Natale da Margherita
di
Altra
genere
trio
Natale 2038
Io e Marco per questo Natale andiamo in montagna, a casa di Margherita. A me non andava molto perché gli ultimi mesi sono stati difficili e intensi, ma ormai abbiamo confermato la nostra presenza e disdire ora è una figura peggiore di quella che faremo andandoci poco sorridenti.
Vengono anche Cristina con Alessandro e i bambini, Giovanna e Vito che si trascinano Gaia, la figlia diciottenne e il cane, un piccolo terrier di cui scordo sempre il nome.
Per noi che non abbiamo avuto figli, queste situazioni conviviali sono sempre complesse, soprattutto a Natale. Sensazioni agrodolci.
Gaia, per essere la figlia di due persone così apatiche, è veramente speciale. Ha un sorriso per tutti, è curiosa ma mai invadente, alle nostre feste ci prende amabilmente in giro per i nostri feticci e per tutte le novità tecnologiche con cui non riusciamo a tenere il passo.
Partiamo oggi, l'antivigilia. Cristina con suo marito, il cane di Giovanna e i bambini. Vito si è offerto di testare la nostra macchina nuova, sapendo che io e Marco odiamo guidare. Infatti cosa l'abbiamo comprata a fare... Potevamo tenerci la mia vecchia Volkswagen. Comunque sul cane abbiamo posto un educato veto e poi il bagagliaio è pieno di abete, bacche, palle natalizie che monterò sul camino e userò per decorare vari punti della casa.
Margherita deve lavorare fino al 24 e ci raggiungerà la mattina di Natale. È ambiguo che la padrona di casa sia l'ultima ad arrivare, ma è in perfetto "stile Margherita" e comunque ha incaricato Guido, il fido custode, a fare provviste, accendere i camini e aprire la baita al nostro arrivo.
Indosso jeans comodi e un maglione di lana che grida inverno. Stivaletti bassi. Abbiamo caricato la macchina e siamo passati a prendere la felice famigliola. Vito si è seduto alla guida e abbiamo lasciato l'altro sedile anteriore a Giovanna che soffre il mal d'auto e rischia di farlo venire a tutti con la nuvola di profumo che si porta appresso. Gaia, che è minuta, è obbligata a stare dietro, in mezzo a me e Marco. Indossa un vestito di lanetta azzurro e sotto calze che sembrano lavorate all'uncinetto e lasciano intravedere la pelle bianca delle sue cosce. Puntini grandi come capocchie di spillo. Profuma di buono, di fresco, di ormoni. E soprattutto profuma poco. Mentre si sistema sul sedile, fra sospiri e battutine ai suoi genitori, mi solletica la spalla con i lunghi capelli scuri. Li porta mossi, naturali. Ha una pelle meravigliosa, tesa, liscia. Guance rosa e piene. Quando ho conosciuto Giovanna aveva dieci anni di più di sua figlia oggi ed era bella, ma Gaia è proprio stupenda e ha i lineamenti ancora più delicati. Intravedo Marco che le guarda le cosce e mi chiedo cosa stia pensando, forse sta notando la stessa freschezza sento io. I nostri sguardi si incrociano e mi sorride, tra affetto e malizia.
Vent'anni fa, quando insieme abbiamo scoperto tutto un nuovo modo di concepire la sessualità, eravamo veramente scatenati. È Marco che mi ha iniziata al sadomaso e aiutata a gioire di essere una gran troia, invece di vergognarmene. Anche io penso di avergli dato molto da questo punto di vista: i suoi primi orgasmi prostatici, la sua prima schiava, la sua prima orgia...
Nell'ultima decade ci siamo calmati parecchio, ma non rinunciamo mai a festeggiare il mio compleanno in un albergo ad Amsterdam che ha camere attrezzate con ogni gingillo e feticcio immaginabile. E anche in casa, nella normalità, il sesso è ancora bello e presente. Ci tiene giovani.
Mentre penso a tutte queste pregusto i dolci di Natale e il goulash che Cristina prepara sempre per la vigilia. Gaia si è abbandonata sul sedile e credo stia dormendo. Comunque ha gli occhi chiusi e tiene la testa inclinata sulla mia spalla. Ogni tanto le curve e i tornanti ci avvicinano, tutti da un lato e mi trovo Gaia addosso o la vedo addosso a Marco. Mi sembra di scorgere un sorriso sulle sue labbra e ripenso ai miei vent'anni quando ogni contatto fisico mi solleticava di piacere e curiosità.
Guido ci aspetta nella baita che è ancora più bella e accogliente di quanto la ricordassi. Gli ellebori alle finestre, le pareti perlinate, il divano rosso. C'è anche l'albero di Natale e il camino è già acceso. Mentre Vito e Giovanna si sistemano nella loro stanza, Marco si mette in cucina per dare in inizio alla preparazione dei dolci tipici. Io comincio a lavorare il festone di abete, fuori sul patio, per non sporcare. Gaia esce con me, senza cappotto. Il freddo le rende i capezzoli così turgidi che si vedono attraverso il vestito. "Tesoro, se mi vuoi aiutare devi metterti qualcosa addosso, si gela." in un sorriso mi risponde "Volevo chiederti il permesso di iniziare a decorare l'albero con gli addobbi che hai portato." "Certo, fai pure. Ricordati che prima vanno messe le lucine, poi le decorazioni grandi e più pesanti, e poi il vetro." "Va bene, ma poi mi aiuti?" "Certo Gaia, ti raggiungo fra poco." Rientrando in casa fa una piccola giravolta che mi lascia sospirare.
È divertente vedere dall'esterno Marco che attrezza la cucina e Gaia che cerca il capo delle lucine. Mi piacerebbe che fossero più vicini.
Posso finalmente entrare anche io per attaccare il festone al camino e scaldarmi un po'. Dalla cucina rumori di piatti e musiche di natale.
