Crush
di
Osiris
genere
prime esperienze
Attorno a sé aveva eretto una gabbia antiproiettile fatta di imperativi negativi perentori. Era alta, robusta e praticamente impenetrabile da qualunque cosa. Tranne un Pocket Coffee.
Bastarono un cioccolatino ripieno ed un sorriso per abbattere quella barriera, proprio come era bastato un alito di vento per spazzar via la casa del primo dei tre piccoli porcellini.
Non colse alcun secondo fine in quel gesto spontaneo, eppure per una frazione di secondo dovette guardare invece di limitarsi a vedere. E guardò.
Forse parte della colpa fu dello scoramento di quei giorni ma quel gesto così banale, accompagnato da un sorriso così caldo, pizzicarono una corda nascosta, la fecero vibrare e incresparono un velo d'inquietudine. Magari in un altro momento, in un'altra settimana, non sarebbe successo nulla ma quel giorno fu la tempesta perfetta.
Rimanevano due ore di lavoro durante le quali lottò per non pensare ai lunghi capelli ramati e agli occhi verdi della giovane collega. Sul treno gremito di pendolari si accorse che, del tutto inconsciamente, cercava in ognuno di loro qualcosa che la ricordasse: uno sguardo, un naso piccolo dal profilo dritto, un paio di labbra piene, un seno importante ma elegantemente dissimulato.
Incapace di accettare l'idea di essere vulnerabile, nei giorni seguenti cercò quante più scuse possibili per allontanarsi da lei ma gran parte degli sforzi furono vani. Era come se Desiré fosse dotata della forza gravitazionale di un buco nero tale per cui, una volta entrati nella sua orbita, non si possa fare altro che procedere lungo una spirale sempre più stretta.
Era in bagno a darsi una rinfrescata prima di uscire e, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare se l'insistenza con cui la collega cercava di incrociare il suo sguardo era qualcosa di nuovo o se, invece, accadeva già da tempo. I suoi neuroni, arrivati stanchi al termine della giornata lavorativa, furono chiamati a fare gli straordinari impegnandosi in un compito così arduo che gli ci volle un attimo per processare le informazioni provenienti dai sensi ed accorgersi della presenza di un'altra persona.
Appena capì che si trattava di Desiré il bagno diventò improvvisamente minuscolo, claustrofobico quanto la cabina di un vecchio ascensore. Cercò quasi con disperazione una veloce via di fuga ma l'unica esistente era alle spalle della ragazza.
Gli sguardi si cercarono, si trovarono ed iniziarono a danzare sulle note di un muto tango.
Prima che potesse rendersene conto stava stringendo Desiré fra le braccia mentre i denti affondavano nelle labbra morbide della ragazza. Un brivido di eccitato piacere percorse la sua colonna vertebrale quando sentì i floridi seni della rossa sfregare contro i propri.
Aveva costruito una barriera per celare la sua bisessualità sul posto di lavoro ma in quel momento non gliene importava più nulla. Ogni cosa aveva perso senso di fronte al desiderio di abbandonarsi al piacere con la giovane collega.
Non avevano molto tempo e, in ogni caso, aveva troppa fame per aspettare. Chiusa a chiave la porta spinse la ragazza contro il ripiano di pietra e scivolò in ginocchio. In pochi attimi e senza nessuno sforzo il suo viso scomparve fra le cosce di Desiré.
Ben presto la lingua di Camilla iniziò a dettare il ritmo su cui l'altra ballava.Timidi gemiti affiorarono molto presto ma durarono ben poco perché un ansimare irregolare prese subito il sopravvento.
Le dita di Desiré si insinuarono fra i capelli di Camilla. Poi le spinse con forza il viso contro il proprio ventre affamato. Lambita da una lingua instancabile si lasciò pervadere dall'orgasmo senza alcun freno né inibizione.
Camilla si rialzò in tempo per vedere il viso di Desiré tornare a rilassarsi e regalarle un altro sorriso, questa volta per nulla enigmatico. Le loro labbra si incontrarono ancora scambiandosi un sapore molto più intenso.
Con un movimento rapido Desiré si portò alle spalle di Camilla che rimase di fronte allo specchio con le mani appoggiate sul ripiano di pietra. Alle sue spalle Desiré iniziò a baciarle il collo mentre con le mani le sollevò la gonna e le scoprì il sesso.
Senza indugiare oltre fece sparire un paio di dita dentro Camilla a cui sfuggì un lungo e sommesso gemito. Vedersi riflessa nello specchio, alla merce delle mani e della bocca di quella bella rossa, aumentò a dismisura la sua eccitazione.
Risultò evidente che Desirè sapeva fin troppo bene quali fili tirare e come tirarli perché portò Camilla fin sull'orlo di un dolce baratro dove la tenne in equilibrio per diverso tempo.
Poi, finalmente, la spinse oltre il bordo e Camilla si lasciò cadere in un caldo e movimentato mare di piacevoli sensazioni.
Timbrarono il cartellino ed uscirono nella tiepida aria tardo primaverile come due colleghe qualsiasi. Non scambiarono molte parole, anzi, praticamente nessuna perché non c'era molto da dire. Ad un paio di centinaia di metri dell'ufficio si presero per mano e si mischiarono alla gente sapendo che domani sarebbe stato un altro giorno e che le cose cambiano così, all'improvviso.
