La mia vita da Bull 4: Scopata nel boschetto
di
Bull del nord
genere
tradimenti
Passai il resto della settimana e poi il resto dell’estate (meno intensamente) a fare lezioni di sesso con Linda. Si era proprio presa bene nel suo ruolo di maestra, mi spiegò parecchio della fisiologia ma soprattutto della psicologia del sesso. Si creò un bellissimo rapporto con lei, c’era molta sintonia, fu la mia prima vera “trombamica” (termine che odio perché spesso sono solo “tromba” e per nulla “amica”.
Non vi racconterò nei dettagli tutte le scopate anche perché non erano sempre molto eccitanti, nella settimana dove i suoi non c’erano sembrava più di stare sul set di un porno, scopavamo un po’, si interrompeva e mi dava consigli e riprendevamo. Una volta addirittura, dopo un pomeriggio particolarmente tecnico e ricco di consigli, me ne andai senza che nemmeno uno dei due era venuto ma ero comunque molto soddisfatto, non vedevo l’ora di sperimentare i suoi consigli su qualcun’altra.
E Chiara? Vidi anche lei, un pomeriggio in spiaggia. Era esplosiva come sempre, indossava un bikini a fiori sopra e slip nero sotto, la sua pelle già di norma abbastanza scura aveva raggiunto la tonalità mogano rendendola più sexy che mai. Stava camminando con un paio di sue amiche (come la chiamavamo io e Marino, il fan club, 2 o 3 ragazze che la seguivano ovunque con aria adorante) sul bagnasciuga e calamitava praticamente tutti gli sguardi (chi di desiderio, chi di gelosia) del tratto di spiaggia. Le nostre vicine di asciugamano scoppiarono in una risatina crudele quando una pallonata di ragazzini poco distanti quasi non la centrò in pieno viso ma che lei con una manovra goffa riuscì a evitare.
La rividi più tardi quando ero al baretto a comprare un gelato, seduta a un tavolo con le sue amichette. I nostri sguardi si incrociarono e lei tutta seria mi fece un impercettibile cenno col capo indicando poi con lo sguardo l’estremità della terrazza. Io non diedi segno ma uscii dal bar e l’attesi a un centinaio di metri più in là. Tre minuti dopo arrivò, senza nemmeno guardarmi o fermarsi disse “Seguimi a 10 metri”.
Che cazzo era, un film di spionaggio? Non che mi dispiacesse seguire quel bel culo perfetto ma mi sembrava comunque una situazione ridicola. Ma ovviamente il ricordo dell’inculata dell’altra volta erano ancora ben vivi e quindi non mi feci problemi a seguirla. Si incamminava verso il boschetto vicino alla spiaggia, ogni tanto si fermava a parlare con qualcuno, rimasi stupito quanto adulti la conoscevano, un trentenne cercò di toccarle il culo e lei si sottrasse con una risatina. Arrivammo finalmente nel bosco, si era addentrata abbastanza in profondità, via dai sentieri. Lontano da occhi indiscreti si girò e con una risata mi disse “Muoviti!” e io corsi da lei.
Ci fermammo vicino a un tronco. “Oggi è l’ultima volta che ci vediamo, a settembre parto per l’università, mi sono iscritta a lettere”. Mi disse tutto d’un fiato, senza tono di rimpianto o tristezza, dopotutto io non ero altro che un grosso cazzo con un essere umano attaccato per caso dall’altra parte, poco più che uno strumento per lei. “E inoltre Piero ha detto basta a sto giochino… era a lui che piaceva sai? Io quando mi sono messa con lui avevo un idea di storia seria, poi una sera mi ha rivelato le sue perversioni, che gli eccitava vedermi fare la puttana… ma guai a prenderlo in figa, solo a farmi inculare e a umiliarlo.”
Per un secondo vidi un velo di tristezza nel suo sguardo, poi mi guardò con i suoi magnifici occhi e mi sorrise “Chiaro, non che mi dispiacesse farmi inculare, ho sempre apprezzato molto il sesso anale” Si girò sporgendo il suo bel culo verso di me “Non sei stato l’unico sai? Uomini di quasi tutte età me l’hanno spaccato, sempre col cornuto che ci guardava e si segava… e ripeto, non che lo volessi, ma per amore questo e altro.”
Provai a ribattere ma lei mi interruppe, quasi come se parlasse con un minorato mentale o con un bambino la cui opinione non contava, mi stava facendo girare le palle quel suo atteggiamento egocentrico. “Hai talento sai? Hai davvero il cazzo più grosso che abbia mai visto, ho giurato a Piero che non avrei fatto più niente ma non so quando mi ricapiterà una mazza come la tua quindi… è il tuo giorno fortunato!” e così dicendo con un colpo secco si abbassò lo slip fino alle ginocchia.
