Puttana Eva..
di
Orsacchiotto
genere
etero
Quando la conobbi proprio su questo sito non avevo idea di cosa ricercassi in lei e in quel gioco erotico che in breve tempo, tra alti e bassi derivanti da motivi personali non collegati al nostro rapporto "epistolare", ci coinvolse talmente che decidemmo che era giunto il momento di mettere in pratica quell'ardore e quella passione che reciprocamente ci trasmettavamo. Non era semplice però: altre relazioni, più o meno aperte, ci coinvolgevano, e con esse impegni e doveri che la distanza che ci separava rischiavano di far pesare ancor di più su ogni tentativo d'incontro. Tempi troppo ristretti, la possibilità di ritrovarci praticamente in strada a scopare e altre difficoltà di ogni genere si frapponevano tra noi due ogni qual volta ci dicevamo che non era più possibile continuare così, e che dovevamo per forza vederci, fosse anche solo per pochi minuti.
Ma alla fine comunque i nostri desideri si avverrarono. Decidemmo di incontrarci a Bologna, più o meno a metà strada dalle città in cui rispettivamente viviamo. Io sarei arrivato in macchina (dove avremo consumato) e lei in treno. Ci saremo trovati davanti alla stazione, e caricata in macchina l'avrei portata in un parcheggio in disuso nelle vicinanze, dove almeno un paio di bocchini (una delle fantasie più ricorrenti nei nostri dialoghi per mail) e una mezza scopata sarebbero forse stati possibili, prima che dovessi riportarla in stazione per farla rientrare a Roma nel primo pomeriggio.
Parti dunque quella mattina come se dovessi andare a lavorare, anche se in realtà mi ero preso un giorno di ferie per quell'occasione, e quindi, invece di prendere l'autostrada nella solita direzione, mi diressi verso quella opposta, con mèta il capoluogo emiliano.
Dopo un'ora e mezza arrivai a Bologna e qualche minuto dopo mi ritrovai a percorrere il lungo viale che porta alla stazione della città felsinea. C'era un discreto traffico di auto che sciamavano in tutte le direzioni, anzi diciamo pure che il traffico era piuttosto sostenuto, ma quando venni fermato da un semaforo in rosso ebbi comunque la possibilità di fare quella telefonata. Digitai #31#. E poi composi il suo numero. "Pronto" rispose una voce femminile, dall'accento romano appena accennato, forse solo un po' esitante... "Eva" dissi io, e dall'altro capo lei chiese quasi incredula "Piero?". Osservai il semaforo ancora in rosso e dopo aver portanto un chewing gum alla bocca le dissi che in pochi minuti sarei arrivato da lei. "Ti aspetto Piero..." mi rispose, sottintendendo chissà quali meraviglie. Anzi, le meraviglie che mi sarebbero aspettate da lì a poco erano già abbastanza chiare nel mio cervello. La realtà avrebbe però superato qualsiasi più rosea fantasia... La intravidi proprio nel punto in cui le avevo detto di aspettarmi, vestita da signora piuttosto elegante ma con particolari, come gli stivali al ginocchio dai tacchi vertiginosi, il trucco appena eccessivo o il top di latex nero a fasciare due seni esuberanti, che ne rivelavano l'essenza libertina e, diciamolo pure, troieggiante. Attorno a lei passavano uomini di ogni età ed estrazione sociale, e praticamente tutti si voltavano a osservare quella bella signora che, in altra ora e zona si sarebbe potuta scambiare per una prostituta, magari d'alto bordo, nonostante apparentemente stesse esercitando la professione in strada. Lei mi riconobbe, pur senza avermi mai visto prima quando, facendo un'inversione a U, in un paio di secondi mi fermai a pochi centimetri da lei, tanto che non ebbe nessuna esitazione ad aprire la portiera della macchina e a infilarvisici dentro. "Piero... finalmente..." sospirò sorridendo di gioia "...e sei pure meglio di come sognavo" aggiunse per poi infilarmi, tutto d'un fiato, la lingua in bocca, mentre con una mano cercava ansiosa il mio pene già in erezione. "Sì direbbe tu sia davvero contento di vedermi..." disse dopo essersi staccata dalla mia bocca e, con le dita ornate da delle belle e conturbanti unghie in acrilico, volutamente