Tentazioni estive assecondate
di
LateN
genere
etero
Ehmmm non so bene come iniziare. Capitemi, ho sempre bazzicato per siti di questo tipo ma mai, mai, avrei pensato di finire a scrivere una mia esperienza.
Era fine estate, circa due anni fa. Io ai tempi ero fidanzato ed entrambi frequentavamo l’università, inoltre abitavamo entrambi con i nostri genitori, per cui non avevamo molto tempo per vederci in intimità
Un giorno un mio amico mi invitò ad una festa in un locale che non avevo mai frequentato a dire il vero non frequentavo parecchi locali, anzi, era un paio d’anni che non partecipavo ad una festa, purtroppo non era uno dei periodi migliori della mia vita. La serata stava passando tranquillamente, solite dinamiche, qualche birra, un paio di shottini e chiacchiere su chiacchiere, per fortuna nessun ballo viste le mie capacità nel campo. Tutto cambiò quando arrivarono delle sue amiche, lo salutarono e si sedettero con noi. Non erano particolarmente belle, ma una di esse mi colpì, non so bene come descrivere cosa successe: avete presente quando c’è un dettaglio, un qualcosa nello sguardo o un modo singolare di parlare e muoversi, che vi attira? Ecco, io ero davvero attratto da una di quelle ragazze per quel qualcosa che non saprei spiegarmi tutt’ora. Erano due ragazze biondo scuro, una più robusta e, onestamente, saccente e una più riservata e cortese nei modi, Lei invece era bruna, un volto tenero e dolce, quasi infantile, bassa e esile, con seni poco abbondanti e curve non troppo accentuate, eppure quello sguardo…
Sono sempre stato un ragazzo fedele, e alla fedeltà do tutt’ora grandissimo valore, eppure quella sera cedetti.
Ero ben conscio del mio essere fidanzato e purtroppo il mio amico se l’era lasciato scappare anche con loro, per questo, un po’ per ingannare me stesso e un po’ per fare il finto tonto, bevetti volutamente qualche bicchierino di troppo, in modo da essere brillo ma comunque abbastanza lucido, però sapevo benissimo che fosse solo una scusa per tenere la mia coscienza segregata nelle profondità della mia mente. Dopo un po’di chiacchiere ad un tavolino ci spostammo su dei pouf più isolati e appartati, qui iniziammo a parlare di argomenti più “intimi” e a fare gli idioti, approfittando dell’alcol, e altro, che avevamo in corpo. Io ebbi la fortuna, o forse la giusta furbizia, di sedermi vicino alla mia “vittima”. Si chiamava Elena, frequentava anche lei l’università, ma non nella mia città, mi disse di essere single e che ultimamente non era un periodo bellissimo.
Dopo poco presi coraggio, iniziai, senza dare nell’occhio, ad accarezzarla lungo il braccio. Non si oppose. Era molto strano per me, ero eccitato, non solo dal contatto tra noi, ma da emozioni molto più intense che andavano mischiandosi tra loro. C’era il terrore di essere scoperti, l’adrenalina di star facendo tutto ciò con una sconosciuta e il fatto di entrare in intimità con una persona dopo anni di rapporto fisso con la mia fidanzata, ovviamente anche il fatto di “tradirla” causava forti scosse in me, un misto tra piacere e vergogna. Passai a prenderle le mani, a carezzarle tra le mie, decisamente più grandi. Per alcuni minuti mi limitai a questo, non sapevo fino a dove avrei potuto spingermi, avevo paura di rovinare tutto o che qualcuno si accorgesse di qualcosa. Preso da un misto tra coraggio, libidine e un pizzico di pazzia, feci scivolare una mano sul suo collo e sulla schiena ad altezza delle scapole, e comincia ad accarezzarla dolcemente, facendole un delicato massaggio. Ancora nessuna opposizione. Mi stavo godendo ogni momento di tutto ciò, era un’emozione indescrivibile, mi sentivo così impacciato ed emozionato, sembravo quasi un vergine alla prima esperienza con una ragazza, ma dopo anni di coppia, penso fosse un po’così a suo modo. Scesi ancora, ora arrivai alle curve del suo lato b. Sentivo quella morbidezza sensuale che un bel sedere dovrebbe avere, e comincia ingordamente a palparlo e stringerlo tra le mie dita, tra i miei palmi. Iniziò a formarsi un rigonfiamento tra le mie gambe. Decisi di prenderle la mano e, guardandola negli occhi, ci alzammo e la portai con me in una zona ancora più isolata. Qui ci buttammo sdraiati sulla schiena e ci mettemmo a guardare il cielo stellato, limpido, mentre iniziò una di quelle discussioni piene di carica sessuale, ma