"Sai, Francesca... Vorrei chiederti una cosa che mi vergogno di dire a mamma e anche ai miei amici." Mi dice Gaia sottovoce mentre ancora sbroglia le lucine. Mi siedo accanto a lei, per terra, a gambe incrociate, cercando di immaginare il suo segreto. "Dimmi, sarò una tomba. Ma non ti garantisco che non lo dirò a Marco perché ci diciamo quasi tutto." "Marco va bene. Ecco... Vedi, è una cosa di sesso e visto che tu non hai figli, ho pensato che potresti essere più esperta." "È uno strano collegamento logico, ma non è detto che sia sbagliato. Comunque dimmi pure." "Ok. Allora... Io non riesco ad andare con i ragazzi. Non è che non mi piacciono, ma è come se fossi bloccata." Le chiedo se è vergine e mi dice di no. Che ha fatto sesso. Con Laura, con Maria... Una volta con Laura e Maria insieme. Lo dice dispiaciuta e colpevole come se stesse confessando di aver ucciso un gattino. Mi viene spontaneo farle una carezza e lei si prende la mia mano e la fa aderire ancora di più alla guancia morbida. Per un attimo le sfioro le labbra. Sono umide e piene. "Beh, tesoro, so che i maschi possono fare paura. Soprattutto alla tua età. Sono esagerati e spesso non sanno nemmeno quello che fanno. Ma non capisco quale sia il problema, magari semplicemente sei lesbica. Ti dispiace?" "Io non credo che sia quello. Se un ragazzo mi bacia o mi tocca provo piacere, ma è come se avessi paura dell'erezione. Anche con Laura e Maria, ecco, lo usano il dildo, ma non con me... Io non ho mai provato la penetrazione." "Capisco. Senti, ora stanno per arrivare gli zii e i bambini, ci sarà molto movimento e poca privacy, ma se ti va più tardi possiamo trovare una scusa per uscire e parlarne meglio. Oppure domani." Fa un sospiro profondo mentre annuisce. Quando si alza io rimango a terra ancora un attimo con davanti il suo culetto giovane che mi trovo a desiderare. Finiamo di decorare l'albero senza parlare, soltanto guardandoci spesso negli occhi. E ogni volta mi sorride.
Marco si siede accanto a me sul divano mentre intorno a noi c'è gran confusione di saluti e chiacchiere. Mi appoggia una mano sulla coscia, benevolo, e mi chiede sottovoce "Perché accarezzavi Gaia, prima?" "Voleva dei consigli, risolvere dei dubbi." "Ah, per l'università?" "No Marco, ha paura di essere penetrata." E mi guardo intorno per accertarmi che nessuno ci stesse osservando o ascoltando. Lui rimane impassibile, ma nel suo sguardo leggo lo stesso solletico che ho provato io. Gaia si siede accanto a me, ci stringiamo sul divano e quando nessuno vede, anche lei mi appoggia una mano sulla coscia.
Marco ha mal di testa, non me l'ha neanche detto, ma lo capisco da come si comporta.
Questa è un'ottima scusa per ritirarci presto nella nostra stanza. Mi dispiace aver mancato alla promessa fatta a Gaia, ma mi dico che abbiamo davanti due giorni per recuperare.
"Baby," mi dice Marco gli occhi socchiusi "vorrei che ora, per aiutarmi con il mal di testa, ti mettessi di impegno a succhiarmelo via." Non chiedo altro perché la giornata mi ha creato parecchie voglie e pensieri sconci. Dal piano di sotto provengono ancora voci e chiacchiere, sempre più deboli. Mi sdraio accanto a lui e inizio ad accarezzargli il cazzo. Lo sfioro con la punta delle dita, dalla base fino alla cappella. Poi lo avvolgo con la mano e lo sego piano e di nuovo lo accarezzo. Prima di succhiarlo voglio farglielo diventare duro e lo voglio stuzzicare. "Ti piace Gaia?" "Ma che dici... Dai.. L'abbiamo vista nascere." "Certo, lo so. Ma è una donna ora e ha paura del cazzo e vuole il cazzo. Non ti va di aiutarla? Mm? Magari glielo dai piano, poco alla volta, prima glielo fai sentire e poi fai scegliere a lei dove lo vuole?" "Mmm." Sospira mentre gli diventa sempre più duro. Vedo i residui di moralismo scomparire, mentre mi afferra i capelli dietro la nuca. "Senti, facciamo che ora vai giù e io penso che sia lei a spompinarmi e vediamo che effetto mi fa." Non me lo lascio dire due volte, anche perché ora è bello duro e ho proprio voglia di farmi scopare la bocca. Inizio succhiandogli il glande, lecco il limitare della cappella gonfia con movimenti circolari. Poi me lo prendo tutto, finché riesco, e mi muovo su e giù, sempre più veloce. Marco mi blocca la testa proprio mentre ce l'ho tutto dentro, in gola. Respiro, ma di tanto in tanto ho il principio di un conato. Mi dice "E il tuo l'hai portato? Eh?" io non posso rispondergli e lui lo sa. "L'hai portato anche qui il tuo bel cazzo?" Certo che l'ho portato. Glielo faccio capire succhiando più forte e più veloce. Mi afferra il polpaccio destro e lo tira verso di lui. "Mettimela in faccia, dai." Accolgo volentieri la richiesta. Mi stringe forte il culo e me lo muove mentre mi lecca voracemente. Marco ha la lingua lunga e la preme contro il clitoride e poi me la infila dentro. Continua ad alternare questi due movimenti mentre io lo spompino e gli stringo le palle. Appena le lascio lui si abbandona in un orgasmo silenzioso ma forte, a giudicare da come freme e mi stringe le natiche.
Mi metto accanto a lui, ha la barba luccicante, saliva e umori della mia fica generosa. "Allora, che effetto fa, pensare di scopare la bocca di una diciottenne?" Ride. "Non male, non male. Ma tu non vuoi venire?" "No, preferisco tenermi per domani."
La vigilia di Natale è il mio giorno preferito. Di solito io e Marco finiamo di preparare i dolci e facciamo le arance con i chiodi di garofano. Pare che tutti abbiano qualcosa da fare, tranne Gaia che zompetta da una stanza all'altra. Viene a chiedermi se l'accompagno a fare una passeggiata con il cane. "Sì, tra quanto vuoi uscire?" "Anche subito, quando vuoi." "Dammi mezz'ora e ricordami come si chiama il cane." "Jack!"