La guardai con sicurezza, ero come un soldato che si era addestrato a lungo per la battaglia ed ora ero pronto. Non avevo ancora detto una parola, la guardai con durezza: “Il mio giorno fortunato? È il tuo giorno fortunato, troia” Frase ad effetto che riuscì in maniera particolarmente efficace perché restò letteralmente a bocca aperta. Senza aspettare risposta mi inginocchiai e cominciai a leccarli la figa come mi ero esercitato dozzine di volte con Linda. Un lungo sospirò con un “Oh cazzo si!” appena mormorato mi confermò che i consigli di Linda erano stati più che validi. Le infilai due dita nella figa che risultò incredibilmente stretta continuando a stimolarle il clitoride con la lingua mentre lei si era appoggiata al tronco divaricando il più possibile le cosce e piegano le ginocchia e accarezzandomi la testa e sussurrano sempre più forte “Si, cazzo si!”
Notai come era molto più contenuta nelle volgarità, quando me la inculai l’ultima volta era peggio che uno scaricatore di porto ubriaco mentre ora praticamente gemeva soltanto. Avrei scoperto in seguito che poche ragazze sono così volgari in maniera genuina, un buon novanta percento lo dice solo perché eccita l’uomo. La tecnica Linda era davvero efficace, cinque minuti di trattamento esplose nella mia bocca. Si lasciò cadere con la schiena appoggiata al trono guardandomi in estasi.
“Mi mancherai cazzo! O meglio, mi mancherà la tua lingua! Hai fatto pratica eh?” Le mancherà la mia lingua? Quella puttana egocentrica mi stava davvero facendo incazzare. Non dissi un cazzo e sotto il suo sguardo incuriosito mi alzai, mi abbassai i miei pantaloni da bagno e impugnando il mio cazzone alla base glielo ficcai in bocca. Cercò di dire qualcosa e di sottrarsi ma la presi per i capelli e le tenni il cazzo in bocca, lei smise di agitarsi. “Forza puttana, succhiamelo.” E lei cominciò a muoversi lentamente, in uno dei suoi favolosi pompini.
Ora che avevo provato un'altra bocca dovevo ammettere che ci sapeva davvero fare, stimolava il punto giusto, aveva il giusto ritmo. Chiusi gli occhi e mentre mi spompinava le liberai un seno giocandoci. Sentivo che stavo per venire e lei se ne accorse, se lo tolse e disse “Non venirmi in bocca, a te riservo un onore speciale” e nel dirlo si rimise in piedi e appoggiandosi all’albero si allargò la fica “Scopami qui”.
Non me lo feci ripetere, mi avventai su di lei “Piano!” mi disse allarmata “Che sono abituata solo a Piero nella f…” e cacciò un urlo perché senza farla finire con un colpo secco glielo avevo ficcato dentro fino alle palle. Ero entrato in quello stato di lussuria pura dove non esisteva altro che la voglia di godere e far godere.
Mi guardò un po’ sofferente e un po’ triste, con la fronte corrugata e tra un gemito e l’altro mi sussurrò “Sei uno stronzo…” “Si e tu sei una puttana… e ti piace così” e continuai a ficcarglielo dentro mentre lei gemeva più forte “Vero PUTTANA?” dissi scandendo bene le parole e scopandola ancora più forte “VERO PUTTANA?” urlai e lei rispose “Si cazzo, si! Sono la tua puttana!” e cominciò a venire.
Ma io non avevo finito, ero ancora accecato dalla voglia e continua a sbatterla contro il tronco, sentii le contrazioni ritornare e venti secondi dopo partì il secondo orgasmo. La sua figa era calda e faceva un effetto ventosa incredibile, quando cominciò il terzo sentii che toccava anche a me, la scopai ancora per una decina di secondi e mentre lei era ancora scossa dal terzo orgasmo tirai fuori il cazzo e, con un lampo di genio del male, presi i suoi slip neri da terra e ci sborrai dentro urlando tutto il mio piacere. Non avevo tempo di riprendermi che lei prese a darmi degli spintoni “Che cazzo hai fatto? E io ora come torno in spiaggia con la sborra sul costume?” mi urlava.
Forse ora ci avrebbe pensato due volte prima di considerarmi solo un cazzo e non una persona. Decisi che l’assioma di Linda “Trattale come principesse nella vita, trattale come troie nel letto” valeva solo se loro non si comportavano da troie nella vita, in tal caso le avrei trattate da tali sia nel letto che fuori.
