Teen/Cinema all’aperto/Soft
di
selvaoscura
genere
prime esperienze
Sogno 15/06/17
Io e Riccardo eravamo amici da poco. Amavamo entrambi passare le ore ad ascoltare canzoni senza cantanti. Dupstep, House, più la base è contorta e con bassi importanti più ci piaceva. Eravamo amici di scuola d’altronde. Non ci vedevamo tutti i giorni ma se ci salutavamo di prima mattina il nostro umore cambiava. E di molto. Me ne sono accorta quando l’ho colto di sorpresa una volta. Se dovessimo parlare di coincidenze allora molto lieta, Adam Kadmon. Ma quel furfante era solito provocarmi nei momenti impensabili. Passavo di fronte classe sua, mi dirigevo al bar della scuola. Sentii la sua voce innalzarsi di volume. Era appena stato chiamato per un’interrogazione. Non potevo perdermelo. Andai a prendermi un cornetto e tornai subito nei pressi della porta, ma senza farmi vedere. Lui non so come, non so perché disse che sarebbe stato tranquillo. Era pronto, preparato e, parole sue, di buon umore perché il pomeriggio sarebbe andato ad un cinema all’aperto per la prima volta. La prof entusiasta e un po’ stranita vide la porta aperta e lo mandò a chiuderla prima di iniziare. Mi si gelò il cuore in gola. Comparve poco dopo, mentre mi impiastricciavo con la crema del cornetto e disse sussurrando: “Il film è alle 18:00, non fare tardi. Buona la crema!” Con un dito raccolse la parte di crema colante e se lo leccó in un batter d’occhio. Ne seguì un sorriso sicuro di sè che mi fece divertire. “Quest’è matto.” Pensai. “Mattissimo. Come minchia ha fatto a capire che c’ero io, sarebbe potuto essere chiunque.” Che ipotesi stupida. Ero stracotta ed ero stata tradita. Tradita? Perché? Lo capii solo più avanti.
Il pomeriggio stesso andai all’appuntamento con l’entusiasmo di un cane alla vista di un parco nuovo in cui giocare. Lo trovai nell’intento di comprare dei pop-corn. Lo salutai con un breve bacio sulla guancia. Lo aiutai a portare le bottigliette d’acqua e i biglietti. Steso il telo, sdraiati per terra e mangiato qualche pop-corn, l film incomincia. Il protagonista è Spiderman. Parte la sigla della Marvel. Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere si trova su una cupola di vetro così alta da vedere tutto il pianeta. Vuole a tutti i costi raggiungere Gwen, in Inghilterra. La trama prosegue, ma a un certo punto del film sento quasi di addormentarmi. Non mi era mai capitato con un film della Marvel! Eppure li ho sempre amati e seguiti fino alla fine con interesse! Allora perché mi sento rilassata, leggera e quasi abbioccata? Mi poggio sul mio braccio destro e lui nota subito questa mia reazione. Riposo un attimo la testa e strizzo gli occhi. Torno seduta con le gambe incrociate e istintivamente inclino la testa verso destra, la sua spalla sinistra mi stava chiamando, quasi. Sentii il suo respiro caldo e discreto che mi attraversava il viso. Respiravo il suo respiro. La pelle del suo braccio a contatto del mio viso mi portò a chiudere gli occhi più volte. Più strofinavo la mia guancia su di lui, più ero rilassata, appagata e serena. Aveva una nota così dolce. Un profumo così avvolgente e piacevole che non ho potuto resistergli. Dopo essermi accorta di tutta questa mia attrazione espressa senza sosta, aprii gli occhi e lo guardai incuriosita, soffermandomi sulla sua di reazione. Se ci fosse stato qualcosa di troppo, avrei voluto sentirmelo dire o magari capirlo in quel momento prima di metterlo in inbarazzo e farlo sentire a disagio. Magari lui non mi stava dicendo per educazione o per timidezza o per shock o per.... Ma. Aspettai un secondo, perché il suo animo non era in subbuglio e allarmato. Era in estasi. Il suo viso era così beatamente felice che aveva chiuso gli occhi fin quando mi ero tenuta vicino al suo braccio. Lí per lí interruppi quel momento per avere un suo consenso. Lui aveva sentito il distacco e stava per riaprire gli occhi. A ogni secondo il volume delle mie paure esplodeva alle stelle. Mi rivolse uno di quegli sguardi da “Continua pure e se ti piace non ti fermare”. Alzai gli occhi al cielo dalla voglia, non me ne fregò proprio più niente del film. Chiusi gli occhi, sorrisi a 32 denti e mi adagiai sulla sua spalla stringendo forte il suo braccio. Continuai a scambiare con lui i miei