Fuori l'aria è gelida e secca. È una bella giornata, con il cielo azzurro terso. Lascio scegliere a Gaia la strada, che sembra la stia a sua volta facendo scegliere al cane. "Basta che non ci perdiamo.", le dico divertita. "Ma no, so dove stiamo andando. Da questa parte c'è il vecchio capanno di Giudo, ci tiene gli attrezzi e la legna. Francesca, senti, quando arriviamo al capanno voglio che mi controlli." "Che intendi?" "Ecco io.. Non sono mai stata dalla ginecologa e le mie amiche... Beh abbiamo fatto delle cose, ma neanche loro sono esperte. Voglio che mi guardi tu. Non lo dico a mamma e papà." "Ma più che altro sono io che potrei dirlo a mamma e papà." mi prende il polso e si avvicina, fissa i suoi occhi quasi lucidi nei miei, e mi dice "Ti prego, no." "E va bene, va bene." Continua a farmi strada verso il capanno. Dentro è più ordinato e luminoso di quanto mi aspettassi. Gaia lascia cadere il guinzaglio di Jack e mi chiede di togliermi la giacca, che butta a terra. "Scusa, così stiamo più comode." fa lo stesso con la sua, si toglie gli stivali, i collant e si siede a terra, con le gambe aperte. Mi implora con lo sguardo e fa cedere tutte le mie remore. Mi inginocchio davanti a lei e le sfilo le mutandine, mentre si solleva il vestito. Mmm. Ha una bella fica, le grandi labbra proporzionate e un clitoride tondeggiante. La guardo e lei apre le gambe di più. Con le dita la schiude e mi mostra le piccole labbra. "Bene, sembra tutto a posto. Promossa!" "Ma no, aspetta, hai solo guardato! Io credo che il problema sia dentro." "Tesoro sono sicura che non c'è niente che non va, e poi ho le mani sporche, non voglio toccarti." Le fa una smorfia determinata, mi prende la mano e mi succhia l'indice, il pollice, il medio. Se li prende in bocca e li lecca piano, poi succhia. E a questo punto voglio le sue labbra. La bacio, un bacio caldo, profondo, pieno di saliva e lingue. Sospiro a lungo mentre mi mordicchia il labbro inferiore. Ora sono io a succhiarmi le dita. Voglio toccarla, voglio starle dentro. Mi ha rapita con questa fame che ha. Ma forse prima la bacio... Sì la bacio... Mi piego sulla sua fica umida per assaggiarla. Approvo, ha un buon sapore. Le lecco le grandi labbra e la peluria sottile e poi intorno, verso l'inguine, verso il perineo. Mordicchio il clitoride e poi lo succhio piano mentre con la punta della lingua cerco il buco, come fa Marco con me. Lei sospira e geme, è impaziente. Entro piano, solo con l'indice. È strettissimo. Mi sento avvolta. Muovo l'indice avanti e indietro, piano. Quando la sento pronta entro anche con il medio. Lei geme e alza il bacino, per offrirmela meglio. Io muovo le dita sempre più veloci, verso la parete anteriore della sua freschissima vagina. Con il pollice premo sul clitoride. Da come sospira e contrae i muscoli, capisco di aver trovato il punto g. Continuo così. Ancora e ancora. Le mie mani difficilmente si stancano. Tiene gli occhi chiusi e ha le guance sempre più rosse. Rischio di distrarmi e perdere il ritmo perché Jack si sta agitando e gratta la porta. "Zitto, sshhh" Ma non devo, non voglio distrarmi. Voglio farla godere. Con l'altra mano le premo il basso ventre verso terra e posso quasi sentire le mie dita attraverso la sua pelle. Deve piacerle parecchio perché ansima come una troia professionista "Sì, sì, è lì, ti prego, continua." io eseguo e dopo poco il suo viso si deforma dal piacere... Sono incantata dall'espressione del suo volto, quando mi accorgo che si sta verificando un fenomeno magnifico. Sta squirtando, la puttanella. Mentre si contrae e si accartoccia dalla sua fica escono uno, due, tre fiotti di piacere liquido. Mi ha bagnato la giacca, il maglione. Non posso fare a meno di gioire, sono davvero soddisfatta del mio operato. Lei sospira e mi guarda stupita. "Come stai?" "Aaah...Oddio ma.. Cosa ho fatto?! Cosa è successo?!" "Stai tranquilla, tante donne vengono così, è normale." "No, no... Vedi te l'avevo detto che qualcosa non va." È agitata, si riveste. Io cerco di ricompormi e di rassicurarla, ma lei è velocissima, chiama Jack e corre via. Mentre torno verso la baita sono spaventata all'idea che per la vergogna andrà a raccontare tutto a Vito o Giovanna e farò la figura della maitresse che ha circuito un'innocente. Certo la madre non ammetterà che ha solo preso da lei. Invece una volta entrata la trovo lì, che gioca con i suoi cugini. Vito e Giovanna sul divano, i regali sotto l'albero, Marco che cucina con Cristina. Alessandro mette legna nel camino, "Francesca, ciao. Ha detto Gaia che hai voluto passeggiare fino al vecchio sentiero." "Sì, è bellissima la vista da lì." dico con grande sollievo. La giornata procede normalmente ne sono veramente felice. Mentre taglio la frutta per il vin brulé, Marco mi cinge la vita e mi annusa il collo, da dietro. "Tutto bene?" Annuisco. "Sei sicura? Mi sembri turbata. Ti sei pentita di essere venuta qui?" mi giro e gli dico piano "No baby, va tutto bene. Sono contenta. Comunque la creatura squirta." Marco mi fa tanto d'occhi. "Ma che dici?" "Shh.. Tranquillo, dopo ti spiego." È tutto pronto per la cena, che è davvero piacevole. La musica è giusta, il cibo è buono. I bambini alzano il tono dell'umore, ma non sono nemmeno troppo agitati. Sono felice di questa giornata che volge al termine. Vito si alza per fare un brindisi che conclude con "E ora, tutti pronti, mettetevi i cappotti, o faremo tardi per la messa di mezzanotte." Io e Marco ci guardiamo sorridenti, "Ragazzi, cari, ci avete trascinato in chiesa quando vi siete sposati e l'abbiamo fatto volentieri. Anche i battesimi e tutto quanto, ma stasera no. Io e Francesca vi aspettiamo qui per il vin brulé." "Ah perfetto, così potete badare voi a Jack!" a questo punto Gaia guarda il padre e gli dice "Papà, sai, pensavi di stare io con il cane. Vedi, non mi sento molto bene e non vorrei prendere freddo."
