Il tempo è galantuomo
di
LorenzoDeMoon
genere
incesti
Tra me e mia cugina Sara ci sono 7 anni di differenza, adesso lei ne ha 36 ed io ho da poco compiuto 29 anni. C’è sempre stata una bella intesa fra noi, quando ero piccolo ero ammaliato dalla sua bellezza, posso tranquillamente dire che è stata la mia prima vera cotta. Ricordo ancora gli ultimi anni di liceo, lei frequentava l’università e il pomeriggio mi dava una mano con i compiti, io ovviamente ero sempre distratto dalla sua bellezza: quante pippe consumate in bagno dopo ogni lezione!
Ma ricordo soprattutto un pomeriggio di 10 anni fa. Avevo appena iniziato l’università (la stessa che aveva fatto Sara) e lei continuava ad aiutarmi con lo studio, si era lasciata da qualche mese col suo ragazzo ed io avevo gli ormoni a mille e tra una battuta l’altra ci eravamo baciati. E durante il bacio con le mani avevo esplorato il suo corpo e lei aveva fatto lo stesso con me. Immaginatevi un diciannovenne il cui cazzo è nella mano di sua cugina di sette anni più grandi: ebbi una bella erezione ma dopo meno di cinque minuti esplosi imbarazzatissimo. Il ricordo di quella sega mi accompagna tutt’oggi.
Il tempo poi va avanti inesorabile, le cose cambiano e lei pochi mesi dopo quel pomeriggio partì per Londra per uno stage che poi si trasformò in un vero e proprio lavoro. Per anni ci siamo rivisti solo una o due volte l’anno e le mie fantasie si sono via via sempre più assopite.
Due anni fa Sara è tornata stabilmente in Italia e si è sposata. Cristiano, suo marito, è un uomo più grande di lei, ha 54 anni, ha lavorato per una vita a Londra ed ha deciso di tornare in Italia per stare più vicino ai suoi genitori molto anziani. Ricordo ancora il giorno del matrimonio, quanto era bella Sara! I suoi capelli rossi raccolti mettevano in risalto il suo viso e l’eleganza con cui camminava la rendeva divina. Ricordo di aver provato una vera e propria gelosia.
Ma veniamo ai giorni nostri.
Questa estate mia madre e mia zia hanno avuto l’idea di riunire la famiglia e trascorrere 15 giorni tutti insieme alle Canarie. Io sono single da un anno, i miei amici sono tutti fidanzati o sposati, quindi invece di fare il finto ragazzino a Ibiza, Mykonos o chissà dove, accettai.
La struttura che ci ospitava era formata da tanti appartamenti l’uno attaccato all’altro. Io avevo la mia stanza, i miei genitori la loro, Sara e Cristiano un’altra e un’altra ancora i miei zii.
Durante i primi giorni di vacanza nel mentre i “grandi” (mio padre, mio zio e Cristiano) erano impegnati nelle loro battute di pesca e mia madre e mia zia erano intente a spettegolare, passai molto tempo con Sara. Ci facevamo delle lunghe camminate sulle spiagge chilometriche dell’ isola in cui eravamo ed era bello parlare come un tempo. Sara era diventata una donna. Mi confidò che Cristiano, per quanto fosse brillante e premuroso, si stava avviando sulla strada della ‘vecchiaia’ mentre lei si sentiva ancora vogliosa di fare viaggi, esperienze e di dedicarsi a se stessa. Mi aprii anche io con lei, le raccontai di come stessi attraversando un periodo di stallo della mia vita ma che comunque tiravo avanti senza paura.
“Mi sei mancato in questi anni” mi disse, portando la sua mano al mio volto.
“Sei mancata anche a me”.
Stavo rivivendo sensazioni che non provavo da molti anni ed io e Sara eravamo ogni giorno sempre più vicini.
