Smart-phone
di
giorgione
genere
dominazione
Sento lo smartphone che vibra. E' mia moglie, devo rispondere anche se sono in ufficio. Ma dall'altra parte c'è una voce maschile. È leggermente affannata.
- Ciao schiavo - dice la voce - siamo qui a casa tua. Magari vuoi sapere che cosa stiamo facendo. -
Trasalisco come se i colleghi presenti nella stanza potessero sentire. Poi ragiono e penso che quella voce per quanto vigorosa entra solo nel mio orecchio. Perciò rimango in ascolto. La voce non si presenta, non mi dice chi è, non ne ha bisogno, io so benissimo chi c'è dall'altra parte. La voce prosegue. - Magari preferisci sentirlo dire da tua moglie.
Un leggero fruscio, lo smart-phone che passa di mano, e poi la voce di lei. Non si presenta, anche la sua voce è lievemente affannosa.
- Sono nuda sul nostro letto e stiamo- pausa - ...mi sta chiavando .
Ma la sua voce trema leggermente, tradisce un timore deferenziale, unito alla vergogna di dire queste cose al suo legittimo sposo. Sento la voce maschile in sottofondo intimarle qualcosa.
- Siamo sul nostro letto - prosegue lei - il padrone... - nuova pausa con voce maschile in sottofondo - il padrone è nudo, sopra di me, mi ha messo le gambe...le gambe sulle spalle e... - di nuovo
si interrompe. Sento lui che le intima di proseguire. - E mi sta... mi sta pompando... mi... mi sta mettendo il suo cazzo nella figa e sta spingendo - lo dice tutto di un fiato seguito da un lieve gemito. - Mi sta spingendo... mi sta spingendo... mi sta spingendo... - Conclude delirando e gemendo.
Di nuovo la voce maschile. - Se vuoi passare anche tu, finocchietto, non ti lasciamo fuori dalla porta.
Dopodiché la comunicazione si chiude mentre io rimango rigido seduto dietro alla scrivania col telefono ancora all'orecchio, sempre con la sensazione che gli altri abbiano udito tutto, anche se non è vero. Attento che nulla, nella mia espressione, possa tradire il tumulto emotivo che mi sconquassa interiormente, rivolgo un " ciao cara" al telefono muto e chiudo anch'io la comunicazione.
Non è la prima volta che ricevo tali telefonate ma l'emozione è sempre la stessa. Sapevo che mia moglie rincasava prima e perciò aveva " libera " la casa.
Eseguo qualche mansione di poco conto, scambio anche qualche parola senza sapere bene cosa dico, lascio passare mezz'ora poi stacco, è già pomeriggio avanzato.
Scendo all'automobile e mi butto nel traffico. Venti minuti tra semafori e clacson. Poi il parcheggio condominiale. Lascio l'auto, arrivo all’ingresso principale, prendo l'ascensore; primo, secondo, terzo, quarto piano e sono sul pianerottolo del nostro appartamento. Infilo le chiavi nella toppa della porta di casa.
L’appartamento è in penombra, nessuna luce accesa tranne la camera da letto, dalla cui porta socchiusa esce un fascio di luce che si stampa sul pavimento. Accendo la luce dell’ingresso e appoggio borsa , giubba e giacca, poi percorro il corridoio verso la soglia della stanza. Un attimo prima di entrare sento il cigolio intermittente del letto. Non mi sorprende perché tanto già so che cosa mi attende. Mi decido, metto una mano sulla maniglia ed entro: sono entrambi sul letto, nudi.
Lui sdraiato pancia all’aria, lei a cavalcioni sopra di lui. Ci stanno dando di brutto. Naturalmente mi hanno sentito e visto, ma le cose continuano a svolgersi come se io non ci fossi. Lui, uomo corpulento , sulla cinquantina, evidentemente si è stancato della solita posizione. Lei , trentacinquenne, gli passa le mani carezzevoli sulla pancia e sul petto, confondendo le dita nella lanugine mezzo bianca e mezzo grigia della peluria. Il tutto senza smettere di muovere il bacino avanti e indietro e in su e in giù. Probabilmente sono lì da quando sono partito dall'ufficio, lei nuda a infilarsi sul cazzo del padrone per dargli piacere.