Nel giro di mezz'ora è tutto in ordine in cucina e noi siamo rimasti soli con Gaia. Mentre lei è in bagno, raggiungo Marco che si è steso a riposare in camera. Lascio la porta socchiusa e gli racconto dell'interessante scoperta del pomeriggio. Lui sorride. Si sta eccitando da morire. Ha sempre avuto un debole per l'eiaculazione femminile. Sento bussare. È Gaia. "Posso?" "Si, entra." Si siede sul letto, dalla mia parte. "Hai detto che voi vi dite tutto, vero?" Annuisco. "Allora posso parlare liberamente. Volevo ringraziarti per oggi e chiederti scusa per come sono andata via di corsa. Mi sono spaventata." "Non ti preoccupare, ora stai meglio?" Lei mi sorride, sembra sincera. "Sto molto bene e ora... Ecco... Vorrei sdebitarmi." Guarda Marco negli occhi, come se aspettasse il suo consenso. Si avvicina e mi bacia, con la stessa passione del pomeriggio. Intanto mi tocca il seno da sopra i vestiti. Io mi metto più comoda e la accolgo tra le gambe aperte. Le tolgo il maglione. Rimane con una canottierina nera semitrasparente. Continua a baciarmi e a leccarmi il collo mentre Marco le sfiora le tette, sode e piene. La sento solleticata da brividi, con il monte di venere che premere contro il mio. Voglio vederla nuda e voglio essere nuda. "Spogliaci." chiedo a lui in un sospiro. Ci toglie un capo a testa e ci guarda, nude. "Tocca a te ora." Lui ubbidisce. Rimaniamo tutti e tre nudi, sul grande letto caldo di Margherita. Ricomincio subito a mangiare la fichetta morbida che avevo assaggiato nel pomeriggio. Mi sembra più pronta, più aperta, a giudicare come si schiude alla pressione della mia lingua. Marco mi accarezza la nuca, poi si prende i seni di lei, poi mi accarezza le natiche. Si mette dietro di me e mi punta il cazzo duro all'ingresso. Entra in un attimo, senza alcun attrito perché sono bagnatissima. Mi scopa piano, ma a fondo. Io gemo con in bocca il clitoride di Gaia. La guardo negli occhi "Vuoi provare a prenderlo tesoro?" Lei annuisce mentre si morde le labbra. "Brava, ma prima vieni qui, esercitati con la bocca." Le stringo i capezzoli mentre Marco le avvicina il suo bel cazzo duro alla bocca. La piccola sembra spaventata. "Su su, coraggio, ti faccio vedere." e inizio a spompinarlo come ieri sera, lei si avvicina e gli lecca l'asta mentre io succhio il glande. È il momento di lasciarla provare. Apre la bocca più che può mentre Marco le tiene la testa e la scopa avanti e indietro. Lo bacio, gli metto in bocca tutta la lingua che posso, voluttuosa, affamata. Gaia sembra affaticata. Tiene gli occhi chiusi, e quando li apre sembrano umidi, scende una lacrimuccia. La chiamo la fellatio commovente quando capita a me. "Brava, bravissima. Lo vedi come sei brava. Non hai niente che non va." La ragazza va incoraggiata. Mi viene in mente che posso aiutare Marco a durare di più, non che ne abbia bisogno. Nel mio borsone dovrei avere portato un anello, da mettergli intorno allo scroto. È nello stesso astuccio del mio strap on. Perché no? Mi dico. Mentre quei due si divertono con questi preliminari sfrenati indosso il mio bel cazzo. Torno a letto e mi metto dietro Gaia, che sta a pecora mentre lo succhia a Marco. Le infilo un dito, due dita. La sua fica è bagnatissima. Le punto il mio dildo all'ingresso. Lei sporge il culo, si offre. Mi sento libera di procedere. In un secondo sono dentro la sua patatina nuova di zecca. Lei geme, ancora con in bocca il cazzo del mio compagno che mi guarda dritta negli occhi. Si piega in avanti per baciarmi. "Quanto sei troia, quanto cazzo sei troia, eh? Ti voglio." Si sfila da Gaia e viene da me. Mi scopa mentre io scopo lei, è lui ora a dare il ritmo, con stantuffate profonde e veloci. Gaia ansima forte. Io sono eccitatissima e vengo quasi subito, silenziosa e sommessa. Non voglio trascinare loro due nel mio orgasmo. Prendo i capelli di Gaia e la tiro a me. La sua schiena contro il mio petto. "Ti piace?" "Ooh, sì. Ta-aa-anto." "Bravissima, vedi come sei brava e coraggiosa? Sei una piccola puttanella coraggiosa. E sai cosa succede ora, mm?" La stuzzico mentre cerco di andare più in fondo ad ogni colpo di bacino. Con le dita dell'altra mano le sgrilletto il clitoride gonfio. "Ora è il momento di prendere un bel cazzo di carne. Girati." Lei ubbidisce. Si sdraia supina al centro del letto. Io e Marco ci diamo un altro bacio lento. "Amore dobbiamo aiutare questa ragazza, su, scopala un po'." Direi che per cominciare il missionario va benissimo. Lo vedo piegarsi dentro di lei, andare a fondo. Gaia gli tiene le mani sul culo e mi viene voglia di leccarglielo. Mentre lo faccio, lui si eccita ancora di più e va veloce dentro e fuori di lei. Gli stringo le palle mentre con la lingua gioco con il suo buco. Marco esce, deve aver capito che sta per venire. "Vieni, non aver paura, su." le dice mentre la scopa con le dita come avevo fatto io poche ore prima. Gaia è in visibilio, geme, ansima, si tiene i seni con le mani. Marco continua mentre si piega su di lei, con la faccia vicinissima alla fica. So cosa vuole fare. "Ooh..oo...oddio sì, non sme-eeet-tere dai." Io sorrido, felicissima di questa scenetta. Gaia, proprio come con le mie dita, viene, il suo corpo sodo è attraversato da forti scosse. E squirta. Squirta come una pornostar navigata questa stronzetta. Riesco a contare solo due getti perché gli altri finiscono nella bocca di Marco che se ne sta lì, tutto contento a bere succo di fica giovane. Mi metto accanto a lei e le accarezzo i capelli. "Sei una piccola meraviglia.", le dico. Mi guarda mentre Marco si mette vicino a lei, quasi abbracciato. Gaia mi da un bacio casto "Grazie, grazie a tutti e due. Buon Natale." Mi scappa da ridere. "Marco, ma tu non vuoi venire?" Lui continua a guardare la nostra conquista e mi risponde serafico "No, preferisco tenermi per domani."
