La mia vita da Bull 7: Vendetta

di
genere
tradimenti

La giornata era cominciata decisamente bene, ero, per una volta tanto, riuscito ad andare a letto presto e ad addormentarmi subito, per la prima volta da mesi non mi ero trascinato fuori dal letto faticosamente come al solito. E pure il tempo era stato clemente, invece dei grigi mattini degli ultimi giorni c’era un luminoso sole nel cielo. Niente poteva andare storto… o almeno credevo. Quel giorno volevo fare sega a scuola per andare da Linda. Infatti il padre aveva deciso che la scuola pubblica non faceva per lei e due mesi prima l’aveva trasferita, nel bel mezzo dell’anno scolastico, in un nuovo istituto privato per fighetti. Ero triste per la sua partenza, non solo non avrei più avuto una bella ragazza con cui imboscarmi nelle pause ma, visto che la nuova scuola era a 2 ore di distanza da casa mia, l’avrei praticamente vista solo nei weekend. Al di là di questo ero felice di farmi un viaggetto in treno ed esplorare una nuova città, inoltre pregustavo le indubbie abilità di Linda a darmi piacere. Lei non sapeva del mio arrivo, ma avevo l’indirizzo sia della scuola che del suo nuovo appartamento che il ricco paparino le aveva preso, in un modo o nell’altro l’avrei trovata.
Infine arrivai alla scuola, sembrava più un country club, un lussuoso edificio di 4 piani con due ali ai fianchi. Mentre mi avvicinavo all’entrata principale della scuola vidi una piccola folla che si accalcava all’ingresso, attorno agli albi pubblici. Ero curioso, pensavo si trattasse della prevendita per una festa o di qualcosa del genere, mi feci strada tra la folla che rideva e si dava di gomito e infine vidi cosa stava tanto scaldando gli animi: Si trattava delle foto, delle polaroid, forse una decina in tutto. Una ragazza completamente nuda si dava da fare con 3 cazzi i cui proprietari non si vedevano. In una foto ne succhiava due messa a pecora mente un terzo la inculava, in un'altra la foto era un po’ di lato e si distingueva oltre che un cazzo nel culo un secondo nella figa mentre aveva un terzo sempre in bocca. Le foto erano tutte di questo tenore. “Hai visto che troia quella nuova?” “Si vedeva che era una vacca!” sentivo dire attorno a me. Il mio cuore si ghiacciò guardando l’ultima foto, la ragazza era bionda, un po’ rotondetta ma con dei grandi seni, sdraiata, con 3 cazzi che già cominciavano ad ammosciarsi e tanto sperma sul suo viso, sul suo seno e sulla sua pancia.
La ragazza era Linda.
Me ne andai, non ci potevo credere, quasi mi venne da piangere. Lo sapevo, era troia nell’anima lei, le piaceva il cazzo, a me andava bene, io mi scopavo chi volevo e lei faceva altrettanto ma… non potevo credere che si sarebbe esposta tanto. Controllai l’indirizzo di casa sua e mi incamminai. All’arrivo della sua strada ebbi la seconda sorpresa traumatizzante della giornata. Fuori dalla palazzina di Linda c’era un’ambulanza. Arrivai di corsa ma solo per vederla partire. Un gruppo di persone borbottava lì vicino “Che è successo?” chiesi col fiatone. “Poveretta, ha tentato di suicidarsi”. E lì non trattenni le lacrime, scoppiai a piangere, un pianto di paura di perdere una mia cara amica, la cosa più vicina a una compagna che ebbi mai avuto, un pianto di rabbia, rabbia verso quelli che avevano fatto una cosa del genere Linda.
