Papà della mia amica
di
prp
genere
gay
era l’estate della mia maturità, avevo 19 anni e una mia cara amica mi invitò a passare qualche giorno nella sua villa in campagna durante il periodo di ferragosto. non era la prima volta che andavo in quella casa. era stupenda, circondata da colline e verde, un luogo bucolico oserei dire. la casa era sviluppata su due piani, e questo è importante da dire ai fini del racconto. la casa era principalmente sviluppata sul secondo piano al quale si accedeva tramite una scala esterna. li c’era la camera dei genitori, il bagno e la cucina. io e la mia amica dormivamo al piano terra che era una sorta di taverna molto confortevole. fatto sta che una sera, dopo cena la mia amica inizia a non sentirsi molto bene e fatto sta che aveva 39 di febbre. onde evitare che la febbre potesse contagiare anche me, la mamma propose alla mia amica di dormire con lei mentre io avrei dormito nel piano di sotto con il padre. ovviamente per me non era un problema visto che si trattava solo di dormire. mi recai nella camera di sotto intorno alle 23. ero sul letto da solo e stavo guardando un po’ la tv quando arriva il papà di questa mia amica per dormire. chiuse la porta, le tapparelle e mise una t-shirt per dormire. lui è un uomo di circa 45/46 anni, abbastanza alto, con i capelli lunghi e portamento molto elegante. è sempre vestito bene e fa anche un lavoro molto importante che lo fa circondare di quell’aurea di fascino in più. fatto sta che si allunga sul letto e inizia a guardare anche lui un po’ la tv. gli chiedo se volesse vedere altro e mi risponde di no, di scegliere io cosa vedere. sembrandomi irrispettoso ignorarlo guardando la tv abbasso il volume e iniziamo a parlare un po’. mi chiede innanzitutto come mi stessi trovando li e dopo un po’ mi domandò della mia vita sentimentale, se fossi fidanzato e via dicendo. mentre parlavo si avvicinò verso di me e sentii che aveva iniziato a toccarmi il polpaccio con il piede. inizialmente feci finta di nulla perché fondamentalmente non stava facendo nulla di che. ad un certo punto ci fu il silenzio, quel silenzio imbarazzante tipico di situazioni del genere. mi chiese se avessi mai avuto esperienze con uomini più grandi e mentre rispondevo di no contraccambiai un contatto con il piede. vidi che in mezzo alle sue gambe stava crescendo qualcosa e lo stesso stava succedendo nelle mie. allora mise la mano sul mio ginocchio e iniziò ad accarezzarmi lentamente su e giù finché non mi spostai velocemente in modo da fargli mettere la mano sul mio pacco che ormai pulsava ferocemente. mise la sua bellissima mano nelle mutande e lo afferrò facendomi sentire la fede che indossava toccandomi la cappella già leggermente bagnata...
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