Taylor made (su misura) CAP. II
di
scaaty
genere
dominazione
Ancora niente sesso, eh lo so. Solo chiacchiere, ma almeno per la prima volta si ha una prima visione della protagonista femminile del racconto.
Ma non disperate eh, qualcosa prima o poi succederà.
qui
https://www.eroticiracconti.it/racconto/42368-taylor-made-su-misura
il primo capitolo.
***
Passano i giorni, poi le settimane.
Non è che non ci pensi più, a Liu, ma dopo la curiosità e il brivido dei primi giorni dopo il nostro incontro, non ho fatto nulla per contattarla.
Fino a quando una mattina, dopo aver aperto i miei account di posta elettronica “ufficiali”, diciamo così, cioè quelli di lavoro e quelli privati che uso per amici e familiari, e infine apro l’account segreto, quello che ho dato a Liu.
C’è una mail, in inglese, che ha come oggetto “possibile interesse”, e dice:
“Caro amico,
come da sue istruzioni abbiamo avviato una ricerca per verificare se il mercato offra i prodotti con le caratteristiche da lei richieste, e siamo lieti di comunicarle che riteniamo di aver trovato una opportunità che crediamo possa soddisfare le sue indicazioni. Prima di procedere, la informiamo che il prezzo dei nostri servizi sarà di Euro xxx, e che il costo previsto del prodotto sarà di Euro xxx. Nel caso ritenga l’offerta di suo gradimento, risponda affermativamente a questa mail”.
La mia prima reazione riguarda il prezzo: alto, ma meno di quanto immaginassi. Me lo posso tranquillamente permettere, come uno di quegli sfizi che si tolgono i ricchi.
E poi mi chiedo: voglio davvero farlo? Voglio davvero farlo, o sono solo curioso di vedere se “potrei” farlo? Cioè, voglio solo guardare al di là del limite della morale, della normalità, del mondo in cui crediamo di vivere, o voglio davvero superarlo, il limite?
Non ho una risposta, ma certo voglio andare avanti, almeno un altro po’.
Rispondo “la vostra offerta mi sembra accettabile sul piano economico, possiamo procedere”.
Nei giorni seguenti si susseguono una serie di mail in entrata e uscita.
Tutto molto freddo e professionale.
Dopo il pagamento di una prima parte del prezzo, come acconto, si passa alla fase logistica.
Il paese dove si dovrebbe svolgere il tutto non è il mio, ma è un paese, diciamo così, civilizzato, dove si parla una lingua che conosco perfettamente.
Su suggerimento dell’agenzia, prendo in affitto, tramite una serie di società anonime, una villa isolata, appena fuori da una città.
Finalmente, arriva il momento di partire.
Avviso i miei assistenti che starò lontano un paio di settimane, forse tre o quattro, e che sarò raggiungibile solo via mail. Nessuno mi chiede dove vada o perché, io sono il capo e quello che paga gli stipendi.
E immagino che nemmeno loro siano così dispiaciuti che me ne vada via per un po’.
Nella sala riunioni, Liu accende il grande schermo piatto alla parete.
Siamo solo io e lei, in un grande ufficio di una società con un nome anonimo in un palazzo di cristallo altrettanto anonimo in centro città: potremmo essere a Londra come a Hong Kong o Khuala Lampur.
Sono curioso, ma resto impassibile.
Liu è seria, professionale, osservo il suo tailleur, la camicetta bianca allacciata fino al collo e le unghie, corte, con uno smalto trasparente.
- Abbiamo lavorato a lungo per lei – mi dice – sorridendo cortese – e abbiamo attivato le nostre filiali in tutto il mondo -
Io annuisco.
- Come prima cosa, abbiamo escluso tutti i paesi in cui una persona come lei possa essere, diciamo così, a rischio. Certo, in paesi molto poveri sarebbe stato più agevole trovare la situazione da lei richiesta, ma poi sarebbe stato complicato, e per certi versi pericoloso, sviluppare il loco la nostra… attività -
Di nuovo taccio, ma annuisco.
- Ecco perché siamo arrivati qui. Lei conosce il paese, la lingua e noi abbiamo contatti che ci permettono di ritenere che lei potrà svolgere le sue attività in totale tranquillità. Quindi, se è d’accordo, procediamo -
Dopo un sorriso, Liu fa apparire sul video una serie di foto, prese per strada, o dentro negozi o altri spazi pubblici, all’insaputa della persona fotografata, probabilmente con un teleobbiettivo.
- Prima che procediamo, quanto vuol sapere di lei? – mi chiede Liu
Bella domanda.
Ci rifletto.
