Agognata corruzione - Primo episodio
di
Blablabla
genere
gay
Faceva davvero caldo quella sera.
Per l'ennesima volta nel giro di una settimana avevo preferito uscire e mangiare qualcosa fuori con i miei amici piuttosto che mettermi a cucinare, dal momento che ero solo a casa da quasi un mese e lo sarei stato ancora per qualche settimana: tutta la mia famiglia era partita per le vacanze, ma io avevo la maturità quell'anno, e così rimasi in città a studiare.
"Appena torno a casa mi diverto un po'" mi dissi mentre mi incamminavo sulla strada del ritorno, e al solo pensiero un calore ormai colpevolmente familiare si diffuse nei miei lombi.
Già, perché avendo la casa tutta per me avevo cominciato ad abbandonarmi ad abitudini non proprio caste, e quasi ogni sera mi masturbavo al computer scandagliando la rete in cerca di immagini e video sempre più spinti e perversi.
Probabilmente "spinti" è la parola giusta, dato che fin da quando sono entrato nella pubertà, né il mio corpo, né i miei desideri sessuali sono mai stati particolarmente virili. Mi spiego meglio.
Per quanto riguarda il mio corpo c'è poco da dire, è come se si fosse inceppato il processo di crescita e fossi rimasto ad uno stato ibrido, il che mi dava un aspetto molto femminile: alto sul metro e settanta scarso, completamente glabro, magro e un volto angelico impreziosito da due occhioni da cerbiatta tramandatimi da mia madre. A nulla sono valsi gli anni in palestra a cercare di sviluppare massa muscolare, che anzi hanno sortito l'effetto opposto donandomi glutei tondi e sodi, due gambe affusolate e ben tornite e una vita sottile. A conclusione di questo quadro che definire ambiguo sarebbe poco, una folta chioma di capelli biondo cenere raccolta spesso in una coda, che avevo lasciato crescere più per pigrizia che per altro. Senza parlare poi del mio pene, appena sufficiente per essere definito tale.
A pensarci ora, potrebbe essere stato proprio il mio aspetto a far deviare i miei istinti sessuali dai binari "canonici".
Perché se da un lato il pensiero di fare sesso con una donna mi eccitava comunque, dall'altro c'erano dei momenti, che col passare degli anni e l'aumentare della familiarità col porno si facevano sempre più frequenti, in cui il desiderio irrefrenabile di trasgressione mi possedeva.
Mi immaginavo su un letto, a quattro zampe, selvaggiamente scopato da un energumeno senza volto: vedevo il mio corpo da efebo contorcersi per il piacere, la mia bocca morbida e bagnata spalancata in un mugulio senza fine, gli occhi chiusi per concentrarmi e assaporare ogni singolo, sporco istante di quell'immorale cavalcata.
Potevo sentire il mio carnefice tirarmi per i capelli mentre mi trafiggeva incessantemente con quel suo enorme palo di carne, così palesemente superiore al mio, che dall'interno mi corrompeva e mi sottometteva; spingendomi ogni colpo di più ad abbracciare un ruolo che la società non tollera possa essere il mio, tutto pur di godere liberamente di quel piacere proibito. Solo il pensiero mi faceva venire l'acquolina in bocca.
E alla luce di ciò che vi ho detto, potete immaginare quanto poco stessi studiando per l'esame in quei giorni... passavo ore, completamente nudo, a fare edging bombardandomi di porno: adoravo guardare bellissime transessuali e crossdressers venire stantuffate senza pietà, ipnotizzato dai loro volti sfiguarti dalla lussuria mentre si ingozzavano di cazzi, grossi, succosi, svettanti cazzi. Le osservavo venire profanate volgarmente e contaminate dal piacere della carne finché loro stesse non soccombevano e ne invocavano ancora, ancora e ancora, ansimanti; fino al momento in cui, senza nemmeno toccarsi, il loro pene, che fino a quel momento non era stato che un accessorio superfluo che si dibatteva sotto i colpi dell'uomo, non prorompeva in un orgasmo liberatorio, mentre il loro ventre ne accoglieva uno molto più ricco e prepotente.
Ed è quando sono lì, sfiancate dalla fatica, con il culo sfondato e saziato e un rivolo di sperma che sgorga a marchiare il territorio, che penso languidamente "Vorrei essere lei ora".
Già, cosa non avrei dato all'epoca per passare una notte nei panni di una ragazza. Non che non ci avessi provato: sebbene avessi troppa paura per espormi con qualche mio conoscente, e ancora troppo confuso per provare a vestirmi da donna, nella solitudine della mia camera avevo provato la masturbazione anale.
Il solo sfiorarmi il buchino mi provocava brividi lungo tutta la schiena, eppure non ero mai riuscito ad inserire più di un dito. Ogni volta preparavo tutto: la crema, il preservativo e il "dildo arrangiato" di turno, che poteva essere il manico di una spazzola o persino una zucchina.
Me ne stavo lì, inginocchiato sul letto, ansioso di impalarmi ed essere invaso, invidioso della facilità con cui la checca del video di turno riusciva a farsi penetrare, mordendomi a sangue il labbro per la voglia e la frustrazione, eppure...
eppure sul più bello, quando la pressione sul mio sfintere cominciava a farsi pesante desistevo. Per paura. Del dolore, delle conseguenze.
Quella sera, però, mi sentivo diverso.
Saranno stati i fumi dell'alcool, saranno stati tutti quei pensieri scabrosi, fatto sta che sentivo cedere in me anche gli ultimi freni inibitori, e così mi decisi: quella sera sarei andato fino in fondo, a qualsiasi costo.
Il solo pensiero mi sciolse, e con trepidazione affrettai il passo verso casa, il cuore che batteva all'impazzata.
"Meno male che ho comprato i cetrioli stamattina..." pensai mordendomi il labbro "chissà cosa si prova quando è tutto dentro... mnh... dovrei muoverlo velocemente? O magari lasciarlo fermo e... oh ma sentitemi..."
Assediato da questi pensieri osceni e da una libido montante, attraversavo la strada con le gambe che tremavano.
Neanche mi accorsi dell'auto che si era fermata alle mie spalle, non finché non suonò il clacson.
Il forte e improvviso rumore mi spaventò, così mi voltai di scatto con un'espressione colpevole dipinta in volto, come se fossi stato un criminale colto in flagrante. Mentre mi riprendevo dallo shock i finestrini della macchina si abbassarono, e vi si affacciarono due volti sorridenti: al posto del passeggero c'era un ragazzo nero come la pece, sulla trentina, volto allungato e barba e capelli corti; dal sedile posteriore invece spuntò un uomo più in là con gli anni, oltre i quaranta, il classico belloccio un po' viscido che non vuole invecchiare, con il ciuffo impomatato all'indietro.