respiri. Sempre più veloci. L'emozione saliva e l'attrazione aumentava. Tornai seria. Volevo di più. Non mi volevo fermare. Oh, no. Il disinteresse nei confronti del film era condiviso da entrambi e qualsiasi movimento lui facesse ormai aveva a tutti gli effetti un effetto eccitante dentro di me. Arrivammo a un punto di non ritorno, i nostri occhi fermarono il tempo perdendosi gli uni negli altri. Mi abbandonai al momento, caddi in tentazione e aprii le labbra, in disperata richiesta della sua lingua a contatto con la mia. Mi avvicinai pianissimo verso di lui per baciarlo. Lui comprese il tutto e mi baciò a sua volta prima che potessi rendermi conto che non avevo più il controllo. Ci facemmo prendere dalla passione e ci ritrovammo in un limone voluto, aspettato, desiderato in quel momento e in quel luogo. Stava succedendo, avevamo caldo e freddo. Lui non mi tolse gli occhi e in quel caso anche le labbra di dosso. Aprendo una mezza palpebra prese un’altra coperta e ce la avvolse addosso. Avevamo entrambi solo delle t-shirt e jeans. Dopo qualche tempo cominciai a rendermi conto di quanta voglia effettivamente avevo di spingermi oltre e l'istinto mi portò a ragionare. Eravamo in un luogo pubblico. Non ero pronta a proseguire. Un brivido di paura pervase la mia testa. Volevo solo fermare la sua mano che piano piano mi conosceva al di sotto della maglietta. Gli piantai una mano sul polso. Per un attimo non capí il segnale di avvertimento e fece come se non fosse nulla. Ma al secondo “fermati” rimase un po' indispettito e per un po' non mi volle ascoltare. Ma con qualche spintone riuscii, come dire, a svegliarlo da quello stato di trans per fargli capire di non andare oltre. Si ritrovò come in un pesce fuor d’acqua. Non ancora pienamente lucido e mi chiese così dal nulla di non provocarlo più. Proprio mai più. A un’apparente reazione infantile ne conseguì una esplicativa: mi sorrise confessando: “altrimenti sai che non ti resisterei. Ma non voglio darti fretta. Godiamoci il film” Gli risposi nella stessa maniera. Non avrebbe dovuto provocarmi in quel modo.
Colpa sua se mi faceva perdere la testa con quel suo calore rassicurante. AHAHA Ridemmo delle stronzate appena dette. Ci stendemmo sottobraccio l’uno con l’altra. Eravamo entrambi bollenti e molto colorati in viso. Me lo sentivo, mi andavano a fuoco le guance. Non sono pentita di averlo fermato, anzi, ma sotto sotto sapevo che era giusto farlo. Come per una fetta di carne. Scottata e bruciata o cotta lentamente e bene? Ho scelto la seconda strada, fieramente, perché sapevo per quanto altro tempo ci saremmo aspettati, rispettati e amati a vicenda.
Io e Riccardo eravamo amici da poco. Amavamo entrambi passare le ore ad ascoltare canzoni senza cantanti. Dupstep, House, più la base è contorta e con bassi importanti più ci piaceva. Eravamo amici di scuola d’altronde. Non ci vedevamo tutti i giorni ma se ci salutavamo di prima mattina il nostro umore cambiava. E di molto. Me ne sono accorta quando l’ho colto di sorpresa una volta. Se dovessimo parlare di coincidenze allora molto lieta, Adam Kadmon. Ma quel furfante era solito provocarmi nei momenti impensabili. Passavo di fronte classe sua, mi dirigevo al bar della scuola. Sentii la sua voce innalzarsi di volume. Era appena stato chiamato per un’interrogazione. Non potevo perdermelo. Andai a prendermi un cornetto e tornai subito nei pressi della porta, ma senza farmi vedere. Lui non so come, non so perché disse che sarebbe stato tranquillo. Era pronto, preparato e, parole sue, di buon umore perché il pomeriggio sarebbe andato ad un cinema all’aperto per la prima volta. La prof entusiasta e un po’ stranita vide la porta aperta e lo mandò a chiuderla prima di iniziare. Mi si gelò il cuore in gola. Comparve poco dopo, mentre mi impiastricciavo con la crema del cornetto e disse sussurrando: “Il film è alle 18:00, non fare tardi. Buona la crema!” Con un dito raccolse la parte di crema colante e se lo leccó in un batter d’occhio. Ne seguì un sorriso sicuro di sè che mi fece divertire. “Quest’è matto.” Pensai. “Mattissimo. Come minchia ha fatto a capire che c’ero io, sarebbe potuto essere chiunque.” Che ipotesi stupida. Ero stracotta ed ero stata tradita. Tradita? Perché? Lo capii solo più avanti.
