In spogliatoio con il compagno di classe

di
genere
gay

Ero sudato, avevamo appena finito di fare ginnastica e la mia classe si stava cambiando nello spogliatoio. Essendo abbastanza lento, in tutto quello che faccio, ero l’ultimo rimasto nella stanza. Ad un certo punto, dopo che mi ero rimesso la maglietta pulita, arriva il mio compagno Luca, che si era dimenticato il cellulare “Cosa ti sei dimenticato?” dico scherzando,
“Ahah, il cellulare!”
“Si vede che hai la testa da un’altra parte…” rispondo. Era così sexy; indossava dei pantaloni blu, abbastanza attillati e una maglietta nera. Dalla scollatura a U si intravedevano i suoi peli; la sua barba, ipotizzo tagliata la mattina stessa, lo profumava di dopobarba.
Pensai che lui avesse capito, o forse aveva notato i miei pantaloni che si stavano ingrossando.
“Vai a casa ora?”, gli chiesi, nascondendo le mie intenzioni, “Si si, sto andando a prendere la bici…”,
“Magari hai ancora qualche minuto, o no?”. Intanto mi ero cambiato completamente, e mi stavo avvicinando all’uscita dello spogliatoio, dove lui era appoggiato alla porta.
Non c’era nessuno in palestra, anche l’allenatore se n’era andato, chiudendo le luci, e mie amici, essendo l’ultima ora, erano già lontano da scuola.
Decisi di fare la prima mossa, quella che mi portò a provare un piacere mai, neanche, sognato.
Gli misi una mano sulla spalla; mi avvicinai ancora di più a lui; aveva capito le mie intenzioni.
Notai, che oltre al mio, anche il suo pacco si era ingrossato, “Ho voglia di scoparti come una puttana, ci stai?”, mi chiese.
“Immaginati tutta già tua” Mi misi in ginocchio, gli tirai giù la zip dei pantaloni, e vidi il suo scettro.
Indossava dei boxer grigi, quello che c’era dentro era ormai in totale erezione, che pulsava dall’eccitazione. Glie li odorai, tirai fuori la lingua e glie li leccai; lui gemeva.
“Oh si, fai così, vai avanti zoccola!” Io continuai, ancora con più violenza. Decisi di tenerlo sulle spine ancora per qualche momento; mi misi a quattro zampe, ancora vestito, e gli strofinai il mio culo sui suoi boxer: immaginatevi il suo livello di eccitazione.
Decisi che era il momento e mi misi in ginocchio; lui mise le sue mani sui miei capelli, me li tirò e, avvicinandosi al mio orecchio destro mi disse “Sei tutto mio, adesso incominciamo a divertirci!”.
Tirai giù i boxer, che erano bagnati dal sudore e, grazie a me, da del liquido.
Mi trovai davanti un cazzo peloso, pensai che non si fosse mai rasato. Aprii la bocca; misi i suoi testicoli sopra la mia bocca, tenendo il pene fuori con l’altra mano. Li tenni per qualche secondo, mentre andavo su e giù, lentamente. Lui gemeva “Ma quanto sei zoccola? Mi stai facendo impazzire, è una droga!”.
“Niccolò, sono solo tua. Puoi fare quello che vuoi su di me”
“Chiamami padrone; da ora anche in classe sarò il tuo padrona” e mi tirò uno schiaffo sulla faccia.
Ammetto che bruciava, ma era così eccitante…
Prese il suo pene (un mostro in lunghezza) e lo portò alla mia bocca; entrava a mala pena.
Fin quel momento lui era stato in piedi ed io in ginocchio per terra; il pavimento era freddo, gelato.
Mi prese con forza, come se fossi una bambola, solo un gioco per lui, e mi fece sdraiare sulla panza. Ero ancora vestito, ma il mio cazzo stava esplodendo e non poteva più stare in quei boxer fradici.
Niccolò lo notò e tolse il suo cazzo dalla mia bocca, e aprì la zip dei jeans.
Per fare lo stronzo me lo toccò, ma non fece ancora niente, prima dovevo completare il lavoro io.
“Eh puttanella, vuoi gemere come una cagna, ma prima voglio sborrare io”. Si tolse la maglietta; non era muscoloso, ma un bel ragazzo per avere diciotto anni; era ricoperto da un po’ di peli, ancora più sexy. Io continuavo a ciucciargli il cazzo; sentivo che stava per venire, e lo annunciò anche:
“Guarda che vengo, vengo!” “Aspetto la tua sborra calda che mi scenda la gola, come se fosse latte alla mattina: la voglio bere tutta!”. Arrivò il momento; uscì uno schizzo di sborra che mi riempi la bocca. Lui, come vero porco, mi infilò le sue mani, anche loro abbastanza pelose, in bocca per ripescare la sborra. Dopo averla tirata fuori me la mise in faccia, sugli occhi, nel naso; con il pene me la spanse bene. Mi si avvicinò e tirò fuori la lingua; potevo sentire l’odore del dopobarba.
Mi leccò la faccia come si fa con del gelato su un cono. Deglutì dopo tutta quella bontà…

Continua... presto
(sottolineo che i personaggi sono tutti maggiorenni e che i nomi sono di finzione)
Se volete scrivermi per scambio di idee e ...: compagnodiclasse00@gmail.com
scritto il
2019-02-09
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