Titubante, mi avvicinai per capire cosa volessero, e così facendo potei scorgere gli altri due passeggeri che mi fissavano apparentemente divertiti: alla guida c'era un bronzo di Riace, uno di quegli imponenti culturisti fissati della palestra, con la mascella squadrata e i capelli a spazzola; mentre l'ultimo della combriccola era un giovane ragazzo di qualche anno più grande di me, vestito di jeans da capo a piedi e con un diastema nel suo sorriso tronfio. Dalla forte somiglianza con il culturista dedussi che erano fratelli.
Mentre li osservavo un po' intimorito il tizio sui quaranta attira la mia attenzione porgendomi la sua mano ed esordendo:
-Ciao! Scusa se ti abbiamo fatto paura, piacere Augusto-
-Mirko- risposi ricambiando il saluto. Non appena pronunciai il mio nome, un'espressione di disappunto comparve sul volto di Augusto, mentre il sorriso del ragazzo nero si allargò ancora di più, e all'interno dell'auto risuonarono risate goliardiche.
-Ah! Te lo avevo detto che era maschio! Mi devi 10€. Comunque piacere Tony.-
-Piacere mio- fu la mia educata risposta. Tuttavia ero abbastanza confuso. Se da un lato quella scommessa mi aveva un po' offeso, dall'altra... mi aveva lusingato. Ed eccitato. Per smorzare un po' l'imbarazzo provai a scherzare:
-Ma che fate, scommettete sul sesso delle persone che vedete per strada?-
-Solo di quelle che ci faremmo volentieri- controbattè Augusto facendomi l'occhiolino, e scatenando le risate di tutti. Le mie un po' di meno: ero sconvolto, preda di mille pensieri.
"Ma questi sul serio ci stanno provando con me?!"
-Sì però pure tu, già pari una femmina almeno vestiti da maschio!- intervenne il ragazzo in jeans, con un forte accento dialettale.
-Questo maleducato si chiama Peppe- si affrettò a presentare Augusto -mentre quello al volante è suo fratello Ciro- concluse, confermando la mia prima impressione.
-Cosa c'è che non va nei miei vestiti?- chiesi perplesso, non capendo effettivamente dove fosse il problema: avevo una semplice canotta bianca, dei pantaloncini di tuta corti e delle vans bianche.
-Hai i pantaloncini nelle pacche! Ahahaha-
Effettivamente erano vecchi e mi andavano un po' stretti, ma non pensavo che si notasse così tanto!
La mia faccia divampò per l'imbarazzo, e questo divertì ancora di più i quattro.
-Dai dai tranquillo, hai comunque un bel culo quindi non ti giudichiamo ahahahaha-
Ero completamente incapace di rispondere a quelle piccole provocazioni, tutto ciò che riuscivo a pensare in quell'assurda situazione era "oh mio dio ci stanno provando con me".
Quella consapevolezza mi sconvolgeva, già da sola sarebbe bastata a mettere a disagio chiunque, figurarsi a qualcuno che fino a pochi minuti prima non vedeva l'ora di tornare a casa per provare a piantarsi un cetriolo su per il culo!
-Senti come avrai capito non siamo di questa zona, veniamo da xxxxx, ci chiedevamo se ti andasse di fare un giro con noi, magari ci fai vedere un bel posticino e ti offriamo da bere, che ne dici?- fu la proposta di Augusto.
"Non ci credo. Nemmeno nei porno succedono queste cose! Cosa faccio?"
-No grazie, sono stanco e vado a casa-
Questa era la risposta. La risposta giusta da dare, la risposta sensata e ragionevole, perché era ovvio che quei discutibili soggetti avessero in mente qualcosa.
Ma non fu quella che diedi.
Le labbra si mossero da sole e pronunciarono queste parole:
-D'accordo, perché no?-
"Cosa stai facendo?!" pensai.
Ma nel profondo sapevo che quella situazione mi stava piacendo. Ero stato abbordato come una ragazza, avevano fatto commenti volgari su di me e il mio corpo e mi era piaciuto ogni singolo istante. E qualcosa dentro di me pizzicava e pretendeva di sapere fin dove si sarebbero spinti.
Così Augusto, euforico, scese dall'auto per permettermi di entrare, cosa che feci simulando disinvoltura.
Non senza accorgermi dei cenni di vittoria e intesa che all'interno dell'auto si scambiarono tutti. Sguardi che nonappena Augusto ebbe preso posto accanto a me, passandomi sfacciatamente un braccio attorno alle spalle, si fiondarono sul mio corpo, indagatori e pieni di lussuria. Ero alla loro mercé.
-Allora... c'è un locale più avanti che...-
Provai a dire, a disagio, prima di essere interrotto bruscamente dal solito Augusto
-Sì sì perfetto... ma dicci un po' qualcosa di te caro Mirko-
Mi fissava con uno sguardo sornione, piuttosto invadente ma soprattutto arrogante, come se ormai la preda fosse già catturata.
"Come dargli torto? Gli sono entrato in macchina senza battere ciglio!"
-Beh che dire, ho 19 anni, settimana prossima ho l'orale della maturità...-
-Ah! Auguri allora! Starai studiando tanto!-
-Eh sì, un po'...- Non potevo certo dirgli "in realtà passo giorno e notte a masturbarmi sperando di essere montato da maschioni come voi"
-Vabbè tranquillo, pure se stanotte fai tardi non succede niente, tanto l'esame è una cazzata...- commentò Ciro mentre aggiustava lo specchietto per guardarmi meglio.
Con tutti quegli sguardi su di me mi sentivo come se fossi vicino ad un falò, la mia pelle scottava e mi agitavo imbarazzato sul sedile, tentando di avere il minor contatto fisico possibile con Augusto e Peppe ai miei lati, che dal canto loro non si preoccupavano di usarmi la stessa premura, anzi.
-E invece voi? Cosa... cosa fate nella vita?-
-I papponi!- esclamò Tony, e giù di grasse risate.
-Tony scherza ovviamente...- puntualizzò Augusto, il suo braccio caparbiamente incollato alle mie spalle.
-Io sono un imprenditore, e loro lavorano per me. Stasera volevamo divertirci un po' tutti assieme-
-Oh capisco, e di cosa vi occupate?-
-Gestisco una linea di moda, hai presente la xxxx? Quella dei bikini?-
-Oh sì! Mi piacciono molto quei costumi!-
Un ghigno malizioso spuntò sul volto di Augusto.
-Ci avrei giurato-
Rendendomi conto di quello che avevo appena detto distolsi subito lo sguardo fissandolo sulle mie scarpe, il volto in fiamme.
"Ma ci sono o ci faccio?"
-Se ci prometti che ci mandi delle foto per farci vedere come sei sexy, te ne regaliamo uno, eh?- propose divertito Peppe, dandomi una leggere pacca sulla coscia e premurandosi di lasciare lì la mano.
Ora la situazione mi stava sfuggendo di mano. I commenti e i palpeggiamenti si facevano sempre più audaci, incoraggiati dalla mia assenza di reazioni.