Bastarono un cioccolatino ripieno ed un sorriso per abbattere quella barriera, proprio come era bastato un alito di vento per spazzar via la casa del primo dei tre piccoli porcellini.
Non colse alcun secondo fine in quel gesto spontaneo, eppure per una frazione di secondo dovette guardare invece di limitarsi a vedere. E guardò.
Forse parte della colpa fu dello scoramento di quei giorni ma quel gesto così banale, accompagnato da un sorriso così caldo, pizzicarono una corda nascosta, la fecero vibrare e incresparono un velo d'inquietudine. Magari in un altro momento, in un'altra settimana, non sarebbe successo nulla ma quel giorno fu la tempesta perfetta.
Rimanevano due ore di lavoro durante le quali lottò per non pensare ai lunghi capelli ramati e agli occhi verdi della giovane collega. Sul treno gremito di pendolari si accorse che, del tutto inconsciamente, cercava in ognuno di loro qualcosa che la ricordasse: uno sguardo, un naso piccolo dal profilo dritto, un paio di labbra piene, un seno importante ma elegantemente dissimulato.
Incapace di accettare l'idea di essere vulnerabile, nei giorni seguenti cercò quante più scuse possibili per allontanarsi da lei ma gran parte degli sforzi furono vani. Era come se Desiré fosse dotata della forza gravitazionale di un buco nero tale per cui, una volta entrati nella sua orbita, non si possa fare altro che procedere lungo una spirale sempre più stretta.
Era in bagno a darsi una rinfrescata prima di uscire e, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare se l'insistenza con cui la collega cercava di incrociare il suo sguardo era qualcosa di nuovo o se, invece, accadeva già da tempo. I suoi neuroni, arrivati stanchi al termine della giornata lavorativa, furono chiamati a fare gli straordinari impegnandosi in un compito così arduo che gli ci volle un attimo per processare le informazioni provenienti dai sensi ed accorgersi della presenza di un'altra persona.
Appena capì che si trattava di Desiré il bagno diventò improvvisamente minuscolo, claustrofobico quanto la cabina di un vecchio ascensore. Cercò quasi con disperazione una veloce via di fuga ma l'unica esistente era alle spalle della ragazza.
Gli sguardi si cercarono, si trovarono ed iniziarono a danzare sulle note di un muto tango.
Prima che potesse rendersene conto stava stringendo Desiré fra le braccia mentre i denti affondavano nelle labbra morbide della ragazza. Un brivido di eccitato piacere percorse la sua colonna vertebrale quando sentì i floridi seni della rossa sfregare contro i propri.
Aveva costruito una barriera per celare la sua bisessualità sul posto di lavoro ma in quel momento non gliene importava più nulla. Ogni cosa aveva perso senso di fronte al desiderio di abbandonarsi al piacere con la giovane collega.
Non avevano molto tempo e, in ogni caso, aveva troppa fame per aspettare. Chiusa a chiave la porta spinse la ragazza contro il ripiano di pietra e scivolò in ginocchio. In pochi attimi e senza nessuno sforzo il suo viso scomparve fra le cosce di Desiré.
Ben presto la lingua di Camilla iniziò a dettare il ritmo su cui l'altra ballava.Timidi gemiti affiorarono molto presto ma durarono ben poco perché un ansimare irregolare prese subito il sopravvento.
Le dita di Desiré si insinuarono fra i capelli di Camilla. Poi le spinse con forza il viso contro il proprio ventre affamato. Lambita da una lingua instancabile si lasciò pervadere dall'orgasmo senza alcun freno né inibizione.
Camilla si rialzò in tempo per vedere il viso di Desiré tornare a rilassarsi e regalarle un altro sorriso, questa volta per nulla enigmatico. Le loro labbra si incontrarono ancora scambiandosi un sapore molto più intenso.
Con un movimento rapido Desiré si portò alle spalle di Camilla che rimase di fronte allo specchio con le mani appoggiate sul ripiano di pietra. Alle sue spalle Desiré iniziò a baciarle il collo mentre con le mani le sollevò la gonna e le scoprì il sesso.
Senza indugiare oltre fece sparire un paio di dita dentro Camilla a cui sfuggì un lungo e sommesso gemito. Vedersi riflessa nello specchio, alla merce delle mani e della bocca di quella bella rossa, aumentò a dismisura la sua eccitazione.
Risultò evidente che Desirè sapeva fin troppo bene quali fili tirare e come tirarli perché portò Camilla fin sull'orlo di un dolce baratro dove la tenne in equilibrio per diverso tempo.
Poi, finalmente, la spinse oltre il bordo e Camilla si lasciò cadere in un caldo e movimentato mare di piacevoli sensazioni.
Timbrarono il cartellino ed uscirono nella tiepida aria tardo primaverile come due colleghe qualsiasi. Non scambiarono molte parole, anzi, praticamente nessuna perché non c'era molto da dire. Ad un paio di centinaia di metri dell'ufficio si presero per mano e si mischiarono alla gente sapendo che domani sarebbe stato un altro giorno e che le cose cambiano così, all'improvviso.
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