De Soffoconis Consolatione

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De Soffoconis Consolatione

È una verità universalmente riconosciuta che gli esami provochino frustrazione sessuale. Nel mio caso, studente di lettere antiche, la cosa sta raggiungendo livelli parossistici. Tanto per capirci, l’altro giorno, intento in una concitata penetrazione clandestina di una “donna di strada” (in macchina) sono stato colto da un atroce dubbio di metrica latina, ho dovuto tirare fuori il cellulare e risolvere il dilemma. Insomma, ho scaricato la tipa e sono tornato a casa a studiare. Una situazione insostenibile.
Comunque, l’altro giorno, parlando con le mie colleghe di università, vengo a sapere che le cose vanno più o meno nello stesso modo per il sesso femminile: anche loro stressatissime, prossime alla castità coatta. È un’epidemia. Ma l’unica cosa da fare è affrontare questo esame, è una tappa obbligata per la laurea.
Così, seduti in un bar del quartiere universitario, decidiamo di prendere di petto la situazione. Siamo un gruppo di 8 persone più o meno, 3 uomini. Ecco uno stralcio significativo della conversazione, tanto per rendere l’idea della suddetta frustrazione sessuale.
-Ragazzi, perché non ci facciamo una studiata di gruppo uno di questi giorni?
-Una studiata di gruppo. Mi piace.
-Ci sto. Una gang bang latinista. Buttiamo il latino nel mezzo e ce lo scopiamo a sangue.
-Sarebbe un’esperienza catartica. Un “fotte diem”.
Insomma, ci vediamo da una ragazza e, per continuare la metafora, ci scopiamo in gruppo il latino. Una scopata intensa, sulle 3 ore. Dopo questo rituale i nostri sensi sembrano essere piuttosto appagati, o per meglio dire siamo esausti, abbiamo studiato troppo, è sera ormai.
Io rimango a cena dalla ragazza ospite, insieme ad una terza ragazza, mentre gli altri, chi per un motivo chi per un’altro, se ne vanno.
Salto al dopo cena.
Stiamo sul divano tutti e tre, a parlare.
Così una delle due ragazze:
Ragazza 1- Io sarei per sfruttare questa serata in modo proficuo.
-Cosa proponi di bello?
(Per onestà intellettuale aggiungo che pongo la suddetta domanda senza alcuna illusione sessuale, stavo proprio a terra.)
-Adesso te lo faccio vedere.
Si alza, va a prendere qualcosa in camera e torna con le mani dietro la schiena. Si avvicina molto a me e l’altra ragazza, con atteggiamento ambiguo, in quella che dovrebbe essere una camminata sexy. Poi di scatto ci fa vedere che cosa ha in mano: un fottuto libro di latino, che inizia a declamare con solennità. Io e l’altra ragazza ci mettiamo a ridere ma minacciamo di violentarla se non mette via quel libro infame.
Ragazza 2 -Attenta, rischi una gang bang latinista atto secondo.
Ragazza 1 -Si, mi piace questa metafora di scoparsi il latino.
Ragazza 2 -Dammelo.
Ragazza 1 -Sbattilo senza pietà.
Così, in un passaggio surreale ancorché divertente, le due ragazza invadono il divano e iniziano a simulare un’amplesso feticista: con un libro, non so se mi spiego.
A questo punto sono uno spettatore interessato: le due ragazze hanno ripreso tono, si divertono con ingenuità, le vedo sorridere con le guance arrossate. Hanno messo il libro tra loro e fingono di penetrarlo a pecorina: in effetti è ciò che meriterebbe. Muovono il bacino velocemente e a parole ricreano lo stereotipo dell’uomo che scopa con violenza.
Rag.1e 2 -Si, si, così. Scopalo. Più forte. Oh, Dio, si.
Insomma, questo è l’andazzo
e se ne accorge anche il mio cazzo.
