Mamma ed amante
di
Albertone66
genere
incesti
Inizio questo racconto dagli albori, ossia dai primi “turbamenti” avvertiti per mia madre.
Ricordo, assai vagamente, quando ancora implume la osservavo mentre passava dalla camera da letto al bagno senza indossare nulla; ero veramente giovane, ma quelle immagini tanto sfumate sono rimaste incise nella pietra.
Avanti con gli anni non è stato più possibile ammirarla come sopra detto, in quanto il pudore non le ha permesso di sentirsi libera nei miei confronti.
Ho avuto comunque la possibilità, praticamente ogni anno, di osservarla durante le nostre vacanze estive al mare, quando non solamente il sottoscritto poteva godere di quel fisico così naturalmente proporzionato. Non donna bellissima, ma bella femmina: castana, spalle ben portate, un seno sostenuto della terza misura, bei fianchi e gambe altrettanto tornite (muscoli al punto giusto, non eccessivi, che le donavano una sportività dei tempi andati…).
Non era tempo ancora maturo per la depilazione totale, quindi ricordo ancora in cucina l’odore della cera scaldata sul pentolino, le spatolate su gambe ed ascelle, ed i successivi strappi con quel minimo di smorfia che nel tempo mi avrebbe provocato una sensata eccitazione.Ovviamente, all’atto del trattamento delle zone più “protette” (le chiamava così, sì), ero invitato ad allontanarmi dalla zona.
In spiaggia ricordo ancora alcuni reggiseno particolarmente generosi, con conseguente parziale fuoriuscita laterale delle mammelle, in alcune posture sul lettino; cosa che mi guardavo bene dal farle notare (inclusi i vicini di ombrellone!). Fu allora che iniziai a prendere coscienza delle zone “protette” di mamma.
Areole leggermente più scure della pelle circostante, capezzoli di forma generosa e pronti all’erezione alla minima variazione di temperatura; dettaglio di non poco conto, qualche pelo nella zona esterna delle areole. Ecco, questo è un altro particolare che è rimasto segnato in me.
Gli slip, invece, non regalavano particolari vedute, se non il classico pelo che minimamente usciva dalla parte superiore, immediatamente coperto ad ogni controllo delle sue mani (era molto pudica, purtroppo, da educazione ricevuta). Stesa e rilassata, invece, lasciava lo spettacolo per pochi intimi che avessero potuto sostare nelle vicinanze: l’abbassamento del ventre all’interno del bacino faceva sì che il pelo potesse essere visto completamente… e che pelo! Scuro, folto e vasto. Giusto tenuto a misura perché non potesse debordare dagli elastici laterali degli slip.
La fine dell’adolescenza ed il successivo ingresso nell’eta adulta mi fecero giustamente perdere il contatto con queste adolescenziali esperienze. Ero proiettato verso fidanzate, più o meno valide, lavoro, amici…
Una di queste mie esperienze sentimentali, purtroppo, lasciò il segno più delle altre. Eh già, la ragazza mi era veramente entrata sottopelle e, quando decise di lasciarmi senza molte spiegazioni, accusai il colpo.
Mi chiusi in me stesso, mi isolai e passai molto più tempo a casa, inclusi i fine settimana.
Chi, secondo voi, avrebbe potuto accorgersi di questo mio cambiamento?... Esatto. La mia unica ed amata mamma. Non passava giorno che non mi spronasse ad uscire, a riprendere in mano la vita. Non faceva altro.
Una domenica mattina, molto più depresso del solito, avevo prolungato la mia permanenza a letto. Ad una certa ora, quindi, mamma venne a bussare alla porta ed entrò, aprì finestra e balconi… Guarda, mi disse, che bella giornata! Non vai a fare un bel giro in bicicletta oggi? (era la mia passione…)
Si avvicinò a me, e notò che stavo piangendo sommessamente.
La vidi molto sorpresa, quasi interdetta… Non mi aveva mai visto in quelle condizioni.
Che c’è, chiese.
Nulla, mamma, è che ad Elena teneva proprio… non ne troverò più una come lei. Sai, anche l’intesa sessuale era perfetta. Ed ora non ne voglio più sapere di donne. Troppo pericoloso, fate male!...
Mi prese le mani, le mise nelle sue e mi disse di stringere forte… Avrebbe pensato lei a me.
Non intuendo nulla, feci come chiedeva e sorrisi, così da regalarle un minimo di soddisfazione.