Il culmine della nostra vicinanza avvenne il sabato della prima settimana di vacanza. Ero venuto a sapere da un ragazzo della struttura in cui alloggiavamo che quel giorno ci sarebbe stato un evento di windsurf in una zona a nord dell’isola, raggiungibile in circa un’ora di macchina. Chiesi alla mia famiglia se fossero venuti ma nessuno rimase poi così entusiasta: erano già 5 giorni che giravamo l’isola e tutti avevano deciso di prendersi un giorno più tranquillo. Ma mentre stavo salendo in macchina vidi Sara avvicinarsi di corsa facendomi segno di aspettarla.
‘’Vengo con te Lore, ho già parlato con Cristiano e per lui non è un problema’’
‘’Va benissimo Sara ma sai che la gara finisce tardi vero? Non saremo qui prima delle 20’’
‘’Non è un problema, partiamo’’.
Non mi sembrava vero. E in fondo ci avevo sperato fino all’ultimo.
Sara indossava un vestitino da mare che le lasciava scoperte gran parte delle gambe e durante la guida non facevo che buttarci gli occhi. Ero attratto da lei. E la voglia di poggiare una mano su quelle cosce fu tanta ma riuscii a resistere.
Arrivammo alla spiaggia verso le 15 ed era già molto affollata, era un evento abbastanza importante e gareggiavano surfisti da ogni parte del mondo. Io e Sara riuscimmo a trovare un buon posto dove sederci. Eravamo vicini e ci stavamo divertendo ma il sole picchiava forte e dopo due ore decidemmo di alzarci e andare al bar vicino a rinfrescarci. Prendemmo due birre ghiacciate.
‘’Che ne dici di cercare una spiaggia meno affollata per fare un bagno e rinfrescarci?’’
‘’Ma la gara? Così non finirai di vederla’’
‘’Non è un problema Sara, dai andiamo’’
Salimmo in macchina e dopo pochi chilometri parcheggiai e scendemmo per raggiungere a piedi una spiaggia. Era una spiaggia grande ma isolata e raggiungibile solo attraverso un sentiero abbastanza tortuoso. Quando arrivammo c’erano forse 15 persone in totale. Uno spettacolo.
Ci sistemammo vicino alla scogliera, nell’unica parte in cui c’era un pò d’ombra. Ero completamente sudato così mi tolsi la maglia e le scarpe e mi tuffai in acqua. Sara si avvicinò ma non riusciva a entrare: l’acqua dell’oceano Atlantico era veramente gelida. Così iniziai a schizzarla scherzosamente. Mi diede dello ‘stronzo’ e si tuffò.
Iniziammo a tirarci l’acqua, poi la afferrai e me la ritrovai addosso a me. La abbracciai e lei ricambiò.
‘’Sto bene’’ mi disse.
Le sue gambe erano intorno alla mia vita e la sua fica poggiata proprio sopra il mio pacco mezzo gonfio. La strinsi a me. Fissai per qualche secondo i suoi occhi verdi. Mi avvicinai ancora.
Ci baciammo. Di nuovo. Dopo dieci anni.
Fu un bacio lunghissimo e pieno di passione.
I nostri corpi erano un tutt’uno e il mio cuore batteva all’impazzata.
Preso dalla voglia le sganciai il sopra del costume e lei rimase in topless. Sara non ha un seno prosperoso, ma nemmeno piccolo. Per me è la misura perfetta. Le strinsi, muovendo delicatamente le mie mani. I suoi capezzoli erano turgidi, durissimi, un pò per l’acqua fredda un pò per l’eccitazione. Il mio cazzo era eretto e quando portai la mano di Sara sopra lei sentì tutta la mia durezza, ma poco dopo si tirò indietro.
“Lore mio.. ma cosa stiamo facendo?”
Fu assalita dai sensi di colpa. Si rimise il costume e mi chiese di uscire dall’acqua. Ero ammutolito. Noi due, da soli, in una spiaggia quasi deserta: non sarebbe mai ricapitato un momento come quello. E tutto stava svanendo. La afferrai per un braccio e le chiesi perchè. Cazzo, eppure lo voleva anche lei!