Il pomeriggio stesso andai all’appuntamento con l’entusiasmo di un cane alla vista di un parco nuovo in cui giocare. Lo trovai nell’intento di comprare dei pop-corn. Lo salutai con un breve bacio sulla guancia. Lo aiutai a portare le bottigliette d’acqua e i biglietti. Steso il telo, sdraiati per terra e mangiato qualche pop-corn, l film incomincia. Il protagonista è Spiderman. Parte la sigla della Marvel. Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere si trova su una cupola di vetro così alta da vedere tutto il pianeta. Vuole a tutti i costi raggiungere Gwen, in Inghilterra. La trama prosegue, ma a un certo punto del film sento quasi di addormentarmi. Non mi era mai capitato con un film della Marvel! Eppure li ho sempre amati e seguiti fino alla fine con interesse! Allora perché mi sento rilassata, leggera e quasi abbioccata? Mi poggio sul mio braccio destro e lui nota subito questa mia reazione. Riposo un attimo la testa e strizzo gli occhi. Torno seduta con le gambe incrociate e istintivamente inclino la testa verso destra, la sua spalla sinistra mi stava chiamando, quasi. Sentii il suo respiro caldo e discreto che mi attraversava il viso. Respiravo il suo respiro. La pelle del suo braccio a contatto del mio viso mi portò a chiudere gli occhi più volte. Più strofinavo la mia guancia su di lui, più ero rilassata, appagata e serena. Aveva una nota così dolce. Un profumo così avvolgente e piacevole che non ho potuto resistergli. Dopo essermi accorta di tutta questa mia attrazione espressa senza sosta, aprii gli occhi e lo guardai incuriosita, soffermandomi sulla sua di reazione. Se ci fosse stato qualcosa di troppo, avrei voluto sentirmelo dire o magari capirlo in quel momento prima di metterlo in inbarazzo e farlo sentire a disagio. Magari lui non mi stava dicendo per educazione o per timidezza o per shock o per.... Ma. Aspettai un secondo, perché il suo animo non era in subbuglio e allarmato. Era in estasi. Il suo viso era così beatamente felice che aveva chiuso gli occhi fin quando mi ero tenuta vicino al suo braccio. Lí per lí interruppi quel momento per avere un suo consenso. Lui aveva sentito il distacco e stava per riaprire gli occhi. A ogni secondo il volume delle mie paure esplodeva alle stelle. Mi rivolse uno di quegli sguardi da “Continua pure e se ti piace non ti fermare”. Alzai gli occhi al cielo dalla voglia, non me ne fregò proprio più niente del film. Chiusi gli occhi, sorrisi a 32 denti e mi adagiai sulla sua spalla stringendo forte il suo braccio. Continuai a scambiare con lui i miei respiri. Sempre più veloci. L'emozione saliva e l'attrazione aumentava. Tornai seria. Volevo di più. Non mi volevo fermare. Oh, no. Il disinteresse nei confronti del film era condiviso da entrambi e qualsiasi movimento lui facesse ormai aveva a tutti gli effetti un effetto eccitante dentro di me. Arrivammo a un punto di non ritorno, i nostri occhi fermarono il tempo perdendosi gli uni negli altri. Mi abbandonai al momento, caddi in tentazione e aprii le labbra, in disperata richiesta della sua lingua a contatto con la mia. Mi avvicinai pianissimo verso di lui per baciarlo. Lui comprese il tutto e mi baciò a sua volta prima che potessi rendermi conto che non avevo più il controllo. Ci facemmo prendere dalla passione e ci ritrovammo in un limone voluto, aspettato, desiderato in quel momento e in quel luogo. Stava succedendo, avevamo caldo e freddo. Lui non mi tolse gli occhi e in quel caso anche le labbra di dosso. Aprendo una mezza palpebra prese un’altra coperta e ce la avvolse addosso. Avevamo entrambi solo delle t-shirt e jeans. Dopo qualche tempo cominciai a rendermi conto di quanta voglia effettivamente avevo di spingermi oltre e l'istinto mi portò a ragionare. Eravamo in un luogo pubblico. Non ero pronta a proseguire. Un brivido di paura pervase la mia testa. Volevo solo fermare la sua mano che piano piano mi conosceva al di sotto della maglietta. Gli piantai una mano sul polso. Per un attimo non capí il segnale di avvertimento e fece come se non fosse nulla. Ma al secondo “fermati” rimase un po' indispettito e per un po' non mi volle ascoltare. Ma con qualche spintone riuscii, come dire, a svegliarlo da quello stato di trans per fargli capire di non andare oltre. Si ritrovò come in un pesce fuor d’acqua. Non ancora pienamente lucido e mi chiese così dal nulla di non provocarlo più. Proprio mai più. A un’apparente reazione infantile ne conseguì una esplicativa: mi sorrise confessando: “altrimenti sai che non ti resisterei. Ma non voglio darti fretta. Godiamoci il film” Gli risposi nella stessa maniera. Non avrebbe dovuto provocarmi in quel modo.
Colpa sua se mi faceva perdere la testa con quel suo calore rassicurante. AHAHA Ridemmo delle stronzate appena dette. Ci stendemmo sottobraccio l’uno con l’altra. Eravamo entrambi bollenti e molto colorati in viso. Me lo sentivo, mi andavano a fuoco le guance. Non sono pentita di averlo fermato, anzi, ma sotto sotto sapevo che era giusto farlo. Come per una fetta di carne. Scottata e bruciata o cotta lentamente e bene? Ho scelto la seconda strada, fieramente, perché sapevo per quanto altro tempo ci saremmo aspettati, rispettati e amati a vicenda.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Venne in camera mia (Hard mode: on)
Commenti dei lettori al racconto erotico