Ricordi da piccolo, quando mi guardavi o spiavi, pensando che non me ne accorgessi?...
Si, mamma, ma sono ricordi lontani… poco o nulla!
… E… quei ricordi, ti sono ancora lievi? Ti piaceva la mamma?
Sempre più stordito e minimamente imbarazzato, risposi che sì, la mamma mi piaceva!
Ed ora? Mamma ti piace ancora?
… non risposi subito. Non ne ero capace. Stavo cercando di realizzare dove volesse andare a parare.
Una delle sue mani lasciarono la presa dalla mia, e si spostarono su di una spallina del vestito in cotone leggero che indossava. Il movimento fu armonico, ma senza esitazione. La spallina cadde, e si posò all’altezza del gomito interno del braccio che ancora mi teneva l’altra mano.
Ciò che mi apparve fu un seno splendido, nonostante l’età non più giovane. La forma della mammella era tonda, piacevole alla vista. L’areola era posizionata al centro, non scesa, con al centro quel bel bottone rilassato completamente, leggermente introflesso; subito la mente fece un balzo indietro nel tempo, e corse a quei reggiseno in spiaggia… sì, l’areola aveva ancora tracce di peli. Strappati di recente, ma c’erano.
Perso in questi piacevoli e vorticosi pensieri, mi ripresi e trovai completamente scoperto il busto della mamma. Anche la seconda spallina era scesa, liberando il gemello del primo seno. Uno spettacolo. Simmetrici, ben sostenuti, color latte non avendo potuto godere dell’abbronzatura come il resto del corpo.
Rimasi senza parole, e lei sorrise, scoprendo quei denti così bianchi e perfetti che avevano ammaliato più di un uomo. Mi mise immediatamente a mio agio, nonostante la situazione delle meno plausibili.
Io, così seduto sul letto, pantaloni del pigiama e maglietta leggera; lei, seduta al mio fianco, potevo sentirne bene il profumo della pelle, “vestita” solo sino alla cinta… con le mani educatamente incrociate sulle cosce coperte.
La ringraziai. Mi rendo conto della sciocchezza, ma mi parve il minimo nei confronti di una persona tanto speciale ed importante nella mia crescita. E lo sarebbe stata ancora, consapevolmente.
Mi prese una mano e la portò ad uno dei due seni, provocandomi un sussulto. Sotto al mio palmo potevo distintamente il suo calore, le sue morbide forme… accarezzai ora con maggior convinzione quella coppa ancora in grado di regalare quelle sensazioni piene.
Prendendo velocemente possesso, mentalmente, del mio corpo, mi resi conto che la mano tremava leggermente, il respiro era più corto ed il mio sesso aveva preso vigore, in modo ora deciso e non più celabile.
Del mio mutare se ne era resa conto anche lei, alla quale non potevo certamente nascondere nulla; era pur sempre mia madre (il termine madre mi sembra ora maggiormente calzante).
Lasciando la mia mano al suo posto, prese la maglietta dalla mia cinta e la alzò, scoprendo il torso completamente: wow! esclamò, ma che razza di uomo che sei… allagando il tutto con un altro dei suoi sorrisi.
Il suo seno nel frattempo dava anch’esso segni di vita. Le areole si stavano rimpicciolendo, lanciando verso l’esterno quegli spettacolari capezzoli, quasi senza fine… Due bottoni di grosso calibro, assolutamente pigmentati per aumentare (ce ne fosse stato bisogno) il mio ed il suo piacere.
Mi invitò ad alzarmi, e quando lo feci, guardandomi dal basso all’alto, calò i calzoni del pigiama con una delicatezza mai provata prima. Il mio sesso le balzò letteralmente fuori, ancora a mezz’asta ma già in grado di far capire più che bene le sue intenzioni. Non provavo assolutamente alcun imbarazzo. Il tutto si era svolto con una naturalezza sconvolgente.
Le mostrai i palmi delle mani tese, a chiedere senza parlare… si alzò a sua volta, lasciando leggermente scostate le braccia dai fianchi; tutto ciò per lasciare evidentemente campo libero a me…
Appoggiai entrambe le mani sui fianchi e feci scendere a mia volta quel che rimaneva del vestito. Mi accorsi che a mia differenza, mia madre indossava un intimo che sarebbe possibile definire come “blindato”. La cosa mi parve buffa, ma non lasciai sfuggire la minima espressione. Applicai solamente una maggior pressione, ed il tutto cadde ai suoi piedi.