"Cosa cazzo ti aspettavi? Lo sapevi benissimo! E adesso cosa faccio?!"
-Senti un po' Mirko, ormai siamo amiconi, quindi posso chiederti se hai la ragazza?-
-Che? No, io... cioè...-
-Aah, capisco... allora hai un ragazzo!
-Un ragazzo?? No! No, no io sono semplicemente single-
-Ma come- commentò Tony -non stavi pensando al tuo fidanzato quando ti abbiamo fermato?-
-Cosa? No, certo che no...-
-Ma se eri tutto rosso e ti mordevi il labbro ahahahaha-
Ero sgomento, non credevo di essere così trasparente agli occhi degli altri. In più quella situazione irreale, il fatto di essere in mezzo a quattro sconosciuti, a farmi punzecchiare e palpeggiare senza essere capace di opporre la minima resistenza, mi stava spaventando e al contempo eccitando sempre di più.
" È così che si sentono sempre le ragazze??"
Provai a difendermi un minimo prima di perdere qualsiasi parvenza di credibilità:
-No ragazzi, io... io non sono... gay-
Lo dissi con una vocina tremante, sguardo basso, rigido per l'imbarazzo e le mani di Peppe e Augusto magneticamente attaccate alle mie gambe accavallate. Per loro doveva essere stato come se gli avessi appena chiesto di fottermi per tutta la notte.
Tant'è che ci fu un attimo di silenzio, in cui la tensione sessuale fu palpabile: mi guardavo intorno e vedevo quattro iene pronte a fiondarsi sulla gazzella indifesa.
Fu un attimo talmente lungo che credetti di perdere il senno.
Il mio cuore sembrava volesse fuggire dalla sua prigione, avevo il respiro affannoso e le gote in fiamme.
La voglia aveva preso il sopravvento sulla paura e mi sentivo così al limite che ebbi quasi l'impulso di sfilarmi i pantaloncini, mettermi a pecora e implorarli di scoparmi a turno, tutti e quattro.
Fu Augusto a tentare di ridare contegno alla situazione.
-Mmh... dici di non essere gay eh?
-E...Esatto-
-Ma come fai a dirlo... hai mai provato?-
-Be' no... ovviamente no...-
-Sai cosa mi diceva sempre mia madre? "Se non provi non lo saprai mai". Non sei d'accordo?-
-S...Sì, cioè no... cioè...-
Ero completamente nel pallone, si divertiva a giocare con me. Mi aveva in pugno e lo sapeva.
-Allora se sei d'accordo... non ti piacerebbe provare?-
Non risposi. Lo osservai slacciarsi lentamente la cintura, sbottonarsi i pantaloni e calarli alle ginocchia, rimanendo in mutande.
"Sta succedendo. Sta succedendo davvero"
Ba-dump. Ba-dump.
Ero ipnotizzato, mi limitavo a guardare a bocca aperta il bozzo delle mutande di Augusto che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
-Che faccio, lo tiro fuori?- mi domandò, impertinente, scatenando l'ilarità degli altri.
Ba-dump. Ba-dump. Ba-dump.
Non ero in grado di rispondergli: in quel momento mi sentivo nient'altro che una cagna in calore, con la bava alla bocca e gli occhi assetati. E doveva essere proprio quello il mio aspetto, perché solo guardandomi Augusto proruppe in una risata che in un'altra situazione avrei trovato irritante, e disse:
-Lo prendo come un sì-
Ba-dump. Ba-dump. Ba-dump.
"Eccolo"
Il mio primo cazzo. Il mio primo, grosso, venoso, meraviglioso cazzo.
"È ...bellissimo... lo voglio... oddio, cosa sto facendo..."
-Mirketto, quella bocca spalancata mi sembra un po' sola... che dici, le diamo compagnia?- propose lui, mentre si inginocchiava sui sedili dell'auto in modo da posizionare il suo bacino all'altezza della mia sconvolta, anelante faccia.
Avevo la sua verga, ancora semi eretta, a un palmo di distanza: potevo sentire il suo odore, fortissimo e agrodolce, invadermi le narici e impossessarsi del mio cervello; potevo vedere ogni singola vena che ornava quel membro esemplare, la sua cappella viola e gonfia , che piano piano si ingrossava, e le sue palle, completamente rasate e ansiose di sbattere sul mio mento fino a svuotarsi. Potevo percepire il calore che emanava, foriero di piaceri bollenti.
Non riuscivo a staccare gli occhi da tutto quel ben di dio.
-Non lo vuoi?- continuò Augusto, agitandolo viscidamente davanti a me...
-Non c'è problema... basta che tu me lo dica chiaro e tondo, e Ciro sarà felicissimo di riaccomagnarti a casa, ci saluteremo e non ci vedrai mai più.-
Lo guardai sgomento.
-Se invece lo vuoi...-
Lo aveva avvicinato impercettibilmente, mi sarebbe bastato allungare la lingua e lasciarlo entrare nella mia bocca.
"Sei ancora in tempo. Smettila di fare la puttanella e fatti riportare a casa. Se non lo fai, non si torna indietro!"
"No". D'altronde, mi ero ripromesso che quella sera sarei andato fino in fondo, no?
"Io lo desidero"
Guardai Augusto, che mi fissava tronfio dall'alto in basso.
Guardai il suo cazzo, così oscenamente e prepotentemente vicino alle mie labbra.
Poi, chiusi gli occhi. Lo avvolsi con la mia lingua e, lentamente, lo accolsi nella mia bocca arrendevole.
-Aaahhh...- sentii sospirare Augusto, vittorioso.
Tutt'intorno a me si levarono ululati di giubilo, ma i veri fuochi d'artificio erano nella mia testa.
Stavo finalmente succhiando un pene, un vero pene adulto e mascolino, proprio come le troie che vedevo nei porno e che tanto avevo invidiato.
Appena la mia lingua aveva toccato la cappella un'esplosione di sapori e sensazioni mi aveva sconquassato sino alle viscere.
Lo percepivo farsi strada tra le mie labbra deflorate fino alla gola; lo succhiavo con voracità sempre maggiore e godevo nel sentirlo sbattere e strofinarsi sul palato e sulle pareti delle guance, come se fossero di sua proprietà. La mia lingua curiosa ne setacciava ogni angolo, potevo sentire le vene e seguirne il percorso. Ascoltavo i rumori che producevo io stesso mentre assaporavo quell'atto osceno, e me ne compiacevo.
L'odore mi ubriacava, il succulento sapore di carne, sudore e sperma mi aveva immediatamente conquistato, e speravo mettesse radici dentro di me.
"Sono in paradiso... non voglio smettere mai più, è troppo buono... mi piace troppo il cazzo!"
