Una storia di guerra - Sesso e resistenza
di
Polipessa
genere
etero
- Da questa parte, presto!
I due uomini seguirono la donna dentro la stalla, poi salirono una scala a pioli in legno e finalmente raggiunsero il fienile.
- Coricatevi qua – ordinò la donna e gli uomini eseguirono.
Poi, prese alcune manciate di fieno, gliele gettò sopra, fino a coprirli.
- E ora, silenzio!
Non ricevendo risposta, Anna si allontanò. Ridiscese nella stalla e spostò la scala a pioli, riponendola lungo la mangiatoia delle vacche, poi uscì in cortile.
Non passarono cinque minuti che i due uomini, sepolti sotto il fieno udirono il fracasso di numerosi motori avvicinarsi alla fattoria e fermarsi nell’aia. Poi un vociare indistinto, uomini che sbraitavano in un italiano stentato, la voce della donna. Infine i motori riavviarsi e allontanarsi.
I due uomini, al buio e immersi nel silenzio rumoroso della stalla, erano tesi come due corde di violino. Passò una mezzoretta che sembrò loro un’eternità, poi finalmente udirono richiudersi la porta della stalla. Il suono della legna che sbatteva contro il pavimento.
- Tutto sistemato – disse Anna, a bassa voce
I due si sollevarono dal loro nascondiglio scrollandosi la paglia di dosso.
- Tedeschi?
- Si, cercavano dei partigiani. Gli ho detto che non avevo visto nessuno… di andare verso Aqui, in quelle boscaglie…
- Grazie! – esultarono i due partigiani – Le dobbiamo la vita! Se ci avessero trovato ci avrebbero fucilato immediatamente!
- Non mi dovete ringraziare. Era l’unica cosa che potessi fare! Ma ora ditemi: da dove arrivate? Che ci fate da queste parti?
- Siamo partigiani della brigata *******. – rispose il più vecchio, sui quarant’anni. – Io sono Piter.
- Ed io mi chiamo Jonny – intervenne il secondo. Un ragazzo sui venticinque anni, biondino – Abbiamo avuto uno scontro con i tedeschi oggi pomeriggio dalle parti di Cortemilia. Uno dei nostri è morto, altri due fuggiti.
La donna, dopo averle detto il suo nome, li guardò affettuosamente, poi chiese loro se avessero fame.
Non mangiavano dal giorno prima, risposero.
- Ebbene, allora aspettate che venga buio, poi scendete al piano di sotto, con questa scala, e entrate per quella porta in cucina. Non ho granchè da offrirvi, ma un pasto caldo non ve lo nego di certo!
- Non si preoccupi, Anna. Ha già fatto molto per noi. Più di quanto si immagina.
Quando, verso le otto di sera, la campagna fu completamente immersa nel buio i due scesero in casa come aveva detto loro la padrona di casa.
Per una scaletta arrivarono al piano della stalla, poi, attraverso una porta si ritrovarono nell’abitazione di Anna. Un letto matrimoniale di legno massiccio era l’unico mobile all’interno della stanzetta intonacata di bianco. Alla parete solo un quadretto religioso e in terra una bacinella bianca, di ceramica.
- Permesso… - osarono balbettare
- Prego, prego!... Venite, da questa parte, accomodatevi
Cercando di seguire la voce della donna aprirono una porticina senza serratura e si trovarono in cucina
Nella sala una stufa a legna emanava un calore confortevole. Erano giorni gelidi, anche se il fienile non raggiungeva mai temperature troppo basse, data la vicinanza con la stalla e con il calore animale delle vacche.
- Ricordatevi di prendere una coperta, dopo. Per la notte.
La donna servì loro un piatto di minestra fumante, che i due mangiarono velocemente. Poi un bicchiere di vino, una fetta di salame.
Intanto si guardavano intorno, e specialmente, osservavano la loro benefattrice.
Era sui trent’anni, di media statura, leggermente in carne, i fianchi larghi senza essere grassa. I capelli, legati con un foulard di stoffa grezza, erano mossi, castani lucenti. E sul suo viso, sopra due labbra gonfie e carnose, stavano due occhi penetranti, vivaci.
- Sentivamo delle voci di bambini, prima. I suoi figli?
- Si, i miei bambini – rispose Anna, sorridendo – Cinque: di sei, quattro, tre , due anni e la più piccola, di 8 mesi!
