Piaceri sinestetici

di
genere
masturbazione

Ce l’avevo grosso e molle. L’amore per il cinema intendo. Grosso e appassionato e forse neanche così molle, piuttosto nostalgico, sul malinconico scandente. In effetti ero uno dei pochi che continuasse ad andare al cinema la sera dei giorni infrasettimanali, a sala praticamente deserta. Se non è amore questo.
Era estate, i cinema di fatto erano disertati dai più, ed io persistevo nell’andarmi a vedere tutto quello che l’atroce programmazione estiva offriva. Horror e blockbuster, sostanzialmente.
Allora, la sera in questione prendo posto in sala. Sono solo e come di consueto mi siedo verso la metà. Mi pregusto un godibile slasher a basso costo. Nell’attesa, con distacco e nonchalanche, estraggo lo smartphone e mi dedico all’imperturbabile analisi di un bel pornazzo, silenziato, ahimè.
Stregato dalla sublime Peta Jensen, accavallo le gambe e mi dedico a strofinare lentamente la mano sul membro stretto tra i pantaloni. Raccomando una visione diretta delle abilità dell’attrice suddetta, se non altro per capire come nel giro di pochi minuti, anestetizzato da tutta quella carne procace che si muoveva e penetrava sullo schermo, ero già pronto ad accettare l’idea di estrarre il cazzo, lì in penombra, e terminare l’operazione in modo più diretto e gratificante.
Se non che, in un sussulto ridicolo, sono riportato alla triste realtà da due voci vicino a me.
Sono un ragazzo e una ragazza, i classici trentenni italiani vincenti, che prendono posto due file davanti a me. Cioè, proprio davanti a me, evidentemente a spregio.
Blocco lo schermo del telefono, mi passo la mano tra i capelli con disinvoltura, prendo un’aria da critico in seriosa attesa della proiezione. E tuttavia sono furente. Nel giro di due minuti ce l’ho di nuovo grosso e molle. Il cazzo. La frustrazione è tale che accarezzo l’idea di correre in bagno per una sega liberatoria, in compagnia di Peta, non di questi due stronzi. Un ragazzone italico barbuto, toro da palestra, e una ragazza mora, altrettanto mediterranea, altrettanto tipa da palestra.
Ma le luci si spengono, si susseguono le pubblicità, i trailer, e in modo dimenticabile anche buona parte di questo horror adolescenziale.
E poi, la svolta del terzo atto.
Mi trovo casualmente a spostare lo sguardo verso la coppia che si era seduta di fronte a me: noto con sbalordimento che di testa ce n’è una sola, quella dell’uomo. La ragazza non c’è più. Ma non l’ho vista alzarsi, né andare al cesso. È un piccolo mistero da risolvere.
Mi protraggo in avanti, appoggiandomi con le braccia alla poltrona davanti. Nella fila successiva c’è l’uomo, lo sguardo rivolto al film. E poi, in un brivido di delizia, avverto un suono inconfondibile, IL suono, un suono per cui vale la pena vivere: il suono del risucchio. Svelato l’arcano: la ragazza si è abbassata senza che io me ne avvedessi e adesso si sta prodigando in un cinematorgasmico pompino. Il tipo che di cosa che PornHub definirebbe “pompino salivoso”.
Cerco di isolare dalla mia percezione quel cesso di film horror, tutto ciò che voglio sentire e vedere è ad una fila di distanza.
Le labbra della ragazza producono un suono appiccicoso, bagnato, dei baci caldi che abbracciano la carne del ragazzo. Probabilmente sta centellinando la cappella, la sta accarezzando con la lingua. La sento sputare gentilmente e avverto il tintinnare discreto di un braccialetto, segno che la sua mano sta correndo rapida a saggiare l’intera lunghezza dell’asta.
Cedo all’illusione di poter essere parte di questa effusione clandestina: apro la patta, con difficoltà estraggo il cazzo eretto. Lascio che un filo di saliva scivoli sulla mia mano, “è partita la mia mano”. La ragazza aspira forte: di nuovo il risucchio, l’inspirazione bavosa e occlusa dal membro. Di nuovo il rapido tintinnare del braccialetto, il convulso e sporco suono della mano che sega senza clemenza. Vedo la testa del ragazzo abbandonarsi un po’ all’indietro e, sovrastato dal suono dell’impianto, non mi sfugge un gemito virile, invero piuttosto grezzo.