“Lore lo sai cosa provo per te.. e non mi vorrei fermare, lo sai! Ma non possiamo spingerci fin dove vorresti.. sono una donna sposata ormai.. e non siamo più ragazzini..”
Non ebbi la forza di controbattere. Aspettammo che i nostri costumi si asciugassero e ripartimmo verso il nostro hotel.
Durante il viaggio il silenzio faceva da padrone, Sara guardava fuori dal finestrino immersa nei suoi pensieri ed io cercavo di rimanere concentrato sulla strada.
“Non puoi capire quello che provo per te” le dissi a un certo punto, poggiando la mano sulla sua coscia.
Lei si voltò verso di me, con gli occhi lucidi, e poggiò la sua mano sulla mia senza dire alcunchè.
Rientrammo e quella sera dopo cena feci una camminata sul lungomare della cittadina in cui alloggiavamo. Ero solo con i miei pensieri. Era frustrante sapere che Sara avrebbe voluto spingersi fino in fondo ma si stava trattenendo dal farlo. Cercai di capire la sua situazione, la nostra situazione, forse dovevo crescere e lasciarmi tutto alle spalle. Rientrai in camera e trovai il sonno solo dopo qualche ora.
Per i successivi due giorni Sara e Cristiano stettero per i fatti loro ed io cercai un pò di serenitá stando con i miei genitori. Nei momenti in cui eravamo tutti insieme io e Sara ci cercavamo di continuo con lo sguardo e come diceva un vecchio film “da te stesso non scappi nemmeno se sei Eddie Mercks”. Eravamo troppo attratti l’uno dall’altra e il destino era dalla nostra parte.
Una sera a cena i ‘grandi’ decisero per l’indomani di dedicarsi all’ultima battuta di pesca della vacanza mentre mia madre e mia zia si erano iscritte ad un’escursione organizzata dall’hotel. Io e Sara saremmo rimasti di nuovo soli.
Passai la notte quasi in bianco, tra una sigaretta e l’altra.
Poi arrivò la mattina.
Dopo aver fatto colazione ci ritrovammo nella mia stanza. Solo noi. Poggiai la mia mano sul suo volto e mi avvicinai ripetendo ciò che aveva detto lei pochi giorni prima: “non siamo più ragazzini”.
Un altro bacio.
“Ti voglio mia” le sussurrai all’orecchio.
La feci stendere delicatamente sul letto. Le lisciai dolcemente le gambe e iniziai a baciargliele.
“Ti voglio mia” continuavo a ripeterle mentre risalivo con la bocca verso l’interno coscia.
Lei stava ansimando e non opponeva piú resistenza. Quando con la bocca raggiunsi l’interno coscia tirai fuori la lingua. Arrivai sopra le mutandine. Sentivo l’odore della sua fica, era finalmente mia. Scostai le mutandine e iniziai a leccargliela. Me la gustai tutta, la mia lingua non aveva freni. Il suo era un godimento continuo, i suoi gemiti riecheggiavano in tutta la stanza.
“Oddio mi fai impazzire”
Le parole di Sara mi caricavano ancora di piú.
Ormai gliela stavo leccando da diversi minuti, era bagnatissima, pronta per accogliermi.
Mi tirai su e le sfilai le mutandine.
Lei però si alzò e mi fece distendere. Adesso fu lei a calarmi i pantaloncini. Lo prese in mano.
“Ti voglio anche io Lore” mi disse.
Il mio cazzo era al massimo dell’erezione e lei cominciò a baciarlo alla base dell’asta. Risalì piano piano fino alla cappella e poi lo accolse nella sua bocca.
Non fu il pompino migliore che avessi mai ricevuto, mia cugina si dimostrò un pò impacciata ma aspettavo quel momento da troppo tempo quindi andava bene lo stesso. Sentivo i suoi gemiti nel succhiarmelo e la sua saliva che colava sul mio membro. Le afferrai la nuca e iniziai a spingerle il cazzo in bocca. Poi lo tirai fuori e lei giocò con la lingua con la mia cappella. La lingua sapeva usarla davvero bene però.
