Il forestiero sconosciuto
di
Gianpier
genere
gay
Non so perché ma sin da quando ero piccolo i ragazzi più grandi volevano appartarsi con me per mettermi l’uccello in mano e farselo menare. E io lo facevo, mi piaceva tenere in mano la loro appendice carnosa. La consapevolezza che mi piacessero i maschi, e il primo vero turbamento però l’ho avuto a 17 anni. Ero disteso sulla spiaggia a prendere il sole mentre i miei amici giocavano a pallone, quando vidi passare sulla battigia un uomo e una donna. La mia attenzione fu attirata dall'uomo, che avrà avuto circa 30 anni. Era abbronzato e aveva capelli lunghi, dei pettorali belli sodi e un azzurro slip minuto che faticava a contenere il suo pacco. Rimasi attratto da quella visione e sentii crescere le pulsazioni. Per settimane poi mi sono masturbato pensando di sfilargli il costume per liberarne il contenuto, per menargli il cazzo e poi succhiarlo. Finché con dolcezza lui mi faceva stendere sulla sabbia, alzare in alto il bacino, per poi incularmi fino a godere. Con questi pensieri in testa sono passati due anni senza che facessi nulla di concreto, se non qualche sega veloce a un mio compagno di scuola che veniva a farsi fare i compiti da me. Ma all'inizio di quell'estate un mio vicino di casa figlio di pescatori, mi porta con lui in barca mentre fa delle brevi immersioni di pesca. Dopo fatto il bagno si stende nudo a prendere il sole, e io naturalmente sono attirato da quel cazzo bello libero. Così vinco facilmente le mie titubanze e mi avvicino per menarglielo. Lui sembra apprezzare e io passo la stagione imparando a fare anche i pompini con spruzzata finale in bocca. Gli ultimi giorni mi fa chinare e m’incula brutalmente, facendomi male e senza farmi godere. Verso la fine di quell'estate mi ritrovo una sera da solo seduto su una panchina di fronte al mare, con i miei amici scomparsi chissà dove. Si avvicina un uomo sulla quarantina e mi chiede se voglio bere qualcosa con lui. Beviamo insieme una bibita e poi lui mi chiede se voglio fare un giro con lui. Ha una bella macchina sportiva e dopo un po' che chiacchieriamo e giriamo mi mette una mano sul ginocchio. Io sono emozionato, ma cerco di fare il disinvolto, così gli prendo la mano e la poggio direttamente sul mio cazzo.
“Tanto è questo che vuoi, è inutile girarci intorno.”
Lui mi dice che è sposato e che ha una figlia, però intanto apre la mano e mi palpa meglio l’uccello.
“Ma tua moglie lo sa che la sera vai giro in cerca di ragazzi?”
Lui mi guarda un po' risentito poi però si apre in un sorriso e mi dice di non saperlo, e che è meglio così. Dopo un lungo giro arriviamo in un prato sopra una scogliera, con la luna che si riflette nel mare. Con disinvoltura lui si sfila i pantaloni e le mutande, poi fa lo stesso con me. Abbassa il mio schienale, mi guarda fisso negli occhi, poi si china sul mio cazzo. È bravo a fare i pompini, lo insaliva, lo avvolge con la lingua, e si muove con esperienza. Io gli carezzo la testa e il collo e da come geme lui pare apprezzare. Aumenta il ritmo per poi rallentare e quando gli dico che sto per venire ulula anelando di avere la mia sborra in bocca. Poi con noncuranza sputa tutto fuori dal finestrino. Io mi sento in pace, e rimango a guardare il mare. Ho conosciuto un uomo maturo a cui piace il cazzo come a me e che può insegnarmi tante cose. Mi volto e vedo che si sta masturbando, allora lo fermo, reclino il suo schienale e comincio a menare il suo cazzo. È tozzo, anche se non molto lungo, con delle nervature lungo l’asta. Gli carezzo l’interno cosce e poi mi chino per prenderlo in bocca. Sulla cappella c’è già qualche goccia di sperma e di colpo mi prende una strana voglia. Mi tolgo la maglietta e completamente nudo, camminando sull'erba, mi porto dalla sua parte. Mi sputo più volte sulle dita per umettarmi il buchetto e gli chiedo di tirare indietro il sedile. Mi siedo cavalcioni su di lui e comincio a baciarlo sul collo e sulla guancia. Non ha un filo di barba. Divarico le gambe e cerco con le natiche il suo cazzo. Lui mi chiede quali siano le mie intenzioni e gli sussurro all'orecchio che voglio che mi scopi. Mi bacia sulla bocca appassionatamente e sento sulla sua lingua il sapore del mio sperma. Mi chiede ancora se sono sicuro.