lunghe e smaltate d'un rosso peccaminoso, bramosa cercava la zip dei miei pantaloni. "Cristo, Eva sei proprio affamata di cazzo eh...?" le dissi io bloccandole la mano che voleva intruffolarsi dentro ai miei pantaloni, mentre ripartivo risucchiato dal traffico. "Sì Piero lo sai bene no?" mi rispose lei come a sfidarmi a lasciarglielo tirare fuori lì, mentre ero impegnato a destreggiarmi tra le ondate d'auto che sfilavano tra le vie cittadine in quella tarda mattinata bolognese. "Dai Eva... qualche minuto di pazienza e poi sarà tutto tuo" la redarguii scherzosamente, al che lei accettò la sfida e me lo sfilò dalle mutande, avventandosi affamata quando finalmente il mio pene fuoriusciva completamente dai pantaloni. Mi stava facendo un bocchino lì in macchina, in mezzo al traffico del centro di Bologna di quell'ora.. Confesso che dopo un paio di pompate fui sul punto di venire, eiaculandole in gola tutto il mio sperma. Per fortuna ci fermamo a un semaforo, e allora anche lei si rese conto che rischiavamo una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, e pur staccandosi con la bocca, continuò a tenermelo duro con la mano. "Che buon sapore ha il tuo cazzo, " sospirò bramosa mentre dalla sua bocca fuoriuscivano dei filamenti di saliva mista a pre-sperma che le colavano dalle guancie al mento, ricadendole in piccola parte sul seno generosamente semi-scoperto. Prima di continuare sarebbe utile chiarire il fatto del torpuloquio tra di noi nell'atto sessuale, virtuale o meno. Lei quando le do della zoccola ne è felicissima (e d'altronde una che invia video a dir poco espliciti come fa con me, o a scopare come mi dice, penso possa essere definita zoccola) e la eccitta da morire, per cui dato che per lei non è un'offesa e per me corrisponde a farle un complimento, continuerò a dargli tali nomignoli...
In una decina di minuti raggiungemo il parcheggio, un posto dove abitualmente le puttane di quella zona si appartavano con i loro clienti, ed Eva poté finalmente avventarsi su quel boccone prelibato che avevo in serbo per lei, mentre io, come da accordi riprendevo allucinato la scena con il telefono. Il mio "amichetto" (come abitualmente lo soprannominava) si era un po' afflosciato, ma bastarono un paio di leccate al mio glande turgido e succoso, e un paio di pompate che fecero sparire i miei 18 cm completamente dentro la sua bocca, a rimetterlo in vigore... Lei, con il mio cazzo in bocca esprimeva al meglio la sua troiaggine, e nonostante le avessi spinto un paio di volte la testa verso la base del mio cazzo per arrivargli con la capella fino in gola, la cosa in realtà si dimostrò non necessaria, dato che lei ben volentieri praticava il gola profonda. "Sì... scopami la bocca" mi sussurrò infoiata prima di riprendere quel bocchino che ora mi praticava senza più l'uso delle mani. Io intanto, con il dito medio della mano destra, dopo averle scostato quel filo interdentale che era il perizoma che indossava, incominciai a penetrare il suo ano... Certo, un dito era ben poca cosa rispetto ai calibri di cui aveva goduto nella sua vita, ma era pur sempre qualcosa... E mentre lei sempre più avida e affamata pompava forsennatamente, le intruffolai in culo pure l'indice, facendola sussultare per un attimo, cosa che m'arrapò forse ancor di più, tanto che ero ormai pronto per annaffiarle l'ugola. Lei lo avvertì e se possibile, aumentò ancor di più il ritmo finché finalmente le eiaculai in gola tutta la mia sborra... Ero al settimo cielo e forse anche più su, ma ciò che mi sorprese un po' è che lei sembrava ancora più fuori di me. Completamente in estasi spalancò la bocca, tirando fuori la lingua, per mostrare all'obiettivo, orgogliosa, ciò che restava di quella copiosa sborrata, per poi, soddisfatta e contenta, ingoiarla del tutto. Poi da brava cagna incominciò a pulirmelo con la lingua, infilandoselo di tanto in tanto ancora in gola, per sorridere gioiosa nei momenti in cui, per prendere aria, si staccava e mi fissava dritta negli occhi. Tutto questo contribuì