Poi ci spogliammo del tutto e lei venne sopra di me.
Nel momento in cui la penetrai la sentii finalmente mia. Poggiai le mie mani sulle sue cosce e la lasciai cavalcarmi. Godevamo come pazzi.
La guardavo come fosse una dea: il suo bacino che si muoveva ritmicamente, i suoi capelli rossi che le coprivano parte del volto e i suoi occhi verdi. Era il momento che aspettavo da sempre. Afferrai i suoi seni e li baciai. I suoi capezzoli erano durissimi e sentirli sulle mie labbra mi eccitava da morire.
Poi si distese e andai io sopra. Entrai dentro di lei e stavolta fui io a dettare il ritmo. Un ritmo elevato che la faceva impazzire.
Lei afferrò il mio volto con entrambe le mani guardandomi a bocca aperta.
“Lore sono tutta tua” diceva tra i gemiti “quanto mi fai godere”
“Ti desidero” repiclai.
“Sono tutta tua”
Distese le sue gambe lungo di me, poggiando i talloni sulle mie spalle. Io le afferrai le cosce e aumentai il ritmo della mia penetrazione. Entrambi stavamo gemendo forte, chiunque fosse passato fuori dalla stanza ci avrebbe sentito. Ma non importava. Stavamo facendo l’amore.
Toccare la pelle liscia delle sue gambe mi mandava in estasi.
Sentii che ero sul punto di venire e glielo dissi.
Mi disse di venire per lei.
Così dopo qualche colpo tirai fuori il cazzo, lei allargò le gambe e venni. I miei schizzi si depositarono su di lei, sul seno, sull’addome e sulla striscia di peli della sua fica.
Mi sdraiai vicino a lei e ci guardammo intensamente. Tanti anni di attesa per quel momento. Era stato bellissimo ed indimenticabile.
Ci facemmo una doccia insieme e quel giorno lo rifacemmo altre due volte prima che tornassero tutti gli altri.
Una volta finita la vacanza e tornati a casa abbiamo avuto modo di risentirci e soprattutto di rivederci. Siamo amanti. Nessuno sospetta di noi e andremo avanti finchè ne avremo voglia.
Un saluto a tutti,
Lorenzo De Moon
Ma ricordo soprattutto un pomeriggio di 10 anni fa. Avevo appena iniziato l’università (la stessa che aveva fatto Sara) e lei continuava ad aiutarmi con lo studio, si era lasciata da qualche mese col suo ragazzo ed io avevo gli ormoni a mille e tra una battuta l’altra ci eravamo baciati. E durante il bacio con le mani avevo esplorato il suo corpo e lei aveva fatto lo stesso con me. Immaginatevi un diciannovenne il cui cazzo è nella mano di sua cugina di sette anni più grandi: ebbi una bella erezione ma dopo meno di cinque minuti esplosi imbarazzatissimo. Il ricordo di quella sega mi accompagna tutt’oggi.
Il tempo poi va avanti inesorabile, le cose cambiano e lei pochi mesi dopo quel pomeriggio partì per Londra per uno stage che poi si trasformò in un vero e proprio lavoro. Per anni ci siamo rivisti solo una o due volte l’anno e le mie fantasie si sono via via sempre più assopite.
Due anni fa Sara è tornata stabilmente in Italia e si è sposata. Cristiano, suo marito, è un uomo più grande di lei, ha 54 anni, ha lavorato per una vita a Londra ed ha deciso di tornare in Italia per stare più vicino ai suoi genitori molto anziani. Ricordo ancora il giorno del matrimonio, quanto era bella Sara! I suoi capelli rossi raccolti mettevano in risalto il suo viso e l’eleganza con cui camminava la rendeva divina. Ricordo di aver provato una vera e propria gelosia.
Ma veniamo ai giorni nostri.
