Il peso addosso

di
genere
incesti

I pesi di solito sono negativi ma se un peso va a compensare un vuoto, il peso diventa essenziale.

Aspettavo come ogni sera che mio padre spegnesse la TV e poi la luce della sala e dopo aver salutato mia madre che dormiva in un’altra stanza, aprisse la porta della mia camera, anzi della nostra camera.
Era già da mesi che mia madre era stata defraudata del posto che le spettava (e, invece, avrei compreso più tardi, desiderava proprio che accadesse questo).
La cronistoria delle giornate nella mia famiglia era stata un lento scivolare in uno stato di confusione ed eccitazione continuo che contrassegnò la mia giovinezza in casa: ogni volta che vedevo mio padre non riuscivo a non bagnarmi. Sapevo cosa mi faceva ogni notte anche se non se ne poteva parlare chiaramente. Ero tesa, umida e continuamente nervosa, stato che dovevo simulare tutti i giorni 24/24. In ogni istante della giornata, immersa in una specie di torpore diffuso, pensavo solo a quello.
Quando finalmente entrava nella stanza e richiudeva la porta lo accoglievo con un sospiro quasi impercettibile, non aspettavo altro che le sue meni adosso, non attendevo altro di sentirlo spostarsi da suo letto al mio e schiacciarmi con il suo peso… respiravo il suo odore e quasi venivo, l’orgasmo immediatamente si metteva a correre incontrollato …

Ma, davvero, ho molta vergogna di questo mio segreto: è un mondo solo notturno, soffuso dalle ombre, quasi irreale e tale deve restare…
Così avevo pensato sino ad oggi: ho deciso che invece voglio raccontarvi almeno una notte, una delle tante, così: erano quasi due ore che attendevo che entrasse in camera, sentivo i rumori dalla sala accanto… radio accesa, piatti, giornali sfogliati… ma, solo due ora prima, vi racconto cosa era successo durante il dopo cena passato sul divano a vedere la TV con accanto un mio cuginetto da una parte e mio padre dall’altra.
Il programma era iniziato già da circa 20 minuti e la mia tensione stava crescendo, sempre di più soprattutto perché avevo messo una coperta sulle mie ginocchia, coperta che mi copriva tutte le gambe che erano completamente aperte e con gli slip abbassati alle caviglie. Avevo bisogno di sentirmi nuda e mi sfioravo ma era qualcosa d’altro che aspettavo. E accadde, come altre volte: una mano lentamente si infilò sotto la coperta e si mise a sfiorare la mia pelle… era una mano esperta, che si avvicinava e poi si allontanava in una spossante attesa. Quando è arrivata a sfiorarmi, a sfiorare le mie labbra intime, stavo per svenire dalla tensione. Il suo tocco era lieve ma tanto preciso, sul clitoride, in modo circolare, prima lento e poi veloce, poi ancora lento, poi… Il tempo si era dilatato, mi sembrava di essere in uno stato di semi incoscienza e sentivo una marea partirmi dal basso ventre a salire, a salire… Quando lui si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: “Su piccolina” non tenni più nulla e mi lanciai in un gorgo così profondo che come in un sogno mi risucchiava sempre di più…

Ora, con il passare degli anni, sono diventata una donna di 30 anni con molti amori alle spalle ma soprattutto con un grande vuoto e senza volerlo divenni con il tempo una “giustiziera”: mi piaceva stuzzicare gli uomini sposati o comunque accoppiati per rompere il loro menage, le loro unioni. Volevo ripetere compulsivamente, all’infinito, il rito di sottrarre mio padre a mia madre, ecco, a questo pensavo ossessivamente…

Ho bisogno di quel peso addosso, che schiaccia ma mi riempie il vuoto, quel vuoto che sfuggo come niente altro nella vita: mi voglio piena, della sua sborra.
Ne uscirò mai?
scritto il
2018-03-17
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