Anti-stress.
di
Serena95
genere
masturbazione
La notifica della casella e-mail era il suono che più terrorizzava qualsiasi studente dopo una sessione di esami. Aprire l’applicazione poteva significare tutto. Saltare ed urlare dalla gioia, oppure buttarsi su una bottiglia di tequila e scolarsela per la disperazione di dover ridare l’esame, oppure rimanere a crucciarsi sul voto e prendere l’audace decisione di rifiutarlo oppure no.
Per questo, quando, solo venti minuti dopo essere tornata a casa, ancora del tutto vestita, stravolta e con i capelli arruffati il mio telefono squillò, mi sentii gelare. Dopo la laurea triennale in lingue moderne avevo subito intrapreso la specializzazione in mediazione linguistica, e a pochi esami dalla tesi, l’ansia cresceva esponenzialmente.
La voglia di finire quel maledetto percorso universitario e iniziare a lavorare e viaggiare per il mondo mi logorava. In più Andrea era partito quattro mesi fa per l’Erasmus, e sebbene fossi andata a letto con parecchi altri ragazzi nel mentre, negli ultimi periodi lo studio mi prendeva così tanto tempo da non poter uscire di casa neanche nel weekend. Figurarsi trovarmi qualcuno da scopare!
Per questo nelle sere solitarie di cibo spazzatura e stress sui libri, mi consolavo anche più volte con il meraviglioso dildo compratomi solo qualche tempo prima, rosa cipria, di 22 cm, ma sentivo parecchio la mancanza di un cazzo vero, caldo e pulsante.
Senza rifletterci mi slanciai sul cellulare ed aprii la casella email per leggere la notifica dei voti pubblicati. Con un nodo allo stomaco aprii velocemente l’email. Dopo dieci secondi netti di sgomento, capii.
-Porca troia, NO!- lancia via il telefono più avanti sul tavolo. -Com’è possibile che sia stata bocciata?-
Il sonno era scomparso improvvisamente sostituito da una rabbia bruciante e lo sgomento più totale. Ricordavo bene quell’esame per cui avevo sacrificato sei mesi della mia vita. Non accettavo un “bocciata” non poteva essere vero!
Passai attraverso varie fasi dopo. Immaginai che ci fosse stato un problema nel caricamento dei voti, una disattenzione del professore, perché a meno che non avessi scritto il numero di matricola sbagliato sul compito, il mio esame era da non meno di 26, ed anche il professore lo sapeva. Nelle interminabili lezioni ed esercitazioni avevo sempre brillato, e mi ero sempre contraddistinta per rispondere alle domande correttamente, in fretta, ed anche approfondire gli argomenti del corso.
C’era di sicuro un qualche errore di sorta. Così, al culmine della frustrazione aprii di fretta il pc, e scrissi un email all’assistente del professore, di cui trovai online i recapiti. Non lo avevamo mai visto in facoltà, perché si diceva che sostituisse il professore nelle lezioni della facoltà di lettere, in un complesso opposto al nostro. Si diceva anche che oltre ad essere il suo dottorando era praticamente il suo galoppino. Scrivendo direttamente al professore potevo morire nell’attesa di essere calcolata, ma con lui avevo più chance. Per quanto ne sapevo era appena trentenne, quindi doveva ricordarsi bene le situazioni scomode da studente, e la necessita che avevo di un colloquio chiarificatore. Dopo avergli scritto poche righe cercando di trattenermi dall’usare un tono troppo sgarbato, chiusi il pc con uno scatto.
Iniziai a camminare nervosamente per la stanza. Non potevo crederci. Era il penultimo esame, il penultimo! Non potevo essere stata bocciata dopo tutto l'impegno che ci avevo messo! Al limite della crisi esistenziale decisi di buttarmi in vasca per rilassarmi e scrollarmi di dosso la giornata e la brutta notizia. Prima di uscire dalla mia camera però, apri il cassetto del comodino con rabbia prendendo il dildo.
Mi sarebbe servito.
Iniziai a spogliarmi in giro per casa, scalciando via i jeans attillati e appendendo il crop top ad una sedia. Sganciai in fretta il reggiseno rosa chiaro di seta ed inserti di pizzo e lo gettai direttamente sul pavimento. Arrivata in bagno, sciolsi i capelli dalla treccia in cui li avevo fermati ed una cascata di onde castane mi scivolò sulle spalle, fino a sfiorarmi il sedere con le ciocche più lunghe.