Una leggera pelle d’oca si era impadronita del suo corpo, inturgidendo ancor più i due seni.
Ora il suo sorriso era sparito, ed ebbi la sensazione che anche le pupille si fossero leggermente allargate. Strano…
Per la prima vota in assoluto ebbi l’onore di osservare mia madre nuda, di fronte a me.
Spalle erette, busto diritto, fianchi normalmente allargati, gambe toniche per l’età, poche tracce di cellulite essenzialmente all’esterno delle cosce.
Il folto bosco fra le gambe mi ricordò che le vecchie abitudini erano ancora pienamente attese.
Senza dire nulla, sfilandomi sulla destra mia madre si stese al mio posto sul letto, sovrapponendo leggermente le gambe per quel pudore che non le sarebbe mai venuto a mancare.
Mi ci sedetti a fianco, dicendole anzi sussurrandole tutto il mio affetto ed il mio amore. Mai venuto meno.
Presi il coraggio a due mani, avvicinandomi quasi a sfiorarla e feci quanto lei stessa stava aspettando.
Le gambe si divaricarono, senza nessuna fatica, quasi troppo a dire il vero; pensavo ad una sua ultima forma di protezione, invece…
Il pelo non faceva vedere nella completezza il sesso, ma le labbra scure lasciavano comunque leggermente schiusa la fessura di un colore rosa scuro; diverso da quello assolutamente più chiaro che le mie ragazze mi avevano permesso di godere.
Accarezzandole le caviglie, i polpacci, le cosce… giunsi col viso a portata di lingua. E così feci. Timidamente appoggiai la punta della lingua alla fessura, venendo colto al contempo dall’odore che il sesso di mia madre emanava. Non esagero, ma ebbi un naturale senso di nausea, staccando istintivamente la testa dal suo bosco.
Percepì il mio disagio, ed ancora mi venne incontro. Sai, mi disse, la stessa reazione di tuo padre. Anche a lui il mio sapore non è mai piaciuto… mi accontentava solamente se preso da bisogno di fare l’amore con me, nulla più…
Dicendo ciò, con quella naturale bellezza interiore, fece sì che il mio viso si rituffasse fra le sue gambe. Questa volta senza indugio.
La lingua entrò decisamente fra le labbra, schiudendo definitivamente la vagina che mi aveva dato alla luce. La sensazione fu stravolgente, piombai in un limbo che mi offuscò mente e sensi. Iniziai a leccare con una tale foga ed avidità che udii mia madre gemere afferrando e stringendo con le mani lembi di lenzuolo.
Il suo fiore era del tutto schiuso, il suo respiro profondo ed il battito del suo cuore, esteso al ventre, parlavano da soli.
Mi sollevai di quel tanto che bastò a farmi scivolare su di lei. La pelle, le nostre pelli, erano a contatto tanto intimo che avrebbero potuto fondersi assieme. L’odore della sua pelle, della pelle di mia madre, mi era ora intimamente addosso.
Non si muoveva, accomodando le gambe allargandole completamente; questo suo fare mi fece riflettere sull’evoluzione femminile negli ultimi decenni…. Donne ancora legate al concetto dell’essere possedute, che non prendono iniziative di sorta durante l’amplesso. E donne, invece, che amano giocare col partner sino alla presa di comando dell’atto sessuale… Pazzesco, pensai.
Avevo libero accesso al suo corpo, alla sua anima. A LEI.
Senza pensare oltre spostai lentamente il bacino sono a piazzare il membro in prossimità dell’ingresso della SUA vagina; la vagina di mia madre.
Un movimento preciso e deciso al tempo stesso, sentii il membro entrare.
In quel preciso istante, presumo, sia io che mia madre capimmo che il nostro rapporto non sarebbe più stato lo stesso.
Avvertii subito la differenza fra mia madre e le mie precedenti avventure: loro, avrebbero iniziato a contorcersi, muovere il bacino, stringere (qualcuna) la muscolatura vaginale per dare e prendere piacere.
Mia madre, passiva. Gambe aperte, sollevate tenendo le ginocchia con le mani. La testa flessa all’indietro con la bocca aperta, occhi socchiusi che le vibrazioni involontarie delle palpebre confermavano essere vivi.
I miei movimenti lenti e profondi venivano accettati da quella donna che a stento riconoscevo. Solamente a fine corsa, appoggiando lo scroto all’apertura, avvertivo un suo flebile acuto assieme ad una leggera smorfia.