Lei continuava a ripetermi incazzata “E ora come faccio?” La guardai e con un sorrisino le dissi “Semplice, non metterli” e me ne andai.
E così si concluse la mia estate, non rividi più Chiara (anche se non uscì completamente dalla mia vita come vi racconterò in seguito) e continuai a scoparmi Linda, sempre più per piacere e sempre meno per farmi dare “lezioni”.
Purtroppo era ormai settembre e cominciai il secondo anno di liceo. L’anno cominciò bene e senza quei bulletti del cazzo in giro la mia qualità di vita migliorò in maniera incredibile. Il secondo anno portò anche una piacevole novità, Nadia.
No, non era un puttanone dell’est in stile american pie ma la nuova docente di arti visive, e non era nemmeno dell’est, era di origine sud americana anche se nata e cresciuta in Italia. Era la classica ragazza da centro sociale che aveva passato gli anni d’università a fare discorsi politici e a fumarsi canne una dopo l’altra per ritrovarsi fuori corso con una laurea triennale e nessuna prospettiva.
Appresi in seguito che un colpo di culo incredibile le diede la possibilità di venir assunta nel nostro liceo. Come già detto era per metà del sud america, del Perù per esattezza. Era abbastanza una bella donna, non tanto alta, culo abbastanza in carne e seno abbondante ma senza la pancetta di Linda. Gli occhi erano nocciola con delle lievi borse sotto gli occhi e qualche rughetta ai bordi, le labbra erano carnose e i capelli anche castani le cadevano fin alle spalle.
Io ne fui subito affascinato, non tanto per l’aspetto (anche se chiaramente le tette non passavano inosservate) ma per il suo modo di insegnare, si vedeva che era impacciata e più di una volta non sembrava aver idea di cosa parlasse, fortunatamente visiva era una materia pratica e poco teorica. Era pure ingenua, non capiva le battute a doppio senso che qualche compagno le faceva e mancava completamente di autorità. Aveva anche un fidanzato, un altro spannato come lei che a 35 anni non solo non era ancora riuscito a laurearsi ma credeva ancora che avrebbe sfondato nella musica. Cominciai a fantasticare su Nadia, non so perché quel fare innocente mi eccitava, sia Linda che Chiara erano entrambi caratteri forti, che prendevano in mano la situazione, Nadia invece sembrava la ragazza che cercava un punto di riferimento, una personalità abbastanza debole.
Cosa successe con Nadia ve lo racconterò un altro giorno
Critiche e suggerimenti ben accetti: bullatipico@hotmail.com
Non vi racconterò nei dettagli tutte le scopate anche perché non erano sempre molto eccitanti, nella settimana dove i suoi non c’erano sembrava più di stare sul set di un porno, scopavamo un po’, si interrompeva e mi dava consigli e riprendevamo. Una volta addirittura, dopo un pomeriggio particolarmente tecnico e ricco di consigli, me ne andai senza che nemmeno uno dei due era venuto ma ero comunque molto soddisfatto, non vedevo l’ora di sperimentare i suoi consigli su qualcun’altra.
E Chiara? Vidi anche lei, un pomeriggio in spiaggia. Era esplosiva come sempre, indossava un bikini a fiori sopra e slip nero sotto, la sua pelle già di norma abbastanza scura aveva raggiunto la tonalità mogano rendendola più sexy che mai. Stava camminando con un paio di sue amiche (come la chiamavamo io e Marino, il fan club, 2 o 3 ragazze che la seguivano ovunque con aria adorante) sul bagnasciuga e calamitava praticamente tutti gli sguardi (chi di desiderio, chi di gelosia) del tratto di spiaggia. Le nostre vicine di asciugamano scoppiarono in una risatina crudele quando una pallonata di ragazzini poco distanti quasi non la centrò in pieno viso ma che lei con una manovra goffa riuscì a evitare.
La rividi più tardi quando ero al baretto a comprare un gelato, seduta a un tavolo con le sue amichette. I nostri sguardi si incrociarono e lei tutta seria mi fece un impercettibile cenno col capo indicando poi con lo sguardo l’estremità della terrazza. Io non diedi segno ma uscii dal bar e l’attesi a un centinaio di metri più in là. Tre minuti dopo arrivò, senza nemmeno guardarmi o fermarsi disse “Seguimi a 10 metri”.