Questa estate mia madre e mia zia hanno avuto l’idea di riunire la famiglia e trascorrere 15 giorni tutti insieme alle Canarie. Io sono single da un anno, i miei amici sono tutti fidanzati o sposati, quindi invece di fare il finto ragazzino a Ibiza, Mykonos o chissà dove, accettai.
La struttura che ci ospitava era formata da tanti appartamenti l’uno attaccato all’altro. Io avevo la mia stanza, i miei genitori la loro, Sara e Cristiano un’altra e un’altra ancora i miei zii.
Durante i primi giorni di vacanza nel mentre i “grandi” (mio padre, mio zio e Cristiano) erano impegnati nelle loro battute di pesca e mia madre e mia zia erano intente a spettegolare, passai molto tempo con Sara. Ci facevamo delle lunghe camminate sulle spiagge chilometriche dell’ isola in cui eravamo ed era bello parlare come un tempo. Sara era diventata una donna. Mi confidò che Cristiano, per quanto fosse brillante e premuroso, si stava avviando sulla strada della ‘vecchiaia’ mentre lei si sentiva ancora vogliosa di fare viaggi, esperienze e di dedicarsi a se stessa. Mi aprii anche io con lei, le raccontai di come stessi attraversando un periodo di stallo della mia vita ma che comunque tiravo avanti senza paura.
“Mi sei mancato in questi anni” mi disse, portando la sua mano al mio volto.
“Sei mancata anche a me”.
Stavo rivivendo sensazioni che non provavo da molti anni ed io e Sara eravamo ogni giorno sempre più vicini.
Il culmine della nostra vicinanza avvenne il sabato della prima settimana di vacanza. Ero venuto a sapere da un ragazzo della struttura in cui alloggiavamo che quel giorno ci sarebbe stato un evento di windsurf in una zona a nord dell’isola, raggiungibile in circa un’ora di macchina. Chiesi alla mia famiglia se fossero venuti ma nessuno rimase poi così entusiasta: erano già 5 giorni che giravamo l’isola e tutti avevano deciso di prendersi un giorno più tranquillo. Ma mentre stavo salendo in macchina vidi Sara avvicinarsi di corsa facendomi segno di aspettarla.
‘’Vengo con te Lore, ho già parlato con Cristiano e per lui non è un problema’’
‘’Va benissimo Sara ma sai che la gara finisce tardi vero? Non saremo qui prima delle 20’’
‘’Non è un problema, partiamo’’.
Non mi sembrava vero. E in fondo ci avevo sperato fino all’ultimo.
Sara indossava un vestitino da mare che le lasciava scoperte gran parte delle gambe e durante la guida non facevo che buttarci gli occhi. Ero attratto da lei. E la voglia di poggiare una mano su quelle cosce fu tanta ma riuscii a resistere.
Arrivammo alla spiaggia verso le 15 ed era già molto affollata, era un evento abbastanza importante e gareggiavano surfisti da ogni parte del mondo. Io e Sara riuscimmo a trovare un buon posto dove sederci. Eravamo vicini e ci stavamo divertendo ma il sole picchiava forte e dopo due ore decidemmo di alzarci e andare al bar vicino a rinfrescarci. Prendemmo due birre ghiacciate.
‘’Che ne dici di cercare una spiaggia meno affollata per fare un bagno e rinfrescarci?’’
‘’Ma la gara? Così non finirai di vederla’’
‘’Non è un problema Sara, dai andiamo’’
Salimmo in macchina e dopo pochi chilometri parcheggiai e scendemmo per raggiungere a piedi una spiaggia. Era una spiaggia grande ma isolata e raggiungibile solo attraverso un sentiero abbastanza tortuoso. Quando arrivammo c’erano forse 15 persone in totale. Uno spettacolo.
Ci sistemammo vicino alla scogliera, nell’unica parte in cui c’era un pò d’ombra. Ero completamente sudato così mi tolsi la maglia e le scarpe e mi tuffai in acqua. Sara si avvicinò ma non riusciva a entrare: l’acqua dell’oceano Atlantico era veramente gelida. Così iniziai a schizzarla scherzosamente. Mi diede dello ‘stronzo’ e si tuffò.