a farlo diventare ancora duro per cui, non pensandoci poi troppo, mi infilai un preservativo, la presi, la girai, e senza tanti complimenti incominciai a infilarglielo nel buco del culo, cosa che la troia gradì enormemente, tanto che quando io ero in fase di spinta, lei cercava di aumentare la penetrazione spingendo contro il mio bacino. "Anche le palle voglio dentro maialino..." gridò a un certo punto lei tenendosi il più possibile aggrappata ai sedili dell'auto. A un certo punto, giunto ormai alla fine di quella galoppata, con le palle desiderose ancora di svuotarsi, notai che la zoccola aveva abbassato il finestrino dal suo lato e incredibilmente prendeva in mano, mentre io le sconquassavo il culo, il cazzo di un guardone che si stava masturbando vedendoci scopare. Ero basito ed estremamente eccittato, tanto che mi preparavo a venirle dentro, seppur incappucciato. Lei ancora una volta mi anticipò, lasciando il guardone a masturbarsi da solo, sfilandomi il preservativo e prendendo il mio cazzo in bocca proprio nel momento in cui cominciavo a sborrare. L'eiaculazione questa volta fu un po' meno copiosa, ma ugualmente appagante per entrambi, anche se, a un certo punto vidi la puttanella, dopo essersi staccata dalla bocca il mio pene ormai esausto, cercare qualcosa in borsetta. Dopo qualche secondo, mentre con lo sguardo alternava occhiate fugaci al tipo che si stava ancora segando e sorrisi a bocca piena ai miei occhi, tirò fuori un bicchiere di vetro e ci sputò dentro il mio nettare... Poi vedendo che il tipo stava ormai per venire, avvicinò il bicchiere alla punta del suo cazzo e attese per pochi secondi la sua "venuta". Quando il tipo ebbe finito lei, riportando dentro alla macchina il bicchiere, mescolò con un dito il cocktail di sborra, la assaggiò e quando ritenne che fosse sufficientemente amalgamata, cosa che sembrò essere effettivamente avvenuta
vista la faccia soddisfatta che fece, con due o tre sorsata si dissetò, forse definitivamente.
Poi ripuliì diligentemente il bicchiere, la mia capella e infine il cazzo del tipo che incredulo, almeno quanto me, aveva assistito e stava assistendo a quelle scene da porno de luxe...
Guardai l'orologio: mancavano 20 minuti alla partenza del suo treno!
"Eva... dobbiamo proprio andare" le dissi mettendo in moto l'auto con l'uccello ancora di fuori. Lei fece un cenno d'assenso e io partii facendo fischiare le gomme mentre il guardone sembrò non capirci una mazza, almeno dall'espressione che assunse... Lei in macchina si risistemò sommariamente ma alla fine non poté resistere dal praticarmi un'ultima sega, con assaggio alla cappella nei momenti in cui forzosamente dovevo fermarmi (ai semafori). La lasciai, dopo un lungo e appassionato bacio con le lingue reciprocamente in bocca - la sua sapeva davvero molto da sborra, e d'altronde ne aveva ingoiata un bel po' - e con la promessa di rivederci al più presto e con più tempo, cosa che da quel giorno avremo iniziato a fare, anche se in modo incostante, e che ancora facciamo, mettendo in pratica quei propositi che ad ambedue ci fanno sentire per davvero vivi, alla faccia degli zombi che quotidianamente ci circondano...
Ma alla fine comunque i nostri desideri si avverrarono. Decidemmo di incontrarci a Bologna, più o meno a metà strada dalle città in cui rispettivamente viviamo. Io sarei arrivato in macchina (dove avremo consumato) e lei in treno. Ci saremo trovati davanti alla stazione, e caricata in macchina l'avrei portata in un parcheggio in disuso nelle vicinanze, dove almeno un paio di bocchini (una delle fantasie più ricorrenti nei nostri dialoghi per mail) e una mezza scopata sarebbero forse stati possibili, prima che dovessi riportarla in stazione per farla rientrare a Roma nel primo pomeriggio.
Parti dunque quella mattina come se dovessi andare a lavorare, anche se in realtà mi ero preso un giorno di ferie per quell'occasione, e quindi, invece di prendere l'autostrada nella solita direzione, mi diressi verso quella opposta, con mèta il capoluogo emiliano.