Che cazzo era, un film di spionaggio? Non che mi dispiacesse seguire quel bel culo perfetto ma mi sembrava comunque una situazione ridicola. Ma ovviamente il ricordo dell’inculata dell’altra volta erano ancora ben vivi e quindi non mi feci problemi a seguirla. Si incamminava verso il boschetto vicino alla spiaggia, ogni tanto si fermava a parlare con qualcuno, rimasi stupito quanto adulti la conoscevano, un trentenne cercò di toccarle il culo e lei si sottrasse con una risatina. Arrivammo finalmente nel bosco, si era addentrata abbastanza in profondità, via dai sentieri. Lontano da occhi indiscreti si girò e con una risata mi disse “Muoviti!” e io corsi da lei.
Ci fermammo vicino a un tronco. “Oggi è l’ultima volta che ci vediamo, a settembre parto per l’università, mi sono iscritta a lettere”. Mi disse tutto d’un fiato, senza tono di rimpianto o tristezza, dopotutto io non ero altro che un grosso cazzo con un essere umano attaccato per caso dall’altra parte, poco più che uno strumento per lei. “E inoltre Piero ha detto basta a sto giochino… era a lui che piaceva sai? Io quando mi sono messa con lui avevo un idea di storia seria, poi una sera mi ha rivelato le sue perversioni, che gli eccitava vedermi fare la puttana… ma guai a prenderlo in figa, solo a farmi inculare e a umiliarlo.”
Per un secondo vidi un velo di tristezza nel suo sguardo, poi mi guardò con i suoi magnifici occhi e mi sorrise “Chiaro, non che mi dispiacesse farmi inculare, ho sempre apprezzato molto il sesso anale” Si girò sporgendo il suo bel culo verso di me “Non sei stato l’unico sai? Uomini di quasi tutte età me l’hanno spaccato, sempre col cornuto che ci guardava e si segava… e ripeto, non che lo volessi, ma per amore questo e altro.”
Provai a ribattere ma lei mi interruppe, quasi come se parlasse con un minorato mentale o con un bambino la cui opinione non contava, mi stava facendo girare le palle quel suo atteggiamento egocentrico. “Hai talento sai? Hai davvero il cazzo più grosso che abbia mai visto, ho giurato a Piero che non avrei fatto più niente ma non so quando mi ricapiterà una mazza come la tua quindi… è il tuo giorno fortunato!” e così dicendo con un colpo secco si abbassò lo slip fino alle ginocchia.
La guardai con sicurezza, ero come un soldato che si era addestrato a lungo per la battaglia ed ora ero pronto. Non avevo ancora detto una parola, la guardai con durezza: “Il mio giorno fortunato? È il tuo giorno fortunato, troia” Frase ad effetto che riuscì in maniera particolarmente efficace perché restò letteralmente a bocca aperta. Senza aspettare risposta mi inginocchiai e cominciai a leccarli la figa come mi ero esercitato dozzine di volte con Linda. Un lungo sospirò con un “Oh cazzo si!” appena mormorato mi confermò che i consigli di Linda erano stati più che validi. Le infilai due dita nella figa che risultò incredibilmente stretta continuando a stimolarle il clitoride con la lingua mentre lei si era appoggiata al tronco divaricando il più possibile le cosce e piegano le ginocchia e accarezzandomi la testa e sussurrano sempre più forte “Si, cazzo si!”
Notai come era molto più contenuta nelle volgarità, quando me la inculai l’ultima volta era peggio che uno scaricatore di porto ubriaco mentre ora praticamente gemeva soltanto. Avrei scoperto in seguito che poche ragazze sono così volgari in maniera genuina, un buon novanta percento lo dice solo perché eccita l’uomo. La tecnica Linda era davvero efficace, cinque minuti di trattamento esplose nella mia bocca. Si lasciò cadere con la schiena appoggiata al trono guardandomi in estasi.
“Mi mancherai cazzo! O meglio, mi mancherà la tua lingua! Hai fatto pratica eh?” Le mancherà la mia lingua? Quella puttana egocentrica mi stava davvero facendo incazzare. Non dissi un cazzo e sotto il suo sguardo incuriosito mi alzai, mi abbassai i miei pantaloni da bagno e impugnando il mio cazzone alla base glielo ficcai in bocca. Cercò di dire qualcosa e di sottrarsi ma la presi per i capelli e le tenni il cazzo in bocca, lei smise di agitarsi. “Forza puttana, succhiamelo.” E lei cominciò a muoversi lentamente, in uno dei suoi favolosi pompini.