- Caspita – esclamò Jonny – Cinque figli! Deve essere dura!
- Ora sono a letto. Preferisco che non vi vedano… Non vorrei che, senza volerlo…
- Certo, ha fatto bene!.. – rispose il più anziano - Ma toglieremo presto il disturbo, solo il tempo di lasciare che le acque si calmino, poi…
- No – li interruppe Anna – Non preoccupatevi di questo. Non date alcun disturbo, state tranquilli. Ora, però… vi dispiace se allatto la piccola? – domandò alzandosi in piedi.
I due uomini si guardarono… - Se vuole che usciamo, signora…
- Figuratevi! Non sono più una bambina e pure voi… Credo che riusciate a vedere una donna allattare senza farvi strani pensieri, no?
Non attese risposta. Uscì da una porta e dopo poco ritornò con un fagottino in braccio.
Si sedette al tavolo, davanti alla stufa.
- Questa è Agnese, la più piccola.
Poi si sbottonò la camicetta e fece fuoriuscire un seno abbondante e morbido.
Piter, più anziano, fece finta di guardare da un’altra parte, ma Jonny, che a quell’età era sempre eccitato, non riuscì a staccare lo sguardo da quella visione.
Anna aveva un seno meraviglioso. Rotondo, morbido, invitante. Di un rosa candido, le vene azzurre in evidenza, che nell’aureola diventava violaceo, fino a culminare in un capezzolo grosso e rugoso.
Vi appoggiò la bocca della figliola, che subito riconobbe il biberon ed iniziò a succhiare il latte.
- .. E suo marito? – chiese Piter, dopo un po di silenzio
La donna non rispose sulle prime e il partigiano si sentì in imbarazzo.
- Le chiedo scusa, forse non sono fatti nostri…
- No, figuratevi! – fece Anna, sorridendo – Mio marito è al fronte in questo momento. Ormai è un anno che non ci vediamo. L’ultima non l’ha neppure mai vista! – e indicò con lo sguardo la figlioletta.
L’uomo si sedette di nuovo al tavolo.
- Deve essere dura per una donna… solo… con cinque figli…
La donna attese nuovamente un attimo prima di rispondere:
- C’è mia madre, che abita poco lontano, che mi da una mano… I miei fratelli… Però… - e rivolse lo sguardo a Piter – Però a volte è dura, si. Specie la sera… quando si deve andare a letto…
Il suo sorriso, ora, era a dir poco misterioso. I due uomini non capivano bene ciò che intendesse dire… Tuttavia la vena di malinconia nella sua voce contrastava con la luce che le brillava negli occhi. I due uomini si guardarono. Soprattutto il più giovane, Jonny, a quelle parole si ringalluzzì ulteriormente. Come se la vista di quel seno non l’avesse già abbastanza eccitato.
- Comunque – riprese la donna – Anche per voi soldati non deve essere facile…
- Bè… No… A volte, il pensiero di chi abbiamo lasciato a casa ci uccide…
- Anche mio marito è così… E in quelle poche licenze che ha avuto è subito corso a casa, da me… Un figlio per ogni licenza! – e la sua risata cristallina risuonò nella stanzetta.
A queste parole l’atmosfera generale si fece più leggera. Anche Piter e Jonny si misero a ridere.
- Voi siete sposati?
- Si – iniziò il più vecchio – Ho una moglie a Massa e due figli piccoli.
- E tu? – chiese la donna al più giovane – Una ragazza ce l’hai?
- Qualcuna… - azzardò Johnny, con la spacconeria dei suoi vent’anni
- Addirittura! – esclamò ironica Anna
Jonny arrossì.
- Bè – osservò Piter – Diciamo che qualche donna ce l’ha, ma non sono proprio sue… Diciamo che sono piuttosto “di tutti”…
A questa battuta risero tutti e tre.
Continuarono a parlare del più e del meno, fintantoché, da una pendola appoggiata al muro, suonarono le nove. La donna scostò la boccuccia della figlioletta dal seno e se lo risistemò nella camicetta.
- Ora a nanna – disse alzandosi, diretta alla piccola, e la riportò nell’altra camera.
- Ora vi devo chiedere di salire di sopra – disse Anna, una volta tornata in cucina, rivolta ai due partigiani – Aspetto una visita da parte di mia madre… Vi chiedo solo di non farvi sentire… non vorrei che si spaventasse…
- Non si preoccupi, saremo silenziosi come una tomba. Vero Jonny?