Rimango fermo a guardarli sentendomi un pupazzo, lo sguardo fisso sui due corpiaccoppiati.
Mia mogli fa come se io non ci fossi, ma ha le guance irrorate di sangue perché sa che invece ci sono; il padrone invece, anche lui irrorato di sangue ma non sul viso, la testa grigia affondata sul cuscino, un po' di doppio mento e una barba né lunga né corta anche quella grigio-bianca, orienta il suo sguardo azzurro e freddo su di me. Per un istante ha un sorrisetto breve, soddisfatto e beffardo insieme, visto che ha la moglie di un altro infilata sul cazzo mentre appunto l'altro è lì che guarda come un coglione.
- Spogliati completamente- mi intima sbrigativo, poi accarezzando una coscia di mia moglie con la sua manaccia torna a guardare mia moglie negli occhi – e leccami i coglioni.
Già è vero, i coglioni chi glieli lecca? Mia moglie non può far tutto da sola. Così, dopo neanche due minuti, la piccola cinepresa, di mia proprietà, appoggiata sul comò di fronte e in funzione da prima che arrivassi, comprende nel suo micro-schermo madreperlaceo il seguente terzetto: il padrone, corpulento con le gambe leggermente divaricate e le piante dei piedi in primo piano, mia moglie, la cui schiena si inarca flessuosamente mentre il suo culo muove in su e in giù, il sottoscritto, cioè il terzo, nudo inginocchiato presso la sponda del letto, che allunga la testa tra le gambe di lui, a eseguire l’ordine ricevuto.
E mentre lecco vedo, sommo privilegio, il cazzo del padrone sparire tra le grandi e pelose e marce di umori grandi labbra della figa di mia moglie.
- Dunque, facciamo il punto della situazione - dice il padrone un'ora dopo, mentre stiamo cenando. Accanto a sé sul tavolo, sta un pc portatile acceso. - Ecco il filmato in questione -
Schiaccia un tasto e rivolge lo schermo verso di noi. Nella scena in penombra che si presenta, si muovono due figure sullo sfondo di una camera d’albergo. Le due figure, di cui si distinguono i lineamenti nonostante la scarsa luce, sono nude, curve e indaffarate su un altro corpo nudo sdraiato sul letto. Le due figure sono riconoscibilissime. Siamo io e mia moglie.
- ii filmato - continua il padrone, - che voi avete avuto per così dire l'ingenuità di lasciarmi riprendere, mi mette nelle condizioni di rovinarvi la vita, se voglio.
- Ma noi non sapevamo… - interviene mia moglie ma è subito zittita.
- Che quella ragazza è la giovane moglie, appena maggiorenne, di un noto malavitoso? No non lo sapevate. Non lo sapevate anche perché - e sorride compiaciuto - io non ve l'avevo detto, quando vi ho obbligato a fare sesso con lei. Obbligo mi pare, che voi avete svolto con molto piacere.
- Ma noi... - ritentò mia moglie.
-Voi che cosa? Ma non è questo l'importante. L'importante - ripete per dare a se stesso il tempo di compiacersi di quello che sta per dirci - l'importante è che il filmato fa vedere solo voi. Tu carina, - dice rivolto a mia moglie, mentre con una mano sotto la tavola va ad accarezzarle una coscia - appari mentre le lecchi passerina e fai godere quella troietta che, tra l'altro, è un'altra delle mie schiave, e tu, cornuto- dice rivolgendosi a me,ovviamente - mentre la baci su tutto il corpo piedi compresi, mentre quella, dietro mio ordine certo, ti succhiava il cazzo.
Un gemito intanto, proveniente dal portatile, ci avvisa che la scena è andata avanti, mostrando inequivocabilmente la troietta sdraiata sul letto con la testa di mia moglie tra le gambe, e me che le bacio avido un piede e poi comincio a scorrere con la lingua lungo il polpaccio.
Anche se la situazione era stata voluta dal nostro padrone, capiamo benissimo che siamo fregati. Anche mia moglie sicuramente, mentre guarda la scena ammutolita, se ne rende conto.