“Sei il primo uomo maturo che conosco in questo modo e voglio che mi scopi ben bene.”
Mi fa voltare e anche lui si bagna di saliva le dita. Poi mi fa chinare in avanti e mi mette un dito in culo, lo fa roteare e lo spinge in profondità. Dopo un po' le dita diventano due e spingono bene dentro.
“Ti piace?”
“Sì amore – mi viene di chiamarlo così - mai io voglio sentire il tuo cazzo.”
Allora mi siedo sopra di lui dandogli le spalle, mi allargo le chiappe e lui punta il cazzo sul mio buchetto. Lentamente mi lascio andare e sento che mi sta entrando dentro. Lui non dà spinte, forse sapendo che avverto del bruciore. Quando è tutto dentro mi adagio con la schiena sul suo torace.
“Scopami amore.” Gli dico quasi implorandolo.
Lui allora comincia a muoversi su e giù. Il bruciore scompare e anch'io, appoggiandomi con le mani al volante, prendo a muovermi con il bacino seguendo il suo ritmo. Mi sento avvolgere da uno strano calore e da un piacere sempre più coinvolgente. Prendo le sue mani e le porto sui miei seni.
“Stringimi amore. Stringimi forte e scopami. Voglio essere la tua puttana.”
I suoi colpi si fanno sempre più decisi e io chino la testa all'indietro cercando la sua bocca.
“Ti piace il cazzo, puttanella?”
“Sì, sì, mi piace tanto. Mi fa godere il tuo cazzo nel culo.”
Non so per quanto tempo siamo andati avanti così, ero in preda a un piacere inebriante, ma a un certo punto i suoi mugolii sono diventati rantoli, ho sentito la sua cappella ingrossarsi fino ad esplodere dentro di me. Per lunghi istanti sono rimasto sopra di lui a ridere di piacere. Poi mi sono alzato e ho sentito la sua sborra colarmi dal culo, allora l’ho presa con le dita, l’ho annusata e poi l’ho leccata.
“La sborra va leccata, non sputata via!” Gli ho detto sorridendo.
Lui allora mi ha abbracciato, mi ha preso le mani e si è messo a succhiare le mie dita, imitando il pompino.
“Ti piace fare i pompini?” Gli ho chiesto. Anche se lo sapevo volevo sentirmi dire da lui, da un adulto, che sognava di succhiare i cazzi.
“Mi piace far godere i maschi, in tutti i modi.” Fu la sua risposta.
Poi mi attirò a sé, mi baciò e mi disse che dovevano rivederci ancora, che lui si sarebbe fermato ancora per dieci giorni.
“Ma se non so neanche il tuo nome.”
Con lo sconosciuto forestiero ci siamo rivisti tutte le restanti sere, tranne una. Ma queste le racconterò un’altra volta.
“Tanto è questo che vuoi, è inutile girarci intorno.”
Lui mi dice che è sposato e che ha una figlia, però intanto apre la mano e mi palpa meglio l’uccello.
“Ma tua moglie lo sa che la sera vai giro in cerca di ragazzi?”