Come va, mamma, ti piace? Chiesi.
Ma certo, caro, certo che sì! Ma, sai, un piccolo problema post parto non mi permette di far entrare calibri come il tuo. Con papà, sai, è diversa la cosa…
Ma mamma, dovevi dirlo subito!... Aspetta, ecco… Esco e cambiamo posizione.
… posizione?... Balbettò.
Si, mamma. Mi metto io sotto, così puoi entrare quanto vuoi e decidere tu il da farsi.
Non sono abituata… Confessò sommessamente.
Ecco, vieni qui sopra… Ecco… Brava… Ora sollevati un po’, e siediti sopra.
Così fece, cacciando un urlo di dolore quando, malamente, si lasciò andare di peso sopra al mio cazzo che le entrò completamente.
Mamma!... Attenzione, dai… Mi spiace!
Compreso il metodo, si sentì assolutamente padrona della situazione, ed iniziò a calibrare meglio i suoi affondi. Era bellissimo vedere i suoi seni ballare davanti a me, con quei due pezzetti di carne letteralmente da succhiare. I fianchi si schiacciavano ogni qualvolta si appoggiava al mio bacino.
Avvertivo un minimo umore fuoriuscire dalla vagina, che andava a bagnare leggermente il mio pube. Nulla di eccezionale, abituato alla mia ex… ma capivo che mamma aveva oltrepassato il limite della fertilità da tempo, e soprattutto non praticava più da altrettanto.
Ad un tratto, non so per quale motivo, visto ormai il nostro reciproco silenzio, mi chiese se stesse andando bene, se fossi soddisfatto.
Io… suo figlio… soddisfatto…
Ma certamente, mamma, cosa ti salta in mente. È semplicemente fantastico! Non farti nemmeno venir dubbi in merito, sei adorabile.
Non dire così per farmi piacere, aggiunse. Sii sincero. Come avrai capito, non facevo sesso completo da molto tempo.. tuo padre non mi degna ormai di alcuna attenzione, devo arrangiarmi come posso.
Dicendo ciò, la splendida adorabile donna che avevo sopra ed alla quale stavo dentro da qualche minuto, ebbe un sussulto… si irrigidì e con il capo reclinato su un fianco, venne. Improvvisamente, senza preavviso, lasciandomi ammirare quanto sia bella una donna in quel preciso istante. Indipendentemente dall’età.
Aprì gli occhi, nuovamente, e mi ringraziò per l’esperienza alla quale non pensava di essere più pronta.
Aggiunse che, visti i tempi purtroppo sfasati, avrebbe desiderato comunque farmi venire.
Presi l’iniziativa. Le chiesi di uscire da me e di stendersi nuovamente. Avrei pensato io a tutto.
Si stese nuovamente sotto a me, questa volta però anticipai le sue mosse. Presi una sua gamba e la alzai sino ad appoggiarla sopra la mia schiena, tenendola con una mia mano in quella posizione.
Entrai nuovamente in lei, questa volta senza più alcun ritegno; volevo venire come ne sono capace, e farglielo capire…
Aumentai il ritmo della penetrazione, affondando ogni colpo; che era seguito da un piccolo urlo della mamma. Urla però ora che nulla avevano a che fare col dolore. Aveva capito…
Qualche minuto così, e mi irrigidii anch’io, per un istante, per il primo fiotto che uscì e che mamma accolse con un sospiro ed un tremito intimo che entrambi avvertimmo.
Poi, altre copiose fuoriuscite di sperma, sempre col membro affondato in lei… Sino all’esaurimento.
Non rimasi incollato a lei, per una strana forma di rispetto (rispetto?... mah!).
Mi sfilai e caddi esausto sul letto, al suo fianco. Dal glande ormai afflosciato uscì ancora dello sperma, a completamento naturale dell’atto.
Avevo vicino a me la mia nuova donna, amante, madre… Ero in un piacevolissimo vortice di sensazioni positive. Per nulla spaventato da quanto accaduto. Felice per aver reso felice una donna matura e molto speciale…
Lei, ruotando il capo per scambiare un’occhiata complice con me, aprì nuovamente quel suo magico sorriso e si alzò lentamente. Era sudata, respirava ancora profondamente, il cuore le batteva forte.