- Perciò - continua il padrone spegnendo il portatile - voi dovrete pagarmi, un pezzo alla volta, l'intero salvato. Ogni pezzo, una volta pagato, tornerà vostro, e di questo avete la mia parola, e voi potrete farne ciò che vi pare e piace, anche cancellarlo, se vi sembra la soluzione migliore. Ma prima- e qui guarda entrambi col suo sguardo crudele - il pagamento. - E qui guardò fisso me.
- Sapete in che modo potete pagarmi per il pezzo di filmato che avete visto?
E’ una domanda della quale immagino benissimo la risposta, ma non dico niente, limitandomi ad abbassare lo sguardo e a scuotere la testa.
- E tu?- domanda ancora, stavolta rivolto a mia moglie. Anche lei scuote la testa.
- Bene- continua al padrone- allora lo dico io.
Mezz'ora dopo, stiamo già pagando in nostro debito. Mia moglie, di nuovo nuda, le mani appoggiate al tavolo non ancora sparecchiato, i suoi vestiti ripiegati sulla seggiola. Lui si è abbassato soltanto i pantaloni, senza nemmeno togliersi la camicia, e le sta dietro la schiena pompando la con lunghe spinte profonde. Con le braccia le massaggia il ventre e il seno. Io, seduto a tavola, osservo il tutto, immobile. La bocca di mia moglie si apre e si chiude senza alcun suono. Sposto una forchetta che tintinna sul piatto.
Allora- esordisce lui con un lieve ansimare nella voce – ripeti il nostro accordo, troietta- mia moglie allora, leggendo da un foglio appoggiato sulla tovaglia e precedentemente dettatole dal padrone, cominciò: - Il nuovo rapporto che abbiamo col nostro padrone, vista l’arma di ricatto in suo possesso, per la quale potrebbe tranquillamente rovinarci la vita, non è più fondato su una relativa reciprocità, come è stato finora, ma su una imposizione. Egli, potendo farci rischiare l’esistenza, sarà pagato per ognuno degli spezzoni registrati il suo possesso, la durata dei quali sarà di esclusiva scelta del padrone. Il prezzo pagabile per ognuno di questi spezzoni, sarà un'assoluta e totale obbedienza sessuale in particolar modo nel disporre del corpo mio, che sarà completamente in suo possesso.
- e brava schiavetta – la interrompe lui, continuando a dare colpi e ansimando- e in che cosa consiste il tuo corpo? Dillo
- Nella... nella figa, nel...nel culo e... nella bocca
- Brava schiavetta, e per fare cosa?
- per... prendere il tuo... Il tuo bel cazzo in figa, nel culo e in bocca
Lui fermò il ritmo della monta per un’istante
- lo sai che ti sborrerò dentro, lo sai? -
- Lo... so padrone.
- Sei contenta di questo, eh, sei contenta? - domando riprendendo a montare.
- Sì padrone, sono contenta... grazie padrone.
A questo punto, le intima di togliersi le ciabattine unico indumento che ancora le rimane.
- Ti voglio scalza, a piedi nudi, come una schiava vera - le dice dandole dei colpi sempre più profondi e stringendola forte.
- Sì, padrone.- un lieve movimento delle gambe mi dice che si è liberata delle ciabatte e ora i suoi piedi poggiano nudi sul pavimento.
- Grazie padrone sono... sono la tua schiava. - dice in un soffio.
Vedo le dita delle mani di lei artigliare la tovaglia. Il viso le si congestiona. Sta venendo, la troia. Anche il padrone è ormai alla fine. I suoi colpi si infittiscono, le mani brancicano sul corpo di mia moglie sempre più freneticamente, mentre lui si piega su di lei per impiastrarle la nuca con la lingua. Infine, muggendo come un toro, con uno, due, tre spasimi si scarica nel ventre di mia moglie esalando un: -troia! - come ultimo commento.
Naturalmente, io anche in quest’'occasione, sono rimasto immobile, attonito di fronte allo spettacolo a quale posso assistere dalla prima fila, e senza pagare il biglietto.
Varrà la pena riferire che il contratto è stato scritto da mia moglie sotto dettatura del padrone, e a suggellare l'accordo stanno le firme mia, di mia moglie e ,con uno svolazzo, quella del padrone.
Quando i nostri amici vengono a cena da noi mi piace pensare che, a loro insaputa, a pochi metri da loro, nel fondo di un cassetto in camera nostra, riposa lo scandalo di questo aberrante contratto.
