Ricevimento Genitori

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Era una venerdì mattina e mia moglie da una settimana mi pregava di andare al ricevimento con i professori di nostra figlia.

Io ero in ferie quindi non mi sarebbe stato d'impiccio andarci solo mi scocciava perdere tempo in quel modo visto che nostra figlia a scuola non ha problemi e la sua media dei voti è alta.

Decido di accontentare mia moglie. Lei doveva preparare casa per una festa che avevamo la sera con degli amici.

La scuola di mia figlia non dista molto da casa in cinque minuti arrivo a destinazione e incontro anche degli altri genitori che aspettano davanti a delle aule con scritto a lato il nome del professore e la materia.

Decido prima di incominciare che non gli avrei incontrati tutti, solamente le materie per me più importanti: matematica, scienze ed educazione fisica.

Inizio mettendomi in fila davanti alla porta della professoressa di matematica, avevo pochi genitori davanti e mi sarei sbrigato in poco tempo.

Arrivato il mio turno entro nell'aula mi presento: "Buongiorno, sono il papà di Elisa, Alberto piacere!"

"Piacere di incontrarla non la faccio neanche accomodare per non farle perdere tempo"

Io che già mi stavo per sedere sulla sedia mi sono rialzato imbarazzato.

"Sua figlia è proprio brava, in classe aiuta i suoi compagni e prende anche bei voti. Non c'è altro da aggiungere" mi dice sorridendo.

Una bella donna questa prof., era sulla cinquantina ma ne dimostrava molto meno.

"Beh grazie è sempre piacevole sentire queste cose" risposi: "la saluto"

Così mi congedai dalla prof di matematica e in trenta secondi ero già in coda per parlare con il professore di educazione fisica.

Mi piaceva quel ragazzo, sembrava un marine, molto attento alla disciplina e sicuramente mi avrebbe detto qualcosa di più su mia figlia.

Dopo qualche minuto lo incontro e lo saluto. Ci eravamo già visti in qualche occasione ma non sapeva che ero il padre di una sua studente. Frequentavamo lo stesso bar e ogni tanto ci si salutava al bancone per educazione.

"Sono il papà di Elisa" gli dissi dopo qualche parola.

"Elisa... aspetta perché con i nomi sono un frana" ci mise un po' ad abbinare nome e cognome ma poi mi rassicurò dicendo che era una brava ragazzina e non c'era nulla da segnalare.

Parlammo più delle serate che organizzava il gestore del bar che di altro e persi quasi mezzora.

"Ascolta, è meglio che vada a parlare con la prof. Dindelli qui fuori ci saranno altri genitori che aspettano".

"Sono un prof. di educazione fisica" non c'è mai la fila da me.

Aprii la porta ed effettivamente non c'era più nessuno.

"Ci si vede in giro" ci stringemmo la mano e corsi davanti alla porta della prof di scienze.

Era quasi mezzogiorno dovevo muovermi perché dopo mezzora sarebbe uscita mia figlia e dovevo farmi trovare al parcheggio per tornare a casa.

La prof. Dindelli mi vide arrivare e mi fece accomodare.

"Buongiorno, mi scusi mi assento due minuti. Può aspettarmi un attimo?"

Caspita che donna. Giovane, alta un metro e settanta circa, avrà avuto trenta o trentacinque anni. Quando si alzò non potei non notare le gambe snelle e magre.

"Aspetto, non è un problema" risposi.

Sentii che il rumore dei tacchi si allontanava. Ad un tratto un cellulare suona. Era il cellulare della prof. se l'era dimenticato sulla cattedra e curioso mi sporsi per vedere chi era. C'era scritto: Luisa. Bah non mi importava neanche ma la foto sullo sfondo del telefono mi attirò. Era una foto della professoressa in montagna distesa su un prato con delle margherite. Proprio bella.

"Eccomi mi scusi, ho sentito il telefono" entrò nel momento in cui mi tornai a sedere, pregavo non mi avesse visto "che figura di merda" pensai.

Arrivò al telefono e smise di suonare. "Richiamerà" disse sorridendo.

Io ancora speravo non mi avesse visto e risposi con un sorriso sghembo.

"Sono il papà di Elisa T." dissi balbettando un po'. Lei se ne rese conto e mi domandò:"Si sente bene?"

"Si, nessun problema scusa. Scusi, le ho dato del tu". Che disastro. Ero imbarazzato ma la situazione pareva degenerare. Era meglio stare zitti"

Lei mentre cercava nel suo registro il nome ogni tanto mi guardava. Lo notai perché non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Aveva un seno bellissimo, il maglioncino che indossava era aderente e lasciava immaginare tutto. "Non ha il reggiseno" pensai.

"Elisa eccola. Beh i voti sono molto buoni. Non mi ricordo esattamente chi è, sono qui da poco quindi possono basarmi solo sui risultati. Immagino le piaccia scienze."

"Se ha preso da me probabile" risposi.

"Anche a lei le interessa?"

"Ho letto qualcosa... il mio lavoro me lo impone" sorrisi.

"Di cosa si occupa esattamente?" mi chiese. Notai che sembrava particolarmente interessata.

"Sono un medico. Ma non dovremmo discutere di mia figlia?" iniziai a essere spiritoso.

Lei si alzò strofinandosi le braccia: "Che freddo, mi scusi chiudo la porta. Si ha ragione scusi, ma di sua figlia non c'è altro da dire."