Si mise in piedi, coprendo con la mano l’intimo, che lasciava fuoriuscire il frutto del nostro primo incontro…
Senza voltarsi, prese la via del bagno, lasciandosi ancora ammirare; consapevole, forse, che lo avrei fatto come un uomo è giusto che osservi la propria donna…
Ricordo, assai vagamente, quando ancora implume la osservavo mentre passava dalla camera da letto al bagno senza indossare nulla; ero veramente giovane, ma quelle immagini tanto sfumate sono rimaste incise nella pietra.
Avanti con gli anni non è stato più possibile ammirarla come sopra detto, in quanto il pudore non le ha permesso di sentirsi libera nei miei confronti.
Ho avuto comunque la possibilità, praticamente ogni anno, di osservarla durante le nostre vacanze estive al mare, quando non solamente il sottoscritto poteva godere di quel fisico così naturalmente proporzionato. Non donna bellissima, ma bella femmina: castana, spalle ben portate, un seno sostenuto della terza misura, bei fianchi e gambe altrettanto tornite (muscoli al punto giusto, non eccessivi, che le donavano una sportività dei tempi andati…).
Non era tempo ancora maturo per la depilazione totale, quindi ricordo ancora in cucina l’odore della cera scaldata sul pentolino, le spatolate su gambe ed ascelle, ed i successivi strappi con quel minimo di smorfia che nel tempo mi avrebbe provocato una sensata eccitazione.Ovviamente, all’atto del trattamento delle zone più “protette” (le chiamava così, sì), ero invitato ad allontanarmi dalla zona.
In spiaggia ricordo ancora alcuni reggiseno particolarmente generosi, con conseguente parziale fuoriuscita laterale delle mammelle, in alcune posture sul lettino; cosa che mi guardavo bene dal farle notare (inclusi i vicini di ombrellone!). Fu allora che iniziai a prendere coscienza delle zone “protette” di mamma.
Areole leggermente più scure della pelle circostante, capezzoli di forma generosa e pronti all’erezione alla minima variazione di temperatura; dettaglio di non poco conto, qualche pelo nella zona esterna delle areole. Ecco, questo è un altro particolare che è rimasto segnato in me.
Gli slip, invece, non regalavano particolari vedute, se non il classico pelo che minimamente usciva dalla parte superiore, immediatamente coperto ad ogni controllo delle sue mani (era molto pudica, purtroppo, da educazione ricevuta). Stesa e rilassata, invece, lasciava lo spettacolo per pochi intimi che avessero potuto sostare nelle vicinanze: l’abbassamento del ventre all’interno del bacino faceva sì che il pelo potesse essere visto completamente… e che pelo! Scuro, folto e vasto. Giusto tenuto a misura perché non potesse debordare dagli elastici laterali degli slip.
La fine dell’adolescenza ed il successivo ingresso nell’eta adulta mi fecero giustamente perdere il contatto con queste adolescenziali esperienze. Ero proiettato verso fidanzate, più o meno valide, lavoro, amici…
Una di queste mie esperienze sentimentali, purtroppo, lasciò il segno più delle altre. Eh già, la ragazza mi era veramente entrata sottopelle e, quando decise di lasciarmi senza molte spiegazioni, accusai il colpo.
Mi chiusi in me stesso, mi isolai e passai molto più tempo a casa, inclusi i fine settimana.
Chi, secondo voi, avrebbe potuto accorgersi di questo mio cambiamento?... Esatto. La mia unica ed amata mamma. Non passava giorno che non mi spronasse ad uscire, a riprendere in mano la vita. Non faceva altro.
Una domenica mattina, molto più depresso del solito, avevo prolungato la mia permanenza a letto. Ad una certa ora, quindi, mamma venne a bussare alla porta ed entrò, aprì finestra e balconi… Guarda, mi disse, che bella giornata! Non vai a fare un bel giro in bicicletta oggi? (era la mia passione…)
Si avvicinò a me, e notò che stavo piangendo sommessamente.
La vidi molto sorpresa, quasi interdetta… Non mi aveva mai visto in quelle condizioni.
Che c’è, chiese.
Nulla, mamma, è che ad Elena teneva proprio… non ne troverò più una come lei. Sai, anche l’intesa sessuale era perfetta. Ed ora non ne voglio più sapere di donne. Troppo pericoloso, fate male!...
Mi prese le mani, le mise nelle sue e mi disse di stringere forte… Avrebbe pensato lei a me.
Non intuendo nulla, feci come chiedeva e sorrisi, così da regalarle un minimo di soddisfazione.
Ricordi da piccolo, quando mi guardavi o spiavi, pensando che non me ne accorgessi?...