Ma la serata intanto non è terminata.
FINE PRIMA PARTE
- Ciao schiavo - dice la voce - siamo qui a casa tua. Magari vuoi sapere che cosa stiamo facendo. -
Trasalisco come se i colleghi presenti nella stanza potessero sentire. Poi ragiono e penso che quella voce per quanto vigorosa entra solo nel mio orecchio. Perciò rimango in ascolto. La voce non si presenta, non mi dice chi è, non ne ha bisogno, io so benissimo chi c'è dall'altra parte. La voce prosegue. - Magari preferisci sentirlo dire da tua moglie.
Un leggero fruscio, lo smart-phone che passa di mano, e poi la voce di lei. Non si presenta, anche la sua voce è lievemente affannosa.
- Sono nuda sul nostro letto e stiamo- pausa - ...mi sta chiavando .
Ma la sua voce trema leggermente, tradisce un timore deferenziale, unito alla vergogna di dire queste cose al suo legittimo sposo. Sento la voce maschile in sottofondo intimarle qualcosa.
- Siamo sul nostro letto - prosegue lei - il padrone... - nuova pausa con voce maschile in sottofondo - il padrone è nudo, sopra di me, mi ha messo le gambe...le gambe sulle spalle e... - di nuovo
si interrompe. Sento lui che le intima di proseguire. - E mi sta... mi sta pompando... mi... mi sta mettendo il suo cazzo nella figa e sta spingendo - lo dice tutto di un fiato seguito da un lieve gemito. - Mi sta spingendo... mi sta spingendo... mi sta spingendo... - Conclude delirando e gemendo.
Di nuovo la voce maschile. - Se vuoi passare anche tu, finocchietto, non ti lasciamo fuori dalla porta.
Dopodiché la comunicazione si chiude mentre io rimango rigido seduto dietro alla scrivania col telefono ancora all'orecchio, sempre con la sensazione che gli altri abbiano udito tutto, anche se non è vero. Attento che nulla, nella mia espressione, possa tradire il tumulto emotivo che mi sconquassa interiormente, rivolgo un " ciao cara" al telefono muto e chiudo anch'io la comunicazione.
Non è la prima volta che ricevo tali telefonate ma l'emozione è sempre la stessa. Sapevo che mia moglie rincasava prima e perciò aveva " libera " la casa.
Eseguo qualche mansione di poco conto, scambio anche qualche parola senza sapere bene cosa dico, lascio passare mezz'ora poi stacco, è già pomeriggio avanzato.
Scendo all'automobile e mi butto nel traffico. Venti minuti tra semafori e clacson. Poi il parcheggio condominiale. Lascio l'auto, arrivo all’ingresso principale, prendo l'ascensore; primo, secondo, terzo, quarto piano e sono sul pianerottolo del nostro appartamento. Infilo le chiavi nella toppa della porta di casa.
L’appartamento è in penombra, nessuna luce accesa tranne la camera da letto, dalla cui porta socchiusa esce un fascio di luce che si stampa sul pavimento. Accendo la luce dell’ingresso e appoggio borsa , giubba e giacca, poi percorro il corridoio verso la soglia della stanza. Un attimo prima di entrare sento il cigolio intermittente del letto. Non mi sorprende perché tanto già so che cosa mi attende. Mi decido, metto una mano sulla maniglia ed entro: sono entrambi sul letto, nudi.
Lui sdraiato pancia all’aria, lei a cavalcioni sopra di lui. Ci stanno dando di brutto. Naturalmente mi hanno sentito e visto, ma le cose continuano a svolgersi come se io non ci fossi. Lui, uomo corpulento , sulla cinquantina, evidentemente si è stancato della solita posizione. Lei , trentacinquenne, gli passa le mani carezzevoli sulla pancia e sul petto, confondendo le dita nella lanugine mezzo bianca e mezzo grigia della peluria. Il tutto senza smettere di muovere il bacino avanti e indietro e in su e in giù. Probabilmente sono lì da quando sono partito dall'ufficio, lei nuda a infilarsi sul cazzo del padrone per dargli piacere.
Rimango fermo a guardarli sentendomi un pupazzo, lo sguardo fisso sui due corpiaccoppiati.