E ringraziando umilmente la donna per quel pasto sostanzioso si alzarono in piedi e, usciti dalla porta che dava nella stalla salirono sul fienile.
Si sistemarono dietro un mucchio di fieno , sottovoce, iniziarono a parlare:
- Che donna! – esclamò Jonny.
- Davvero! Cinque figli e ancora bellissima.
- Hai visto che tette? Mamma mia! Avrei voluto scostare la pupattola e mettermi io a succhiarle il latte!
Piter sorrise: - A chi lo dici!
In quell’istante sentirono il cane abbaiare nell’aia, la voce di Anna, poi una porta richiudersi.
Doveva essere la madre della loro ospite.
Il profumo della paglia inebriava l’aria del fienile. I due soldati, nel buio del sottotetto, continuarono a parlare ancora per un paio di minuti, poi si diedero la buonanotte e si allungarono su quel morbido e profumato materasso.
Dovevano essere passati una quindicina di minuti, Piter s’era addormentato immediatamente, quando si sentì tirare per il braccio.
Si sollevò di scatto, e subito s’accorse che era Jonny a toccarlo:
- Che c’è? Mi hai fatto prendere un colpo!
- Ascolta – rispose sottovoce il compagno.
Piter fece silenzio e si voltò di lato come per permettere all’orecchio di captare tutti i rumori.
Da sotto, nell’abitazione di Anna, provenivano strani rumori… come di colpi contro il muro ripetuti ritmicamente…
- Che succede qua sotto? – chiese al collega
- Altro che la mamma… La nostra padrona di casa se la sta spassando con un uomo!
- Non ci credo!
Piter aguzzò ancora una volta l’udito e in quel momento sentì dei gemiti. Era Anna:
- Si, si, così! – ripeteva con voce rotta – Ancora!
Jonny se la rideva come un matto: - Sentila come gode! Hai capito la mammina! Nell’attesa di una licenza del marito…
I due si guardarono.
Dopo settimane passate sui monti, i gemiti di quei due, li sotto i loro piedi, svegliarono in loro tutte le pulsioni represse. Da quanto non scopavano?
Piter aveva rivisto sua moglie un mese prima, e da allora non era stato con nessun’altra donna.
Jonny, che a quell’età non pensava ad altro, era stato con una puttana la sera prima di salire sui monti con il suo squadrone, ma anche li erano ormai passati quasi quindici giorni…
Senza bisogno di parlare si alzarono entrambi in piedi e lentamente si avvicinarono alla scaletta. Passo dopo passo, gradino dopo gradino scesero in silenzio al piano terra.
I gemiti ora si sentivano benissimo. Ora anche i grugniti dell’uomo si potevano udire distintamente. E la voce di Anna, poco prima cristallina e limpida, ora rotta dall’affanno…
Lentamente, coperti dal rumore delle bestie che popolavano la stalla si avvicinarono alla porta in legno. Per un puro caso era socchiusa.
Piter allungò il viso verso quello spiraglio e rimase a bocca aperta.
Illuminata da un candeliere a tre luci appoggiato in terra, Anna, di schiena, stava cavalcando sul suo amante. I suoi fianchi larghi senza essere grassa… la sua schiena tesa, ricoperta, in alto, da una chioma scomposta, castano scuro… I coglioni dell’uomo sotto le natiche di lei… A tratti il suo cazzo che, come una spada scivolava nel corpo di quella femmina bollente!
- Così, così – diceva l’uomo – Troia!
Nel frattempo, anche Jonny si era avvicinato allo spiraglio di luce, coricandosi in basso, sotto il compagno. Quella visione lo eccitò immediatamente. Senza aspettare un attimo si sbottonò i pantaloni e sfilatosi il pisello già turgido iniziò a masturbarsi.
Piter gli rivolse uno sguardo severo, ma non ebbe il coraggio di andarsene. Quella donna lo attraeva immensamente.
Intanto Anna gemeva sempre più intensamente. Si capiva che stava godendo, ma per non fare troppo rumore stringeva i denti e dalle sue labbra uscivano mugolii sofferti.