Da qui è un tripudio sinestetico. Sento la ragazza gorgogliare forte e vedo il ragazzo piegarsi rapidamente in avanti: è evidente, la sta soffocando col cazzo, sta cercando, in un delirio di onnipotenza, di riempire l’intera cavità orale della ragazza con il proprio bastone carnoso.
I rantoli bavosi continuano, accompagnati dai mugolii compiaciuti dell’uomo che non molla la presa. A coronare il tutto si allunga ad assestarle un compiaciuto schiaffo sul culo. Così sia.
Io me lo strofino con violenza, lo inondo di saliva che gocciola a terra, nel tentativo di emulare il calore bagnato e accogliente che deve offrire la bocca della donna.
Vedo l’uomo rilassarsi, contemporaneamente la ragazza torna alla vita, tirando un sospiro lungo e lascivo. La vedo ricomparire per una frazione di secondo, nel tentativo di dire qualcosa all’orecchio dell’amato: pia illusione, cara ragazza.
La mano dell’uomo è implacabile, la afferra per i capelli, facendola sparire alla mia vista, ma consegnando al mio udito la più dolce delle sinfonie. Riesco a seguire distintamente il ritmo forsennato di questo “face fuck”, riesco ad immaginare le due mani che immobilizzano la testa, mentre il bacino si muovo rapido nel tentativo di riempirla. Delirio di possesso, lei che sbrodola saliva, la gola che si gonfia ritmicamente, le labbra attraversare da un furioso cazzo bavoso, il volto arrossato e sconvolto.
Parallelamente, anche la mia carne è ricoperta da uno strato di viscida saliva, lo scorrimento della mia mano produce un suono non lontano da quello della bocca violata della ragazza. I suoni del sesso saturano l’aria. L’uomo si immobilizza di botto, lo vedo irrigidirsi: è l’estremo tentativo di soffocamento. Immagino le labbra di lei che quasi sfiorano le palle tanto è violenta la penetrazione orale. Un mugugno eloquente (è venuto) si accorda con il più trattenuto mio mugugno (sono venuto). La ragazza torna a respirare in uno spasimo gutturale, sputa sonoramente la saliva che le ingolfa la bocca. Il mio sperma gocciola lentamente a terra, la luce dello schermo mi mostra il membro lucido, arrossato e tuttavia libero.
L’altro uomo, quello davanti a me, si è svuotato nella bocca di una donna che adesso probabilmente lo ripulirà a dovere. Così va la vita.
Entro dieci minuti il film finisce, senza sussulti, senza catarsi. L’apice è già stato raggiunto, a livello narrativo, per così dire. Sullo scorrere dei titoli di coda vedo la ragazza alzarsi e andare verso il bagno, nel chiaro intento di ridare un’aspetto umano alla sua giovane faccia, scopata di fresco e con molta malagrazia. Trapanata. Ispezione orale di rara minuzia.
Vedo il ragazzo alzarsi e aspettarla davanti all’uscita della sala. Potrebbero essere esibizionisti, il che va bene per un proto-voyeur come me. Aspettando al mio posto che la ragazza esca dal bagno rifletto e arrivo alla conclusione che se sono due esibizionisti devo loro, come minimo, un gesto di ringraziamento. In fondo mi hanno svoltato la serata.
La ragazza esce dal bagno, raggiunge il ragazzo verso l’uscita: io raccolgo con le dita il mio sperma gelatinoso rimasto a terra e mi accodo.
Di nuovo alla luce constato che la ragazza è un tipo niente male, piuttosto magra e tuttavia tonica e consistente: mica scemo il ragazzo. Me lo vedo a trapanarla, bella sudata, nel post allenamento, culo sodo e amabilmente stretto. Perché no.
Mi avvicino fatalmente ai due, per sorpassarli. Fingo di urtare la ragazza e con mondana galanteria le sfioro il braccio con le dita, per scusarmi. Il mio sperma appiccicoso aderisce alla pelle abbronzata del suo braccio nudo, un piccolo omaggio, un riconoscimento dovuto. Me ne vado senza voltarmi.
scritto il
2019-02-23
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