Dopo qualche minuto di appassionate seppure inesperte ciucciate, riuscii ad uscire parzialmente dal mio stato di trance e ad aprire gli occhi, senza smettere di fare avanti e indietro con la testa: su di me svettava un arrapatissimo Augusto con il suo solito sorriso sornione, mentre gli altri, tranne Ciro che nel frattempo guidava ancora, si erano girati a godersi lo spettacolo.
Ridevano, mi schernivano mi incitavano a fare di meglio:
-Guarda Mirketto come ciuccia! Complimenti!-
-'No ragazzi non sono gay'... hai ragione sei propro una puttanella!-
-Dai che magari l'esame di stato lo passi così!-
Quei commenti non facevano altro che aumentare la mia libidine ormai senza freni, e ad ogni pompata tentavo di infilarmi in gola un centimetro di verga in più di prima. Mi stavo godendo ogni. Singolo. Bagnatissimo. Istante del mio primo pompino.
"È buonissimo, ne voglio ancora... ne voglio di più... non ci posso credere, sono senza speranza!"
-Allora Mirketto, sei contento di aver provato? Ti piace succhiare il mio cazzo?- mi domandò leccandosi le labbra Augusto.
Lo guardai negli occhi e, senza staccarmi dal bastone saldamente piantato nella mia bocca grondante, annuii languidamente.
Ricordo ancora il volto di Augusto che si contorceva dall'eccitazione e le sue mani che mi afferravano la nuca e i lunghi capelli: cominciò a scoparmi la faccia con ferocia animalesca, senza ritegno, provocandomi forti conati e colpi di tosse.
-E allora godi, frocio!-
Sorpreso, tentai in tutti i modi di incassare al meglio l'assalto: mi misi carponi sui sedili e afferrai le cosce di Augusto per mantenere l'equilibrio.
Credevo di morire così, trafitto da quella mazza incandescente, affogando nella saliva e negli umori che ormai mi colavano dappertutto. Eppure, stavo godendo, incredibilmente.
Sentivo il cazzo ararmi la bocca, violentare la mia lingua, vergine fino a qualche minuto prima, le palle gonfissime di Augusto darmi buffetti sul mento e mi chiedevo quando esattamente la mia mascella si sarebbe dislocata. Ma niente di tutto questo mi importava, perché ad ogni colpo mi sentivo dolcemente sprofondare in un turbine indecente di corruzione, e avevo capito che era tutto quello che avevo sempre desiderato.
-Mmnhgg... ggha... ggh... mph... mlaahh...-
-Oh sì, sì... che bocca ragazzi... questa checca è un talento naturale... mmh come succhi bene Mirketto...-
-Bravo così, facci vedere quanto ti piace il cazzo...-
Improvvisamente, mi accorsi che Tony mi stava riprendendo col cellulare chissà da quanto tempo: mi voltai spaventato e provai a divincolarmi, ma...
-Ah ah ah... non si fa!- Augusto manteneva saldamente la presa sulla mia nuca, e mi piantò la verga ancora più in fondo, facendomi lacrimare per lo sforzo di contenerla.
-Sta tranquillo, ce le teniamo per noi... non ti sputtaniamo... a meno che tu non lo voglia ahaha! Continua a ciucciare, stai andando benissimo...-
La voglia in me era ancora troppa, e non ebbi cuore di rovinare quel momento idilliaco. Così chiusi gli occhi, e ricominciai a spompinare Augusto con maggiore devozione, sperando che avesse detto il vero...
"Mi stanno facendo un video mentro ho in bocca il pisellone di un quarantenne... come faccio ad essere così zoccola?!"
-Ggha... mmnggh... slurp...-
-Oddio che goduria... aah non è possibile che sia il suo primo pompino...-
"Se questa è la ricompensa... allora non mi importa!"
-Dai Mirko adesso mostraci come ti piace tenere le sue palle in bocca.-
Guardai il telefono di Tony, poi piano piano, quasi a voler dare il miglior spettacolo possibile, sfilai il cazzo di Augusto, ancora durissimo, dalla bocca, lasciando gocciolare copiosi rivoli di saliva dagli angoli e dalla lingua.
Rimasi in quella posizione per un secondo, a gustarmi quello che avevo appena fatto e a riprendere fiato.
Ricordo di aver avuto una sorta di sensazione di vuoto, senza più quell'ingombro incandescente tra le mie labbra, così mi fiondai sulle palle di Augusto, ansioso di farlo godere ancora.
Erano morbide e lisce, gonfissime, così grandi da non riuscire a ingoiarle intere, cosa che tentai di fare in tutti i modi: spalancavo la bocca all'inverosimile, le inumidivo con la mia instancabile lingua, mentre Augusto mugulava di piacere.
-Aahh... continua... manca poco...-
"Sta per venire! Sì! Sto per assaggiare la sborra per la prima volta!"
Il pensiero mi mandava in fiamme per l'eccitazione, così con la mano sinistra afferrai quel palo che mi era piaciuto così tanto e cominciai a segarlo con dolcezza e velocità, mentre mi dilettavo ad affondare la faccia tra le sue palle, gemendo.
-Ooh... eccolo, eccolo... sto venendo!- grugnì Augusto
-Mmh sì, sborrami in faccia... mmlaah... la voglio tutta...- lo pregai, in ginocchio sotto il suo cazzo che continuavo a segare, con la lingua penzoloni e la bocca pronta a ricevere il suo premio.
-Oooooohhhh... Aah!!-
Un fiotto. Due fiotti. Tre fiotti. Quattro potentissimi, densi, pesanti fiotti di sborra bollente inondarono la mia faccia e la mia bocca affamata, colarono lungo il mento e lungo tutto il collo insozzando i miei vestiti.
Me ne stavo lì, col fiatone, in ginocchio sotto il pene gocciolante di Augusto, anche lui sudato ma soddisfatto.
Ero completamente devastato, nel corpo e nei sensi, da quella indiscutibile dimostrazione di superiorità che mi aveva sottomesso e poi conquistato.
Assaporavo ogni singola goccia di quello sperma dal sapore agrodolce, così forte, sentivo il mio viso di fanciullo marchiato dallo sporco prodotto del piacere che io stesso avevo donato ad Augusto.
E non desideravo altro.
"È una droga. Persino la sborra è così buona... mnh finirò col diventarne dipendente!"
-Bravo Mirketto, bravo... hai visto quante cose belle ti ho fatto scoprire?- chiese ansimante il mio svezzatore.
Provai a guardarlo, ma la sua pesante sborra mi aveva colpito l'occhio sinistro, così aprii solo quello destro e, con un sorrisino tremolante, annuii.
Nel frattempo mi accorsi che ci eravamo fermati sul ciglio di una strada completamente isolata, immersa nel verde. Non solo: Ciro, Peppe e Tony, che non aveva mai smesso di filmarmi, avevano tutti le braghe calate e si stavano segando, guardandomi come se fossi un gustoso pezzo di carne da azzannare.
"Sono tutti così gonfi e duri... faccio quest'effetto? "
-Sono contento- commentò Augusto -perché abbiamo appena cominciato-
Ammetto che mi scappò un sorriso.