- Mettiti a pecora, ora – disse d’un tratto l’uomo
La scena cambiò velocemente. Anna, senza aprire bocca, si sfilò da quella spada di carne e si mise a quattro zampe sul materasso. L’uomo, una volta alzatosi, si posizionò dietro di lei e, inginocchiato su di una gamba, si prese in mano il cazzo.
I due guardoni potevano vedere tutta la scena dalle loro spalle. L’uomo era enorme, grande e grosso, sovrappeso. Avrà avuto cinquant’anni.
- Lo vuoi un po nel culo, Anna? – chiese ironico alla sua donna – Lo so che ti piace!
- Sei un porco – fu la sua risposta. Ma nella sua voce non c’era alcuna riserva. Erano le parole di una donna che si compiace dentro di se di ciò che le spetta di li a poco…
- E tu sei una troia! - L’uomo sputò un grumo di saliva sul buco del culo della amante, poi glielo massaggiò con cura - Se quel cornuto di tuo marito sapesse che lo prendi tanto volentieri nel culo ora non avreste tutti questi marmocchi! – e scoppiò in una sonora risata.
Poi, afferratosi il pisello lo puntò contro il bocciolo di carne di Anna. Si appoggiò leggermente. La donna sospirò trattenendo faticosamente un gemito.
- Ahh – grugnì l’uomo soffusamente. Doveva essere dentro. Il suo cazzo aveva sfondato quella barriera di carne. Le era entrato nel culo
Piter e Jonny si guardarono. Il più giovane se lo menava velocemente. Quella scena lo faceva impazzire.
Dalla loro posizione potevano vedere tutto. Le palle dell’uomo, molli e allungate verso il basso, iniziarono presto a muoversi ritmicamente.. sempre più veloce. E ad ogni affondo il letto si scuoteva, scivolando contro il muro.
Visto da dietro, così, il culo di Anna era perfetto. Bello pieno, morbido, la fica aperta sotto i coglioni penzolanti dell’uomo. E ad ogni colpo il rumore delle palle che sbatteva sulla passera di lei: clap, clap… e lei, ad ogni botta si lasciava scappare un mugolio. Mugolii che pian piano si trasformarono in gemiti.
Si allungò una mano da sotto, fino alla figa fradicia ed iniziò a stropicciarsela con forza. I movimenti delle dita erano scomposti, elettrici. Disturbati dai colpi dell’uomo che se la sbatteva senza pietà.
D’un tratto la sentirono ansimare e i gemiti trasformarsi in urla trattenute e soffocate. Stava venendo.
Quella scena fece impazzire il povero Jonny che, senza alcuno sforzo, se ne venne nelle mani, spruzzando bianca crema lattiginosa sul pavimento. Quanta ne aveva!
Intanto Anna, sopraffatta dall’orgasmo crollò sotto il peso dell’uomo che, anche lui, finalmente sfilò il suo bestione dal culo della donna e, ruggendo come una belva, le spruzzò sulla schiena. Il respiro affannoso di Anna fu sommerso da quello dell’uomo che, una volta venuto, cadde come un peso morto sul materasso, a testa in giù e lì rimasero entrambi a riprendersi dallo sforzo affrontato.
Piter, pur essendo assai eccitato, riuscì a dominare la voglia di masturbarsi. Con un gesto impercettibile sollevò il giovane compagno che a mala pena si reggeva sulle gambe, tanto era frastornato da quella scena e dall’orgasmo appena passato. Poi, silenziosamente, i due salirono le scale e tornarono a nascondersi nel fieno.
Il giovincello, senza più forze, si addormentò immediatamente come un sasso.
Solo Piter, che non aveva potuto svuotarsi da tanta eccitazione, aveva difficoltà ad addormentarsi e, coricato a pancia in su, non riusciva a togliersi dagli occhi quelle immagini.
La schiena di quella donna, i suoi capelli mossi dalla passione… E poi quel culo! Quella figa umida!
Quanto avrebbe voluto scendere da lei e farla sua!
Ma non era possibile, almeno per ora…
Ma il domani, forse, avrebbe portato qualche cambiamento.
FINE PRIMA PARTE
Carissimi lettori, se questo racconto vi ha eccitati, turbati, emozionati, se volete contattarci per comunicarci il vostro parere, per muoverci delle critiche o, perchè no, degli insulti,
l'indirizzo mail di Polipessa è polipessa.cuneo1@hotmail.com
A pesto
I due uomini seguirono la donna dentro la stalla, poi salirono una scala a pioli in legno e finalmente raggiunsero il fienile.