Ora che avevo provato un'altra bocca dovevo ammettere che ci sapeva davvero fare, stimolava il punto giusto, aveva il giusto ritmo. Chiusi gli occhi e mentre mi spompinava le liberai un seno giocandoci. Sentivo che stavo per venire e lei se ne accorse, se lo tolse e disse “Non venirmi in bocca, a te riservo un onore speciale” e nel dirlo si rimise in piedi e appoggiandosi all’albero si allargò la fica “Scopami qui”.
Non me lo feci ripetere, mi avventai su di lei “Piano!” mi disse allarmata “Che sono abituata solo a Piero nella f…” e cacciò un urlo perché senza farla finire con un colpo secco glielo avevo ficcato dentro fino alle palle. Ero entrato in quello stato di lussuria pura dove non esisteva altro che la voglia di godere e far godere.
Mi guardò un po’ sofferente e un po’ triste, con la fronte corrugata e tra un gemito e l’altro mi sussurrò “Sei uno stronzo…” “Si e tu sei una puttana… e ti piace così” e continuai a ficcarglielo dentro mentre lei gemeva più forte “Vero PUTTANA?” dissi scandendo bene le parole e scopandola ancora più forte “VERO PUTTANA?” urlai e lei rispose “Si cazzo, si! Sono la tua puttana!” e cominciò a venire.
Ma io non avevo finito, ero ancora accecato dalla voglia e continua a sbatterla contro il tronco, sentii le contrazioni ritornare e venti secondi dopo partì il secondo orgasmo. La sua figa era calda e faceva un effetto ventosa incredibile, quando cominciò il terzo sentii che toccava anche a me, la scopai ancora per una decina di secondi e mentre lei era ancora scossa dal terzo orgasmo tirai fuori il cazzo e, con un lampo di genio del male, presi i suoi slip neri da terra e ci sborrai dentro urlando tutto il mio piacere. Non avevo tempo di riprendermi che lei prese a darmi degli spintoni “Che cazzo hai fatto? E io ora come torno in spiaggia con la sborra sul costume?” mi urlava.
Forse ora ci avrebbe pensato due volte prima di considerarmi solo un cazzo e non una persona. Decisi che l’assioma di Linda “Trattale come principesse nella vita, trattale come troie nel letto” valeva solo se loro non si comportavano da troie nella vita, in tal caso le avrei trattate da tali sia nel letto che fuori.
Lei continuava a ripetermi incazzata “E ora come faccio?” La guardai e con un sorrisino le dissi “Semplice, non metterli” e me ne andai.
E così si concluse la mia estate, non rividi più Chiara (anche se non uscì completamente dalla mia vita come vi racconterò in seguito) e continuai a scoparmi Linda, sempre più per piacere e sempre meno per farmi dare “lezioni”.
Purtroppo era ormai settembre e cominciai il secondo anno di liceo. L’anno cominciò bene e senza quei bulletti del cazzo in giro la mia qualità di vita migliorò in maniera incredibile. Il secondo anno portò anche una piacevole novità, Nadia.
No, non era un puttanone dell’est in stile american pie ma la nuova docente di arti visive, e non era nemmeno dell’est, era di origine sud americana anche se nata e cresciuta in Italia. Era la classica ragazza da centro sociale che aveva passato gli anni d’università a fare discorsi politici e a fumarsi canne una dopo l’altra per ritrovarsi fuori corso con una laurea triennale e nessuna prospettiva.
Appresi in seguito che un colpo di culo incredibile le diede la possibilità di venir assunta nel nostro liceo. Come già detto era per metà del sud america, del Perù per esattezza. Era abbastanza una bella donna, non tanto alta, culo abbastanza in carne e seno abbondante ma senza la pancetta di Linda. Gli occhi erano nocciola con delle lievi borse sotto gli occhi e qualche rughetta ai bordi, le labbra erano carnose e i capelli anche castani le cadevano fin alle spalle.
Io ne fui subito affascinato, non tanto per l’aspetto (anche se chiaramente le tette non passavano inosservate) ma per il suo modo di insegnare, si vedeva che era impacciata e più di una volta non sembrava aver idea di cosa parlasse, fortunatamente visiva era una materia pratica e poco teorica. Era pure ingenua, non capiva le battute a doppio senso che qualche compagno le faceva e mancava completamente di autorità. Aveva anche un fidanzato, un altro spannato come lei che a 35 anni non solo non era ancora riuscito a laurearsi ma credeva ancora che avrebbe sfondato nella musica. Cominciai a fantasticare su Nadia, non so perché quel fare innocente mi eccitava, sia Linda che Chiara erano entrambi caratteri forti, che prendevano in mano la situazione, Nadia invece sembrava la ragazza che cercava un punto di riferimento, una personalità abbastanza debole.
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