Dopo un'ora e mezza arrivai a Bologna e qualche minuto dopo mi ritrovai a percorrere il lungo viale che porta alla stazione della città felsinea. C'era un discreto traffico di auto che sciamavano in tutte le direzioni, anzi diciamo pure che il traffico era piuttosto sostenuto, ma quando venni fermato da un semaforo in rosso ebbi comunque la possibilità di fare quella telefonata. Digitai #31#. E poi composi il suo numero. "Pronto" rispose una voce femminile, dall'accento romano appena accennato, forse solo un po' esitante... "Eva" dissi io, e dall'altro capo lei chiese quasi incredula "Piero?". Osservai il semaforo ancora in rosso e dopo aver portanto un chewing gum alla bocca le dissi che in pochi minuti sarei arrivato da lei. "Ti aspetto Piero..." mi rispose, sottintendendo chissà quali meraviglie. Anzi, le meraviglie che mi sarebbero aspettate da lì a poco erano già abbastanza chiare nel mio cervello. La realtà avrebbe però superato qualsiasi più rosea fantasia... La intravidi proprio nel punto in cui le avevo detto di aspettarmi, vestita da signora piuttosto elegante ma con particolari, come gli stivali al ginocchio dai tacchi vertiginosi, il trucco appena eccessivo o il top di latex nero a fasciare due seni esuberanti, che ne rivelavano l'essenza libertina e, diciamolo pure, troieggiante. Attorno a lei passavano uomini di ogni età ed estrazione sociale, e praticamente tutti si voltavano a osservare quella bella signora che, in altra ora e zona si sarebbe potuta scambiare per una prostituta, magari d'alto bordo, nonostante apparentemente stesse esercitando la professione in strada. Lei mi riconobbe, pur senza avermi mai visto prima quando, facendo un'inversione a U, in un paio di secondi mi fermai a pochi centimetri da lei, tanto che non ebbe nessuna esitazione ad aprire la portiera della macchina e a infilarvisici dentro. "Piero... finalmente..." sospirò sorridendo di gioia "...e sei pure meglio di come sognavo" aggiunse per poi infilarmi, tutto d'un fiato, la lingua in bocca, mentre con una mano cercava ansiosa il mio pene già in erezione. "Sì direbbe tu sia davvero contento di vedermi..." disse dopo essersi staccata dalla mia bocca e, con le dita ornate da delle belle e conturbanti unghie in acrilico, volutamente lunghe e smaltate d'un rosso peccaminoso, bramosa cercava la zip dei miei pantaloni. "Cristo, Eva sei proprio affamata di cazzo eh...?" le dissi io bloccandole la mano che voleva intruffolarsi dentro ai miei pantaloni, mentre ripartivo risucchiato dal traffico. "Sì Piero lo sai bene no?" mi rispose lei come a sfidarmi a lasciarglielo tirare fuori lì, mentre ero impegnato a destreggiarmi tra le ondate d'auto che sfilavano tra le vie cittadine in quella tarda mattinata bolognese. "Dai Eva... qualche minuto di pazienza e poi sarà tutto tuo" la redarguii scherzosamente, al che lei accettò la sfida e me lo sfilò dalle mutande, avventandosi affamata quando finalmente il mio pene fuoriusciva completamente dai pantaloni. Mi stava facendo un bocchino lì in macchina, in mezzo al traffico del centro di Bologna di quell'ora.. Confesso che dopo un paio di pompate fui sul punto di venire, eiaculandole in gola tutto il mio sperma. Per fortuna ci fermamo a un semaforo, e allora anche lei si rese conto che rischiavamo una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, e pur staccandosi con la bocca, continuò a tenermelo duro con la mano. "Che buon sapore ha il tuo cazzo, " sospirò bramosa mentre dalla sua bocca fuoriuscivano dei filamenti di saliva mista a pre-sperma che le colavano dalle guancie al mento, ricadendole in piccola parte sul seno generosamente semi-scoperto. Prima di continuare sarebbe utile chiarire il fatto del torpuloquio tra di noi nell'atto sessuale, virtuale o meno. Lei quando le do della zoccola ne è felicissima (e d'altronde una che invia video a dir poco espliciti come fa con me, o a scopare come mi dice, penso possa essere definita zoccola) e la eccitta da morire, per cui dato che per lei non è un'offesa e per me corrisponde a farle un complimento, continuerò a dargli tali nomignoli...