nelle quali è evidente che nessuno dei due abbia il coraggio di spingersi oltre, eppure io non volevo fermarmi, ormai avevo preso coraggio. Iniziai nuovamente dalle braccia e dalle spalle, ma presto passai al ventre, e cominciai ad esplorare le sue curve. Le mie mani viaggiavano sulla pancia, lungo i fianchi, fino all’inizio delle cosce e poco sotto il seno. Ci volle poco per quelle mani curiose passare dai leggeri veli di quel vestito da sera, alla soffice e calda pelle che nascondevano. Lei ancora non si opponeva, eppure non partecipava: non nascondo che la cosa un poco mi eccitava, sentivo di essere in controllo, pur avendo il suo consenso per farlo. Mi spostai più su e cominciai a circumnavigare le piccole e sode colline del suo petto, con lenti movimenti leggeri e dolci, alternando qualche stretta decisa: piccole sporgenze cominciarono a troneggiare attraverso il reggiseno in pizzo e subito ne approfittai pizzicandoli con un po’di malizia. Tutto questo si stava svolgendo senza che i nostri sguardi si incrociassero, stesi rivolti al cielo, e trovavo tutto così speciale, così unico, mi sembrava di essere in una parte del mondo tutta nostra, dedicata solo a quel momento. Inizia ad essere davvero eccitato, e si vedeva, portai la mano più in basso, di nuovo verso il ventre, e in quel momento lei ne approfittò per darmi un chiaro segnale, aprì leggermente le gambe e, inarcandosi in avanti, slaccio il vestito per permettermi di muovermi meglio al suo interno. Scivolai lungo le cosce, non volevo darle subito ciò che voleva, desideravo farla attendere per aumentarle il desiderio. Quando lo ritenni opportuno avvicinai le dita alla fessura tra le gambe e fui colto di sorpresa da quanto fosse bagnata e da quanto le sue labbra fossero morbide e strette. Mi muovevo delicatamente sulla fessura, spostandomi sul clitoride e massaggiandolo lentamente. Cominciai ad aumentare la pressione sul piccolo centro di piacere e con movimenti circolari, prima lenti e ampi, e iniziai ad assecondare il suo piacere aumentando progressivamente il ritmo e stringendo il raggio descritto dalle mie dita. La sentivo molto eccitata, e sapevo che stava godendo, per cui colsi l’occasione e spostai le dita all’ingresso della vagina; qui mi limitai a stuzzicarla infilando di qualche centimetro la punta del medio, senza mai entrare del tutto, e anche qui le stimolai le pareti dell’ingresso con piccoli cerchi. Sapevo quanto mi stesse maledicendo per quell’attesa, per cui infilai rapidamente il dito fino a dove riuscii ad arrivare, quel movimento improvviso la colse di sorpresa, provocandole, immagino, quel giusto mix tra lieve dolore e piacere. Con movimenti dolci la penetrai finché non riuscii ad infilare un secondo dito e a quel punto aumentai il ritmo, spingendomi sempre più al limite dall’uscire, per poi rientrare rapidamente: decisamente apprezzava, infatti portò la sua mano al clitoride e cominciò a massaggiarsi da sola, con un ritmo abbastanza deciso. Alla visione di ciò decisi di giocare pesante, per cui spostai le dita e cominciai a stimolarla dove doveva trovarsi il suo punto g (qualcosa da anni di relazione di coppia l’avevo imparata…), e a quanto pare non ci andai troppo lontano poiché cominciò a stimolarsi con foga e a trattenere a stento piccoli gemiti. Tutto ciò mi eccitava a dismisura. Fu un costante aumento di ritmo e passione nei nostri movimenti, con un esponenziale crescendo che portò all’apice del suo piacere, riuscii a farle avere almeno un paio di orgasmi a giudicare dagli spasmi e dall’alternarsi dei gemiti, anzi, dall’alternarsi dei morsi poiché per prudenza le avevo avvicinato una mano alla bocca così che si sfogasse evitando di urlare. Ci fu un momento di calma piatta, noi due, stesi uno a fianco all’altro, con un leggero fiatone. Ci rialzammo e con sguardo piccante lei se ne andò muovendo sensualmente i suoi fianchi, presumo per provocarmi. Mi lasciò lì, dopo aver avidamente avuto il suo turno, senza ricambiare il favore, rimasi un po’deluso, ma il suo comportamento mi attirò ulteriormente, per cui, una volta calmatomi lì sotto, mi ricongiunsi agli altri. Fortunatamente con una banale scusa, tanto eravamo tutti più che ubriachi evitammo i sospetti dei nostri amici. La serata si concluse alle macchine, con gli ultimi saluti, e un ultimo sguardo da parte di Lei.