- Il minimo indispensabile – rispondo – se vorrò qualche informazione in più, gliela chiederò –
- Benissimo – risponde lei, girandosi verso di me
- La donna che vede ha tra i trenta e i quarant’anni – si ferma, aspettando di vedere se le chiedo l’età esatta; io taccio, e lei annuisce e prosegue – è di questo paese, ma non di questa città. Ha un’istruzione superiore –
- Di che livello? – la interrompo
- Laurea –
- Molto bene. Prosegua –
- Si è sposata, ancora studentessa, con un assistente del suo professore. Il matrimonio è durato quasi dieci anni, poi il marito l’ha lasciata per un’altra –
- Quando? –
- Più di quattro anni fa. Il problema è che il marito è di una delle più importanti famiglie del paese, e le ha fatto terra bruciata attorno. Lei ha perso la causa di divorzio, è stata licenziata da tutti i lavori che ha trovato, al momento è disoccupata e con gravi problemi economici, e rischia di perdere la casa dei suoi genitori… –
- Insomma, è disperata –
- Sì. Abbiamo hackerato i suoi account e i suoi telefoni, ed è disperata e non vede vie di uscita, anche le poche amiche rimaste sono molto preoccupate per lei -
Silenzio.
Avevo chiesto a Liu una persona, una donna, in queste condizioni.
Avevo chiesto di una donna disperata, che fosse disposta a tutto pur di non affondare.
E lei me l’aveva trovata.
Voglio davvero approfittare di questa persona?
Voglio davvero entrare nella sua vita e sfruttare la sua sfortuna?
- Non è colpa né sua né mia di quello che le è successo – Liu interrompe il mio flusso di pensieri, come se sapesse perfettamente cosa mi passava per la testa – noi non abbiamo ancora fatto nulla, quello che le ho detto è solo una fotografia della vita di questa persona -
Io resto in silenzio.
- Se non vuole procedere, e se vuole aiutarla, può farlo. Le mandi dei soldi, in maniera anonima. Tutto qui –
- E poi? –
- E poi avrà aiutato una persona, e altri milioni come lei invece no. E questa persona forse cambierà vita, forse no. E lei resterà con il dubbio, la voglia, il desiderio, e la sensazione di essere stato a un passo dal realizzare un suo sogno, e avere rinunciato -
Io sospirai.
- Mi ascolti – mi disse Liu, guardandomi negli occhi – ne abbiamo trovare decine, centinaia di donne come questa. Ne scelga una, le regali dei soldi. Si metta a posto la coscienza, se vuole. E vada avanti con i suoi desideri –
- Andiamo avanti -
Liu annuisce.
- Siamo riusciti ad accedere a tutti gli atti del processo di divorzio, nonché alle cartelle dei medici di famiglia -
Questo mi incuriosisce.
- Quando si è sposata – mi spiega Liu – aveva avuto solo un paio di rapporti sessuali con un vechcio fidanzato, poi nient'altro, perché, come aveva confidato in una mail a un’amica prima del matrimonio, “non aveva più trovato l’uomo giusto”. Per quello che può voler dire – aggiunge con una nota acida Liu, che per la prima volta abbandona i tratti della fredda professionista per far trasparire qualcosa di personale.
- E? – chiedo io, intuendo che ci sia dell’altro
- E il sesso matrimoniale è stato un mezzo disastro. Il marito ha da subito avuto problemi a raggiungere la piena erezione, e quando ci riusciva soffriva comunque di eiaculazione precoce. Dalle conversazioni con le amiche su watzapp abbiamo visto che in tutti gli anni di matrimonio non hanno avuto più di due o tre rapporti completi all’anno, e sempre conclusi pochi attimi dopo la penetrazione –
- ma che sfortuna! – sbotto
- sì, davvero – scuote la testa Liu – però questo soddisfa in pieno una delle sue richieste, no? Una donna con poca esperienza sessuale –
- e dopo il divorzio? –
- è uscita con un paio di uomini – risponde Liu, scorrendo alcune pagine sul suo ipad – ma al massimo ha avuto un veloce rapporto orale con uno di loro dopo cena -
Dopo un attimo di silenzio, Liu mi chiede – vuole proseguire? –
- andiamo avanti –
- ecco qualche video -
sullo compaiono scorrono alcuni video, non più lunghi di una trentina di secondi l’uno.
I primi sono ancora presi da lontano, di nascosto.
Però si vede bene la donna, il suo viso: è carina, non bellissima, ma ha un ovale interessante, capelli castani, occhi scuri, e anche se non è mai vestita in modo da attirare l’attenzione si vede che, malgrado abbia forse qualche chilo di troppo, ha un bel fisico, con seni e fianchi pieni.