Una mattina, sette giorni dopo, proprio all’inizio delle vacanze, mi trovavo nella stanza d’ospedale di Linda, i suoi genitori erano appena andati via. Avevo scoperto che, per riuscire a dormire, aveva sempre con sé una scatola di benzodiazepine e dopo aver visto le sue foto appese all’albo era corsa a casa e ne aveva assunto l’intero pacchetto. Fortunatamente nella confusione in cui era in quel momento era barcollata sul pianerottolo dove l’aveva trovata una vicina due minuti dopo che aveva prontamente chiamato i soccorsi. I primi giorni, quando andavo a trovarla, era ancora fortemente scossa, parlava poco, era spesso assente. Ma quel giorno quando entrai mi rivolse subito un malinconico sorriso. Le chiesi se potevo stare nel suo appartamento per un po’ per starle vicino durante le vacanze, lei mi diede ben volentieri le chiavi. Poi la abbracciai teneramente, sentii il suo caldo respiro sul mio collo, mi fece venire la pelle d’oca. Mi sedetti sul letto e cominciammo a parlare, mi raccontò tutto, di come era stata invitata a una festa per darle il benvenuto e di quanto aveva bevuto e di come era finita in stanza con 3 ragazzi nudi. Non si era nemmeno resa conto che stesse venendo fotografata tanto era annebbiata dall’alcool e dalla lussuria. Mi stupii di come non provai nemmeno un minimo moto di gelosia per quello che aveva fatto, i patti tra noi erano stati chiari fin da subito, non eravamo una coppia e facevamo quello che volevamo. Il sentimento che provavo era un altro mano mano che sentivo la sua storia. Rabbia, rabbia sempre più violenta che in breve si trasformò in furia. Dopo il suo fiume di parole e mare di lacrime io fui molto lapidario.
“I loro nomi” le ordinai con tono autoritario che non conoscevo come mio.
Abbassò il capo e me li disse.
“Cosa intendi fare?” Mi disse con la sua voce tremolante. Mi alzai, la baciai teneramente sulle labbra e le risposi “Ti vendicherò”. E senza più voltarmi indietro me ne andai.
Mentre uscivo dall’ospedale quell’aria da duro mi era già passata, ero uno spilungone magro che ancora abbassava lo sguardo quando incrociava un tamarro sul marciapiede, cosa avrei potuto fare per vendicare la mia amica? Non ero forte fisicamente, non avevo soldi, ero sempre insicuro… tranne quando scopavo. Lentamente un’idea prese a farsi strada nella mia testa, forse avevo trovato un modo.
Mi recai quel pomeriggio a casa di Linda dove trovai un grosso annuario ancora incellofanato dell’anno precedente. Quella stupida moda da high school americana dopotutto aveva avuto un utilizzo. Cominciai a sfogliarlo e trovai la prima vittima, mi meravigliai della quantità di informazioni che erano in esso racchiusi, alcune del tutto inutili come il suo motto altre decisamente utili tipo sport praticati e ritrovo preferito. Lo guardai bene, me lo fissai a fuoco nella mente. Luigi. Un tamaraccio d’assalto, capelli ingellati, abbronzatura stile mogano, sguardo da duro. Sport praticato: piscina, ritrovo preferito: Piscina Gaudiano.
“Ci vediamo presto, Luigi” dissi ad alta voce, mi misi l’annuario nello zaino e mi misi in cammino.
Arrivai alla piscina grazie alle indicazioni di una vecchietta che mi fece fare il giro della città e quindi arrivai circa 1 ora prima dell’orario di chiusura. Non era tanto frequentata, vedevo tanta gente uscire e solo qualcuna entrare. Mano al portafoglio pagai il biglietto, comprai un costume e mi diressi verso gli spogliatoi. L’umidità e l’odore di cloro mi investirono subito. Gli spogliatoi erano angusti per una piscina pubblica, una parete di armadietti su un lato, una serie di cabine per i timidi sull’altro lato, una stanza per le docce e una porta aperta che dava sulla piscina, non proprio il massimo della discrezione ma consocio delle mie doti non mi feci problemi a mettermi in costume. Tempo di recarmi dove c’erano le vasche e lo vidi. Proprio quello che mi aspettavo, un tamarro d’assalto abbronzato, incapace di parlare in tono di voce civile, camminava come se la piscina gli appartenesse. Si trovava con un branco di amici, classici maschietti beta che lo seguivano e ridevano.