Iniziammo a tirarci l’acqua, poi la afferrai e me la ritrovai addosso a me. La abbracciai e lei ricambiò.
‘’Sto bene’’ mi disse.
Le sue gambe erano intorno alla mia vita e la sua fica poggiata proprio sopra il mio pacco mezzo gonfio. La strinsi a me. Fissai per qualche secondo i suoi occhi verdi. Mi avvicinai ancora.
Ci baciammo. Di nuovo. Dopo dieci anni.
Fu un bacio lunghissimo e pieno di passione.
I nostri corpi erano un tutt’uno e il mio cuore batteva all’impazzata.
Preso dalla voglia le sganciai il sopra del costume e lei rimase in topless. Sara non ha un seno prosperoso, ma nemmeno piccolo. Per me è la misura perfetta. Le strinsi, muovendo delicatamente le mie mani. I suoi capezzoli erano turgidi, durissimi, un pò per l’acqua fredda un pò per l’eccitazione. Il mio cazzo era eretto e quando portai la mano di Sara sopra lei sentì tutta la mia durezza, ma poco dopo si tirò indietro.
“Lore mio.. ma cosa stiamo facendo?”
Fu assalita dai sensi di colpa. Si rimise il costume e mi chiese di uscire dall’acqua. Ero ammutolito. Noi due, da soli, in una spiaggia quasi deserta: non sarebbe mai ricapitato un momento come quello. E tutto stava svanendo. La afferrai per un braccio e le chiesi perchè. Cazzo, eppure lo voleva anche lei!
“Lore lo sai cosa provo per te.. e non mi vorrei fermare, lo sai! Ma non possiamo spingerci fin dove vorresti.. sono una donna sposata ormai.. e non siamo più ragazzini..”
Non ebbi la forza di controbattere. Aspettammo che i nostri costumi si asciugassero e ripartimmo verso il nostro hotel.
Durante il viaggio il silenzio faceva da padrone, Sara guardava fuori dal finestrino immersa nei suoi pensieri ed io cercavo di rimanere concentrato sulla strada.
“Non puoi capire quello che provo per te” le dissi a un certo punto, poggiando la mano sulla sua coscia.
Lei si voltò verso di me, con gli occhi lucidi, e poggiò la sua mano sulla mia senza dire alcunchè.
Rientrammo e quella sera dopo cena feci una camminata sul lungomare della cittadina in cui alloggiavamo. Ero solo con i miei pensieri. Era frustrante sapere che Sara avrebbe voluto spingersi fino in fondo ma si stava trattenendo dal farlo. Cercai di capire la sua situazione, la nostra situazione, forse dovevo crescere e lasciarmi tutto alle spalle. Rientrai in camera e trovai il sonno solo dopo qualche ora.
Per i successivi due giorni Sara e Cristiano stettero per i fatti loro ed io cercai un pò di serenitá stando con i miei genitori. Nei momenti in cui eravamo tutti insieme io e Sara ci cercavamo di continuo con lo sguardo e come diceva un vecchio film “da te stesso non scappi nemmeno se sei Eddie Mercks”. Eravamo troppo attratti l’uno dall’altra e il destino era dalla nostra parte.
Una sera a cena i ‘grandi’ decisero per l’indomani di dedicarsi all’ultima battuta di pesca della vacanza mentre mia madre e mia zia si erano iscritte ad un’escursione organizzata dall’hotel. Io e Sara saremmo rimasti di nuovo soli.
Passai la notte quasi in bianco, tra una sigaretta e l’altra.
Poi arrivò la mattina.
Dopo aver fatto colazione ci ritrovammo nella mia stanza. Solo noi. Poggiai la mia mano sul suo volto e mi avvicinai ripetendo ciò che aveva detto lei pochi giorni prima: “non siamo più ragazzini”.
Un altro bacio.