Ma è l’ultimo video che mi lascia senza fiato.
È girato in una sala riunioni di un ufficio.
Ci metto pochi secondi a rendermi conto che è la stessa dove siamo adesso.
La donna è seduta, indossa una maglia a maniche lunghe, è leggermente truccata.
Si tormenta le mani sul tavolo.
Vederla sulla parete, nello schermo, e capire che era seduta proprio di fronte a dove sono io adesso, mi toglie il respiro.
All’improvviso, nel video, una voce dice – si alzi, per piacere – e riconosco la voce di Liu.
La donna si alza, lentamente, e fa un passo allontanandosi dal tavolo.
- Si giri – e la donna fa un lento giro su se stessa.
Sono senza fiato, non faccio nemmeno in tempo a osservarne il fisico che si è di nuovo seduta.
Guarda la telecamera, adesso.
Gli occhi sono scuri, profondi, con delle occhiaie leggere che nemmeno il trucco è riuscito a dissimulare del tutto.
- Ha capito bene di cosa si tratta? – chiede ancora la voce di Liu, fuori campo
- Sì – annuisce appena la donna
- E accetta? –
- Sì – risponde di nuovo la donna, abbassando lo sguardo
Liu blocca il video.
Io taccio, come congelato. È successo davvero.
Liu mi osserva.
- Quando… - provo a chiedere, accennando allo schermo
- pochi giorni fa – mi risponde lei
- E cosa… -
- Abbiamo spiegato chiaramente di che cosa si tratta. Le sue richieste, e tutto quello che potrebbe comportare –
- E… -
- E, come vede, ha accettato -
Guardo Liu.
Guardo lo schermo.
Guardo Liu.
Non so se farlo.
Non so se ho la forza, o la curiosità, per farlo.
Però mi rendo conto di avere un’erezione.
E allora chiedo
- Come procediamo? –
- Io suggerirei un incontro preliminare, tra lei e la candidata – risponde Liu – in cui lei potrà spiegare meglio di noi che tipo di… servizi pretenderà -
Io mi appoggio allo schienale della sedia.
Rifletto.
Sorrido.
Poi dico a Liu – va bene. Ma per il colloquio, mi deve organizzare una cosa -
E le spiego la mia idea.
Liu mi guarda, e piega appena la testa, colpita.
- Interessante – commenta – e… stimolante – sorride appena – lo consideri fatto -.
Ma non disperate eh, qualcosa prima o poi succederà.
qui
https://www.eroticiracconti.it/racconto/42368-taylor-made-su-misura
il primo capitolo.
***
Passano i giorni, poi le settimane.
Non è che non ci pensi più, a Liu, ma dopo la curiosità e il brivido dei primi giorni dopo il nostro incontro, non ho fatto nulla per contattarla.
Fino a quando una mattina, dopo aver aperto i miei account di posta elettronica “ufficiali”, diciamo così, cioè quelli di lavoro e quelli privati che uso per amici e familiari, e infine apro l’account segreto, quello che ho dato a Liu.
C’è una mail, in inglese, che ha come oggetto “possibile interesse”, e dice:
“Caro amico,
come da sue istruzioni abbiamo avviato una ricerca per verificare se il mercato offra i prodotti con le caratteristiche da lei richieste, e siamo lieti di comunicarle che riteniamo di aver trovato una opportunità che crediamo possa soddisfare le sue indicazioni. Prima di procedere, la informiamo che il prezzo dei nostri servizi sarà di Euro xxx, e che il costo previsto del prodotto sarà di Euro xxx. Nel caso ritenga l’offerta di suo gradimento, risponda affermativamente a questa mail”.
La mia prima reazione riguarda il prezzo: alto, ma meno di quanto immaginassi. Me lo posso tranquillamente permettere, come uno di quegli sfizi che si tolgono i ricchi.
E poi mi chiedo: voglio davvero farlo? Voglio davvero farlo, o sono solo curioso di vedere se “potrei” farlo? Cioè, voglio solo guardare al di là del limite della morale, della normalità, del mondo in cui crediamo di vivere, o voglio davvero superarlo, il limite?
Non ho una risposta, ma certo voglio andare avanti, almeno un altro po’.
Rispondo “la vostra offerta mi sembra accettabile sul piano economico, possiamo procedere”.
Nei giorni seguenti si susseguono una serie di mail in entrata e uscita.
Tutto molto freddo e professionale.
Dopo il pagamento di una prima parte del prezzo, come acconto, si passa alla fase logistica.
Il paese dove si dovrebbe svolgere il tutto non è il mio, ma è un paese, diciamo così, civilizzato, dove si parla una lingua che conosco perfettamente.