- Coricatevi qua – ordinò la donna e gli uomini eseguirono.
Poi, prese alcune manciate di fieno, gliele gettò sopra, fino a coprirli.
- E ora, silenzio!
Non ricevendo risposta, Anna si allontanò. Ridiscese nella stalla e spostò la scala a pioli, riponendola lungo la mangiatoia delle vacche, poi uscì in cortile.
Non passarono cinque minuti che i due uomini, sepolti sotto il fieno udirono il fracasso di numerosi motori avvicinarsi alla fattoria e fermarsi nell’aia. Poi un vociare indistinto, uomini che sbraitavano in un italiano stentato, la voce della donna. Infine i motori riavviarsi e allontanarsi.
I due uomini, al buio e immersi nel silenzio rumoroso della stalla, erano tesi come due corde di violino. Passò una mezzoretta che sembrò loro un’eternità, poi finalmente udirono richiudersi la porta della stalla. Il suono della legna che sbatteva contro il pavimento.
- Tutto sistemato – disse Anna, a bassa voce
I due si sollevarono dal loro nascondiglio scrollandosi la paglia di dosso.
- Tedeschi?
- Si, cercavano dei partigiani. Gli ho detto che non avevo visto nessuno… di andare verso Aqui, in quelle boscaglie…
- Grazie! – esultarono i due partigiani – Le dobbiamo la vita! Se ci avessero trovato ci avrebbero fucilato immediatamente!
- Non mi dovete ringraziare. Era l’unica cosa che potessi fare! Ma ora ditemi: da dove arrivate? Che ci fate da queste parti?
- Siamo partigiani della brigata *******. – rispose il più vecchio, sui quarant’anni. – Io sono Piter.
- Ed io mi chiamo Jonny – intervenne il secondo. Un ragazzo sui venticinque anni, biondino – Abbiamo avuto uno scontro con i tedeschi oggi pomeriggio dalle parti di Cortemilia. Uno dei nostri è morto, altri due fuggiti.
La donna, dopo averle detto il suo nome, li guardò affettuosamente, poi chiese loro se avessero fame.
Non mangiavano dal giorno prima, risposero.
- Ebbene, allora aspettate che venga buio, poi scendete al piano di sotto, con questa scala, e entrate per quella porta in cucina. Non ho granchè da offrirvi, ma un pasto caldo non ve lo nego di certo!
- Non si preoccupi, Anna. Ha già fatto molto per noi. Più di quanto si immagina.
Quando, verso le otto di sera, la campagna fu completamente immersa nel buio i due scesero in casa come aveva detto loro la padrona di casa.
Per una scaletta arrivarono al piano della stalla, poi, attraverso una porta si ritrovarono nell’abitazione di Anna. Un letto matrimoniale di legno massiccio era l’unico mobile all’interno della stanzetta intonacata di bianco. Alla parete solo un quadretto religioso e in terra una bacinella bianca, di ceramica.
- Permesso… - osarono balbettare
- Prego, prego!... Venite, da questa parte, accomodatevi
Cercando di seguire la voce della donna aprirono una porticina senza serratura e si trovarono in cucina
Nella sala una stufa a legna emanava un calore confortevole. Erano giorni gelidi, anche se il fienile non raggiungeva mai temperature troppo basse, data la vicinanza con la stalla e con il calore animale delle vacche.
- Ricordatevi di prendere una coperta, dopo. Per la notte.
La donna servì loro un piatto di minestra fumante, che i due mangiarono velocemente. Poi un bicchiere di vino, una fetta di salame.
Intanto si guardavano intorno, e specialmente, osservavano la loro benefattrice.
Era sui trent’anni, di media statura, leggermente in carne, i fianchi larghi senza essere grassa. I capelli, legati con un foulard di stoffa grezza, erano mossi, castani lucenti. E sul suo viso, sopra due labbra gonfie e carnose, stavano due occhi penetranti, vivaci.
- Sentivamo delle voci di bambini, prima. I suoi figli?
- Si, i miei bambini – rispose Anna, sorridendo – Cinque: di sei, quattro, tre , due anni e la più piccola, di 8 mesi!
- Caspita – esclamò Jonny – Cinque figli! Deve essere dura!