Mia mogli fa come se io non ci fossi, ma ha le guance irrorate di sangue perché sa che invece ci sono; il padrone invece, anche lui irrorato di sangue ma non sul viso, la testa grigia affondata sul cuscino, un po' di doppio mento e una barba né lunga né corta anche quella grigio-bianca, orienta il suo sguardo azzurro e freddo su di me. Per un istante ha un sorrisetto breve, soddisfatto e beffardo insieme, visto che ha la moglie di un altro infilata sul cazzo mentre appunto l'altro è lì che guarda come un coglione.
- Spogliati completamente- mi intima sbrigativo, poi accarezzando una coscia di mia moglie con la sua manaccia torna a guardare mia moglie negli occhi – e leccami i coglioni.
Già è vero, i coglioni chi glieli lecca? Mia moglie non può far tutto da sola. Così, dopo neanche due minuti, la piccola cinepresa, di mia proprietà, appoggiata sul comò di fronte e in funzione da prima che arrivassi, comprende nel suo micro-schermo madreperlaceo il seguente terzetto: il padrone, corpulento con le gambe leggermente divaricate e le piante dei piedi in primo piano, mia moglie, la cui schiena si inarca flessuosamente mentre il suo culo muove in su e in giù, il sottoscritto, cioè il terzo, nudo inginocchiato presso la sponda del letto, che allunga la testa tra le gambe di lui, a eseguire l’ordine ricevuto.
E mentre lecco vedo, sommo privilegio, il cazzo del padrone sparire tra le grandi e pelose e marce di umori grandi labbra della figa di mia moglie.
- Dunque, facciamo il punto della situazione - dice il padrone un'ora dopo, mentre stiamo cenando. Accanto a sé sul tavolo, sta un pc portatile acceso. - Ecco il filmato in questione -
Schiaccia un tasto e rivolge lo schermo verso di noi. Nella scena in penombra che si presenta, si muovono due figure sullo sfondo di una camera d’albergo. Le due figure, di cui si distinguono i lineamenti nonostante la scarsa luce, sono nude, curve e indaffarate su un altro corpo nudo sdraiato sul letto. Le due figure sono riconoscibilissime. Siamo io e mia moglie.
- ii filmato - continua il padrone, - che voi avete avuto per così dire l'ingenuità di lasciarmi riprendere, mi mette nelle condizioni di rovinarvi la vita, se voglio.
- Ma noi non sapevamo… - interviene mia moglie ma è subito zittita.
- Che quella ragazza è la giovane moglie, appena maggiorenne, di un noto malavitoso? No non lo sapevate. Non lo sapevate anche perché - e sorride compiaciuto - io non ve l'avevo detto, quando vi ho obbligato a fare sesso con lei. Obbligo mi pare, che voi avete svolto con molto piacere.
- Ma noi... - ritentò mia moglie.
-Voi che cosa? Ma non è questo l'importante. L'importante - ripete per dare a se stesso il tempo di compiacersi di quello che sta per dirci - l'importante è che il filmato fa vedere solo voi. Tu carina, - dice rivolto a mia moglie, mentre con una mano sotto la tavola va ad accarezzarle una coscia - appari mentre le lecchi passerina e fai godere quella troietta che, tra l'altro, è un'altra delle mie schiave, e tu, cornuto- dice rivolgendosi a me,ovviamente - mentre la baci su tutto il corpo piedi compresi, mentre quella, dietro mio ordine certo, ti succhiava il cazzo.
Un gemito intanto, proveniente dal portatile, ci avvisa che la scena è andata avanti, mostrando inequivocabilmente la troietta sdraiata sul letto con la testa di mia moglie tra le gambe, e me che le bacio avido un piede e poi comincio a scorrere con la lingua lungo il polpaccio.
Anche se la situazione era stata voluta dal nostro padrone, capiamo benissimo che siamo fregati. Anche mia moglie sicuramente, mentre guarda la scena ammutolita, se ne rende conto.
- Perciò - continua il padrone spegnendo il portatile - voi dovrete pagarmi, un pezzo alla volta, l'intero salvato. Ogni pezzo, una volta pagato, tornerà vostro, e di questo avete la mia parola, e voi potrete farne ciò che vi pare e piace, anche cancellarlo, se vi sembra la soluzione migliore. Ma prima- e qui guarda entrambi col suo sguardo crudele - il pagamento. - E qui guardò fisso me.