Per l'ennesima volta nel giro di una settimana avevo preferito uscire e mangiare qualcosa fuori con i miei amici piuttosto che mettermi a cucinare, dal momento che ero solo a casa da quasi un mese e lo sarei stato ancora per qualche settimana: tutta la mia famiglia era partita per le vacanze, ma io avevo la maturità quell'anno, e così rimasi in città a studiare.
"Appena torno a casa mi diverto un po'" mi dissi mentre mi incamminavo sulla strada del ritorno, e al solo pensiero un calore ormai colpevolmente familiare si diffuse nei miei lombi.
Già, perché avendo la casa tutta per me avevo cominciato ad abbandonarmi ad abitudini non proprio caste, e quasi ogni sera mi masturbavo al computer scandagliando la rete in cerca di immagini e video sempre più spinti e perversi.
Probabilmente "spinti" è la parola giusta, dato che fin da quando sono entrato nella pubertà, né il mio corpo, né i miei desideri sessuali sono mai stati particolarmente virili. Mi spiego meglio.
Per quanto riguarda il mio corpo c'è poco da dire, è come se si fosse inceppato il processo di crescita e fossi rimasto ad uno stato ibrido, il che mi dava un aspetto molto femminile: alto sul metro e settanta scarso, completamente glabro, magro e un volto angelico impreziosito da due occhioni da cerbiatta tramandatimi da mia madre. A nulla sono valsi gli anni in palestra a cercare di sviluppare massa muscolare, che anzi hanno sortito l'effetto opposto donandomi glutei tondi e sodi, due gambe affusolate e ben tornite e una vita sottile. A conclusione di questo quadro che definire ambiguo sarebbe poco, una folta chioma di capelli biondo cenere raccolta spesso in una coda, che avevo lasciato crescere più per pigrizia che per altro. Senza parlare poi del mio pene, appena sufficiente per essere definito tale.
A pensarci ora, potrebbe essere stato proprio il mio aspetto a far deviare i miei istinti sessuali dai binari "canonici".
Perché se da un lato il pensiero di fare sesso con una donna mi eccitava comunque, dall'altro c'erano dei momenti, che col passare degli anni e l'aumentare della familiarità col porno si facevano sempre più frequenti, in cui il desiderio irrefrenabile di trasgressione mi possedeva.
Mi immaginavo su un letto, a quattro zampe, selvaggiamente scopato da un energumeno senza volto: vedevo il mio corpo da efebo contorcersi per il piacere, la mia bocca morbida e bagnata spalancata in un mugulio senza fine, gli occhi chiusi per concentrarmi e assaporare ogni singolo, sporco istante di quell'immorale cavalcata.
Potevo sentire il mio carnefice tirarmi per i capelli mentre mi trafiggeva incessantemente con quel suo enorme palo di carne, così palesemente superiore al mio, che dall'interno mi corrompeva e mi sottometteva; spingendomi ogni colpo di più ad abbracciare un ruolo che la società non tollera possa essere il mio, tutto pur di godere liberamente di quel piacere proibito. Solo il pensiero mi faceva venire l'acquolina in bocca.
E alla luce di ciò che vi ho detto, potete immaginare quanto poco stessi studiando per l'esame in quei giorni... passavo ore, completamente nudo, a fare edging bombardandomi di porno: adoravo guardare bellissime transessuali e crossdressers venire stantuffate senza pietà, ipnotizzato dai loro volti sfiguarti dalla lussuria mentre si ingozzavano di cazzi, grossi, succosi, svettanti cazzi. Le osservavo venire profanate volgarmente e contaminate dal piacere della carne finché loro stesse non soccombevano e ne invocavano ancora, ancora e ancora, ansimanti; fino al momento in cui, senza nemmeno toccarsi, il loro pene, che fino a quel momento non era stato che un accessorio superfluo che si dibatteva sotto i colpi dell'uomo, non prorompeva in un orgasmo liberatorio, mentre il loro ventre ne accoglieva uno molto più ricco e prepotente.
Ed è quando sono lì, sfiancate dalla fatica, con il culo sfondato e saziato e un rivolo di sperma che sgorga a marchiare il territorio, che penso languidamente "Vorrei essere lei ora".
Già, cosa non avrei dato all'epoca per passare una notte nei panni di una ragazza. Non che non ci avessi provato: sebbene avessi troppa paura per espormi con qualche mio conoscente, e ancora troppo confuso per provare a vestirmi da donna, nella solitudine della mia camera avevo provato la masturbazione anale.
Il solo sfiorarmi il buchino mi provocava brividi lungo tutta la schiena, eppure non ero mai riuscito ad inserire più di un dito. Ogni volta preparavo tutto: la crema, il preservativo e il "dildo arrangiato" di turno, che poteva essere il manico di una spazzola o persino una zucchina.
Me ne stavo lì, inginocchiato sul letto, ansioso di impalarmi ed essere invaso, invidioso della facilità con cui la checca del video di turno riusciva a farsi penetrare, mordendomi a sangue il labbro per la voglia e la frustrazione, eppure...
eppure sul più bello, quando la pressione sul mio sfintere cominciava a farsi pesante desistevo. Per paura. Del dolore, delle conseguenze.
Quella sera, però, mi sentivo diverso.
Saranno stati i fumi dell'alcool, saranno stati tutti quei pensieri scabrosi, fatto sta che sentivo cedere in me anche gli ultimi freni inibitori, e così mi decisi: quella sera sarei andato fino in fondo, a qualsiasi costo.
Il solo pensiero mi sciolse, e con trepidazione affrettai il passo verso casa, il cuore che batteva all'impazzata.
"Meno male che ho comprato i cetrioli stamattina..." pensai mordendomi il labbro "chissà cosa si prova quando è tutto dentro... mnh... dovrei muoverlo velocemente? O magari lasciarlo fermo e... oh ma sentitemi..."
Assediato da questi pensieri osceni e da una libido montante, attraversavo la strada con le gambe che tremavano.
Neanche mi accorsi dell'auto che si era fermata alle mie spalle, non finché non suonò il clacson.
Il forte e improvviso rumore mi spaventò, così mi voltai di scatto con un'espressione colpevole dipinta in volto, come se fossi stato un criminale colto in flagrante. Mentre mi riprendevo dallo shock i finestrini della macchina si abbassarono, e vi si affacciarono due volti sorridenti: al posto del passeggero c'era un ragazzo nero come la pece, sulla trentina, volto allungato e barba e capelli corti; dal sedile posteriore invece spuntò un uomo più in là con gli anni, oltre i quaranta, il classico belloccio un po' viscido che non vuole invecchiare, con il ciuffo impomatato all'indietro.