Io non mi alzai dalla sedia e lei tornò a sedersi.

"Allora posso andare?" dissi. Mi sembrò dispiaciuta dalla domanda e mi rispose: "Si, può andare".

Poi per sbaglio porgendomi la mano per salutarmi fece cadere il suo astuccio a terra. Penne e matite si sparpagliarono sotto la scrivania e lei: "Oddio, mi scusi"

"Non c'è problema" mi incucciai per aiutarla a tirar su gli oggetti e mi ritrovai a pochi centimetri dalla suo viso.

Le mollò le penne che aveva raccolto mi prese la testa e mi baciò.

Io mi eccitai un sacco e ricambiai infilandole la lingua in bocca. Stavo baciando appassionatamente una professoressa di mia figlia sotto una scrivania durante l'orario del ricevimento.

"Quanto sei sexy" disse lei. Mi alzai da per terra e lei mi seguì.

"Scusa è meglio che vada. Mia figlia esce tra mezz'oretta e non credo sia il caso...

Intanto che mi sistemavo mi spinse verso il muro e mi slacciò i pantaloni.

"Si hai ragione, non è il caso" disse mentre con la sua mano fredda afferrava il mio pene.

Se lo infilò in bocca e io non riuscii più a muovermi. Era l'esperienza più emozionante che avessi mai provato, decisi di lasciarmi trasportare.

Iniziai a raccoglierle i capelli e a spingerle il pene in fondo alla gola. I primi colpi sembravano soffocarla ma poi ci prese gusto. La bava iniziò a caderle dalla bocca sulle mie palle fino a terra.

Per paura di sporcarsi il maglione se lo tolse.

Non aveva il reggiseno avevo visto giusto. Che meraviglia di tette, iniziai a leccargliele e succhiargliele.

Si sdraio sulla scrivania sopra i registri e le tolsi i pantaloni e le mutandine.

Io mi misi sopra di lei al contrario così che mentre lei mi spompinava potessi leccargli la fica. Era bagnatissima, iniziai a giocare con il clitoride poi infilai uno, due, tre quattro dita dentro la vagina. Mugugnava di piacere ma sempre con il pene in bocca che sembrava soffocarla.

Mi diede un'ultima leccata alle palle poi aprì le gambe. Intesi che voleva essere penetrata e l'accontentai.

La professoressa distesa sulla scrivania con le lacrime agli occhi e la faccia piena di saliva e il padre di una sua studente che la penetrava tenendole il bacino con forza.

Iniziò a godere ma il rischio che da fuori sentissero era troppo alto. Le tappai le bocca con una mano mentre continuavo e aumentai il ritmo. Sentivo la fine della sua vagina con il mio pene e lei probabilmente senza la mia mano avrebbe urlato.

Chiuse le gambe e le girò a lato mentre il mio pene ancora era dentro di lei. Sentii stringere e il piacere aumentò. Non sarei durato a lungo così. Gli diedi ancora qualche colpo poi la feci mettere a novanta e mentre la penetravo da dietro gli presi le braccia per tenerla verso di me con la faccia sulla scrivania. Si alzò e con il pene dentro girò la testa per baciarmi.

"Ma chi sei..." disse: "lo voglio nel culo"

Non potevo crederci neanche il tempo di dire nulla che si infilò un dito nel culo per farmi capire meglio il concetto.

Poi iniziò a succhiarmelo di nuovo e a sputarci sopra per lubrificarlo al meglio.

Si mise a pecorina di nuovo e appoggiai il pene all'ano. Ero super eccitato e lei era insaziabile. Spinsi con delicatezza e mentre la cappella entrava lei emise un lamento straziante. Poi spinsi ancora e iniziando a prendere il ritmo lei iniziò a godere.

Mentre lo prendeva nel culo con l'altra mano mi toccava le palle e io infilavo le mie dita nella sua vagina.

Uscii perché stavo per venire. Le avevo aperto il culo. Era enorme. Per prendere fiato iniziai a penetrarla in modo alternato. Uno nel culo uno nella vagina. Questa cosa la fece venire. Bagnò la scrivania. Tremava tutta e io stavo per venire.

Lei intuì e non disse nulla. Prese il mio cazzo e iniziò a succhiare. Le venni in bocca. Con un colpa di tosse le uscì lo sperma dalle narici. Era distrutta. Per terra era tutto bagnato io ero sudato come un maratoneta e lei aveva il corpo tremante dal piacere.

Rimasimo fermi qualche secondo per riprendere fiato. Io avevo addosso il suo odore lei il mio se tornavo a casa in quelle condizioni mia moglie lo notava subito. Avevo bisogno di una doccia e anche la professoressa.

La campanella suonò.

"Cazzo, devo portare mia figlia a casa" dissi sbadatamente. Non ero nelle condizioni di andare.

La professoressa si alzò dalla scrivania: "Se vai a casa così spera che tua moglie, se ne hai una, non sia in casa. Aspettiamo che escano i ragazzi intanto poi usciamo noi"

"Mia figlia non mi aspetta, tornerò a casa da sola"

"Il mio appartamento è qui vicino vuoi venire a fare la doccia da me?" mi sorrise la professoressa mentre si rivestiva.

Immaginai un'altra meravigliosa scopata: "si, va bene".

Lei mi diede la mano: "Piacere Eleonora".
scritto il
2018-02-08
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