Io e Marco per questo Natale andiamo in montagna, a casa di Margherita. A me non andava molto perché gli ultimi mesi sono stati difficili e intensi, ma ormai abbiamo confermato la nostra presenza e disdire ora è una figura peggiore di quella che faremo andandoci poco sorridenti.
Vengono anche Cristina con Alessandro e i bambini, Giovanna e Vito che si trascinano Gaia, la figlia diciottenne e il cane, un piccolo terrier di cui scordo sempre il nome.
Per noi che non abbiamo avuto figli, queste situazioni conviviali sono sempre complesse, soprattutto a Natale. Sensazioni agrodolci.
Gaia, per essere la figlia di due persone così apatiche, è veramente speciale. Ha un sorriso per tutti, è curiosa ma mai invadente, alle nostre feste ci prende amabilmente in giro per i nostri feticci e per tutte le novità tecnologiche con cui non riusciamo a tenere il passo.
Partiamo oggi, l'antivigilia. Cristina con suo marito, il cane di Giovanna e i bambini. Vito si è offerto di testare la nostra macchina nuova, sapendo che io e Marco odiamo guidare. Infatti cosa l'abbiamo comprata a fare... Potevamo tenerci la mia vecchia Volkswagen. Comunque sul cane abbiamo posto un educato veto e poi il bagagliaio è pieno di abete, bacche, palle natalizie che monterò sul camino e userò per decorare vari punti della casa.
Margherita deve lavorare fino al 24 e ci raggiungerà la mattina di Natale. È ambiguo che la padrona di casa sia l'ultima ad arrivare, ma è in perfetto "stile Margherita" e comunque ha incaricato Guido, il fido custode, a fare provviste, accendere i camini e aprire la baita al nostro arrivo.
Indosso jeans comodi e un maglione di lana che grida inverno. Stivaletti bassi. Abbiamo caricato la macchina e siamo passati a prendere la felice famigliola. Vito si è seduto alla guida e abbiamo lasciato l'altro sedile anteriore a Giovanna che soffre il mal d'auto e rischia di farlo venire a tutti con la nuvola di profumo che si porta appresso. Gaia, che è minuta, è obbligata a stare dietro, in mezzo a me e Marco. Indossa un vestito di lanetta azzurro e sotto calze che sembrano lavorate all'uncinetto e lasciano intravedere la pelle bianca delle sue cosce. Puntini grandi come capocchie di spillo. Profuma di buono, di fresco, di ormoni. E soprattutto profuma poco. Mentre si sistema sul sedile, fra sospiri e battutine ai suoi genitori, mi solletica la spalla con i lunghi capelli scuri. Li porta mossi, naturali. Ha una pelle meravigliosa, tesa, liscia. Guance rosa e piene. Quando ho conosciuto Giovanna aveva dieci anni di più di sua figlia oggi ed era bella, ma Gaia è proprio stupenda e ha i lineamenti ancora più delicati. Intravedo Marco che le guarda le cosce e mi chiedo cosa stia pensando, forse sta notando la stessa freschezza sento io. I nostri sguardi si incrociano e mi sorride, tra affetto e malizia.
Vent'anni fa, quando insieme abbiamo scoperto tutto un nuovo modo di concepire la sessualità, eravamo veramente scatenati. È Marco che mi ha iniziata al sadomaso e aiutata a gioire di essere una gran troia, invece di vergognarmene. Anche io penso di avergli dato molto da questo punto di vista: i suoi primi orgasmi prostatici, la sua prima schiava, la sua prima orgia...
Nell'ultima decade ci siamo calmati parecchio, ma non rinunciamo mai a festeggiare il mio compleanno in un albergo ad Amsterdam che ha camere attrezzate con ogni gingillo e feticcio immaginabile. E anche in casa, nella normalità, il sesso è ancora bello e presente. Ci tiene giovani.
Mentre penso a tutte queste pregusto i dolci di Natale e il goulash che Cristina prepara sempre per la vigilia. Gaia si è abbandonata sul sedile e credo stia dormendo. Comunque ha gli occhi chiusi e tiene la testa inclinata sulla mia spalla. Ogni tanto le curve e i tornanti ci avvicinano, tutti da un lato e mi trovo Gaia addosso o la vedo addosso a Marco. Mi sembra di scorgere un sorriso sulle sue labbra e ripenso ai miei vent'anni quando ogni contatto fisico mi solleticava di piacere e curiosità.
Guido ci aspetta nella baita che è ancora più bella e accogliente di quanto la ricordassi. Gli ellebori alle finestre, le pareti perlinate, il divano rosso. C'è anche l'albero di Natale e il camino è già acceso. Mentre Vito e Giovanna si sistemano nella loro stanza, Marco si mette in cucina per dare in inizio alla preparazione dei dolci tipici. Io comincio a lavorare il festone di abete, fuori sul patio, per non sporcare. Gaia esce con me, senza cappotto. Il freddo le rende i capezzoli così turgidi che si vedono attraverso il vestito. "Tesoro, se mi vuoi aiutare devi metterti qualcosa addosso, si gela." in un sorriso mi risponde "Volevo chiederti il permesso di iniziare a decorare l'albero con gli addobbi che hai portato." "Certo, fai pure. Ricordati che prima vanno messe le lucine, poi le decorazioni grandi e più pesanti, e poi il vetro." "Va bene, ma poi mi aiuti?" "Certo Gaia, ti raggiungo fra poco." Rientrando in casa fa una piccola giravolta che mi lascia sospirare.
È divertente vedere dall'esterno Marco che attrezza la cucina e Gaia che cerca il capo delle lucine. Mi piacerebbe che fossero più vicini.
Posso finalmente entrare anche io per attaccare il festone al camino e scaldarmi un po'. Dalla cucina rumori di piatti e musiche di natale.