Era fine estate, circa due anni fa. Io ai tempi ero fidanzato ed entrambi frequentavamo l’università, inoltre abitavamo entrambi con i nostri genitori, per cui non avevamo molto tempo per vederci in intimità
Un giorno un mio amico mi invitò ad una festa in un locale che non avevo mai frequentato a dire il vero non frequentavo parecchi locali, anzi, era un paio d’anni che non partecipavo ad una festa, purtroppo non era uno dei periodi migliori della mia vita. La serata stava passando tranquillamente, solite dinamiche, qualche birra, un paio di shottini e chiacchiere su chiacchiere, per fortuna nessun ballo viste le mie capacità nel campo. Tutto cambiò quando arrivarono delle sue amiche, lo salutarono e si sedettero con noi. Non erano particolarmente belle, ma una di esse mi colpì, non so bene come descrivere cosa successe: avete presente quando c’è un dettaglio, un qualcosa nello sguardo o un modo singolare di parlare e muoversi, che vi attira? Ecco, io ero davvero attratto da una di quelle ragazze per quel qualcosa che non saprei spiegarmi tutt’ora. Erano due ragazze biondo scuro, una più robusta e, onestamente, saccente e una più riservata e cortese nei modi, Lei invece era bruna, un volto tenero e dolce, quasi infantile, bassa e esile, con seni poco abbondanti e curve non troppo accentuate, eppure quello sguardo…
Sono sempre stato un ragazzo fedele, e alla fedeltà do tutt’ora grandissimo valore, eppure quella sera cedetti.
Ero ben conscio del mio essere fidanzato e purtroppo il mio amico se l’era lasciato scappare anche con loro, per questo, un po’ per ingannare me stesso e un po’ per fare il finto tonto, bevetti volutamente qualche bicchierino di troppo, in modo da essere brillo ma comunque abbastanza lucido, però sapevo benissimo che fosse solo una scusa per tenere la mia coscienza segregata nelle profondità della mia mente. Dopo un po’di chiacchiere ad un tavolino ci spostammo su dei pouf più isolati e appartati, qui iniziammo a parlare di argomenti più “intimi” e a fare gli idioti, approfittando dell’alcol, e altro, che avevamo in corpo. Io ebbi la fortuna, o forse la giusta furbizia, di sedermi vicino alla mia “vittima”. Si chiamava Elena, frequentava anche lei l’università, ma non nella mia città, mi disse di essere single e che ultimamente non era un periodo bellissimo.
Dopo poco presi coraggio, iniziai, senza dare nell’occhio, ad accarezzarla lungo il braccio. Non si oppose. Era molto strano per me, ero eccitato, non solo dal contatto tra noi, ma da emozioni molto più intense che andavano mischiandosi tra loro. C’era il terrore di essere scoperti, l’adrenalina di star facendo tutto ciò con una sconosciuta e il fatto di entrare in intimità con una persona dopo anni di rapporto fisso con la mia fidanzata, ovviamente anche il fatto di “tradirla” causava forti scosse in me, un misto tra piacere e vergogna. Passai a prenderle le mani, a carezzarle tra le mie, decisamente più grandi. Per alcuni minuti mi limitai a questo, non sapevo fino a dove avrei potuto spingermi, avevo paura di rovinare tutto o che qualcuno si accorgesse di qualcosa. Preso da un misto tra coraggio, libidine e un pizzico di pazzia, feci scivolare una mano sul suo collo e sulla schiena ad altezza delle scapole, e comincia ad accarezzarla dolcemente, facendole un delicato massaggio. Ancora nessuna opposizione. Mi stavo godendo ogni momento di tutto ciò, era un’emozione indescrivibile, mi sentivo così impacciato ed emozionato, sembravo quasi un vergine alla prima esperienza con una ragazza, ma dopo anni di coppia, penso fosse un po’così a suo modo. Scesi ancora, ora arrivai alle curve del suo lato b. Sentivo quella morbidezza sensuale che un bel sedere dovrebbe avere, e comincia ingordamente a palparlo e stringerlo tra le mie dita, tra i miei palmi. Iniziò a formarsi un rigonfiamento tra le mie gambe. Decisi di prenderle la mano e, guardandola negli occhi, ci alzammo e la portai con me in una zona ancora più isolata. Qui ci buttammo sdraiati sulla schiena e ci mettemmo a guardare il cielo stellato, limpido, mentre iniziò una di quelle discussioni piene di carica sessuale, ma nelle quali è evidente che nessuno dei due abbia il coraggio di spingersi oltre, eppure io non volevo fermarmi, ormai avevo preso