Un distico improvvisato che spiega bene la situazione: più prosaicamente, mi sta diventando duro. Queste due ragazze, che so essere a corto di rapporti sessuali da vari giorni, si sfogano nel modo più infantile e stupido. La cosa mi eccita in modo imbarazzante, non so veramente che contegno tenere.
Opto per il paternalismo simpatico:
-Su ragazze, trattatelo con gentilezza.
Rag 1- Lui non è stato gentile con noi.
-Ineccepibile.
Rag 2 -Vieni, scopatelo anche tu.
E qui sorge un problema di carattere motorio-anatomico: ovvero, ce l’ho irrimediabilmente duro, fatalmente eretto. Piccolo impasse. Rifiuto con dignità:
-No, grazie. Non dopo cena.
Rag 1 -Che significa?
Rag 2 -Si infatti. Non fai mai sesso dopo cena? Che politica è?
Rag 1- Non ha senso.
Colto in fallo. Letteralmente. Hanno mollato il libro e si sono rivolte a me. Hanno voglia di parlare di sesso, mi sembra legittimo.
-Non sono molto sistematico.
Rag 2- Le scopate serali sono le migliori. Seconde solo a quelle mattutine.
Rag 1- Di mattina è stupendo. Appena sveglia.
Ormai hanno dimenticato il libro, sono sedute sul divano una difronte all’altra. Io, reietto, sono nell’angolo.
Rag 2- Appena siamo più libere con l’università necessito di un partner sessuale.
Rag 1- Non me ne parlare. Hei, vieni qui, non ti isolare.
Rag 2- Fa il timido. Non ci vuole parlare della sua vita sessuale. È pudico.
È richiesta la mia presenza. Le ragazze mi fanno spazio, vogliono che mi sieda tra di loro. Ma, ripeto, ce l’ho duro. In modo inequivocabile. Qualunque scusa suonerebbe ridicola, perciò decido di alzarmi e sedermi tra loro, nella pia illusione che non noteranno il rigonfiamento da loro causato. Mi siedo tra loro e accavallo le gambe. Sono arrossito, deglutisco.
Rag 1 -Unisciti alla conversazione.
Rag 2 -Dicci qualcosa.
La seconda ragazza si distende ed allunga le gambe, appoggiandole sulle mie.
Rag 2 -Butta giù quella gamba, sto scomoda.
Senza tenere le gambe accavallate la mie erezione diverrà cristallina è impossibile da ignorare. Io faccio resistenza, ma con il piede la ragazza butta giù la mia gamba, e si adagia comodamente sul divano, con le gambe allungate.
E allora eccolo lì: un simpatico rigonfiamento dei pantaloni, a qualche centimetro dalla gamba della ragazza. La ragazza distesa potrebbe non averlo notato, ma l’altra è proprio accanto a me, non può non vederlo. Sono nel pallone. Decido di arrendermi all’evidenza a affrontare la cosa con una certa gravitas arcaizzante:
-Mi dispiace.
Rag 2- Perché? Cosa?
Rag 1- Tranquillo. Sei in salute, almeno.
La ragazza distesa alza lo sguardo per capire che cosa succede e alzandosi allarga involontariamente una gamba, facendola scorrere sulla mia erezione.
Rag 2- Oh. Ok. Ho sentito.Scusa.
-Mi dispiace. Davvero.
Rag 1- Secondo me non è un problema.
Rag 2- No, dai. Non importa.
Segue più o meno un minuto di silenzio. Sarebbe interessante trascrivere il flusso dei pensieri che in questo momento scorrono nelle teste di queste due giovani donne, sedute su un divano con un uomo con il cazzo eretto, un evidente segno di involontario apprezzamento per loro due. La ragazza seduta accanto a me massaggia distrattamente un piede della ragazza distesa, che è rimasta praticamente immobile, con le gambe allungate su di me. Io ho un afflusso di sangue alla faccia incontrollato, credo di essere sul “rosso pompeiano”, alla Fantozzi.
E poi, ex abrupto:
Rag 1- Che vogliamo fare?