Aprii l’acqua calda della vasca e ci versai una buona quantità di bagnoschiuma. Mi fermai davanti allo specchio rettangolare che stava sopra al mio lavandino. Non era troppo grande, ma comunque vedevo il mio corpo fino alla vita. Mi girai di profilo e mi osservai compiaciuta.
I capelli mi coprivano tutta la schiena, evidenziando la vita fine e magra, che Andrea adorava stringere tra le mani, la pancia piatta, decorata da un brillantino appena acquistato, nero. Le tette, grandi e ingombranti erano ancora diritte e sode. I capezzoli, solleticati dai capelli che mi ricadevano sulle spalle erano ritti e sensibili.
La visuale allo specchio era interrotta dal tanga che avevo scelto quel giorno, di seta rosa, con un triangolino trasparente sul monte di venere di pizzo. Mentre la vasca si riempiva decisi che non volevo aspettare ancora. Mi sollevai i capelli sul collo e li fermai con un bastoncino in legno, per poi scorrere con le mani sul collo, applicando una leggera pressione.
Rimasi li per pochi secondi, prima di scendere lentamente con le dita sul petto, iniziando ad accarezzarmi il seno. Prima ne percorsi il contorno, andando poi a chiudere le mani a coppa e massaggiandomi. Poi cominciai a sfiorarmi solo con i polpastrelli ogni angolo delle tette, provocandomi piccoli brividi in tutto il corpo, che si acuirono quando arrivai ai capezzoli, ipersensibili. Dopo averli solleticati li strinsi lievemente tra pollice ed indice e li tirai leggermente avanti. Mugolai.
Sentivo il piacere che iniziava a diffondersi in tutto il colpo, la fica che cominciava a bagnarsi, il clitoride che cominciava a pulsare. Chiusi l’acqua della vasca, e la saggiai con una mano.
Troppo calda.
Decisi di aspettare un altro minuto prima di immergermi per stemperare l’acqua. Feci un passo indietro,appoggiandomi al muro, continuando a guardarmi. Scesi con le mani sull’addome, sfiorandolo con la punta delle dita, provocandomi un’altra serie di piccoli brividi, fino ad incontrare il tanga, che non spostai. Appoggiai la schiena al muro, portando la mano sinistra sul seno a massaggiarlo, mentre con la destra iniziavo a sfregare la seta morbida in corrispondenza del clitoride. La mia mano scivolava sul tessuto, che a sua volta sfregava contro le mie piccole labbra, bagnandosi. Cominciai a fare movimenti circolatori sulla stoffa, mordendomi le labbra, di un rosa scuro di natura.
La mia immagine riflessa allo specchio era incredibilmente erotica. Dovuta anche al leggero vapore nella stanza, che creava un’ atmosfera più soffusa, e alle luci calde del bagno, sembravo una pornostar nell’atto di spogliarsi per un fantomatico compagno. Quanto mi sarebbe piaciuto non essere sola nella vasca quella sera!
Ma avevo il mio fidato sex toy, e me lo sarei fatto bastare.
Continuai a stimolarmi così per qualche secondo, poi decisi di entrare in doccia. Con un gesto solo mi feci scivolare di dosso il tanga, che cadde ai miei piedi in un secondo.
La visuale della mia fica liscia mi caricò ancora di eccitazione, quindi senza indugiare mi calai nella vasca da bagno, calda al punto giusto. Il calore mi lambi le gambe, poi la fica, provocandomi un brivido, che si estese a tutto il corpo quando l’acqua calda mi arrivò alle punte dei capezzoli.
Ero ormai bagnatissima, ed eccitata da morire. Volevo un orgasmo a tutti i costi, ma non lo volevo sprecare in fretta. Volevo assolutamente godermelo, prendermi il mio tempo, dare sfogo alle mie fantasie.
Sotto l’acqua, mi riempii le mani di schiuma per poi ripassarle sul mio basso ventre. Passai la schiuma sul monte di venere, poi sulle grandi labbra, senza aprirle con il dito. Le percorsi fino al basso, dove lasciavano spazio alla mia entrata, e più in basso all’orifizio che tanto mi piaceva stimolare.
Rifeci il percorso al contrario stavolta affondando con le dita all’interno delle grandi labbra. Arrivata al clitoride, iniziai con due dita lenti movimenti circolatori.
Mi morsi le labbra e gemetti.