- Ora sono a letto. Preferisco che non vi vedano… Non vorrei che, senza volerlo…
- Certo, ha fatto bene!.. – rispose il più anziano - Ma toglieremo presto il disturbo, solo il tempo di lasciare che le acque si calmino, poi…
- No – li interruppe Anna – Non preoccupatevi di questo. Non date alcun disturbo, state tranquilli. Ora, però… vi dispiace se allatto la piccola? – domandò alzandosi in piedi.
I due uomini si guardarono… - Se vuole che usciamo, signora…
- Figuratevi! Non sono più una bambina e pure voi… Credo che riusciate a vedere una donna allattare senza farvi strani pensieri, no?
Non attese risposta. Uscì da una porta e dopo poco ritornò con un fagottino in braccio.
Si sedette al tavolo, davanti alla stufa.
- Questa è Agnese, la più piccola.
Poi si sbottonò la camicetta e fece fuoriuscire un seno abbondante e morbido.
Piter, più anziano, fece finta di guardare da un’altra parte, ma Jonny, che a quell’età era sempre eccitato, non riuscì a staccare lo sguardo da quella visione.
Anna aveva un seno meraviglioso. Rotondo, morbido, invitante. Di un rosa candido, le vene azzurre in evidenza, che nell’aureola diventava violaceo, fino a culminare in un capezzolo grosso e rugoso.
Vi appoggiò la bocca della figliola, che subito riconobbe il biberon ed iniziò a succhiare il latte.
- .. E suo marito? – chiese Piter, dopo un po di silenzio
La donna non rispose sulle prime e il partigiano si sentì in imbarazzo.
- Le chiedo scusa, forse non sono fatti nostri…
- No, figuratevi! – fece Anna, sorridendo – Mio marito è al fronte in questo momento. Ormai è un anno che non ci vediamo. L’ultima non l’ha neppure mai vista! – e indicò con lo sguardo la figlioletta.
L’uomo si sedette di nuovo al tavolo.
- Deve essere dura per una donna… solo… con cinque figli…
La donna attese nuovamente un attimo prima di rispondere:
- C’è mia madre, che abita poco lontano, che mi da una mano… I miei fratelli… Però… - e rivolse lo sguardo a Piter – Però a volte è dura, si. Specie la sera… quando si deve andare a letto…
Il suo sorriso, ora, era a dir poco misterioso. I due uomini non capivano bene ciò che intendesse dire… Tuttavia la vena di malinconia nella sua voce contrastava con la luce che le brillava negli occhi. I due uomini si guardarono. Soprattutto il più giovane, Jonny, a quelle parole si ringalluzzì ulteriormente. Come se la vista di quel seno non l’avesse già abbastanza eccitato.
- Comunque – riprese la donna – Anche per voi soldati non deve essere facile…
- Bè… No… A volte, il pensiero di chi abbiamo lasciato a casa ci uccide…
- Anche mio marito è così… E in quelle poche licenze che ha avuto è subito corso a casa, da me… Un figlio per ogni licenza! – e la sua risata cristallina risuonò nella stanzetta.
A queste parole l’atmosfera generale si fece più leggera. Anche Piter e Jonny si misero a ridere.
- Voi siete sposati?
- Si – iniziò il più vecchio – Ho una moglie a Massa e due figli piccoli.
- E tu? – chiese la donna al più giovane – Una ragazza ce l’hai?
- Qualcuna… - azzardò Johnny, con la spacconeria dei suoi vent’anni
- Addirittura! – esclamò ironica Anna
Jonny arrossì.
- Bè – osservò Piter – Diciamo che qualche donna ce l’ha, ma non sono proprio sue… Diciamo che sono piuttosto “di tutti”…
A questa battuta risero tutti e tre.
Continuarono a parlare del più e del meno, fintantoché, da una pendola appoggiata al muro, suonarono le nove. La donna scostò la boccuccia della figlioletta dal seno e se lo risistemò nella camicetta.
- Ora a nanna – disse alzandosi, diretta alla piccola, e la riportò nell’altra camera.
- Ora vi devo chiedere di salire di sopra – disse Anna, una volta tornata in cucina, rivolta ai due partigiani – Aspetto una visita da parte di mia madre… Vi chiedo solo di non farvi sentire… non vorrei che si spaventasse…
- Non si preoccupi, saremo silenziosi come una tomba. Vero Jonny?
