed esci dalla mia aula. E non dimenticarti di domani... e attenta al culo: potrebbero esserci delle punizioni se mi disobedisci.-
E' la mia prima storia, se avete dei commenti o suggerimenti, scrivetemi a simona1846@libero.it
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