Misi l’asciugamano su uno sdraio e mi misi ad osservarli. Poco dopo il gruppo si disgregò, tra uno “zio” e una pacca sulla spalla, Luigi venne lasciato solo e si diresse verso la sedia del bagnino. La vidi, la guardai, era decisamente carina. Capelli ricci ramati, non tanto alta, un paio di belle tette, stimai una quarta, premevano sotto il costume blu intero da bagnina. Anche il viso era carino, faccia un po’ da stronza, sguardo annoiato, bocca da scazzo così come la voce. Non capii cosa gli disse ma limonarono brevemente in maniera decisamente appariscente, poi la salutò dandole una strizzata a una tettona suscitando vivi gridolini di protesta da parte della bella bagnina. Avevo fatto tombola. Sapevo dove colpire quel tamarraccio del cazzo. Aspettai che se ne andò e comincia a sondare il terreno. Mi tuffai e feci una decisa di vasche per poi uscire proprio davanti alla bagnina, cercando di sfruttare l’effetto del costume reso aderente dall’acqua davanti alla bagnina, che ovviamente non mi guardò nemmeno di striscio. Allora provavi a transitarle davanti, ricevetti solo uno sguardo di disprezzo da quella fighetta. Chi si assomiglia si piglia. Mi recai verso la sdraio dalla parte opposta e presi a guardarla mentre andava lasciava la sua postazione e prendeva. Suonò la sirena che annunciava a breve la chiusura. Ero deluso, non sapevo come avrei potuto fottermi quella graziosa per quanto stronza bagnina. Dovevo tornare all’appartamento di Linda e trovare una soluzione. Tornai nello spogliatoio ormai vuoto, se non per un vecchietto che si stava vestendo, mi spogliai e mi diressi verso la doccia. Il mio cazzone ballava in maniera piacevole contro le mie cosce mentre camminavo nudo, cominciai a sciacquarmi via il cloro dai capelli per poi passare al corpo, scappellandomi poi piano il cazzo per darli una sciacquata. “Chi è ancora lì?! È ora di chiudere cazzo!” sentii la sua voce acida. Cazzo! E ora cosa facevo? Cosa dicevo? Mi girai per risponderle e lei era lì a meno di un metro da me, era proprio bassina ma davvero figa, le tette premevano contro il costume intero. Vidi i suoi occhi, il suo sguardo incazzato cadere sulla mia piccola proboscide tra le cosce e qualcosa cambiare. Lussuria. Conoscevo quello sguardo, l’avevo visto in Linda, l’avevo visto in Nadia e soprattutto l’avevo visto in quella grandissima troia di Chiara. Durò solo un attimo ma ero sicuro di quello che avevo visto. Il tono si fece subito di nuovo duro “muoviti” ma sentii un lieve tremolio nella voce. E li successe, si girò per andarsene e il fondo della doccia reso scivoloso fece il suo lavoro. La bella tettona scivolò all’indietro. Reagii d’istinto e la afferrai da dietro. Non so bene che mossa feci ma so solo che uno dei suoi seni balzò fuori dallo stretto costume e il mio abbondante cazzo si strusciò contro la sua schiena nuda. Lei si girò di scatto, era incazzata, era arrapata. Il suo grosso seno ondeggiò e il mio cazzo prese subito a ingrossarsi, lei mi guardò diritta negli occhi e quasi con rabbia me lo afferrò. Esultai dentro di me, pure il mio cazzo esultò, impennandosi tra quelle mani ingrossandosi all’inverosimile. Continuava a non dire nulla ma prese a masturbarmi decisa strappandomi un gemito di piacere. Eravamo in piedi, io completamente nudo, lei con una tetta fuori, che continuava a fissarmi rancorosa mentre la sua manina faceva su e giù scappellandomi con rapidità. Presi a toccarli le tette, a mungergliele con un movimento che mi aveva insegnato Linda, riuscendo a infrangere le labbra strette e strappandole un sospiro. In breve liberai anche il secondo seno massaggiandola a due mani. La sua faccia si fece meno incazzata e più vogliosa “hai un cazzo favoloso” sussurrò, senza più quel tono da stronza “E tu un corpo favoloso”. Sorrisino compiaciuto. “Ma qui è rischioso, vieni” e afferrandomi per il cazzo mi portò nella saletta di rianimazione proprio accanto allo spogliatoio. Immaginai quanto fosse stato divertente venir visto da quel tamarro di Luigi in quel momento, la sua fidanzata tettona che mi teneva il cazzone mentre camminava sicura con le tette al vento. Arrivati nella stanzetta si staccò dal mio cazzo e si sedette su uno sgabello guardandomi con un sorriso malizioso e toccandosi il seno ancora bagnato dalla doccia. Io non persi tempo, mi avvicinai e le porsi il mio cazzo da succhiare cosa che prontamente fece. Cominciò con un lento pompino, le sue labbra mi avvolsero