“Ti voglio mia” le sussurrai all’orecchio.
La feci stendere delicatamente sul letto. Le lisciai dolcemente le gambe e iniziai a baciargliele.
“Ti voglio mia” continuavo a ripeterle mentre risalivo con la bocca verso l’interno coscia.
Lei stava ansimando e non opponeva piú resistenza. Quando con la bocca raggiunsi l’interno coscia tirai fuori la lingua. Arrivai sopra le mutandine. Sentivo l’odore della sua fica, era finalmente mia. Scostai le mutandine e iniziai a leccargliela. Me la gustai tutta, la mia lingua non aveva freni. Il suo era un godimento continuo, i suoi gemiti riecheggiavano in tutta la stanza.
“Oddio mi fai impazzire”
Le parole di Sara mi caricavano ancora di piú.
Ormai gliela stavo leccando da diversi minuti, era bagnatissima, pronta per accogliermi.
Mi tirai su e le sfilai le mutandine.
Lei però si alzò e mi fece distendere. Adesso fu lei a calarmi i pantaloncini. Lo prese in mano.
“Ti voglio anche io Lore” mi disse.
Il mio cazzo era al massimo dell’erezione e lei cominciò a baciarlo alla base dell’asta. Risalì piano piano fino alla cappella e poi lo accolse nella sua bocca.
Non fu il pompino migliore che avessi mai ricevuto, mia cugina si dimostrò un pò impacciata ma aspettavo quel momento da troppo tempo quindi andava bene lo stesso. Sentivo i suoi gemiti nel succhiarmelo e la sua saliva che colava sul mio membro. Le afferrai la nuca e iniziai a spingerle il cazzo in bocca. Poi lo tirai fuori e lei giocò con la lingua con la mia cappella. La lingua sapeva usarla davvero bene però.
Poi ci spogliammo del tutto e lei venne sopra di me.
Nel momento in cui la penetrai la sentii finalmente mia. Poggiai le mie mani sulle sue cosce e la lasciai cavalcarmi. Godevamo come pazzi.
La guardavo come fosse una dea: il suo bacino che si muoveva ritmicamente, i suoi capelli rossi che le coprivano parte del volto e i suoi occhi verdi. Era il momento che aspettavo da sempre. Afferrai i suoi seni e li baciai. I suoi capezzoli erano durissimi e sentirli sulle mie labbra mi eccitava da morire.
Poi si distese e andai io sopra. Entrai dentro di lei e stavolta fui io a dettare il ritmo. Un ritmo elevato che la faceva impazzire.
Lei afferrò il mio volto con entrambe le mani guardandomi a bocca aperta.
“Lore sono tutta tua” diceva tra i gemiti “quanto mi fai godere”
“Ti desidero” repiclai.
“Sono tutta tua”
Distese le sue gambe lungo di me, poggiando i talloni sulle mie spalle. Io le afferrai le cosce e aumentai il ritmo della mia penetrazione. Entrambi stavamo gemendo forte, chiunque fosse passato fuori dalla stanza ci avrebbe sentito. Ma non importava. Stavamo facendo l’amore.
Toccare la pelle liscia delle sue gambe mi mandava in estasi.
Sentii che ero sul punto di venire e glielo dissi.
Mi disse di venire per lei.
Così dopo qualche colpo tirai fuori il cazzo, lei allargò le gambe e venni. I miei schizzi si depositarono su di lei, sul seno, sull’addome e sulla striscia di peli della sua fica.
Mi sdraiai vicino a lei e ci guardammo intensamente. Tanti anni di attesa per quel momento. Era stato bellissimo ed indimenticabile.
Ci facemmo una doccia insieme e quel giorno lo rifacemmo altre due volte prima che tornassero tutti gli altri.
Una volta finita la vacanza e tornati a casa abbiamo avuto modo di risentirci e soprattutto di rivederci. Siamo amanti. Nessuno sospetta di noi e andremo avanti finchè ne avremo voglia.
Un saluto a tutti,
Lorenzo De Moon
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