"Sai, Francesca... Vorrei chiederti una cosa che mi vergogno di dire a mamma e anche ai miei amici." Mi dice Gaia sottovoce mentre ancora sbroglia le lucine. Mi siedo accanto a lei, per terra, a gambe incrociate, cercando di immaginare il suo segreto. "Dimmi, sarò una tomba. Ma non ti garantisco che non lo dirò a Marco perché ci diciamo quasi tutto." "Marco va bene. Ecco... Vedi, è una cosa di sesso e visto che tu non hai figli, ho pensato che potresti essere più esperta." "È uno strano collegamento logico, ma non è detto che sia sbagliato. Comunque dimmi pure." "Ok. Allora... Io non riesco ad andare con i ragazzi. Non è che non mi piacciono, ma è come se fossi bloccata." Le chiedo se è vergine e mi dice di no. Che ha fatto sesso. Con Laura, con Maria... Una volta con Laura e Maria insieme. Lo dice dispiaciuta e colpevole come se stesse confessando di aver ucciso un gattino. Mi viene spontaneo farle una carezza e lei si prende la mia mano e la fa aderire ancora di più alla guancia morbida. Per un attimo le sfioro le labbra. Sono umide e piene. "Beh, tesoro, so che i maschi possono fare paura. Soprattutto alla tua età. Sono esagerati e spesso non sanno nemmeno quello che fanno. Ma non capisco quale sia il problema, magari semplicemente sei lesbica. Ti dispiace?" "Io non credo che sia quello. Se un ragazzo mi bacia o mi tocca provo piacere, ma è come se avessi paura dell'erezione. Anche con Laura e Maria, ecco, lo usano il dildo, ma non con me... Io non ho mai provato la penetrazione." "Capisco. Senti, ora stanno per arrivare gli zii e i bambini, ci sarà molto movimento e poca privacy, ma se ti va più tardi possiamo trovare una scusa per uscire e parlarne meglio. Oppure domani." Fa un sospiro profondo mentre annuisce. Quando si alza io rimango a terra ancora un attimo con davanti il suo culetto giovane che mi trovo a desiderare. Finiamo di decorare l'albero senza parlare, soltanto guardandoci spesso negli occhi. E ogni volta mi sorride.
Marco si siede accanto a me sul divano mentre intorno a noi c'è gran confusione di saluti e chiacchiere. Mi appoggia una mano sulla coscia, benevolo, e mi chiede sottovoce "Perché accarezzavi Gaia, prima?" "Voleva dei consigli, risolvere dei dubbi." "Ah, per l'università?" "No Marco, ha paura di essere penetrata." E mi guardo intorno per accertarmi che nessuno ci stesse osservando o ascoltando. Lui rimane impassibile, ma nel suo sguardo leggo lo stesso solletico che ho provato io. Gaia si siede accanto a me, ci stringiamo sul divano e quando nessuno vede, anche lei mi appoggia una mano sulla coscia.
Marco ha mal di testa, non me l'ha neanche detto, ma lo capisco da come si comporta.
Questa è un'ottima scusa per ritirarci presto nella nostra stanza. Mi dispiace aver mancato alla promessa fatta a Gaia, ma mi dico che abbiamo davanti due giorni per recuperare.
"Baby," mi dice Marco gli occhi socchiusi "vorrei che ora, per aiutarmi con il mal di testa, ti mettessi di impegno a succhiarmelo via." Non chiedo altro perché la giornata mi ha creato parecchie voglie e pensieri sconci. Dal piano di sotto provengono ancora voci e chiacchiere, sempre più deboli. Mi sdraio accanto a lui e inizio ad accarezzargli il cazzo. Lo sfioro con la punta delle dita, dalla base fino alla cappella. Poi lo avvolgo con la mano e lo sego piano e di nuovo lo accarezzo. Prima di succhiarlo voglio farglielo diventare duro e lo voglio stuzzicare. "Ti piace Gaia?" "Ma che dici... Dai.. L'abbiamo vista nascere." "Certo, lo so. Ma è una donna ora e ha paura del cazzo e vuole il cazzo. Non ti va di aiutarla? Mm? Magari glielo dai piano, poco alla volta, prima glielo fai sentire e poi fai scegliere a lei dove lo vuole?" "Mmm." Sospira mentre gli diventa sempre più duro. Vedo i residui di moralismo scomparire, mentre mi afferra i capelli dietro la nuca. "Senti, facciamo che ora vai giù e io penso che sia lei a spompinarmi e vediamo che effetto mi fa." Non me lo lascio dire due volte, anche perché ora è bello duro e ho proprio voglia di farmi scopare la bocca. Inizio succhiandogli il glande, lecco il limitare della cappella gonfia con movimenti circolari. Poi me lo prendo tutto, finché riesco, e mi muovo su e giù, sempre più veloce. Marco mi blocca la testa proprio mentre ce l'ho tutto dentro, in gola. Respiro, ma di tanto in tanto ho il principio di un conato. Mi dice "E il tuo l'hai portato? Eh?" io non posso rispondergli e lui lo sa. "L'hai portato anche qui il tuo bel cazzo?" Certo che l'ho portato. Glielo faccio capire succhiando più forte e più veloce. Mi afferra il polpaccio destro e lo tira verso di lui. "Mettimela in faccia, dai." Accolgo volentieri la richiesta. Mi stringe forte il culo e me lo muove mentre mi lecca voracemente. Marco ha la lingua lunga e la preme contro il clitoride e poi me la infila dentro. Continua ad alternare questi due movimenti mentre io lo spompino e gli stringo le palle. Appena le lascio lui si abbandona in un orgasmo silenzioso ma forte, a giudicare da come freme e mi stringe le natiche.
Mi metto accanto a lui, ha la barba luccicante, saliva e umori della mia fica generosa. "Allora, che effetto fa, pensare di scopare la bocca di una diciottenne?" Ride. "Non male, non male. Ma tu non vuoi venire?" "No, preferisco tenermi per domani."
La vigilia di Natale è il mio giorno preferito. Di solito io e Marco finiamo di preparare i dolci e facciamo le arance con i chiodi di garofano. Pare che tutti abbiano qualcosa da fare, tranne Gaia che zompetta da una stanza all'altra. Viene a chiedermi se l'accompagno a fare una passeggiata con il cane. "Sì, tra quanto vuoi uscire?" "Anche subito, quando vuoi." "Dammi mezz'ora e ricordami come si chiama il cane." "Jack!"