- Sapete in che modo potete pagarmi per il pezzo di filmato che avete visto?
E’ una domanda della quale immagino benissimo la risposta, ma non dico niente, limitandomi ad abbassare lo sguardo e a scuotere la testa.
- E tu?- domanda ancora, stavolta rivolto a mia moglie. Anche lei scuote la testa.
- Bene- continua al padrone- allora lo dico io.
Mezz'ora dopo, stiamo già pagando in nostro debito. Mia moglie, di nuovo nuda, le mani appoggiate al tavolo non ancora sparecchiato, i suoi vestiti ripiegati sulla seggiola. Lui si è abbassato soltanto i pantaloni, senza nemmeno togliersi la camicia, e le sta dietro la schiena pompando la con lunghe spinte profonde. Con le braccia le massaggia il ventre e il seno. Io, seduto a tavola, osservo il tutto, immobile. La bocca di mia moglie si apre e si chiude senza alcun suono. Sposto una forchetta che tintinna sul piatto.
Allora- esordisce lui con un lieve ansimare nella voce – ripeti il nostro accordo, troietta- mia moglie allora, leggendo da un foglio appoggiato sulla tovaglia e precedentemente dettatole dal padrone, cominciò: - Il nuovo rapporto che abbiamo col nostro padrone, vista l’arma di ricatto in suo possesso, per la quale potrebbe tranquillamente rovinarci la vita, non è più fondato su una relativa reciprocità, come è stato finora, ma su una imposizione. Egli, potendo farci rischiare l’esistenza, sarà pagato per ognuno degli spezzoni registrati il suo possesso, la durata dei quali sarà di esclusiva scelta del padrone. Il prezzo pagabile per ognuno di questi spezzoni, sarà un'assoluta e totale obbedienza sessuale in particolar modo nel disporre del corpo mio, che sarà completamente in suo possesso.
- e brava schiavetta – la interrompe lui, continuando a dare colpi e ansimando- e in che cosa consiste il tuo corpo? Dillo
- Nella... nella figa, nel...nel culo e... nella bocca
- Brava schiavetta, e per fare cosa?
- per... prendere il tuo... Il tuo bel cazzo in figa, nel culo e in bocca
Lui fermò il ritmo della monta per un’istante
- lo sai che ti sborrerò dentro, lo sai? -
- Lo... so padrone.
- Sei contenta di questo, eh, sei contenta? - domando riprendendo a montare.
- Sì padrone, sono contenta... grazie padrone.
A questo punto, le intima di togliersi le ciabattine unico indumento che ancora le rimane.
- Ti voglio scalza, a piedi nudi, come una schiava vera - le dice dandole dei colpi sempre più profondi e stringendola forte.
- Sì, padrone.- un lieve movimento delle gambe mi dice che si è liberata delle ciabatte e ora i suoi piedi poggiano nudi sul pavimento.
- Grazie padrone sono... sono la tua schiava. - dice in un soffio.
Vedo le dita delle mani di lei artigliare la tovaglia. Il viso le si congestiona. Sta venendo, la troia. Anche il padrone è ormai alla fine. I suoi colpi si infittiscono, le mani brancicano sul corpo di mia moglie sempre più freneticamente, mentre lui si piega su di lei per impiastrarle la nuca con la lingua. Infine, muggendo come un toro, con uno, due, tre spasimi si scarica nel ventre di mia moglie esalando un: -troia! - come ultimo commento.
Naturalmente, io anche in quest’'occasione, sono rimasto immobile, attonito di fronte allo spettacolo a quale posso assistere dalla prima fila, e senza pagare il biglietto.
Varrà la pena riferire che il contratto è stato scritto da mia moglie sotto dettatura del padrone, e a suggellare l'accordo stanno le firme mia, di mia moglie e ,con uno svolazzo, quella del padrone.
Quando i nostri amici vengono a cena da noi mi piace pensare che, a loro insaputa, a pochi metri da loro, nel fondo di un cassetto in camera nostra, riposa lo scandalo di questo aberrante contratto.
Ma la serata intanto non è terminata.
FINE PRIMA PARTE
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