La risposta della seconda ragazza è subitanea, ma è espressa attraverso i gesti, non con le parole. Fa scorrere lentamente un piede sulla mia patta e massaggia il rigonfiamento con le dita e la pianta del piede. Alza lo sguardo verso di me e mi sorride.
Ragazza 1- Ok. D’accordo.
Con un sorriso quintessenzialmente provocante anche lei prende parte a questo svago imprevisto: si sfila le scarpe e i calzini e a piede nudo si dedica ad una sinergica gratificazione della mia erezione. Ho quattro piedi muliebri che lavorano dolcemente sui miei genitali. I loro piedi sono bianchi ed hanno un odore intenso che penetra la mia percezione: il ritmo con cui piegano le dita a massaggiarmi è lento e coordinato. La seconda ragazza porta un piede verso la mia faccia: lo afferro e me lo faccio scorrere addosso, liscio e odoroso. Ha le gambe leggermente divaricate, perciò sfrutto la sua posizione per allungarmi e farle scorrere una mano sull’inguine tiepido, fasciato dai leggins.
Rag 2- No, aspetta. Adesso ci dedichiamo a te.
Ritraggo la mia mano dal suo sesso con una punta di delusione. Unexpected. Ci pensa la prima ragazza a fugare ogni ombra di sentimento negativo: ritrae i piedi e si piega in avanti portando la sua faccia direttamente a contatto con il duro rigonfiamento dei miei pantaloni. Strofina la faccia contro di me, una gattina arrapata. Sento il naso e il profilo del suo viso che preme su di me, mentre i piedi dell’altra continuano ad impastare con dolcezza. Con la punta della lingua getta le basi di una proto-fellatio, riscontrando subito il consenso della seconda ragazza, che agilmente cambia posizione e porta la sua lingua a contatto con quella dell’amica. Strofinano la faccia sul pacco, si sfiorano, si leccano sorridendo, leccano il rigonfiamento protetto dai pantaloni: due micette eccitate, calde, che mi esplorano con le mani e con i loro visi. Sarei tentato di lanciarmi in un ode erotica dedicata alla suprema visione di due lingue femminili che si intrecciano, ma preferisco non divagare.
A questo punto ho come un’evoluzione di sensibilità. Voglio che quelle due facce siano mie. Brutalmente, confestim (“senza indugio”, per chi non ha fatto il classico).
Mi slaccio la cintura, abbasso i pantaloni, libero il mio cazzo in un effluvio di odori genitali.
In un’immagine geometrica e pulita, il mio membro si erge tra i profili gentili delle due ragazze, che allungano la lingua quasi contemporaneamente a compiere un primo assaggio della pietanza che dovranno condividere. È un assalto su due fronti: le punte delle due lingue bersagliano il glande in simultanea, causandomi un sussulto.
Rag 1- Sei delicato?
Rag 2- Io lo sapevo che non c’è l’avevi grosso.
Mi sfottono, ebbene sì. Le due ragazze, separate dal cazzo, si sorridono birichine e allungano le lingua ad incontrarsi, rosse e lucide, alla sommità della cappella. Una accarezza il frenulo, l’altra si porta ancora alla corona del glande, stuzzicandola con minuzia. Ancora una volta io ho un leggero sussulto.
Rag 1- Ti piace qui?
Si sofferma ancora sulla corona, il punto più sensibile per me, quello più intenso adesso che il membro è gonfio di sangue.
Rag 1- Faccio piano, tranquillo.
Fa sparire il glande accogliendolo tra le sue labbra per qualche secondo, adagia la lingua sulla mia pelle e la muove lentamente. La seconda ragazza fa scorrere la bocca chiusa lungo l’asta e poi scende verso i testicoli. Li accarezza con la lingua e prima di attirarne uno tra le labbra sentenzia:
Rag 2- Che belle palle gonfie.