Titubante, mi avvicinai per capire cosa volessero, e così facendo potei scorgere gli altri due passeggeri che mi fissavano apparentemente divertiti: alla guida c'era un bronzo di Riace, uno di quegli imponenti culturisti fissati della palestra, con la mascella squadrata e i capelli a spazzola; mentre l'ultimo della combriccola era un giovane ragazzo di qualche anno più grande di me, vestito di jeans da capo a piedi e con un diastema nel suo sorriso tronfio. Dalla forte somiglianza con il culturista dedussi che erano fratelli.
Mentre li osservavo un po' intimorito il tizio sui quaranta attira la mia attenzione porgendomi la sua mano ed esordendo:
-Ciao! Scusa se ti abbiamo fatto paura, piacere Augusto-
-Mirko- risposi ricambiando il saluto. Non appena pronunciai il mio nome, un'espressione di disappunto comparve sul volto di Augusto, mentre il sorriso del ragazzo nero si allargò ancora di più, e all'interno dell'auto risuonarono risate goliardiche.
-Ah! Te lo avevo detto che era maschio! Mi devi 10€. Comunque piacere Tony.-
-Piacere mio- fu la mia educata risposta. Tuttavia ero abbastanza confuso. Se da un lato quella scommessa mi aveva un po' offeso, dall'altra... mi aveva lusingato. Ed eccitato. Per smorzare un po' l'imbarazzo provai a scherzare:
-Ma che fate, scommettete sul sesso delle persone che vedete per strada?-
-Solo di quelle che ci faremmo volentieri- controbattè Augusto facendomi l'occhiolino, e scatenando le risate di tutti. Le mie un po' di meno: ero sconvolto, preda di mille pensieri.
"Ma questi sul serio ci stanno provando con me?!"
-Sì però pure tu, già pari una femmina almeno vestiti da maschio!- intervenne il ragazzo in jeans, con un forte accento dialettale.
-Questo maleducato si chiama Peppe- si affrettò a presentare Augusto -mentre quello al volante è suo fratello Ciro- concluse, confermando la mia prima impressione.
-Cosa c'è che non va nei miei vestiti?- chiesi perplesso, non capendo effettivamente dove fosse il problema: avevo una semplice canotta bianca, dei pantaloncini di tuta corti e delle vans bianche.
-Hai i pantaloncini nelle pacche! Ahahaha-
Effettivamente erano vecchi e mi andavano un po' stretti, ma non pensavo che si notasse così tanto!
La mia faccia divampò per l'imbarazzo, e questo divertì ancora di più i quattro.
-Dai dai tranquillo, hai comunque un bel culo quindi non ti giudichiamo ahahahaha-
Ero completamente incapace di rispondere a quelle piccole provocazioni, tutto ciò che riuscivo a pensare in quell'assurda situazione era "oh mio dio ci stanno provando con me".
Quella consapevolezza mi sconvolgeva, già da sola sarebbe bastata a mettere a disagio chiunque, figurarsi a qualcuno che fino a pochi minuti prima non vedeva l'ora di tornare a casa per provare a piantarsi un cetriolo su per il culo!
-Senti come avrai capito non siamo di questa zona, veniamo da xxxxx, ci chiedevamo se ti andasse di fare un giro con noi, magari ci fai vedere un bel posticino e ti offriamo da bere, che ne dici?- fu la proposta di Augusto.
"Non ci credo. Nemmeno nei porno succedono queste cose! Cosa faccio?"
-No grazie, sono stanco e vado a casa-
Questa era la risposta. La risposta giusta da dare, la risposta sensata e ragionevole, perché era ovvio che quei discutibili soggetti avessero in mente qualcosa.
Ma non fu quella che diedi.
Le labbra si mossero da sole e pronunciarono queste parole:
-D'accordo, perché no?-
"Cosa stai facendo?!" pensai.
Ma nel profondo sapevo che quella situazione mi stava piacendo. Ero stato abbordato come una ragazza, avevano fatto commenti volgari su di me e il mio corpo e mi era piaciuto ogni singolo istante. E qualcosa dentro di me pizzicava e pretendeva di sapere fin dove si sarebbero spinti.
Così Augusto, euforico, scese dall'auto per permettermi di entrare, cosa che feci simulando disinvoltura.
Non senza accorgermi dei cenni di vittoria e intesa che all'interno dell'auto si scambiarono tutti. Sguardi che nonappena Augusto ebbe preso posto accanto a me, passandomi sfacciatamente un braccio attorno alle spalle, si fiondarono sul mio corpo, indagatori e pieni di lussuria. Ero alla loro mercé.
-Allora... c'è un locale più avanti che...-
Provai a dire, a disagio, prima di essere interrotto bruscamente dal solito Augusto
-Sì sì perfetto... ma dicci un po' qualcosa di te caro Mirko-
Mi fissava con uno sguardo sornione, piuttosto invadente ma soprattutto arrogante, come se ormai la preda fosse già catturata.
"Come dargli torto? Gli sono entrato in macchina senza battere ciglio!"
-Beh che dire, ho 19 anni, settimana prossima ho l'orale della maturità...-
-Ah! Auguri allora! Starai studiando tanto!-
-Eh sì, un po'...- Non potevo certo dirgli "in realtà passo giorno e notte a masturbarmi sperando di essere montato da maschioni come voi"
-Vabbè tranquillo, pure se stanotte fai tardi non succede niente, tanto l'esame è una cazzata...- commentò Ciro mentre aggiustava lo specchietto per guardarmi meglio.
Con tutti quegli sguardi su di me mi sentivo come se fossi vicino ad un falò, la mia pelle scottava e mi agitavo imbarazzato sul sedile, tentando di avere il minor contatto fisico possibile con Augusto e Peppe ai miei lati, che dal canto loro non si preoccupavano di usarmi la stessa premura, anzi.
-E invece voi? Cosa... cosa fate nella vita?-
-I papponi!- esclamò Tony, e giù di grasse risate.
-Tony scherza ovviamente...- puntualizzò Augusto, il suo braccio caparbiamente incollato alle mie spalle.
-Io sono un imprenditore, e loro lavorano per me. Stasera volevamo divertirci un po' tutti assieme-
-Oh capisco, e di cosa vi occupate?-
-Gestisco una linea di moda, hai presente la xxxx? Quella dei bikini?-
-Oh sì! Mi piacciono molto quei costumi!-
Un ghigno malizioso spuntò sul volto di Augusto.
-Ci avrei giurato-
Rendendomi conto di quello che avevo appena detto distolsi subito lo sguardo fissandolo sulle mie scarpe, il volto in fiamme.
"Ma ci sono o ci faccio?"
-Se ci prometti che ci mandi delle foto per farci vedere come sei sexy, te ne regaliamo uno, eh?- propose divertito Peppe, dandomi una leggere pacca sulla coscia e premurandosi di lasciare lì la mano.
Ora la situazione mi stava sfuggendo di mano. I commenti e i palpeggiamenti si facevano sempre più audaci, incoraggiati dalla mia assenza di reazioni.