Il clitoride era gonfio, sensibile, bagnato. Mi implorava di essere soddisfatto. Iniziai a muovere le dita leggermente più veloce, mentre la mia mente si lasciava andare alla fantasia. Volai con la mente all’ultimo rapporto che avevo avuto con un uomo, un mesetto circa prima.
Ricordai in un attimo i suoi capelli biondo scuro, e la barbetta curata, di cui ricordavo bene la morbidezza quando mi aveva premuto la bocca sul clitoride.
Mugolai, quando immaginai che al posto delle mie dita ci fosse di nuovo la sua lingua. Me l’aveva leccata per minuti e minuti interi, facendomi venire due volte solo con la lingua.
Aveva una tecnica incredibile. Leccava velocemente il clitoride dal basso verso l’altro per poi mordicchiarlo leggermente e tirandolo un po' indietro,rilasciandolo poi e ricoprendolo di nuovo con la lingua piatta. Cominciava a muovere la lingua impercettibilmente senza mai staccarla.
Ero venuta così la prima volta, e quando i miei umori si erano quintuplicati contro la sua lingua aveva iniziato a leccare più velocemente per non perderne una goccia. Con la bocca ancora sulla mia fica mi aveva sussurrato:
-Non dimenticherò mai più il sapore di questa fica. È il più buono che abbia mai assaggiato. Sei dolcissima tesoro-
I movimenti delle mie dita aumentarono. Le gambe si tesero, le divaricai e le premetti sui lati freddi della vasca.
Dopo il secondo orgasmo, raggiunto mentre mi leccava e nel contempo mi scopava la fica con due dita, mi aveva fatto sdraiare sulla schiena, lungo tutto il letto, lasciandomi fuori solo la testa, piegata in giù. Si era poi sfilato i boxer, rivelandomi un cazzo davvero impressionante. Doveva essere lungo almeno 20 centimetri, e prendendolo in mano riuscivo a malapena a chiudere le dita. Mantenendomi in quella posizione mi aveva spinto la cappella tra le labbra.
Presi il dildo nella mano sinistra, ma non lo bagnai nell’acqua profumata. Mentre con la destra continuavo a torturarmi il clitoride, mi portai il dildo alle labbra e iniziai a leccarlo esattamente come avevo fatto con il suo cazzo.
Avevo prima tirato fuori la lingua, leccando la cappella e l’asta, ruotando più volte la lingua sulla punta, cosa che gli aveva strappato diversi gemiti sensuali, che con la voce roca che aveva, avevano moltiplicato la mia eccitazione. Poi avevo iniziato ad succhiarlo, prendendolo in bocca a poco a poco. Mentre si muoveva avanti e indietro contro la mia bocca lentamente, con una mano avevo iniziato a segarlo lentamente alla base, ed ogni tanto scendevo anche ad accarezzare le palle, inequivocabilmente gonfie e dure, come se non aspettasse altro che sborrarmi in bocca. Solo dopo un po' ero riuscita a prenderlo fino in gola, trattenendolo finchè non mi sentivo soffocare, per poi togliermelo di bocca, riprendere fiato e rispingendomelo in gola.
Aveva così apprezzato che, se possibile, il suo cazzo era diventato ancora più di marmo. Mentre glielo succhiavo aveva cominciato a stimolarmi i capezzoli
Esegui gli stessi movimenti con il dildo, per molto meno tempo, perché avevo troppa voglia di sentirmi riempire la figa.
Me lo sfilai di bocca, e prima di portarmelo alla figa lo sfregai contro i capezzoli. Mugolai ancora.
Lo feci poi scendere sulla figa, ma prima di infilarlo dentro iniziai a strofinarlo sull’entrata, come aveva fatto lui.
Fabrizio, così mi aveva detto di chiamarsi, dopo avermelo succhiato, mi aveva girato sulla pancia, sempre tenendomi distesa. Aveva fatto il giro del letto e era salito dietro di me. Dandomi un paio di schiaffi sul culo morbido e burroso, mi aveva ordinato di mettermi a quattro zampe e divaricare le gambe. Il tono perentorio con cui me lo aveva ordinato mi aveva portato ad ansimare, desiderosa solo di sentire quel cazzo gigante entrarmi dentro.
Avevo subito eseguito. Ero li, a quattro zampe, con le gambe divaricate, il culo leggermente rosso dagli schiaffi, come una cagnetta.
Non mi aveva scopata subito. Aveva iniziato a sfregare la cappella nell’incavo della figa, facendolo scorrere sul clitoride e di nuovo portandolo alla mia entrata senza però spingerlo dentro.