Fuori l'aria è gelida e secca. È una bella giornata, con il cielo azzurro terso. Lascio scegliere a Gaia la strada, che sembra la stia a sua volta facendo scegliere al cane. "Basta che non ci perdiamo.", le dico divertita. "Ma no, so dove stiamo andando. Da questa parte c'è il vecchio capanno di Giudo, ci tiene gli attrezzi e la legna. Francesca, senti, quando arriviamo al capanno voglio che mi controlli." "Che intendi?" "Ecco io.. Non sono mai stata dalla ginecologa e le mie amiche... Beh abbiamo fatto delle cose, ma neanche loro sono esperte. Voglio che mi guardi tu. Non lo dico a mamma e papà." "Ma più che altro sono io che potrei dirlo a mamma e papà." mi prende il polso e si avvicina, fissa i suoi occhi quasi lucidi nei miei, e mi dice "Ti prego, no." "E va bene, va bene." Continua a farmi strada verso il capanno. Dentro è più ordinato e luminoso di quanto mi aspettassi. Gaia lascia cadere il guinzaglio di Jack e mi chiede di togliermi la giacca, che butta a terra. "Scusa, così stiamo più comode." fa lo stesso con la sua, si toglie gli stivali, i collant e si siede a terra, con le gambe aperte. Mi implora con lo sguardo e fa cedere tutte le mie remore. Mi inginocchio davanti a lei e le sfilo le mutandine, mentre si solleva il vestito. Mmm. Ha una bella fica, le grandi labbra proporzionate e un clitoride tondeggiante. La guardo e lei apre le gambe di più. Con le dita la schiude e mi mostra le piccole labbra. "Bene, sembra tutto a posto. Promossa!" "Ma no, aspetta, hai solo guardato! Io credo che il problema sia dentro." "Tesoro sono sicura che non c'è niente che non va, e poi ho le mani sporche, non voglio toccarti." Le fa una smorfia determinata, mi prende la mano e mi succhia l'indice, il pollice, il medio. Se li prende in bocca e li lecca piano, poi succhia. E a questo punto voglio le sue labbra. La bacio, un bacio caldo, profondo, pieno di saliva e lingue. Sospiro a lungo mentre mi mordicchia il labbro inferiore. Ora sono io a succhiarmi le dita. Voglio toccarla, voglio starle dentro. Mi ha rapita con questa fame che ha. Ma forse prima la bacio... Sì la bacio... Mi piego sulla sua fica umida per assaggiarla. Approvo, ha un buon sapore. Le lecco le grandi labbra e la peluria sottile e poi intorno, verso l'inguine, verso il perineo. Mordicchio il clitoride e poi lo succhio piano mentre con la punta della lingua cerco il buco, come fa Marco con me. Lei sospira e geme, è impaziente. Entro piano, solo con l'indice. È strettissimo. Mi sento avvolta. Muovo l'indice avanti e indietro, piano. Quando la sento pronta entro anche con il medio. Lei geme e alza il bacino, per offrirmela meglio. Io muovo le dita sempre più veloci, verso la parete anteriore della sua freschissima vagina. Con il pollice premo sul clitoride. Da come sospira e contrae i muscoli, capisco di aver trovato il punto g. Continuo così. Ancora e ancora. Le mie mani difficilmente si stancano. Tiene gli occhi chiusi e ha le guance sempre più rosse. Rischio di distrarmi e perdere il ritmo perché Jack si sta agitando e gratta la porta. "Zitto, sshhh" Ma non devo, non voglio distrarmi. Voglio farla godere. Con l'altra mano le premo il basso ventre verso terra e posso quasi sentire le mie dita attraverso la sua pelle. Deve piacerle parecchio perché ansima come una troia professionista "Sì, sì, è lì, ti prego, continua." io eseguo e dopo poco il suo viso si deforma dal piacere... Sono incantata dall'espressione del suo volto, quando mi accorgo che si sta verificando un fenomeno magnifico. Sta squirtando, la puttanella. Mentre si contrae e si accartoccia dalla sua fica escono uno, due, tre fiotti di piacere liquido. Mi ha bagnato la giacca, il maglione. Non posso fare a meno di gioire, sono davvero soddisfatta del mio operato. Lei sospira e mi guarda stupita. "Come stai?" "Aaah...Oddio ma.. Cosa ho fatto?! Cosa è successo?!" "Stai tranquilla, tante donne vengono così, è normale." "No, no... Vedi te l'avevo detto che qualcosa non va." È agitata, si riveste. Io cerco di ricompormi e di rassicurarla, ma lei è velocissima, chiama Jack e corre via. Mentre torno verso la baita sono spaventata all'idea che per la vergogna andrà a raccontare tutto a Vito o Giovanna e farò la figura della maitresse che ha circuito un'innocente. Certo la madre non ammetterà che ha solo preso da lei. Invece una volta entrata la trovo lì, che gioca con i suoi cugini. Vito e Giovanna sul divano, i regali sotto l'albero, Marco che cucina con Cristina. Alessandro mette legna nel camino, "Francesca, ciao. Ha detto Gaia che hai voluto passeggiare fino al vecchio sentiero." "Sì, è bellissima la vista da lì." dico con grande sollievo. La giornata procede normalmente ne sono veramente felice. Mentre taglio la frutta per il vin brulé, Marco mi cinge la vita e mi annusa il collo, da dietro. "Tutto bene?" Annuisco. "Sei sicura? Mi sembri turbata. Ti sei pentita di essere venuta qui?" mi giro e gli dico piano "No baby, va tutto bene. Sono contenta. Comunque la creatura squirta." Marco mi fa tanto d'occhi. "Ma che dici?" "Shh.. Tranquillo, dopo ti spiego." È tutto pronto per la cena, che è davvero piacevole. La musica è giusta, il cibo è buono. I bambini alzano il tono dell'umore, ma non sono nemmeno troppo agitati. Sono felice di questa giornata che volge al termine. Vito si alza per fare un brindisi che conclude con "E ora, tutti pronti, mettetevi i cappotti, o faremo tardi per la messa di mezzanotte." Io e Marco ci guardiamo sorridenti, "Ragazzi, cari, ci avete trascinato in chiesa quando vi siete sposati e l'abbiamo fatto volentieri. Anche i battesimi e tutto quanto, ma stasera no. Io e Francesca vi aspettiamo qui per il vin brulé." "Ah perfetto, così potete badare voi a Jack!" a questo punto Gaia guarda il padre e gli dice "Papà, sai, pensavi di stare io con il cane. Vedi, non mi sento molto bene e non vorrei prendere freddo."