Impossibile replicare. Ho buona parte del mio apparato genitale intrappolato nelle bocche di queste due ragazze, avverto in simultanea la lingua di una che mi divora la cappella, mentre l’altra che succhia i miei testicoli mugugnando. Si accende davvero in me il senso del possesso fisico. Come diceva Battiato, “il senso del possesso che fu pre-alessandrino”. Appoggio le mie mani sulle due teste, le inchiodo al loro lavoro, le possiedo, le premo leggermente. Avverto una leggera resistenza da parte di entrambe. Premo con più forza. Lentamente faccio scorrere la testa della prima ragazza sempre più in basso, ad accogliere in bocca una parte sempre più consistente del mio membro; obbligo la seconda ad assaporare entrambe le palle contemporaneamente, schiacciata tra le mie gambe, a pochi centimetri dall’ano. Povera ragazza.
Le tengo ferme in questa posizione, finché iniziano a gemere entrambe. La prima ha preso in gola l’intera lunghezza del cazzo e la pelle del suo volto inizia a tingersi di rosso. La seconda è intasata dalle mie palle, bloccata nella mia intimità: iniziano entrambe a sbavare e ad alzare lo sguardo verso di me. Quando le sento rantolare entrambe e vedo i loro occhi supplici rivolti verso di me, le facce rosse e gonfie, le lascio respirare, in un divino è illusorio atto di magnanimità.
Una pioggia di bava inonda i miei genitali: entrambe sputano una saliva densa e riprendono fiato affannate, incredibilmente vogliose di riprendere il lavoro. La prima ragazza mi afferra le palle tra le dita e le serra: si dedicano entrambe al cazzo, ricoprendolo di uno strato di la saliva densa e cremosa. Stanno ancora ansimando e riprendendo fiato quando afferro la testa della seconda ragazza e la riempio di me: le sue labbra accolgono inermi l’intera asta, io le schiaccio la testa fino in fondo e la tengo ferma. Vedo le sue guance tese, la gola gonfia, i capelli scomposti che ricadono intorno. Sono entrato in un antro di carne calda e bagnata e non ho intenzione di uscirne. La ragazza inizia a mugolare quasi subito ma la prima ragazza interviene:
Rag 1- Tienila ancora.
Si abbassa verso di lei e le lecca la faccia rossa e sofferente.
Rag 1- Dai che ce la fai.
La ragazza ha un urto di vomito ma la prima ragazza la trattiene ancora: è paonazza, sta sbavando sopra di me senza ritegno. Decido, lentamente, di liberarla. Accompagno la sua testa, la sfilo dal mio cazzo, che si ritrova inondato da filamenti di bava densa e calda. È senza fiato, gli occhi arrossati, la faccia sconvolta. La prima ragazza raccoglie la saliva prodotta dall’amica e gliela impasta in faccia, senza che questa si opponga in qualche modo.
Rag 1- Guarda che carina.
I capelli tutti appiccati sulla fronte, una maschera di saliva lucida.
In trance agonistica la seconda ragazza decide di sottoporre l’amica sadica ad un trattamento analogo: con sommo godimento osservo la ragazza aprire la bocca dell’amica e guidarla indifesa verso il mio cazzo. Le mani inchiodate sulla testa dell’amica, la ragazza fa scorrere la testa avanti e indietro con lentezza. La gola della prima ragazza si gonfia ritmicamente, riempiendosi e di nuovo svuotandosi. Appongo anche le mie mani sulla testa ed il ritmo aumenta fino a divenire parossistico: è una scopata facciale in piena regola. La ragazza produce un suono vocalico inframezzato da gorgoglii e risucchi altisonanti. Le spingo furiosamente la testa contro di me, intimandole di aprire la bocca; le fotto la faccia godendomi la fatica sul suo volto, l’abbandono della sua bocca violata senza pietà. Poi la afferro e la sottopongo al trattamento dell’amica, piegandomi in avanti a paralizzarla del tutto. Una faccia schiacciata e assorbita dai miei genitali. Il membro affondato in profondità nella cavità orale.
L’amica le sbatte la mano sulla guancia, producendo un suono sordo.
Rag 2- Soffocala.