E ringraziando umilmente la donna per quel pasto sostanzioso si alzarono in piedi e, usciti dalla porta che dava nella stalla salirono sul fienile.
Si sistemarono dietro un mucchio di fieno , sottovoce, iniziarono a parlare:
- Che donna! – esclamò Jonny.
- Davvero! Cinque figli e ancora bellissima.
- Hai visto che tette? Mamma mia! Avrei voluto scostare la pupattola e mettermi io a succhiarle il latte!
Piter sorrise: - A chi lo dici!
In quell’istante sentirono il cane abbaiare nell’aia, la voce di Anna, poi una porta richiudersi.
Doveva essere la madre della loro ospite.
Il profumo della paglia inebriava l’aria del fienile. I due soldati, nel buio del sottotetto, continuarono a parlare ancora per un paio di minuti, poi si diedero la buonanotte e si allungarono su quel morbido e profumato materasso.
Dovevano essere passati una quindicina di minuti, Piter s’era addormentato immediatamente, quando si sentì tirare per il braccio.
Si sollevò di scatto, e subito s’accorse che era Jonny a toccarlo:
- Che c’è? Mi hai fatto prendere un colpo!
- Ascolta – rispose sottovoce il compagno.
Piter fece silenzio e si voltò di lato come per permettere all’orecchio di captare tutti i rumori.
Da sotto, nell’abitazione di Anna, provenivano strani rumori… come di colpi contro il muro ripetuti ritmicamente…
- Che succede qua sotto? – chiese al collega
- Altro che la mamma… La nostra padrona di casa se la sta spassando con un uomo!
- Non ci credo!
Piter aguzzò ancora una volta l’udito e in quel momento sentì dei gemiti. Era Anna:
- Si, si, così! – ripeteva con voce rotta – Ancora!
Jonny se la rideva come un matto: - Sentila come gode! Hai capito la mammina! Nell’attesa di una licenza del marito…
I due si guardarono.
Dopo settimane passate sui monti, i gemiti di quei due, li sotto i loro piedi, svegliarono in loro tutte le pulsioni represse. Da quanto non scopavano?
Piter aveva rivisto sua moglie un mese prima, e da allora non era stato con nessun’altra donna.
Jonny, che a quell’età non pensava ad altro, era stato con una puttana la sera prima di salire sui monti con il suo squadrone, ma anche li erano ormai passati quasi quindici giorni…
Senza bisogno di parlare si alzarono entrambi in piedi e lentamente si avvicinarono alla scaletta. Passo dopo passo, gradino dopo gradino scesero in silenzio al piano terra.
I gemiti ora si sentivano benissimo. Ora anche i grugniti dell’uomo si potevano udire distintamente. E la voce di Anna, poco prima cristallina e limpida, ora rotta dall’affanno…
Lentamente, coperti dal rumore delle bestie che popolavano la stalla si avvicinarono alla porta in legno. Per un puro caso era socchiusa.
Piter allungò il viso verso quello spiraglio e rimase a bocca aperta.
Illuminata da un candeliere a tre luci appoggiato in terra, Anna, di schiena, stava cavalcando sul suo amante. I suoi fianchi larghi senza essere grassa… la sua schiena tesa, ricoperta, in alto, da una chioma scomposta, castano scuro… I coglioni dell’uomo sotto le natiche di lei… A tratti il suo cazzo che, come una spada scivolava nel corpo di quella femmina bollente!
- Così, così – diceva l’uomo – Troia!
Nel frattempo, anche Jonny si era avvicinato allo spiraglio di luce, coricandosi in basso, sotto il compagno. Quella visione lo eccitò immediatamente. Senza aspettare un attimo si sbottonò i pantaloni e sfilatosi il pisello già turgido iniziò a masturbarsi.
Piter gli rivolse uno sguardo severo, ma non ebbe il coraggio di andarsene. Quella donna lo attraeva immensamente.
Intanto Anna gemeva sempre più intensamente. Si capiva che stava godendo, ma per non fare troppo rumore stringeva i denti e dalle sue labbra uscivano mugolii sofferti.
- Mettiti a pecora, ora – disse d’un tratto l’uomo
La scena cambiò velocemente. Anna, senza aprire bocca, si sfilò da quella spada di carne e si mise a quattro zampe sul materasso. L’uomo, una volta alzatosi, si posizionò dietro di lei e, inginocchiato su di una gamba, si prese in mano il cazzo.
