L'Algerino

di
genere
prime esperienze

Era un inverno di fine anni 80, avrò avuto 24/25 anni. Come sempre, quando mi recavo a Parigi in visita parenti, mi ritagliavo un po' di tempo per rimanere solo e con la metro andavo a passarmi alcune ore nei due quartieri a luce rossa che io conoscevo. Pigalle, dove vi era e c'è ancora il famoso Moulene Rouge ed una via molto centrale di Parigi, rue Saint Denis, una via che avevo scoperto per caso anni prima e dove l'unica forma di commercio praticata era la prostituzione ad ogni portoncino dei palazzi e la vendita di oggetti hard nei pornoshop, liveshop e pipshop . Essendo io molto attirato dal porno, i negozi me li passavo e ripassavo più volte. In uno di questi, che dentro era semideserto, dopo aver osservato attentamente la merce, mi colpì che era situato su due piani con cartelli che indicavano le salette per visionare i video che si potevano vedere in un monitor, caricando le monete di franchi nella gettoniera e digitando il codice corrispondente al video da visionare. Erano tutti così questi posti. Incuriosito, visto che il proprietario era dietro al bancone e serviva dei clienti, memorizzai un codice e salii. Sopra vi era un lungo corridoio con ai lati il muro e dall'altro una 15ina di queste cabine. Passai in rassegna le stesse per cercare quella che più mi ispirava. Si certo, erano un po' squallide, c'era un vecchio tubo catodico di cui veniva fuori solo lo schermo quasi a raso parete ed una poltroncina di velluto, per terra moquette e le pareti rigorosamente ...pitturate di un blu elettrico. Qua e la, nelle cabine, c'erano macchie sulla moquette e fazzolettini sparsi negli angoli dello stanzino che sarà stato un metro e venti x un metro e venti, appena lo spazio per girare intorno alla poltrona e sedersi. Proseguivo nella mia ispezione delle cabine, erano tutte aperte, meno una che era socchiusa. Incuriosito mi fermai e guardai dalla fessura della porta. Dentro c'era un uomo magrebino con i baffi seduto sulla poltrona. Tossii per attirare la sua attenzione e nel riprendere il mio percorso notai con la coda dell'occhio che la porta si socchiudeva un po' di più. Cominciò a salirmi l'adrenalina, il cuore lo sentivo battere forte. Arrivai in fretta al fondo del corridoio e tornai indietro. All'altezza della cabina prima della sua rallentai il passo. Vidi la porta aperta di circa 30-40 cm e fatto un passo cominciai ad intravvedere l'uomo. Era appunto come descritto, poteva avere circa una sessantina d'anni. Un altro passo e lo vidi per intero. Era seduto in poltrona con i calzoni abbassati ed il cazzo in mano che se lo segava e ciondolava guardandomi. Incrociai il suo sguardo e rallentai ancora, andai avanti senza guardarmi indietro. 3/4 cabine più avanti feci per infilarmi in una di queste ma rimasi sulla porta aperta, calai la tuta e gli slip e inarcai la schiena per pronunciare il culetto indietro e farlo rimanere tra la porta ed il corridoio, girato un po' verso l'indietro ed appoggiatomi allo stipite cercai di mettere indietro la testa ...per vedere se lui si era affacciato. Era li, anche lui tra lo stipite e il corridoio con il suo cazzone in mano che se lo menava guardandomi. Io mi accarezzavo il culo con le mani e cercavo di girarmi verso di lui allargandomi le natiche. Lui, non perse tempo e con un cenno della mano mi invitò a raggiungerlo. Mi coprii e lo raggiunsi in un attimo. Mi affacciai alla cabina, era con i calzoni abbassati seduto sulla poltroncina e si teneva il cazzo alla base e lo faceva ballare, mi inginocchiai in mezzo alle sue cosce e e glielo impugnai segandolo lentamente. Gli chiesi di dov'era e lui mi disse: "Algeria". Mi avvicinai al suo cazzo e socchiusi la bocca per farmelo entrare dentro. Cominciai a ciucciare come un'ossesso. Aveva una cappella enorme che facevo fatica a prendere in bocca, era duro come il ferro, scuro, dritto, e le mie dita non riuscivano a toccarsi da quanto era grosso. Lo spompinai cercando di cacciarmelo in gola. Sentivo la sua cappellona a fungo occuparmi tutta la bocca. Poi lui mi fece cenno di sedermici sopra. Mi tolsi tutto sotto, gli misi un cappuccio e mi insalivai bene il culo e mi ci sedetti sopra e me lo infilai tutto dentro fino alle palle. Fu un dolore lancinante, ma strinsi i denti e cercai di non far capire che avevo male. adattato il mio retto al suo palo cominciai a forzare il ritmo dei colpi sentendo il suo cazzone che trovata la strada mi scopava il colon. Il dolore, lasciò presto spazio ad un piacere estasiante. Ad un ...certo punto mi fece cenno di togliermi che voleva sborrare. Me lo sfilai lentamente, e mi buttai in mezzo alle sue gambe, sfilai il preservativo e mi ricacciai in bocca quel ben di Dio. Con una mano lo segavo con la cappella tutta in bocca mentre con l'altra gli massaggiavo i coglioni gonfi. Cominciò a rantolare come una bestia, cercando di trattenersi per non fare troppo rumore e cominciò ad esplodermi in bocca con non so quanta sborra densissima. Mi riempii la bocca. Poi me lo sfilai, lo guardai negli occhi ed aprii la bocca per fargli vedere che era piena del suo seme, chiusi la bocca e mandai giù tutto riaprendo la bocca e tirando fuori la lingua per fargli vedere che era vuota. Lui si alzò e mi spinse un po' più in basso mettendomi le dita in bocca da ciucciare e cominciando a segarsi bruscamente e quando fu l'ora mi prese il mento in mano. Io aprii la bocca e tirai fuori la lingua. Mi scaricò ancora un fiume di brodo caldo in bocca che questa volta era addirittura grumosa come lo yogurt a pezzi. Giocai nuovamente con la sborra in bocca e lo ripulii anche dell'ultima goccia ed inghiottii tutto ancora. Come una troia, gli feci ancora vedere che la bocca era vuota, lui si avvicinò con la bocca e mi ci sputò dentro un mucchio di saliva dicendomi in francese che ero stata proprio una cagna puttana. Si tirò su i calzoni ed uscì dalla cabina. Io rimasi per terra, sfinito, ma appagato come non mai. Sono passati tantissimi anni, non ho mai dimenticato..
scritto il
2019-02-15
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