l’asta per poi sfilarselo tutto dalla bocca. Era davvero eccitante, quella ragazza ci sapeva davvero fare! Presi a pensare a Linda, anche lei era un’esperta pompinara… e aveva sofferto per colpa di uno stronzetto, cominciai a incazzarmi, so che quella ragazza, per quanto stronza, non centrava niente ma quando avevo il cazzo duro non capivo più nulla. Presi a scoparle la bocca. All’inizio piano, lei tentò qualche mugugno di protesta ma più protestava più mi incazzavo e più ci davo di bacino. In pochi secondi lei si trovò seduta a cosce spalancate mentre io, tenendola per la testa, le ficcavo il mio colossale cazzo in bocca, scopandogliela letteralmente. Mi aspettai che si ribellasse, che me lo mordesse e invece fece una cosa inaspettata. Vidi la sua mano destra scendere, scostare il costume e prendere a masturbarsi in maniera feroce. Evidentemente la mia durezza la eccitava, probabilmente era una di quelle ragazze viziate abituate ad avere tutto e la situazione la stava facendo impazzire dalla voglia, lei, una ragazza sexy che si stava facendo scopare la bocca da uno sfigato super dotato nella piscina dove lavorava. Venne fulminata da un orgasmo, la vidi afferrarsi le grandi labbra e stringerle convulsamente mentre la bocca ormai non aderiva più al cazzo. Ci volle tutto il mio self control per non riempirle la gola del mio seme. Quando i tremori dell’orgasmo si furono quietati la guardai e mi sdraiai sul lettino, col cazzo ben eretto, lei fece una risata euforica e prese da un cassetto un preservativo (evidentemente non era la prima volta che si dava da fare li) e me lo infilò salendomi sopra e impalandosi lentamente su di me, non senza una smorfia di dolore notai con orgoglio. Prese a cavalcarmi con ferocia, iniziando a gemere senza ritegno mentre i voluminosi seni ballavano. Non mi piaceva stare sotto ma poiché era tanto presa decisi di non farle cambiare posizione. Però notai qualcosa sulla scrivania, un grosso evidenziatore nero era lì appoggiato. Mi venne un’idea perversa, lo afferrai e sotto il suo sguardo interrogativo la tirai verso di me, in modo da avere il suo seno in faccia e… il suo culetto all’aria “Che fai?” mi chiese tra un gemito e l’altro visto che avevo preso a pistonarla io da sotto. Le risposi in maniera diretta e fredda “ti allargo il buco del culo” e dopo una lieve lubrificata presi a infilarle l’evidenziatore, ovviamente ben chiuso, nel suo culetto. Anche quella era una scena che avrei che il suo fidanzato vedesse, il mio cazzone che la pistonava da sotto e un grosso evidenziatore conficcato nel culo, mentre uno sfigatello come me le sbavava e le mungeva il seno. Evidentemente non doveva disprezzare il trattamento perché in breve il movimento si fece più frenetico “Oh dio…” disse movimento le cosce all’unisono coi miei colpi di minchia. La sua faccia si contrasse “sto venendo! Sto venendo!!” urlò che pregai mentalmente che eravamo soli. La guardai in faccia mentre veniva presa da un attacco epilettico, una scarica di umori si riversò sul mio cazzo e parte del mio petto mentre lei godeva follemente. Non resistetti nemmeno io “sto per godere anche io!” dissi accecato dalla lussuria. Lei in un attimo di lucidità si sfilò il cazzo e scendendo dal lettino prese a mungermi la minchia a due mani guardandomi con aria arrapatissima. Presi a sborrarle in faccia una quantità incredibile di sborra, 3 fiotti caldi le caddero sul voluminoso seno mentre lei soddisfatta mi mungeva tutto fuori incurante dello sperma bollente che le colpiva quella faccia da scazzo che si ritrovava.
Riprendemmo entrambi fiato, mentre lei si puliva il mio sperma dal viso. Finalmente mi dedicò un sorriso. “sei stato incredibile!” mi disse sempre col fiatone. “Anche tu!” banale come risposta ma dopo l’orgasmo brutale che avevo appena avuto non mi venne in mente niente. Tornò di nuovo dura “ora vai, che devo chiudere”. La guardai un po’ incazzato, aveva ancora sperma sul viso e le tette al vento, non so come la parte inferiore del costume intero era ancora al suo posto, per quanto scostato di lato che mostrava una lieve peluria. Pensai che bella foto sarebbe stata per il suo Luigi. Me ne andai completamente nudo verso gli spogliatoi quando lei da dietro mi urlò “Domani mi tocca ancora chiudere la piscina…” Non le risposi ma sorrisi tra me. Il giorno seguente avrei portato la macchina fotografica.
scritto il
2018-02-05
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