Si, mamma, ma sono ricordi lontani… poco o nulla!
… E… quei ricordi, ti sono ancora lievi? Ti piaceva la mamma?
Sempre più stordito e minimamente imbarazzato, risposi che sì, la mamma mi piaceva!
Ed ora? Mamma ti piace ancora?
… non risposi subito. Non ne ero capace. Stavo cercando di realizzare dove volesse andare a parare.
Una delle sue mani lasciarono la presa dalla mia, e si spostarono su di una spallina del vestito in cotone leggero che indossava. Il movimento fu armonico, ma senza esitazione. La spallina cadde, e si posò all’altezza del gomito interno del braccio che ancora mi teneva l’altra mano.
Ciò che mi apparve fu un seno splendido, nonostante l’età non più giovane. La forma della mammella era tonda, piacevole alla vista. L’areola era posizionata al centro, non scesa, con al centro quel bel bottone rilassato completamente, leggermente introflesso; subito la mente fece un balzo indietro nel tempo, e corse a quei reggiseno in spiaggia… sì, l’areola aveva ancora tracce di peli. Strappati di recente, ma c’erano.
Perso in questi piacevoli e vorticosi pensieri, mi ripresi e trovai completamente scoperto il busto della mamma. Anche la seconda spallina era scesa, liberando il gemello del primo seno. Uno spettacolo. Simmetrici, ben sostenuti, color latte non avendo potuto godere dell’abbronzatura come il resto del corpo.
Rimasi senza parole, e lei sorrise, scoprendo quei denti così bianchi e perfetti che avevano ammaliato più di un uomo. Mi mise immediatamente a mio agio, nonostante la situazione delle meno plausibili.
Io, così seduto sul letto, pantaloni del pigiama e maglietta leggera; lei, seduta al mio fianco, potevo sentirne bene il profumo della pelle, “vestita” solo sino alla cinta… con le mani educatamente incrociate sulle cosce coperte.
La ringraziai. Mi rendo conto della sciocchezza, ma mi parve il minimo nei confronti di una persona tanto speciale ed importante nella mia crescita. E lo sarebbe stata ancora, consapevolmente.
Mi prese una mano e la portò ad uno dei due seni, provocandomi un sussulto. Sotto al mio palmo potevo distintamente il suo calore, le sue morbide forme… accarezzai ora con maggior convinzione quella coppa ancora in grado di regalare quelle sensazioni piene.
Prendendo velocemente possesso, mentalmente, del mio corpo, mi resi conto che la mano tremava leggermente, il respiro era più corto ed il mio sesso aveva preso vigore, in modo ora deciso e non più celabile.
Del mio mutare se ne era resa conto anche lei, alla quale non potevo certamente nascondere nulla; era pur sempre mia madre (il termine madre mi sembra ora maggiormente calzante).
Lasciando la mia mano al suo posto, prese la maglietta dalla mia cinta e la alzò, scoprendo il torso completamente: wow! esclamò, ma che razza di uomo che sei… allagando il tutto con un altro dei suoi sorrisi.
Il suo seno nel frattempo dava anch’esso segni di vita. Le areole si stavano rimpicciolendo, lanciando verso l’esterno quegli spettacolari capezzoli, quasi senza fine… Due bottoni di grosso calibro, assolutamente pigmentati per aumentare (ce ne fosse stato bisogno) il mio ed il suo piacere.
Mi invitò ad alzarmi, e quando lo feci, guardandomi dal basso all’alto, calò i calzoni del pigiama con una delicatezza mai provata prima. Il mio sesso le balzò letteralmente fuori, ancora a mezz’asta ma già in grado di far capire più che bene le sue intenzioni. Non provavo assolutamente alcun imbarazzo. Il tutto si era svolto con una naturalezza sconvolgente.
Le mostrai i palmi delle mani tese, a chiedere senza parlare… si alzò a sua volta, lasciando leggermente scostate le braccia dai fianchi; tutto ciò per lasciare evidentemente campo libero a me…
Appoggiai entrambe le mani sui fianchi e feci scendere a mia volta quel che rimaneva del vestito. Mi accorsi che a mia differenza, mia madre indossava un intimo che sarebbe possibile definire come “blindato”. La cosa mi parve buffa, ma non lasciai sfuggire la minima espressione. Applicai solamente una maggior pressione, ed il tutto cadde ai suoi piedi.
Una leggera pelle d’oca si era impadronita del suo corpo, inturgidendo ancor più i due seni.