Su suggerimento dell’agenzia, prendo in affitto, tramite una serie di società anonime, una villa isolata, appena fuori da una città.
Finalmente, arriva il momento di partire.
Avviso i miei assistenti che starò lontano un paio di settimane, forse tre o quattro, e che sarò raggiungibile solo via mail. Nessuno mi chiede dove vada o perché, io sono il capo e quello che paga gli stipendi.
E immagino che nemmeno loro siano così dispiaciuti che me ne vada via per un po’.
Nella sala riunioni, Liu accende il grande schermo piatto alla parete.
Siamo solo io e lei, in un grande ufficio di una società con un nome anonimo in un palazzo di cristallo altrettanto anonimo in centro città: potremmo essere a Londra come a Hong Kong o Khuala Lampur.
Sono curioso, ma resto impassibile.
Liu è seria, professionale, osservo il suo tailleur, la camicetta bianca allacciata fino al collo e le unghie, corte, con uno smalto trasparente.
- Abbiamo lavorato a lungo per lei – mi dice – sorridendo cortese – e abbiamo attivato le nostre filiali in tutto il mondo -
Io annuisco.
- Come prima cosa, abbiamo escluso tutti i paesi in cui una persona come lei possa essere, diciamo così, a rischio. Certo, in paesi molto poveri sarebbe stato più agevole trovare la situazione da lei richiesta, ma poi sarebbe stato complicato, e per certi versi pericoloso, sviluppare il loco la nostra… attività -
Di nuovo taccio, ma annuisco.
- Ecco perché siamo arrivati qui. Lei conosce il paese, la lingua e noi abbiamo contatti che ci permettono di ritenere che lei potrà svolgere le sue attività in totale tranquillità. Quindi, se è d’accordo, procediamo -
Dopo un sorriso, Liu fa apparire sul video una serie di foto, prese per strada, o dentro negozi o altri spazi pubblici, all’insaputa della persona fotografata, probabilmente con un teleobbiettivo.
- Prima che procediamo, quanto vuol sapere di lei? – mi chiede Liu
Bella domanda.
Ci rifletto.
- Il minimo indispensabile – rispondo – se vorrò qualche informazione in più, gliela chiederò –
- Benissimo – risponde lei, girandosi verso di me
- La donna che vede ha tra i trenta e i quarant’anni – si ferma, aspettando di vedere se le chiedo l’età esatta; io taccio, e lei annuisce e prosegue – è di questo paese, ma non di questa città. Ha un’istruzione superiore –
- Di che livello? – la interrompo
- Laurea –
- Molto bene. Prosegua –
- Si è sposata, ancora studentessa, con un assistente del suo professore. Il matrimonio è durato quasi dieci anni, poi il marito l’ha lasciata per un’altra –
- Quando? –
- Più di quattro anni fa. Il problema è che il marito è di una delle più importanti famiglie del paese, e le ha fatto terra bruciata attorno. Lei ha perso la causa di divorzio, è stata licenziata da tutti i lavori che ha trovato, al momento è disoccupata e con gravi problemi economici, e rischia di perdere la casa dei suoi genitori… –
- Insomma, è disperata –
- Sì. Abbiamo hackerato i suoi account e i suoi telefoni, ed è disperata e non vede vie di uscita, anche le poche amiche rimaste sono molto preoccupate per lei -
Silenzio.
Avevo chiesto a Liu una persona, una donna, in queste condizioni.
Avevo chiesto di una donna disperata, che fosse disposta a tutto pur di non affondare.
E lei me l’aveva trovata.
Voglio davvero approfittare di questa persona?
Voglio davvero entrare nella sua vita e sfruttare la sua sfortuna?
- Non è colpa né sua né mia di quello che le è successo – Liu interrompe il mio flusso di pensieri, come se sapesse perfettamente cosa mi passava per la testa – noi non abbiamo ancora fatto nulla, quello che le ho detto è solo una fotografia della vita di questa persona -
Io resto in silenzio.
- Se non vuole procedere, e se vuole aiutarla, può farlo. Le mandi dei soldi, in maniera anonima. Tutto qui –
- E poi? –
- E poi avrà aiutato una persona, e altri milioni come lei invece no. E questa persona forse cambierà vita, forse no. E lei resterà con il dubbio, la voglia, il desiderio, e la sensazione di essere stato a un passo dal realizzare un suo sogno, e avere rinunciato -
Io sospirai.
