Numeri
di
Sybelle
genere
scambio di coppia
Ho sempre adorato contare.
È un modo come un altro per tenere la mente impegnata. Per coprire i pensieri
Un po' come quando si canticchia mentre si è da soli, su una strada poco illuminata.
Un po' come le maschere che indossiamo, per nasconder agli altri e a noi stessi cosa siamo, in realtà. Soprattutto a noi stessi.
Contare, copre i pensieri. Mantiene l'ordine.
Un lampione, due lampioni, tre lampioni.
Seduta sul sedile posteriore dell'auto, li osservo comparire e scomparire attraverso il vetro del finestrino.
Luce compare, luce scompare.
Mio marito (mi suona ancora strano. Mio marito. Dopo quasi due anni di matrimonio, sembra una cosa stranissima) parla di qualcosa, con il nostro compagno di viaggio. Ridono.
Riprendono a parlare, li sento ma non li ascolto.
Sei. Sette.
Probabilmente, anzi quasi sicuramente, ai più tutto questo sembrerà strano. Infantile.
Infantile, o da autistica.
Otto
Nessuna delle due.
È la terza volta che lo incontriamo.
Sarebbe stato più semplice incontrare qualcuno della nostra città o un paese limitrofo, ma abbiamo optato per qualcuno di un'altra regione per ridurre al minimo i rischi di natura personale.
Nove? Si nove.
Dieci.
Non è stata una mia idea, e a dirla tutta non ne ero per niente entusiasta.
E anche in questo momento, mi sento in leggero imbarazzo.
Certo, magari dopo, una volta arrivati a casa, le cose vanno bene, ma ora sono in imbarazzo.
Undici.
È saltato fuori per caso, una sera, durante uno dei nostri giochi.
Il: cosa faresti se?
Avete presente, no?
Domande sciocche, alle quali rispondere onestamente.
E io, in maniera sciocca, ho chiesto cosa avrebbe fatto se mi avesse beccata con un altro. La risposta, inutile dirlo, mi ha lasciata spiazzata.
Completamente spiazzata, al punto che alla sua proposta di realizzare la cosa, non mi son opposta. Pensavo fosse un modo per scherzarci su, qualcosa che non sarebbe andata avanti, morendo sul nascere.
Dodici.
Mi sbagliavo.
Il primo incontro, per quanto entrambi volessero andare oltre, si è concluso con una cena, una dormita e la ripartenza dell'ospite il giorno seguente.
Grande delusione, per loro.
Tredici, quattordici.
Il secondo incontro è stato, come dire, particolare.
Devo essere onesta. Far sesso con un altro uomo, con mio marito presente, è stata una delle esperienze più strane della mia vita.
Non sono volate parole spinte come temevo sarebbe capitato, non ci son state posizioni strane da assumere.
Quindici.
Però, guardare negli occhi mio marito, l'uomo che amo, mentre un altro uomo mi possedeva, beh, mi ha fatta sentire bene.
Sapevo della sua indole da sottomesso, dal punto di vista sessuale, ma non credevo lo fosse fino quel punto.
Un conto è masturbarlo con i piedi, un altro scopare con uno sconosciuto di fronte a lui.
Sedici, diciassette, diciotto, diciannove.
Mi sento troia, nel fare questo?
No.
Mi piace?
Si e no.
Ma a lui piace, e a me non fa schifo, per il momento.
Senza contare il fatto che, comunque, abbiamo trovato un bel ragazzo.
Ecco la strada di casa.
È un modo come un altro per tenere la mente impegnata. Per coprire i pensieri
Un po' come quando si canticchia mentre si è da soli, su una strada poco illuminata.
Un po' come le maschere che indossiamo, per nasconder agli altri e a noi stessi cosa siamo, in realtà. Soprattutto a noi stessi.
Contare, copre i pensieri. Mantiene l'ordine.
Un lampione, due lampioni, tre lampioni.
Seduta sul sedile posteriore dell'auto, li osservo comparire e scomparire attraverso il vetro del finestrino.
Luce compare, luce scompare.
Mio marito (mi suona ancora strano. Mio marito. Dopo quasi due anni di matrimonio, sembra una cosa stranissima) parla di qualcosa, con il nostro compagno di viaggio. Ridono.
Riprendono a parlare, li sento ma non li ascolto.
Sei. Sette.
Probabilmente, anzi quasi sicuramente, ai più tutto questo sembrerà strano. Infantile.
Infantile, o da autistica.
Otto
Nessuna delle due.
È la terza volta che lo incontriamo.
Sarebbe stato più semplice incontrare qualcuno della nostra città o un paese limitrofo, ma abbiamo optato per qualcuno di un'altra regione per ridurre al minimo i rischi di natura personale.
Nove? Si nove.
Dieci.
Non è stata una mia idea, e a dirla tutta non ne ero per niente entusiasta.
E anche in questo momento, mi sento in leggero imbarazzo.
Certo, magari dopo, una volta arrivati a casa, le cose vanno bene, ma ora sono in imbarazzo.
Undici.
È saltato fuori per caso, una sera, durante uno dei nostri giochi.
Il: cosa faresti se?
Avete presente, no?
Domande sciocche, alle quali rispondere onestamente.
E io, in maniera sciocca, ho chiesto cosa avrebbe fatto se mi avesse beccata con un altro. La risposta, inutile dirlo, mi ha lasciata spiazzata.
Completamente spiazzata, al punto che alla sua proposta di realizzare la cosa, non mi son opposta. Pensavo fosse un modo per scherzarci su, qualcosa che non sarebbe andata avanti, morendo sul nascere.
Dodici.
Mi sbagliavo.
Il primo incontro, per quanto entrambi volessero andare oltre, si è concluso con una cena, una dormita e la ripartenza dell'ospite il giorno seguente.
Grande delusione, per loro.
Tredici, quattordici.
Il secondo incontro è stato, come dire, particolare.
Devo essere onesta. Far sesso con un altro uomo, con mio marito presente, è stata una delle esperienze più strane della mia vita.
Non sono volate parole spinte come temevo sarebbe capitato, non ci son state posizioni strane da assumere.
Quindici.
Però, guardare negli occhi mio marito, l'uomo che amo, mentre un altro uomo mi possedeva, beh, mi ha fatta sentire bene.
Sapevo della sua indole da sottomesso, dal punto di vista sessuale, ma non credevo lo fosse fino quel punto.
Un conto è masturbarlo con i piedi, un altro scopare con uno sconosciuto di fronte a lui.
Sedici, diciassette, diciotto, diciannove.
Mi sento troia, nel fare questo?
No.
Mi piace?
Si e no.
Ma a lui piace, e a me non fa schifo, per il momento.
Senza contare il fatto che, comunque, abbiamo trovato un bel ragazzo.
Ecco la strada di casa.
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