Ora il suo sorriso era sparito, ed ebbi la sensazione che anche le pupille si fossero leggermente allargate. Strano…
Per la prima vota in assoluto ebbi l’onore di osservare mia madre nuda, di fronte a me.
Spalle erette, busto diritto, fianchi normalmente allargati, gambe toniche per l’età, poche tracce di cellulite essenzialmente all’esterno delle cosce.
Il folto bosco fra le gambe mi ricordò che le vecchie abitudini erano ancora pienamente attese.
Senza dire nulla, sfilandomi sulla destra mia madre si stese al mio posto sul letto, sovrapponendo leggermente le gambe per quel pudore che non le sarebbe mai venuto a mancare.
Mi ci sedetti a fianco, dicendole anzi sussurrandole tutto il mio affetto ed il mio amore. Mai venuto meno.
Presi il coraggio a due mani, avvicinandomi quasi a sfiorarla e feci quanto lei stessa stava aspettando.
Le gambe si divaricarono, senza nessuna fatica, quasi troppo a dire il vero; pensavo ad una sua ultima forma di protezione, invece…
Il pelo non faceva vedere nella completezza il sesso, ma le labbra scure lasciavano comunque leggermente schiusa la fessura di un colore rosa scuro; diverso da quello assolutamente più chiaro che le mie ragazze mi avevano permesso di godere.
Accarezzandole le caviglie, i polpacci, le cosce… giunsi col viso a portata di lingua. E così feci. Timidamente appoggiai la punta della lingua alla fessura, venendo colto al contempo dall’odore che il sesso di mia madre emanava. Non esagero, ma ebbi un naturale senso di nausea, staccando istintivamente la testa dal suo bosco.
Percepì il mio disagio, ed ancora mi venne incontro. Sai, mi disse, la stessa reazione di tuo padre. Anche a lui il mio sapore non è mai piaciuto… mi accontentava solamente se preso da bisogno di fare l’amore con me, nulla più…
Dicendo ciò, con quella naturale bellezza interiore, fece sì che il mio viso si rituffasse fra le sue gambe. Questa volta senza indugio.
La lingua entrò decisamente fra le labbra, schiudendo definitivamente la vagina che mi aveva dato alla luce. La sensazione fu stravolgente, piombai in un limbo che mi offuscò mente e sensi. Iniziai a leccare con una tale foga ed avidità che udii mia madre gemere afferrando e stringendo con le mani lembi di lenzuolo.
Il suo fiore era del tutto schiuso, il suo respiro profondo ed il battito del suo cuore, esteso al ventre, parlavano da soli.
Mi sollevai di quel tanto che bastò a farmi scivolare su di lei. La pelle, le nostre pelli, erano a contatto tanto intimo che avrebbero potuto fondersi assieme. L’odore della sua pelle, della pelle di mia madre, mi era ora intimamente addosso.
Non si muoveva, accomodando le gambe allargandole completamente; questo suo fare mi fece riflettere sull’evoluzione femminile negli ultimi decenni…. Donne ancora legate al concetto dell’essere possedute, che non prendono iniziative di sorta durante l’amplesso. E donne, invece, che amano giocare col partner sino alla presa di comando dell’atto sessuale… Pazzesco, pensai.
Avevo libero accesso al suo corpo, alla sua anima. A LEI.
Senza pensare oltre spostai lentamente il bacino sono a piazzare il membro in prossimità dell’ingresso della SUA vagina; la vagina di mia madre.
Un movimento preciso e deciso al tempo stesso, sentii il membro entrare.
In quel preciso istante, presumo, sia io che mia madre capimmo che il nostro rapporto non sarebbe più stato lo stesso.
Avvertii subito la differenza fra mia madre e le mie precedenti avventure: loro, avrebbero iniziato a contorcersi, muovere il bacino, stringere (qualcuna) la muscolatura vaginale per dare e prendere piacere.
Mia madre, passiva. Gambe aperte, sollevate tenendo le ginocchia con le mani. La testa flessa all’indietro con la bocca aperta, occhi socchiusi che le vibrazioni involontarie delle palpebre confermavano essere vivi.
I miei movimenti lenti e profondi venivano accettati da quella donna che a stento riconoscevo. Solamente a fine corsa, appoggiando lo scroto all’apertura, avvertivo un suo flebile acuto assieme ad una leggera smorfia.
Come va, mamma, ti piace? Chiesi.