"Cosa cazzo ti aspettavi? Lo sapevi benissimo! E adesso cosa faccio?!"
-Senti un po' Mirko, ormai siamo amiconi, quindi posso chiederti se hai la ragazza?-
-Che? No, io... cioè...-
-Aah, capisco... allora hai un ragazzo!
-Un ragazzo?? No! No, no io sono semplicemente single-
-Ma come- commentò Tony -non stavi pensando al tuo fidanzato quando ti abbiamo fermato?-
-Cosa? No, certo che no...-
-Ma se eri tutto rosso e ti mordevi il labbro ahahahaha-
Ero sgomento, non credevo di essere così trasparente agli occhi degli altri. In più quella situazione irreale, il fatto di essere in mezzo a quattro sconosciuti, a farmi punzecchiare e palpeggiare senza essere capace di opporre la minima resistenza, mi stava spaventando e al contempo eccitando sempre di più.
" È così che si sentono sempre le ragazze??"
Provai a difendermi un minimo prima di perdere qualsiasi parvenza di credibilità:
-No ragazzi, io... io non sono... gay-
Lo dissi con una vocina tremante, sguardo basso, rigido per l'imbarazzo e le mani di Peppe e Augusto magneticamente attaccate alle mie gambe accavallate. Per loro doveva essere stato come se gli avessi appena chiesto di fottermi per tutta la notte.
Tant'è che ci fu un attimo di silenzio, in cui la tensione sessuale fu palpabile: mi guardavo intorno e vedevo quattro iene pronte a fiondarsi sulla gazzella indifesa.
Fu un attimo talmente lungo che credetti di perdere il senno.
Il mio cuore sembrava volesse fuggire dalla sua prigione, avevo il respiro affannoso e le gote in fiamme.
La voglia aveva preso il sopravvento sulla paura e mi sentivo così al limite che ebbi quasi l'impulso di sfilarmi i pantaloncini, mettermi a pecora e implorarli di scoparmi a turno, tutti e quattro.
Fu Augusto a tentare di ridare contegno alla situazione.
-Mmh... dici di non essere gay eh?
-E...Esatto-
-Ma come fai a dirlo... hai mai provato?-
-Be' no... ovviamente no...-
-Sai cosa mi diceva sempre mia madre? "Se non provi non lo saprai mai". Non sei d'accordo?-
-S...Sì, cioè no... cioè...-
Ero completamente nel pallone, si divertiva a giocare con me. Mi aveva in pugno e lo sapeva.
-Allora se sei d'accordo... non ti piacerebbe provare?-
Non risposi. Lo osservai slacciarsi lentamente la cintura, sbottonarsi i pantaloni e calarli alle ginocchia, rimanendo in mutande.
"Sta succedendo. Sta succedendo davvero"
Ba-dump. Ba-dump.
Ero ipnotizzato, mi limitavo a guardare a bocca aperta il bozzo delle mutande di Augusto che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
-Che faccio, lo tiro fuori?- mi domandò, impertinente, scatenando l'ilarità degli altri.
Ba-dump. Ba-dump. Ba-dump.
Non ero in grado di rispondergli: in quel momento mi sentivo nient'altro che una cagna in calore, con la bava alla bocca e gli occhi assetati. E doveva essere proprio quello il mio aspetto, perché solo guardandomi Augusto proruppe in una risata che in un'altra situazione avrei trovato irritante, e disse:
-Lo prendo come un sì-
Ba-dump. Ba-dump. Ba-dump.
"Eccolo"
Il mio primo cazzo. Il mio primo, grosso, venoso, meraviglioso cazzo.
"È ...bellissimo... lo voglio... oddio, cosa sto facendo..."
-Mirketto, quella bocca spalancata mi sembra un po' sola... che dici, le diamo compagnia?- propose lui, mentre si inginocchiava sui sedili dell'auto in modo da posizionare il suo bacino all'altezza della mia sconvolta, anelante faccia.
Avevo la sua verga, ancora semi eretta, a un palmo di distanza: potevo sentire il suo odore, fortissimo e agrodolce, invadermi le narici e impossessarsi del mio cervello; potevo vedere ogni singola vena che ornava quel membro esemplare, la sua cappella viola e gonfia , che piano piano si ingrossava, e le sue palle, completamente rasate e ansiose di sbattere sul mio mento fino a svuotarsi. Potevo percepire il calore che emanava, foriero di piaceri bollenti.
Non riuscivo a staccare gli occhi da tutto quel ben di dio.
-Non lo vuoi?- continuò Augusto, agitandolo viscidamente davanti a me...
-Non c'è problema... basta che tu me lo dica chiaro e tondo, e Ciro sarà felicissimo di riaccomagnarti a casa, ci saluteremo e non ci vedrai mai più.-
Lo guardai sgomento.
-Se invece lo vuoi...-
Lo aveva avvicinato impercettibilmente, mi sarebbe bastato allungare la lingua e lasciarlo entrare nella mia bocca.
"Sei ancora in tempo. Smettila di fare la puttanella e fatti riportare a casa. Se non lo fai, non si torna indietro!"
"No". D'altronde, mi ero ripromesso che quella sera sarei andato fino in fondo, no?
"Io lo desidero"
Guardai Augusto, che mi fissava tronfio dall'alto in basso.
Guardai il suo cazzo, così oscenamente e prepotentemente vicino alle mie labbra.
Poi, chiusi gli occhi. Lo avvolsi con la mia lingua e, lentamente, lo accolsi nella mia bocca arrendevole.
-Aaahhh...- sentii sospirare Augusto, vittorioso.
Tutt'intorno a me si levarono ululati di giubilo, ma i veri fuochi d'artificio erano nella mia testa.
Stavo finalmente succhiando un pene, un vero pene adulto e mascolino, proprio come le troie che vedevo nei porno e che tanto avevo invidiato.
Appena la mia lingua aveva toccato la cappella un'esplosione di sapori e sensazioni mi aveva sconquassato sino alle viscere.
Lo percepivo farsi strada tra le mie labbra deflorate fino alla gola; lo succhiavo con voracità sempre maggiore e godevo nel sentirlo sbattere e strofinarsi sul palato e sulle pareti delle guance, come se fossero di sua proprietà. La mia lingua curiosa ne setacciava ogni angolo, potevo sentire le vene e seguirne il percorso. Ascoltavo i rumori che producevo io stesso mentre assaporavo quell'atto osceno, e me ne compiacevo.
L'odore mi ubriacava, il succulento sapore di carne, sudore e sperma mi aveva immediatamente conquistato, e speravo mettesse radici dentro di me.
"Sono in paradiso... non voglio smettere mai più, è troppo buono... mi piace troppo il cazzo!"
Dopo qualche minuto di appassionate seppure inesperte ciucciate, riuscii ad uscire parzialmente dal mio stato di trance e ad aprire gli occhi, senza smettere di fare avanti e indietro con la testa: su di me svettava un arrapatissimo Augusto con il suo solito sorriso sornione, mentre gli altri, tranne Ciro che nel frattempo guidava ancora, si erano girati a godersi lo spettacolo.