Nel giro di mezz'ora è tutto in ordine in cucina e noi siamo rimasti soli con Gaia. Mentre lei è in bagno, raggiungo Marco che si è steso a riposare in camera. Lascio la porta socchiusa e gli racconto dell'interessante scoperta del pomeriggio. Lui sorride. Si sta eccitando da morire. Ha sempre avuto un debole per l'eiaculazione femminile. Sento bussare. È Gaia. "Posso?" "Si, entra." Si siede sul letto, dalla mia parte. "Hai detto che voi vi dite tutto, vero?" Annuisco. "Allora posso parlare liberamente. Volevo ringraziarti per oggi e chiederti scusa per come sono andata via di corsa. Mi sono spaventata." "Non ti preoccupare, ora stai meglio?" Lei mi sorride, sembra sincera. "Sto molto bene e ora... Ecco... Vorrei sdebitarmi." Guarda Marco negli occhi, come se aspettasse il suo consenso. Si avvicina e mi bacia, con la stessa passione del pomeriggio. Intanto mi tocca il seno da sopra i vestiti. Io mi metto più comoda e la accolgo tra le gambe aperte. Le tolgo il maglione. Rimane con una canottierina nera semitrasparente. Continua a baciarmi e a leccarmi il collo mentre Marco le sfiora le tette, sode e piene. La sento solleticata da brividi, con il monte di venere che premere contro il mio. Voglio vederla nuda e voglio essere nuda. "Spogliaci." chiedo a lui in un sospiro. Ci toglie un capo a testa e ci guarda, nude. "Tocca a te ora." Lui ubbidisce. Rimaniamo tutti e tre nudi, sul grande letto caldo di Margherita. Ricomincio subito a mangiare la fichetta morbida che avevo assaggiato nel pomeriggio. Mi sembra più pronta, più aperta, a giudicare come si schiude alla pressione della mia lingua. Marco mi accarezza la nuca, poi si prende i seni di lei, poi mi accarezza le natiche. Si mette dietro di me e mi punta il cazzo duro all'ingresso. Entra in un attimo, senza alcun attrito perché sono bagnatissima. Mi scopa piano, ma a fondo. Io gemo con in bocca il clitoride di Gaia. La guardo negli occhi "Vuoi provare a prenderlo tesoro?" Lei annuisce mentre si morde le labbra. "Brava, ma prima vieni qui, esercitati con la bocca." Le stringo i capezzoli mentre Marco le avvicina il suo bel cazzo duro alla bocca. La piccola sembra spaventata. "Su su, coraggio, ti faccio vedere." e inizio a spompinarlo come ieri sera, lei si avvicina e gli lecca l'asta mentre io succhio il glande. È il momento di lasciarla provare. Apre la bocca più che può mentre Marco le tiene la testa e la scopa avanti e indietro. Lo bacio, gli metto in bocca tutta la lingua che posso, voluttuosa, affamata. Gaia sembra affaticata. Tiene gli occhi chiusi, e quando li apre sembrano umidi, scende una lacrimuccia. La chiamo la fellatio commovente quando capita a me. "Brava, bravissima. Lo vedi come sei brava. Non hai niente che non va." La ragazza va incoraggiata. Mi viene in mente che posso aiutare Marco a durare di più, non che ne abbia bisogno. Nel mio borsone dovrei avere portato un anello, da mettergli intorno allo scroto. È nello stesso astuccio del mio strap on. Perché no? Mi dico. Mentre quei due si divertono con questi preliminari sfrenati indosso il mio bel cazzo. Torno a letto e mi metto dietro Gaia, che sta a pecora mentre lo succhia a Marco. Le infilo un dito, due dita. La sua fica è bagnatissima. Le punto il mio dildo all'ingresso. Lei sporge il culo, si offre. Mi sento libera di procedere. In un secondo sono dentro la sua patatina nuova di zecca. Lei geme, ancora con in bocca il cazzo del mio compagno che mi guarda dritta negli occhi. Si piega in avanti per baciarmi. "Quanto sei troia, quanto cazzo sei troia, eh? Ti voglio." Si sfila da Gaia e viene da me. Mi scopa mentre io scopo lei, è lui ora a dare il ritmo, con stantuffate profonde e veloci. Gaia ansima forte. Io sono eccitatissima e vengo quasi subito, silenziosa e sommessa. Non voglio trascinare loro due nel mio orgasmo. Prendo i capelli di Gaia e la tiro a me. La sua schiena contro il mio petto. "Ti piace?" "Ooh, sì. Ta-aa-anto." "Bravissima, vedi come sei brava e coraggiosa? Sei una piccola puttanella coraggiosa. E sai cosa succede ora, mm?" La stuzzico mentre cerco di andare più in fondo ad ogni colpo di bacino. Con le dita dell'altra mano le sgrilletto il clitoride gonfio. "Ora è il momento di prendere un bel cazzo di carne. Girati." Lei ubbidisce. Si sdraia supina al centro del letto. Io e Marco ci diamo un altro bacio lento. "Amore dobbiamo aiutare questa ragazza, su, scopala un po'." Direi che per cominciare il missionario va benissimo. Lo vedo piegarsi dentro di lei, andare a fondo. Gaia gli tiene le mani sul culo e mi viene voglia di leccarglielo. Mentre lo faccio, lui si eccita ancora di più e va veloce dentro e fuori di lei. Gli stringo le palle mentre con la lingua gioco con il suo buco. Marco esce, deve aver capito che sta per venire. "Vieni, non aver paura, su." le dice mentre la scopa con le dita come avevo fatto io poche ore prima. Gaia è in visibilio, geme, ansima, si tiene i seni con le mani. Marco continua mentre si piega su di lei, con la faccia vicinissima alla fica. So cosa vuole fare. "Ooh..oo...oddio sì, non sme-eeet-tere dai." Io sorrido, felicissima di questa scenetta. Gaia, proprio come con le mie dita, viene, il suo corpo sodo è attraversato da forti scosse. E squirta. Squirta come una pornostar navigata questa stronzetta. Riesco a contare solo due getti perché gli altri finiscono nella bocca di Marco che se ne sta lì, tutto contento a bere succo di fica giovane. Mi metto accanto a lei e le accarezzo i capelli. "Sei una piccola meraviglia.", le dico. Mi guarda mentre Marco si mette vicino a lei, quasi abbracciato. Gaia mi da un bacio casto "Grazie, grazie a tutti e due. Buon Natale." Mi scappa da ridere. "Marco, ma tu non vuoi venire?" Lui continua a guardare la nostra conquista e mi risponde serafico "No, preferisco tenermi per domani."
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