La prima volta che ti vedo

di
genere
saffico

Un corpo che si piega adattandosi ad altre forme, una donna i cui movimenti somigliano a risposte alle sfide degli altri, la nonchalance che non sarebbe stata mai arrogante e la tecnica che conferisce sicurezza.
Sofia non riusciva forse a immaginarsi i meccanismi che innescava, i metri quadrati conquistati nella pista di un locale in cui esprimersi sembrava doveroso li ignorava, concentrata su canzoni che conosce e coreografie che sogna fin da bambina.
Giulia aveva compreso la differenza nel viso di lei, le espressioni che non guardavano nessuno, neppure coloro che la cercavano.
Non le avrebbe dato più di venti anni e questa si rivelava palesemente essere la prima volta che una ragazza la attraeva tanto, che cosa non avrebbe offerto pur di parlarle e ascoltare che cosa lei poteva dirle.
Sofia era magra, poco formosa e con una folta chioma di capelli castani chiari, rigorosamente sudati e sciolti.
Aveva un elastico al polso e un top argenteo con una scollatura vertiginosa, la mancanza di seno riusciva a non renderla volgare.
Senza che Giulia potesse rendersi conto se quei movimenti fossero volontari o casuali, Sofia le sfiorava le mani, la guardava senza timidezza negli occhi, che cosa avrebbe letto e deciso?
Giulia non era abituata in questo modo e non aveva idea di come sorprenderla, rimase meravigliata quando lei le chiese di uscire, di fumare insieme.
Una ragazza in una pescheria, figlia di danza di gruppo aveva lasciato da poco una compagnia moderna, una relazione finita male con una ragazza che non la sceglieva e una famiglia al primo posto.
Giulia le disse che non sapeva chi fosse o che cosa cercasse, che voleva la cucina nella vita e sentirsi leggera, che l’entusiasmo indossato da Sofia l’aveva ammaliata.
I complimenti muovono le persone che perdono le insicurezze, castelli di rabbia caduti come foglie e si sfiorano i fianchi con le mani gentili, delicate di donne che fioriscono insieme.
Un brindisi prima di un lento malamente improvvisato premoniva l’urgenza di un contatto che giustificasse voglia e imbarazzo, Sofia ruppe una bolla di cristallo con un bacio che non lasciava cocci, due ragazze più libere in un locale in cui il trash era emblematico non le osservava nessuno, erano soltanto fiamme accese di corpi curiosi.
Sapori freschi di superalcolici scadenti animarono le ragazze, la mani congiunte che corsero verso camerini vuoti di ballerine allegre si lasciarono per esplorare capelli, profili, schiene.
Sofia si distese su un divanetto e furono gemiti sussurrati appena, Giulia si fermò a guardarle il corpo inerme illuminato da un led rosso corvino.
Frasi di altri frantumarono la sala adiacente urlate nelle casse, che cosa poteva crollare non importava, quel corpo era leggero, bianco latte.
Giulia seguì l'impulso di raggiungerla e morderle il collo, quei morsi per cui non stringi i denti perché vuoi il sapore e non la provocazione, scese contro la sporgenza accentuata dei seni, piccoli e completi in una mano di ragazza altrettanto minuta.
I capezzoli divennero turgidi nella bocca di lei, Sofia si dimenò preda di un'eccitazione crescente mista a sorrisi e occhi stanchi per restare aperti.
Giulia iniziò a succhiarli tirandoli appena, un braccio dietro la schiena per creare un arco e una fretta che costrinse Sofia a sfilare il tubino di Giulia, frenetica.
Lei la calmò sfilandole i pantaloni e lasciandola nuda.
Constatare che non indossava intimo la sorprese, il desiderio di averla fra la mani divenne incontenibile, perse i seni per assaggiare un clitoride pulsante, un pube depilato da sembrare infantile.
Non ci sarebbe stata visione più sensazionale che guardare quel corpo contorcersi in preda agli spasmi, la lingua di Giulia cercò per lei i movimenti migliori, riuscirono in quel lasciarsi andare che non sarebbe stato mai un lasciarsi, ma soltanto un perdersi e prendersi.
Movimenti delicati volti a rapire la morbidezza si rivelarono presto strazianti, Sofia la prese per i capelli per mostrarle che un orgasmo imminente voleva trascinarla più basso, e un sapore salato esplose nella bocca di Giulia, che aveva iniziato a farsi strada nel buchino caldo e avvolgente.
Un indice chiarì che non avevano finito, una masturbazione unilaterale convinse entrambe, il controllo e il potere per una persona, la stanchezza che solleva per una ballerina instancabile.
Le dita di Giulia gareggiarono per forza e rapidità, i gemiti divennero grida soffocate contro i palmi, le iridi lucide di approvazione e meraviglia.
Sofia non riusciva a restare ferma, crollò in un orgasmo travolgente la volta in cui Giulia cominciò a baciarle il ventre, l'inguine, innescando un vortice di tenerezza e voracità che confondeva e univa.
La vide arrendersi e le sistemò i capelli, la luce corvina non la trattenne.
'Sei bellissima.'
Un bacio casto sulle labbra e le carezze.
'Hai visto quanto riesco a essere entusiasta?'
Il sorriso misto alla soddisfazione, la gratitudine.
'Ho perso la mia timidezza?’
Sofia le prese il viso e la costrinse a guardarla.
'Dì che non è l'ultima volta che ti vedo.'
Giulia rise, leggera.
'Non è l'ultima volta che mi vedi.'
scritto il
2018-08-31
3 . 3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Scherzi o sfidi?
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.