- Mi ascolti – mi disse Liu, guardandomi negli occhi – ne abbiamo trovare decine, centinaia di donne come questa. Ne scelga una, le regali dei soldi. Si metta a posto la coscienza, se vuole. E vada avanti con i suoi desideri –
- Andiamo avanti -
Liu annuisce.
- Siamo riusciti ad accedere a tutti gli atti del processo di divorzio, nonché alle cartelle dei medici di famiglia -
Questo mi incuriosisce.
- Quando si è sposata – mi spiega Liu – aveva avuto solo un paio di rapporti sessuali con un vechcio fidanzato, poi nient'altro, perché, come aveva confidato in una mail a un’amica prima del matrimonio, “non aveva più trovato l’uomo giusto”. Per quello che può voler dire – aggiunge con una nota acida Liu, che per la prima volta abbandona i tratti della fredda professionista per far trasparire qualcosa di personale.
- E? – chiedo io, intuendo che ci sia dell’altro
- E il sesso matrimoniale è stato un mezzo disastro. Il marito ha da subito avuto problemi a raggiungere la piena erezione, e quando ci riusciva soffriva comunque di eiaculazione precoce. Dalle conversazioni con le amiche su watzapp abbiamo visto che in tutti gli anni di matrimonio non hanno avuto più di due o tre rapporti completi all’anno, e sempre conclusi pochi attimi dopo la penetrazione –
- ma che sfortuna! – sbotto
- sì, davvero – scuote la testa Liu – però questo soddisfa in pieno una delle sue richieste, no? Una donna con poca esperienza sessuale –
- e dopo il divorzio? –
- è uscita con un paio di uomini – risponde Liu, scorrendo alcune pagine sul suo ipad – ma al massimo ha avuto un veloce rapporto orale con uno di loro dopo cena -
Dopo un attimo di silenzio, Liu mi chiede – vuole proseguire? –
- andiamo avanti –
- ecco qualche video -
sullo compaiono scorrono alcuni video, non più lunghi di una trentina di secondi l’uno.
I primi sono ancora presi da lontano, di nascosto.
Però si vede bene la donna, il suo viso: è carina, non bellissima, ma ha un ovale interessante, capelli castani, occhi scuri, e anche se non è mai vestita in modo da attirare l’attenzione si vede che, malgrado abbia forse qualche chilo di troppo, ha un bel fisico, con seni e fianchi pieni.
Ma è l’ultimo video che mi lascia senza fiato.
È girato in una sala riunioni di un ufficio.
Ci metto pochi secondi a rendermi conto che è la stessa dove siamo adesso.
La donna è seduta, indossa una maglia a maniche lunghe, è leggermente truccata.
Si tormenta le mani sul tavolo.
Vederla sulla parete, nello schermo, e capire che era seduta proprio di fronte a dove sono io adesso, mi toglie il respiro.
All’improvviso, nel video, una voce dice – si alzi, per piacere – e riconosco la voce di Liu.
La donna si alza, lentamente, e fa un passo allontanandosi dal tavolo.
- Si giri – e la donna fa un lento giro su se stessa.
Sono senza fiato, non faccio nemmeno in tempo a osservarne il fisico che si è di nuovo seduta.
Guarda la telecamera, adesso.
Gli occhi sono scuri, profondi, con delle occhiaie leggere che nemmeno il trucco è riuscito a dissimulare del tutto.
- Ha capito bene di cosa si tratta? – chiede ancora la voce di Liu, fuori campo
- Sì – annuisce appena la donna
- E accetta? –
- Sì – risponde di nuovo la donna, abbassando lo sguardo
Liu blocca il video.
Io taccio, come congelato. È successo davvero.
Liu mi osserva.
- Quando… - provo a chiedere, accennando allo schermo
- pochi giorni fa – mi risponde lei
- E cosa… -
- Abbiamo spiegato chiaramente di che cosa si tratta. Le sue richieste, e tutto quello che potrebbe comportare –
- E… -
- E, come vede, ha accettato -
Guardo Liu.
Guardo lo schermo.
Guardo Liu.
Non so se farlo.
Non so se ho la forza, o la curiosità, per farlo.
Però mi rendo conto di avere un’erezione.
E allora chiedo
- Come procediamo? –
- Io suggerirei un incontro preliminare, tra lei e la candidata – risponde Liu – in cui lei potrà spiegare meglio di noi che tipo di… servizi pretenderà -
Io mi appoggio allo schienale della sedia.
Rifletto.
Sorrido.
Poi dico a Liu – va bene. Ma per il colloquio, mi deve organizzare una cosa -
E le spiego la mia idea.
Liu mi guarda, e piega appena la testa, colpita.
- Interessante – commenta – e… stimolante – sorride appena – lo consideri fatto -.
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