I due guardoni potevano vedere tutta la scena dalle loro spalle. L’uomo era enorme, grande e grosso, sovrappeso. Avrà avuto cinquant’anni.
- Lo vuoi un po nel culo, Anna? – chiese ironico alla sua donna – Lo so che ti piace!
- Sei un porco – fu la sua risposta. Ma nella sua voce non c’era alcuna riserva. Erano le parole di una donna che si compiace dentro di se di ciò che le spetta di li a poco…
- E tu sei una troia! - L’uomo sputò un grumo di saliva sul buco del culo della amante, poi glielo massaggiò con cura - Se quel cornuto di tuo marito sapesse che lo prendi tanto volentieri nel culo ora non avreste tutti questi marmocchi! – e scoppiò in una sonora risata.
Poi, afferratosi il pisello lo puntò contro il bocciolo di carne di Anna. Si appoggiò leggermente. La donna sospirò trattenendo faticosamente un gemito.
- Ahh – grugnì l’uomo soffusamente. Doveva essere dentro. Il suo cazzo aveva sfondato quella barriera di carne. Le era entrato nel culo
Piter e Jonny si guardarono. Il più giovane se lo menava velocemente. Quella scena lo faceva impazzire.
Dalla loro posizione potevano vedere tutto. Le palle dell’uomo, molli e allungate verso il basso, iniziarono presto a muoversi ritmicamente.. sempre più veloce. E ad ogni affondo il letto si scuoteva, scivolando contro il muro.
Visto da dietro, così, il culo di Anna era perfetto. Bello pieno, morbido, la fica aperta sotto i coglioni penzolanti dell’uomo. E ad ogni colpo il rumore delle palle che sbatteva sulla passera di lei: clap, clap… e lei, ad ogni botta si lasciava scappare un mugolio. Mugolii che pian piano si trasformarono in gemiti.
Si allungò una mano da sotto, fino alla figa fradicia ed iniziò a stropicciarsela con forza. I movimenti delle dita erano scomposti, elettrici. Disturbati dai colpi dell’uomo che se la sbatteva senza pietà.
D’un tratto la sentirono ansimare e i gemiti trasformarsi in urla trattenute e soffocate. Stava venendo.
Quella scena fece impazzire il povero Jonny che, senza alcuno sforzo, se ne venne nelle mani, spruzzando bianca crema lattiginosa sul pavimento. Quanta ne aveva!
Intanto Anna, sopraffatta dall’orgasmo crollò sotto il peso dell’uomo che, anche lui, finalmente sfilò il suo bestione dal culo della donna e, ruggendo come una belva, le spruzzò sulla schiena. Il respiro affannoso di Anna fu sommerso da quello dell’uomo che, una volta venuto, cadde come un peso morto sul materasso, a testa in giù e lì rimasero entrambi a riprendersi dallo sforzo affrontato.
Piter, pur essendo assai eccitato, riuscì a dominare la voglia di masturbarsi. Con un gesto impercettibile sollevò il giovane compagno che a mala pena si reggeva sulle gambe, tanto era frastornato da quella scena e dall’orgasmo appena passato. Poi, silenziosamente, i due salirono le scale e tornarono a nascondersi nel fieno.
Il giovincello, senza più forze, si addormentò immediatamente come un sasso.
Solo Piter, che non aveva potuto svuotarsi da tanta eccitazione, aveva difficoltà ad addormentarsi e, coricato a pancia in su, non riusciva a togliersi dagli occhi quelle immagini.
La schiena di quella donna, i suoi capelli mossi dalla passione… E poi quel culo! Quella figa umida!
Quanto avrebbe voluto scendere da lei e farla sua!
Ma non era possibile, almeno per ora…
Ma il domani, forse, avrebbe portato qualche cambiamento.
FINE PRIMA PARTE
Carissimi lettori, se questo racconto vi ha eccitati, turbati, emozionati, se volete contattarci per comunicarci il vostro parere, per muoverci delle critiche o, perchè no, degli insulti,
l'indirizzo mail di Polipessa è polipessa.cuneo1@hotmail.com
A pesto
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Una storia di guerra - Sesso e resistenzaracconto sucessivo
Intervista con una puttana
Commenti dei lettori al racconto erotico