Con un gemito lo avevo implorato di scoparmi, ma lui mi aveva sussurrato:
-Lo so che sei una gran troia che vuole il cazzo tesoro… ma voglio farti aspettare ancora qualche secondo. Voglio che il questa notte te la stampi bene in testa. Voglio che ogni volta che ti tocchi pensi a me, al mio cazzo, a quanto mi hai desiderato. Hai una figa fantastica, lo sai? Così liscia e morbida.. così calda e bagnata. Sei proprio una gran zoccola Serena.-
Con quelle parole, si era finalmente spinto dentro di me con un colpo secco. Forse pensava di farmi male, ma era affondato come una lama nel burro per quanto era bagnata.
Con un movimento fluido feci scivolare il dildo dentro di me.
Emisi un gemito acuto. Il dildo era entrato senza difficoltà, lubrificato dalla mia lingua e poi dai miei umori.
Impaziente di aspettare ancora, cominciai velocemente a spingerlo dentro e fuori. Ansimai selvaggiamente, cominciando a ruotare le dita dell’altra mano sul clitoride sempre più velocemente, seguendo involontariamente il ritmo che la scopata con Fabrizio aveva seguito in passato.
Fin da subito aveva iniziato a scoparmi velocemente, in modo deciso, con un che di selvaggio che mi faceva eccitare solo di più
Mi aveva preso i capelli legati in una coda con una mano, tirandoli leggermente, e aveva passato la mano destra sotto la mia vita, andando diritto a stimolarmi il clitoride.
Mi aveva mandato fuori di testa. Ad ogni colpo la cappella andava a toccare il mio punto g da quella angolazione, e il movimento sul clitoride acuiva il tutto. Avevo cercato il più possibile di trattenermi per far durare il più possibile quella scopata, in quella precisa posizione, ma dopo poco ero venuta, squirtando così violentemente sul suo cazzo che uscì fuori dalla mia figa.
Abbandonai la testa contro il bordo della vasca. L’orgasmo era vicino. La mia mano destra continuava a muoversi frenetica sul clitoride, mentre la sinistra teneva il dildo con cui mi scopavoe.
Il mio ricordo continuò. Dopo almeno tre ore di sesso sfrenato in tutte le posizioni, Fabrizio, che non aveva dato segno di fatica o cedimento, ma aveva fatto venire me altre cinque volte , mi aveva chiesto se prendevo la pillola. Al mio assenso , mi aveva presa e messa sotto di lui, mi aveva bloccato le gambe in alto, e aveva cominciato a trapanarmi fortissimo la figa. Da quella posizione il cazzo mi entrava del tutto nella fica, lo sentivo sempre più grosso e pulsante. Dopo qualche minuto, irrigidendosi su di me, mi aveva sborrato nella fica. Ricordo che avevo goduto anche io, qualche secondo dopo, quando avevo sentito il suo schizzo dentro la figa. Mi aveva eccitata così tanto che ero venuta in quell’istante. Andrea nonostante prendessi la pillola ormai da mesi non aveva mai voluto sborrarmi dentro.
Mi irrigidii. Sentivo l’orgasmo montare nella mia figa, i muscoli contrarsi e stringersi sul fallo che mi stavo infilando, ma rallentai lievemente per lasciarmi andare al ricordo dell’ultima parte di quella notte folle.
Dopo esserci addormentati per qualche ora, mi ero svegliata con una strana sensazione tra le gambe. Mi trovavo sdraiata a pancia sotto, con la gambe mezze aperte. Fabrizio, piegato su di me si menava il cazzo, mentre con la lingua mi stimolava l’ano.
Gemetti. Aumentai di nuovo il ritmo del dildo.
Dopo averci infilato prima uno, e poi due dita, pompandomi con quelle, mi aveva chiuso le gambe e si era piazzato a cavalcioni del mio culo. Con delicatezza, aveva iniziato ad infilare la cappella nel mio buchino.
Ero così elastica e così pronta che era riuscito ad infilarlo tutto dopo pochi secondi. Aveva iniziato a scoparmi il culo con la stessa perizia con cui mi aveva scopato la figa. Mi aveva poi riafferrata per i capelli e girato la testa verso sinistra, dove, appoggiato al muro c’era uno specchio.
-Guarda- aveva sussurrato- guarda quanto sei porca.- poi aveva ricominciato a scoparmi.
Con quella immagine in testa, l’immagine allo specchio del suo cazzo che scompariva ad intermittenza nel mio culo, finalmente venni.