Ma certo, caro, certo che sì! Ma, sai, un piccolo problema post parto non mi permette di far entrare calibri come il tuo. Con papà, sai, è diversa la cosa…
Ma mamma, dovevi dirlo subito!... Aspetta, ecco… Esco e cambiamo posizione.
… posizione?... Balbettò.
Si, mamma. Mi metto io sotto, così puoi entrare quanto vuoi e decidere tu il da farsi.
Non sono abituata… Confessò sommessamente.
Ecco, vieni qui sopra… Ecco… Brava… Ora sollevati un po’, e siediti sopra.
Così fece, cacciando un urlo di dolore quando, malamente, si lasciò andare di peso sopra al mio cazzo che le entrò completamente.
Mamma!... Attenzione, dai… Mi spiace!
Compreso il metodo, si sentì assolutamente padrona della situazione, ed iniziò a calibrare meglio i suoi affondi. Era bellissimo vedere i suoi seni ballare davanti a me, con quei due pezzetti di carne letteralmente da succhiare. I fianchi si schiacciavano ogni qualvolta si appoggiava al mio bacino.
Avvertivo un minimo umore fuoriuscire dalla vagina, che andava a bagnare leggermente il mio pube. Nulla di eccezionale, abituato alla mia ex… ma capivo che mamma aveva oltrepassato il limite della fertilità da tempo, e soprattutto non praticava più da altrettanto.
Ad un tratto, non so per quale motivo, visto ormai il nostro reciproco silenzio, mi chiese se stesse andando bene, se fossi soddisfatto.
Io… suo figlio… soddisfatto…
Ma certamente, mamma, cosa ti salta in mente. È semplicemente fantastico! Non farti nemmeno venir dubbi in merito, sei adorabile.
Non dire così per farmi piacere, aggiunse. Sii sincero. Come avrai capito, non facevo sesso completo da molto tempo.. tuo padre non mi degna ormai di alcuna attenzione, devo arrangiarmi come posso.
Dicendo ciò, la splendida adorabile donna che avevo sopra ed alla quale stavo dentro da qualche minuto, ebbe un sussulto… si irrigidì e con il capo reclinato su un fianco, venne. Improvvisamente, senza preavviso, lasciandomi ammirare quanto sia bella una donna in quel preciso istante. Indipendentemente dall’età.
Aprì gli occhi, nuovamente, e mi ringraziò per l’esperienza alla quale non pensava di essere più pronta.
Aggiunse che, visti i tempi purtroppo sfasati, avrebbe desiderato comunque farmi venire.
Presi l’iniziativa. Le chiesi di uscire da me e di stendersi nuovamente. Avrei pensato io a tutto.
Si stese nuovamente sotto a me, questa volta però anticipai le sue mosse. Presi una sua gamba e la alzai sino ad appoggiarla sopra la mia schiena, tenendola con una mia mano in quella posizione.
Entrai nuovamente in lei, questa volta senza più alcun ritegno; volevo venire come ne sono capace, e farglielo capire…
Aumentai il ritmo della penetrazione, affondando ogni colpo; che era seguito da un piccolo urlo della mamma. Urla però ora che nulla avevano a che fare col dolore. Aveva capito…
Qualche minuto così, e mi irrigidii anch’io, per un istante, per il primo fiotto che uscì e che mamma accolse con un sospiro ed un tremito intimo che entrambi avvertimmo.
Poi, altre copiose fuoriuscite di sperma, sempre col membro affondato in lei… Sino all’esaurimento.
Non rimasi incollato a lei, per una strana forma di rispetto (rispetto?... mah!).
Mi sfilai e caddi esausto sul letto, al suo fianco. Dal glande ormai afflosciato uscì ancora dello sperma, a completamento naturale dell’atto.
Avevo vicino a me la mia nuova donna, amante, madre… Ero in un piacevolissimo vortice di sensazioni positive. Per nulla spaventato da quanto accaduto. Felice per aver reso felice una donna matura e molto speciale…
Lei, ruotando il capo per scambiare un’occhiata complice con me, aprì nuovamente quel suo magico sorriso e si alzò lentamente. Era sudata, respirava ancora profondamente, il cuore le batteva forte.
Si mise in piedi, coprendo con la mano l’intimo, che lasciava fuoriuscire il frutto del nostro primo incontro…
Senza voltarsi, prese la via del bagno, lasciandosi ancora ammirare; consapevole, forse, che lo avrei fatto come un uomo è giusto che osservi la propria donna…
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