La mia prima volta come Manuela
di
Manuela_trex
genere
gay
La prima volta come Manuela
Questa storia personale mi è accaduta quando avevo il lato B vergine.
Ero andato a trovare una volta un trans leggendo un annuncio sul giornale. Era una delle mie prime esperienze in materia. Mi ero trovato molto bene con lei. Si chiamava Valeria e a vederla sembrava proprio una donna giovane, esile, con un vestitino a fiorellini, niente di trasgressivo. Una dolce donna con in più un attrezzo niente male.
Mi era piaciuta tanto che mi sono detto che sarei ritornato a trovarla. Per questo le ho chiesto quando potevo trovarla lì in quell’appartamento nella Suburra di Roma. Lei mi disse di martedì e giovedì.
Passato un po’ di tempo, memore di quel dolce ricordo, sono tornato in quel palazzo dove lei riceveva i suoi clienti. Aveva un mini appartamento in un mezzanino. Bussai alla sua porta una volta, una seconda e cominciai a pensare che avevo fatto un viaggio a vuoto.
Così stavo per andarmene quando dal piano superiore si è affacciato un tipo che aveva l’aspetto di un Mastrolindo, per capirci, che mi chiedeva cosa cercassi. Gli risposi che cercavo Valeria. Lui disse che in quel giorno non s’era fatta vedere ma se volevo potevo salire su da lui.
Così feci pensando che ci fosse una dolce alternativa, Entrando in casa lui mi disse che lì c’era una signora che l’ospitava che poteva fare al caso mio oppure c’era la possibilità che lui si prestasse ai miei desideri.
Io gli proposi di fare una cosa a tre, Era un’idea che girava da tempo nelle mie fantasie.
Lui mi rispose che non era possibile perché con la signora era amico e che l’ospitava da quando era uscito dal carcere e che lei si vergognava di fare sesso alla sua presenza.
Io rimasi titubante ma lui mi prese per il braccio e mi invitò a seguirlo in camera dicendo: “Dai vieni con me, ci divertiremo. In carcere si imparano tante cose se hai bisogno di fare un po’ di sesso, sia a darlo che a prenderlo”.
Convinto o non convinto lui mi trascinò dentro e chiuse la porta.
Mi disse quindi di spogliarmi mentre lui già lo faceva. Io ero intimorito ma non opposi resistenza e mi spogliai. Lo vidi allora nella sua nudità. Aveva dei muscolo pettorali rilevanti, un paio di tatuaggi di quelli rozzi fatti alla buona in carcere, in uno c’era scritto “Marco for ever”. Più in basso aveva un coso un po’ piccolo rispetto alla mole del suo corpo. Mi venne quasi da ridere ricordando la vecchia barzelletta:“Ma quale bomba e bomba. Una miccia così piccola hai?”
Mi invitò allora a distendermi sul letto. Io mi allungai pancia all’aria ma lui con un esperto movimento mi rigirò con il culo all’aria. Si distese sopra di me e comincio a baciarmi dietro le spalle, poi sul culo. Poi risalì su leccandomi fino a baciarmi dietro l’orecchio e dicendomi: ”Oggi sei la mia donna. Ti voglio scopare. Come vuoi che ti chiami?”.
Io ero tutto un vibrare sopraffatto dal piacere e non avevo forza o voglia di ribellarmi. Allora gli risposi: “Mi chiamo… Manuela. Chiamami Manuela”.
“Si Manuela. Mi piaci Manuela.” E comincio a leccarmi e con la lingua a penetrarmi piano piano. Poi dopo aver bagnato per bene l’orifizio ci ha infilato un dito. Poi due dita. Poi pollice indice e medio allargando il mio buchetto vergine finché mi ha infilato il suo coso cominciando a fare avanti e indietro, prima lentamente poi più svelto.
Non pensavo che si potesse godere così tanto facendoselo infilare di dietro. Lui era evidentemente un vero esperto e il suo coso non troppo grande era perfetto per una prima volta. Io mi inarcavo e più mi inarcavo più il suo cazzo mi entrava sempre più dentro. Così ho voluto toccare con mano per rendermi conto della situazione del mio culetto. E facendo passare una mano sotto il ventre ho misurato l’entità del buco procurato. Poi, giacché ero arrivato con la mano fino a lì, ho cominciato a massaggiargli le palle e sentivo che lui lo apprezzava molto aumentando il battito della penetrazione.
Io al culmine del piacere gli ho detto “Dai inculami, inculami”. Il solo pronunciare queste parole accresceva il mio piacere in un modo vertiginoso in quanto prima non avrei mai creduto di poterle pronunciare.
Poi il suo ritmo è diventato più lento e profondo ed io contemporaneamente sono venuto senza che lui mi toccasse o che io mi masturbassi tanto ero in estasi. Poi ho sentito il suo ultimo colpo alle mie reni lungo e smisuratamente profondo e mi ha sborrato dentro. Ma erano ancora tempi che queste cose si potevano fare senza pericolo.
Io sono rimasto lì un bel pezzo con il culo all’aria mentre sentivo la sua sborra che defluiva dal mio orifizio anale. Goduria su goduria.
Poi piano piano mi sono ripreso e ridendo gli ho detto: ”Meno male che prendo la pillola altrimenti mi avresti resa incinta” con una voce fine quasi femminile. Mi ero immedesimata nella parte di Manuela la troietta. Ci vuole così poco a cambiare sesso?
Non ci sono più tornato da lui ma spesso è nei miei sogni ad occhi aperti o chiusi.
Da quel giorno il mio culetto è stato fonte di piacere per molti ma anche per me e per tutti sono diventato Manuela la troietta.