coraggio. Iniziai nuovamente dalle braccia e dalle spalle, ma presto passai al ventre, e cominciai ad esplorare le sue curve. Le mie mani viaggiavano sulla pancia, lungo i fianchi, fino all’inizio delle cosce e poco sotto il seno. Ci volle poco per quelle mani curiose passare dai leggeri veli di quel vestito da sera, alla soffice e calda pelle che nascondevano. Lei ancora non si opponeva, eppure non partecipava: non nascondo che la cosa un poco mi eccitava, sentivo di essere in controllo, pur avendo il suo consenso per farlo. Mi spostai più su e cominciai a circumnavigare le piccole e sode colline del suo petto, con lenti movimenti leggeri e dolci, alternando qualche stretta decisa: piccole sporgenze cominciarono a troneggiare attraverso il reggiseno in pizzo e subito ne approfittai pizzicandoli con un po’di malizia. Tutto questo si stava svolgendo senza che i nostri sguardi si incrociassero, stesi rivolti al cielo, e trovavo tutto così speciale, così unico, mi sembrava di essere in una parte del mondo tutta nostra, dedicata solo a quel momento. Inizia ad essere davvero eccitato, e si vedeva, portai la mano più in basso, di nuovo verso il ventre, e in quel momento lei ne approfittò per darmi un chiaro segnale, aprì leggermente le gambe e, inarcandosi in avanti, slaccio il vestito per permettermi di muovermi meglio al suo interno. Scivolai lungo le cosce, non volevo darle subito ciò che voleva, desideravo farla attendere per aumentarle il desiderio. Quando lo ritenni opportuno avvicinai le dita alla fessura tra le gambe e fui colto di sorpresa da quanto fosse bagnata e da quanto le sue labbra fossero morbide e strette. Mi muovevo delicatamente sulla fessura, spostandomi sul clitoride e massaggiandolo lentamente. Cominciai ad aumentare la pressione sul piccolo centro di piacere e con movimenti circolari, prima lenti e ampi, e iniziai ad assecondare il suo piacere aumentando progressivamente il ritmo e stringendo il raggio descritto dalle mie dita. La sentivo molto eccitata, e sapevo che stava godendo, per cui colsi l’occasione e spostai le dita all’ingresso della vagina; qui mi limitai a stuzzicarla infilando di qualche centimetro la punta del medio, senza mai entrare del tutto, e anche qui le stimolai le pareti dell’ingresso con piccoli cerchi. Sapevo quanto mi stesse maledicendo per quell’attesa, per cui infilai rapidamente il dito fino a dove riuscii ad arrivare, quel movimento improvviso la colse di sorpresa, provocandole, immagino, quel giusto mix tra lieve dolore e piacere. Con movimenti dolci la penetrai finché non riuscii ad infilare un secondo dito e a quel punto aumentai il ritmo, spingendomi sempre più al limite dall’uscire, per poi rientrare rapidamente: decisamente apprezzava, infatti portò la sua mano al clitoride e cominciò a massaggiarsi da sola, con un ritmo abbastanza deciso. Alla visione di ciò decisi di giocare pesante, per cui spostai le dita e cominciai a stimolarla dove doveva trovarsi il suo punto g (qualcosa da anni di relazione di coppia l’avevo imparata…), e a quanto pare non ci andai troppo lontano poiché cominciò a stimolarsi con foga e a trattenere a stento piccoli gemiti. Tutto ciò mi eccitava a dismisura. Fu un costante aumento di ritmo e passione nei nostri movimenti, con un esponenziale crescendo che portò all’apice del suo piacere, riuscii a farle avere almeno un paio di orgasmi a giudicare dagli spasmi e dall’alternarsi dei gemiti, anzi, dall’alternarsi dei morsi poiché per prudenza le avevo avvicinato una mano alla bocca così che si sfogasse evitando di urlare. Ci fu un momento di calma piatta, noi due, stesi uno a fianco all’altro, con un leggero fiatone. Ci rialzammo e con sguardo piccante lei se ne andò muovendo sensualmente i suoi fianchi, presumo per provocarmi. Mi lasciò lì, dopo aver avidamente avuto il suo turno, senza ricambiare il favore, rimasi un po’deluso, ma il suo comportamento mi attirò ulteriormente, per cui, una volta calmatomi lì sotto, mi ricongiunsi agli altri. Fortunatamente con una banale scusa, tanto eravamo tutti più che ubriachi evitammo i sospetti dei nostri amici. La serata si concluse alle macchine, con gli ultimi saluti, e un ultimo sguardo da parte di Lei.
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