Trattengo il cazzo nella gola, e sento i gemiti farsi più intensi, la respirazione sofferente. La ragazza ha un urto di vomito prolungato, cavernoso e gorgogliante. La seconda ragazza è più clemente di me, sfila la testa dell’amica e reclama la sua parte:
Rag 2- Fottimi la bocca.
Richiesta quantomai gradevole. È un atto di perdizione e violenza possessiva che mi lascia completamente in estasi. “De Soffoconis Consolatione”, per parafrase pornograficamente quel buon minchione di Boezio.
Delirio orgiastico: inizio, letteralmente, a scopare la bocca morbida e carnosa di questo angelo di ragazza. Sbrodolio incontrollato di saliva, armonia dionisiaca dei suoni untuosi e fradici della penetrazione orale. La sua faccia rossa e coperta di saliva, gli occhi alzati verso di me mentre il membro la impala ritualisticamente. La prima ragazza sputa con lascivia sull’amica trapanata.
Rag 1- Aspetta a venire.
-Ci sono quasi. Succhiami le palle.
Continuo a penetrare con furia la seconda ragazza, sento il cazzo che produce un suono sordo e bagnato nel movimento rapido di entrata e uscita; ho uno scossone quando sento i testicoli serrati in una morsa orale ed un dito umido che si inserisce clandestinamente nel mio ano.
Sento di essere alle battute finali, non sono un maratoneta del sesso, purtroppo. Oggi più un centometrista. Ma contraggo i muscoli pelvici, spingo a fondo la testa della seconda ragazza che riceve docilmente, mi impadronisco della testa della prima e la soffoco contro il mio ano (nel frangente lei ha l’ardire di leccarmi abilmente il buco del culo, lodevole ancorché inatteso, direi).
Spingo nella bocca della seconda ragazza, sono gli ultimi spasmi: questo tempio di carne diventa il contenitore da cospargere col mio sperma. Schizzo soffocandola, gestisco la sua testa come un oggetto, tengo l’uccello al caldo per questi ultimi secondi. Poi la libero, lo sperma le gronda dalle labbra. La ragazza si dedica a raccoglierlo con la lingua, risucchiando, cercando di trattenere in bocca questo denso bolo di saliva e sperma. La prima ragazza è ancora intenta a penetrarmi l’anno con leggere spinte dell’indice e gentili colpi di lingua: faccio fatica a trattenere più estremi impulsi desadiani. La seconda ragazza le si avvicina e le riversa parte del prezioso liquido in faccia: simpatici giochetti infantili, amabili perversioni sessuali che le spingono a spalmarsi a vicenda lo sperma in faccia, a gentili scambi orali; di nuovo lingue bagnate che si intrecciano, carne che si compenetra. Dio santo.
Eccole, graziose maschere di liquidi organici, volti sconvolti e coloriti, vene del collo gonfie, occhi arrossati, capelli scomposti, appicciati sulla faccia. Sperma e saliva hanno sporcato è impastato il divano. Manipolano con dolcezza il mio pene rosso e unto, le ultime effusioni prima del congedo. Per quanto mi riguarda sono arrivato, potrei andare a dormire adesso, seduta stante. Ho già l’occhio calante. Versi di latino che iniziano a fottermi il cervello, once again.
Ma le gattine, evidentemente non hanno chiuso con me: con terrore le vedo alzarsi e spogliarsi.
Rag 1- Ci siamo occupate di te...
Rag 2- Meno male che non ce l’hai grosso. Se no erano cazzi.
Rag 1- Andiamo in camera.
-No, pietà.
Rag 1-Pietà un cazzo.
Rag 2- Nessuna pietas per te. Sei nostro.
-Chiedo umilmente pietà.
Un vano tentativo, in effetti. Le due ragazze sorridono e mi prendono per mano: sono adescato e trascinato verso lidi sconosciuti, nelle grinfie di due latiniste assatanate e desiderose di compenso sessuale, peraltro del tutto legittimo. Mi domando se alla fine ne uscirò vivo.
scritto il
2019-02-24
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