Valeria l’ho poi incontrata per caso. Ma questa è un’altra storia.
Questa storia personale mi è accaduta quando avevo il lato B vergine.
Ero andato a trovare una volta un trans leggendo un annuncio sul giornale. Era una delle mie prime esperienze in materia. Mi ero trovato molto bene con lei. Si chiamava Valeria e a vederla sembrava proprio una donna giovane, esile, con un vestitino a fiorellini, niente di trasgressivo. Una dolce donna con in più un attrezzo niente male.
Mi era piaciuta tanto che mi sono detto che sarei ritornato a trovarla. Per questo le ho chiesto quando potevo trovarla lì in quell’appartamento nella Suburra di Roma. Lei mi disse di martedì e giovedì.
Passato un po’ di tempo, memore di quel dolce ricordo, sono tornato in quel palazzo dove lei riceveva i suoi clienti. Aveva un mini appartamento in un mezzanino. Bussai alla sua porta una volta, una seconda e cominciai a pensare che avevo fatto un viaggio a vuoto.
Così stavo per andarmene quando dal piano superiore si è affacciato un tipo che aveva l’aspetto di un Mastrolindo, per capirci, che mi chiedeva cosa cercassi. Gli risposi che cercavo Valeria. Lui disse che in quel giorno non s’era fatta vedere ma se volevo potevo salire su da lui.
Così feci pensando che ci fosse una dolce alternativa, Entrando in casa lui mi disse che lì c’era una signora che l’ospitava che poteva fare al caso mio oppure c’era la possibilità che lui si prestasse ai miei desideri.
Io gli proposi di fare una cosa a tre, Era un’idea che girava da tempo nelle mie fantasie.
Lui mi rispose che non era possibile perché con la signora era amico e che l’ospitava da quando era uscito dal carcere e che lei si vergognava di fare sesso alla sua presenza.
Io rimasi titubante ma lui mi prese per il braccio e mi invitò a seguirlo in camera dicendo: “Dai vieni con me, ci divertiremo. In carcere si imparano tante cose se hai bisogno di fare un po’ di sesso, sia a darlo che a prenderlo”.
Convinto o non convinto lui mi trascinò dentro e chiuse la porta.
Mi disse quindi di spogliarmi mentre lui già lo faceva. Io ero intimorito ma non opposi resistenza e mi spogliai. Lo vidi allora nella sua nudità. Aveva dei muscolo pettorali rilevanti, un paio di tatuaggi di quelli rozzi fatti alla buona in carcere, in uno c’era scritto “Marco for ever”. Più in basso aveva un coso un po’ piccolo rispetto alla mole del suo corpo. Mi venne quasi da ridere ricordando la vecchia barzelletta:“Ma quale bomba e bomba. Una miccia così piccola hai?”
Mi invitò allora a distendermi sul letto. Io mi allungai pancia all’aria ma lui con un esperto movimento mi rigirò con il culo all’aria. Si distese sopra di me e comincio a baciarmi dietro le spalle, poi sul culo. Poi risalì su leccandomi fino a baciarmi dietro l’orecchio e dicendomi: ”Oggi sei la mia donna. Ti voglio scopare. Come vuoi che ti chiami?”.
Io ero tutto un vibrare sopraffatto dal piacere e non avevo forza o voglia di ribellarmi. Allora gli risposi: “Mi chiamo… Manuela. Chiamami Manuela”.
“Si Manuela. Mi piaci Manuela.” E comincio a leccarmi e con la lingua a penetrarmi piano piano. Poi dopo aver bagnato per bene l’orifizio ci ha infilato un dito. Poi due dita. Poi pollice indice e medio allargando il mio buchetto vergine finché mi ha infilato il suo coso cominciando a fare avanti e indietro, prima lentamente poi più svelto.
Non pensavo che si potesse godere così tanto facendoselo infilare di dietro. Lui era evidentemente un vero esperto e il suo coso non troppo grande era perfetto per una prima volta. Io mi inarcavo e più mi inarcavo più il suo cazzo mi entrava sempre più dentro. Così ho voluto toccare con mano per rendermi conto della situazione del mio culetto. E facendo passare una mano sotto il ventre ho misurato l’entità del buco procurato. Poi, giacché ero arrivato con la mano fino a lì, ho cominciato a massaggiargli le palle e sentivo che lui lo apprezzava molto aumentando il battito della penetrazione.
Io al culmine del piacere gli ho detto “Dai inculami, inculami”. Il solo pronunciare queste parole accresceva il mio piacere in un modo vertiginoso in quanto prima non avrei mai creduto di poterle pronunciare.
Poi il suo ritmo è diventato più lento e profondo ed io contemporaneamente sono venuto senza che lui mi toccasse o che io mi masturbassi tanto ero in estasi. Poi ho sentito il suo ultimo colpo alle mie reni lungo e smisuratamente profondo e mi ha sborrato dentro. Ma erano ancora tempi che queste cose si potevano fare senza pericolo.
Io sono rimasto lì un bel pezzo con il culo all’aria mentre sentivo la sua sborra che defluiva dal mio orifizio anale. Goduria su goduria.
Poi piano piano mi sono ripreso e ridendo gli ho detto: ”Meno male che prendo la pillola altrimenti mi avresti resa incinta” con una voce fine quasi femminile. Mi ero immedesimata nella parte di Manuela la troietta. Ci vuole così poco a cambiare sesso?
Non ci sono più tornato da lui ma spesso è nei miei sogni ad occhi aperti o chiusi.
Da quel giorno il mio culetto è stato fonte di piacere per molti ma anche per me e per tutti sono diventato Manuela la troietta.
Valeria l’ho poi incontrata per caso. Ma questa è un’altra storia.
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