In una decina di minuti raggiungemo il parcheggio, un posto dove abitualmente le puttane di quella zona si appartavano con i loro clienti, ed Eva poté finalmente avventarsi su quel boccone prelibato che avevo in serbo per lei, mentre io, come da accordi riprendevo allucinato la scena con il telefono. Il mio "amichetto" (come abitualmente lo soprannominava) si era un po' afflosciato, ma bastarono un paio di leccate al mio glande turgido e succoso, e un paio di pompate che fecero sparire i miei 18 cm completamente dentro la sua bocca, a rimetterlo in vigore... Lei, con il mio cazzo in bocca esprimeva al meglio la sua troiaggine, e nonostante le avessi spinto un paio di volte la testa verso la base del mio cazzo per arrivargli con la capella fino in gola, la cosa in realtà si dimostrò non necessaria, dato che lei ben volentieri praticava il gola profonda. "Sì... scopami la bocca" mi sussurrò infoiata prima di riprendere quel bocchino che ora mi praticava senza più l'uso delle mani. Io intanto, con il dito medio della mano destra, dopo averle scostato quel filo interdentale che era il perizoma che indossava, incominciai a penetrare il suo ano... Certo, un dito era ben poca cosa rispetto ai calibri di cui aveva goduto nella sua vita, ma era pur sempre qualcosa... E mentre lei sempre più avida e affamata pompava forsennatamente, le intruffolai in culo pure l'indice, facendola sussultare per un attimo, cosa che m'arrapò forse ancor di più, tanto che ero ormai pronto per annaffiarle l'ugola. Lei lo avvertì e se possibile, aumentò ancor di più il ritmo finché finalmente le eiaculai in gola tutta la mia sborra... Ero al settimo cielo e forse anche più su, ma ciò che mi sorprese un po' è che lei sembrava ancora più fuori di me. Completamente in estasi spalancò la bocca, tirando fuori la lingua, per mostrare all'obiettivo, orgogliosa, ciò che restava di quella copiosa sborrata, per poi, soddisfatta e contenta, ingoiarla del tutto. Poi da brava cagna incominciò a pulirmelo con la lingua, infilandoselo di tanto in tanto ancora in gola, per sorridere gioiosa nei momenti in cui, per prendere aria, si staccava e mi fissava dritta negli occhi. Tutto questo contribuì a farlo diventare ancora duro per cui, non pensandoci poi troppo, mi infilai un preservativo, la presi, la girai, e senza tanti complimenti incominciai a infilarglielo nel buco del culo, cosa che la troia gradì enormemente, tanto che quando io ero in fase di spinta, lei cercava di aumentare la penetrazione spingendo contro il mio bacino. "Anche le palle voglio dentro maialino..." gridò a un certo punto lei tenendosi il più possibile aggrappata ai sedili dell'auto. A un certo punto, giunto ormai alla fine di quella galoppata, con le palle desiderose ancora di svuotarsi, notai che la zoccola aveva abbassato il finestrino dal suo lato e incredibilmente prendeva in mano, mentre io le sconquassavo il culo, il cazzo di un guardone che si stava masturbando vedendoci scopare. Ero basito ed estremamente eccittato, tanto che mi preparavo a venirle dentro, seppur incappucciato. Lei ancora una volta mi anticipò, lasciando il guardone a masturbarsi da solo, sfilandomi il preservativo e prendendo il mio cazzo in bocca proprio nel momento in cui cominciavo a sborrare. L'eiaculazione questa volta fu un po' meno copiosa, ma ugualmente appagante per entrambi, anche se, a un certo punto vidi la puttanella, dopo essersi staccata dalla bocca il mio pene ormai esausto, cercare qualcosa in borsetta. Dopo qualche secondo, mentre con lo sguardo alternava occhiate fugaci al tipo che si stava ancora segando e sorrisi a bocca piena ai miei occhi, tirò fuori un bicchiere di vetro e ci sputò dentro il mio nettare... Poi vedendo che il tipo stava ormai per venire, avvicinò il bicchiere alla punta del suo cazzo e attese per pochi secondi la sua "venuta". Quando il tipo ebbe finito lei, riportando dentro alla macchina il bicchiere, mescolò con un dito il cocktail di sborra, la assaggiò e quando ritenne che fosse sufficientemente amalgamata, cosa che sembrò essere effettivamente avvenuta
vista la faccia soddisfatta che fece, con due o tre sorsata si dissetò, forse definitivamente.
Poi ripuliì diligentemente il bicchiere, la mia capella e infine il cazzo del tipo che incredulo, almeno quanto me, aveva assistito e stava assistendo a quelle scene da porno de luxe...
Guardai l'orologio: mancavano 20 minuti alla partenza del suo treno!
"Eva... dobbiamo proprio andare" le dissi mettendo in moto l'auto con l'uccello ancora di fuori. Lei fece un cenno d'assenso e io partii facendo fischiare le gomme mentre il guardone sembrò non capirci una mazza, almeno dall'espressione che assunse... Lei in macchina si risistemò sommariamente ma alla fine non poté resistere dal praticarmi un'ultima sega, con assaggio alla cappella nei momenti in cui forzosamente dovevo fermarmi (ai semafori). La lasciai, dopo un lungo e appassionato bacio con le lingue reciprocamente in bocca - la sua sapeva davvero molto da sborra, e d'altronde ne aveva ingoiata un bel po' - e con la promessa di rivederci al più presto e con più tempo, cosa che da quel giorno avremo iniziato a fare, anche se in modo incostante, e che ancora facciamo, mettendo in pratica quei propositi che ad ambedue ci fanno sentire per davvero vivi, alla faccia degli zombi che quotidianamente ci circondano...
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