Lui mi guarda un po' risentito poi però si apre in un sorriso e mi dice di non saperlo, e che è meglio così. Dopo un lungo giro arriviamo in un prato sopra una scogliera, con la luna che si riflette nel mare. Con disinvoltura lui si sfila i pantaloni e le mutande, poi fa lo stesso con me. Abbassa il mio schienale, mi guarda fisso negli occhi, poi si china sul mio cazzo. È bravo a fare i pompini, lo insaliva, lo avvolge con la lingua, e si muove con esperienza. Io gli carezzo la testa e il collo e da come geme lui pare apprezzare. Aumenta il ritmo per poi rallentare e quando gli dico che sto per venire ulula anelando di avere la mia sborra in bocca. Poi con noncuranza sputa tutto fuori dal finestrino. Io mi sento in pace, e rimango a guardare il mare. Ho conosciuto un uomo maturo a cui piace il cazzo come a me e che può insegnarmi tante cose. Mi volto e vedo che si sta masturbando, allora lo fermo, reclino il suo schienale e comincio a menare il suo cazzo. È tozzo, anche se non molto lungo, con delle nervature lungo l’asta. Gli carezzo l’interno cosce e poi mi chino per prenderlo in bocca. Sulla cappella c’è già qualche goccia di sperma e di colpo mi prende una strana voglia. Mi tolgo la maglietta e completamente nudo, camminando sull'erba, mi porto dalla sua parte. Mi sputo più volte sulle dita per umettarmi il buchetto e gli chiedo di tirare indietro il sedile. Mi siedo cavalcioni su di lui e comincio a baciarlo sul collo e sulla guancia. Non ha un filo di barba. Divarico le gambe e cerco con le natiche il suo cazzo. Lui mi chiede quali siano le mie intenzioni e gli sussurro all'orecchio che voglio che mi scopi. Mi bacia sulla bocca appassionatamente e sento sulla sua lingua il sapore del mio sperma. Mi chiede ancora se sono sicuro.
“Sei il primo uomo maturo che conosco in questo modo e voglio che mi scopi ben bene.”
Mi fa voltare e anche lui si bagna di saliva le dita. Poi mi fa chinare in avanti e mi mette un dito in culo, lo fa roteare e lo spinge in profondità. Dopo un po' le dita diventano due e spingono bene dentro.
“Ti piace?”
“Sì amore – mi viene di chiamarlo così - mai io voglio sentire il tuo cazzo.”
Allora mi siedo sopra di lui dandogli le spalle, mi allargo le chiappe e lui punta il cazzo sul mio buchetto. Lentamente mi lascio andare e sento che mi sta entrando dentro. Lui non dà spinte, forse sapendo che avverto del bruciore. Quando è tutto dentro mi adagio con la schiena sul suo torace.
“Scopami amore.” Gli dico quasi implorandolo.
Lui allora comincia a muoversi su e giù. Il bruciore scompare e anch'io, appoggiandomi con le mani al volante, prendo a muovermi con il bacino seguendo il suo ritmo. Mi sento avvolgere da uno strano calore e da un piacere sempre più coinvolgente. Prendo le sue mani e le porto sui miei seni.
“Stringimi amore. Stringimi forte e scopami. Voglio essere la tua puttana.”
I suoi colpi si fanno sempre più decisi e io chino la testa all'indietro cercando la sua bocca.
“Ti piace il cazzo, puttanella?”
“Sì, sì, mi piace tanto. Mi fa godere il tuo cazzo nel culo.”
Non so per quanto tempo siamo andati avanti così, ero in preda a un piacere inebriante, ma a un certo punto i suoi mugolii sono diventati rantoli, ho sentito la sua cappella ingrossarsi fino ad esplodere dentro di me. Per lunghi istanti sono rimasto sopra di lui a ridere di piacere. Poi mi sono alzato e ho sentito la sua sborra colarmi dal culo, allora l’ho presa con le dita, l’ho annusata e poi l’ho leccata.
“La sborra va leccata, non sputata via!” Gli ho detto sorridendo.
Lui allora mi ha abbracciato, mi ha preso le mani e si è messo a succhiare le mie dita, imitando il pompino.
“Ti piace fare i pompini?” Gli ho chiesto. Anche se lo sapevo volevo sentirmi dire da lui, da un adulto, che sognava di succhiare i cazzi.
“Mi piace far godere i maschi, in tutti i modi.” Fu la sua risposta.
Poi mi attirò a sé, mi baciò e mi disse che dovevano rivederci ancora, che lui si sarebbe fermato ancora per dieci giorni.
“Ma se non so neanche il tuo nome.”
Con lo sconosciuto forestiero ci siamo rivisti tutte le restanti sere, tranne una. Ma queste le racconterò un’altra volta.
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