Ridevano, mi schernivano mi incitavano a fare di meglio:
-Guarda Mirketto come ciuccia! Complimenti!-
-'No ragazzi non sono gay'... hai ragione sei propro una puttanella!-
-Dai che magari l'esame di stato lo passi così!-
Quei commenti non facevano altro che aumentare la mia libidine ormai senza freni, e ad ogni pompata tentavo di infilarmi in gola un centimetro di verga in più di prima. Mi stavo godendo ogni. Singolo. Bagnatissimo. Istante del mio primo pompino.
"È buonissimo, ne voglio ancora... ne voglio di più... non ci posso credere, sono senza speranza!"
-Allora Mirketto, sei contento di aver provato? Ti piace succhiare il mio cazzo?- mi domandò leccandosi le labbra Augusto.
Lo guardai negli occhi e, senza staccarmi dal bastone saldamente piantato nella mia bocca grondante, annuii languidamente.
Ricordo ancora il volto di Augusto che si contorceva dall'eccitazione e le sue mani che mi afferravano la nuca e i lunghi capelli: cominciò a scoparmi la faccia con ferocia animalesca, senza ritegno, provocandomi forti conati e colpi di tosse.
-E allora godi, frocio!-
Sorpreso, tentai in tutti i modi di incassare al meglio l'assalto: mi misi carponi sui sedili e afferrai le cosce di Augusto per mantenere l'equilibrio.
Credevo di morire così, trafitto da quella mazza incandescente, affogando nella saliva e negli umori che ormai mi colavano dappertutto. Eppure, stavo godendo, incredibilmente.
Sentivo il cazzo ararmi la bocca, violentare la mia lingua, vergine fino a qualche minuto prima, le palle gonfissime di Augusto darmi buffetti sul mento e mi chiedevo quando esattamente la mia mascella si sarebbe dislocata. Ma niente di tutto questo mi importava, perché ad ogni colpo mi sentivo dolcemente sprofondare in un turbine indecente di corruzione, e avevo capito che era tutto quello che avevo sempre desiderato.
-Mmnhgg... ggha... ggh... mph... mlaahh...-
-Oh sì, sì... che bocca ragazzi... questa checca è un talento naturale... mmh come succhi bene Mirketto...-
-Bravo così, facci vedere quanto ti piace il cazzo...-
Improvvisamente, mi accorsi che Tony mi stava riprendendo col cellulare chissà da quanto tempo: mi voltai spaventato e provai a divincolarmi, ma...
-Ah ah ah... non si fa!- Augusto manteneva saldamente la presa sulla mia nuca, e mi piantò la verga ancora più in fondo, facendomi lacrimare per lo sforzo di contenerla.
-Sta tranquillo, ce le teniamo per noi... non ti sputtaniamo... a meno che tu non lo voglia ahaha! Continua a ciucciare, stai andando benissimo...-
La voglia in me era ancora troppa, e non ebbi cuore di rovinare quel momento idilliaco. Così chiusi gli occhi, e ricominciai a spompinare Augusto con maggiore devozione, sperando che avesse detto il vero...
"Mi stanno facendo un video mentro ho in bocca il pisellone di un quarantenne... come faccio ad essere così zoccola?!"
-Ggha... mmnggh... slurp...-
-Oddio che goduria... aah non è possibile che sia il suo primo pompino...-
"Se questa è la ricompensa... allora non mi importa!"
-Dai Mirko adesso mostraci come ti piace tenere le sue palle in bocca.-
Guardai il telefono di Tony, poi piano piano, quasi a voler dare il miglior spettacolo possibile, sfilai il cazzo di Augusto, ancora durissimo, dalla bocca, lasciando gocciolare copiosi rivoli di saliva dagli angoli e dalla lingua.
Rimasi in quella posizione per un secondo, a gustarmi quello che avevo appena fatto e a riprendere fiato.
Ricordo di aver avuto una sorta di sensazione di vuoto, senza più quell'ingombro incandescente tra le mie labbra, così mi fiondai sulle palle di Augusto, ansioso di farlo godere ancora.
Erano morbide e lisce, gonfissime, così grandi da non riuscire a ingoiarle intere, cosa che tentai di fare in tutti i modi: spalancavo la bocca all'inverosimile, le inumidivo con la mia instancabile lingua, mentre Augusto mugulava di piacere.
-Aahh... continua... manca poco...-
"Sta per venire! Sì! Sto per assaggiare la sborra per la prima volta!"
Il pensiero mi mandava in fiamme per l'eccitazione, così con la mano sinistra afferrai quel palo che mi era piaciuto così tanto e cominciai a segarlo con dolcezza e velocità, mentre mi dilettavo ad affondare la faccia tra le sue palle, gemendo.
-Ooh... eccolo, eccolo... sto venendo!- grugnì Augusto
-Mmh sì, sborrami in faccia... mmlaah... la voglio tutta...- lo pregai, in ginocchio sotto il suo cazzo che continuavo a segare, con la lingua penzoloni e la bocca pronta a ricevere il suo premio.
-Oooooohhhh... Aah!!-
Un fiotto. Due fiotti. Tre fiotti. Quattro potentissimi, densi, pesanti fiotti di sborra bollente inondarono la mia faccia e la mia bocca affamata, colarono lungo il mento e lungo tutto il collo insozzando i miei vestiti.
Me ne stavo lì, col fiatone, in ginocchio sotto il pene gocciolante di Augusto, anche lui sudato ma soddisfatto.
Ero completamente devastato, nel corpo e nei sensi, da quella indiscutibile dimostrazione di superiorità che mi aveva sottomesso e poi conquistato.
Assaporavo ogni singola goccia di quello sperma dal sapore agrodolce, così forte, sentivo il mio viso di fanciullo marchiato dallo sporco prodotto del piacere che io stesso avevo donato ad Augusto.
E non desideravo altro.
"È una droga. Persino la sborra è così buona... mnh finirò col diventarne dipendente!"
-Bravo Mirketto, bravo... hai visto quante cose belle ti ho fatto scoprire?- chiese ansimante il mio svezzatore.
Provai a guardarlo, ma la sua pesante sborra mi aveva colpito l'occhio sinistro, così aprii solo quello destro e, con un sorrisino tremolante, annuii.
Nel frattempo mi accorsi che ci eravamo fermati sul ciglio di una strada completamente isolata, immersa nel verde. Non solo: Ciro, Peppe e Tony, che non aveva mai smesso di filmarmi, avevano tutti le braghe calate e si stavano segando, guardandomi come se fossi un gustoso pezzo di carne da azzannare.
"Sono tutti così gonfi e duri... faccio quest'effetto? "
-Sono contento- commentò Augusto -perché abbiamo appena cominciato-
Ammetto che mi scappò un sorriso.
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