Levai il dildo appena prima che un fiotto uscisse dalla mia vagina. Il clitoride pulsava in modo frenetico. L’orgasmo fu talmente intenso da mandarmi brividi violenti in tutto il corpo. Le gambe mi tremavano.
Stremata ma rilassata , tirai via il dildo dall’acqua appoggiandolo sul bordo, e reimmersi il braccio. Mi sentivo in paradiso. L’orgasmo era stato una bomba. Tutte le preoccupazioni che avevo fino a qualche momento prima mi sembravano scomparse. Chi se lo ricordava più l’esame?
Rimanete connessi...nel prossimo racconto, Serena incontrerà l'assistente del prof e se ne vedranno delle belle. Se volete contattarmi e parlare con me scrivetemi sulla mia email serena95r@protonmail.com
Accetto tutti i tipi di feedback, positivi e negativi. Sono ancora agli inizi qui sul sito. Baci speciali, Serena ;)
Per questo, quando, solo venti minuti dopo essere tornata a casa, ancora del tutto vestita, stravolta e con i capelli arruffati il mio telefono squillò, mi sentii gelare. Dopo la laurea triennale in lingue moderne avevo subito intrapreso la specializzazione in mediazione linguistica, e a pochi esami dalla tesi, l’ansia cresceva esponenzialmente.
La voglia di finire quel maledetto percorso universitario e iniziare a lavorare e viaggiare per il mondo mi logorava. In più Andrea era partito quattro mesi fa per l’Erasmus, e sebbene fossi andata a letto con parecchi altri ragazzi nel mentre, negli ultimi periodi lo studio mi prendeva così tanto tempo da non poter uscire di casa neanche nel weekend. Figurarsi trovarmi qualcuno da scopare!
Per questo nelle sere solitarie di cibo spazzatura e stress sui libri, mi consolavo anche più volte con il meraviglioso dildo compratomi solo qualche tempo prima, rosa cipria, di 22 cm, ma sentivo parecchio la mancanza di un cazzo vero, caldo e pulsante.
Senza rifletterci mi slanciai sul cellulare ed aprii la casella email per leggere la notifica dei voti pubblicati. Con un nodo allo stomaco aprii velocemente l’email. Dopo dieci secondi netti di sgomento, capii.
-Porca troia, NO!- lancia via il telefono più avanti sul tavolo. -Com’è possibile che sia stata bocciata?-
Il sonno era scomparso improvvisamente sostituito da una rabbia bruciante e lo sgomento più totale. Ricordavo bene quell’esame per cui avevo sacrificato sei mesi della mia vita. Non accettavo un “bocciata” non poteva essere vero!
Passai attraverso varie fasi dopo. Immaginai che ci fosse stato un problema nel caricamento dei voti, una disattenzione del professore, perché a meno che non avessi scritto il numero di matricola sbagliato sul compito, il mio esame era da non meno di 26, ed anche il professore lo sapeva. Nelle interminabili lezioni ed esercitazioni avevo sempre brillato, e mi ero sempre contraddistinta per rispondere alle domande correttamente, in fretta, ed anche approfondire gli argomenti del corso.
C’era di sicuro un qualche errore di sorta. Così, al culmine della frustrazione aprii di fretta il pc, e scrissi un email all’assistente del professore, di cui trovai online i recapiti. Non lo avevamo mai visto in facoltà, perché si diceva che sostituisse il professore nelle lezioni della facoltà di lettere, in un complesso opposto al nostro. Si diceva anche che oltre ad essere il suo dottorando era praticamente il suo galoppino. Scrivendo direttamente al professore potevo morire nell’attesa di essere calcolata, ma con lui avevo più chance. Per quanto ne sapevo era appena trentenne, quindi doveva ricordarsi bene le situazioni scomode da studente, e la necessita che avevo di un colloquio chiarificatore. Dopo avergli scritto poche righe cercando di trattenermi dall’usare un tono troppo sgarbato, chiusi il pc con uno scatto.
Iniziai a camminare nervosamente per la stanza. Non potevo crederci. Era il penultimo esame, il penultimo! Non potevo essere stata bocciata dopo tutto l'impegno che ci avevo messo! Al limite della crisi esistenziale decisi di buttarmi in vasca per rilassarmi e scrollarmi di dosso la giornata e la brutta notizia. Prima di uscire dalla mia camera però, apri il cassetto del comodino con rabbia prendendo il dildo.
Mi sarebbe servito.
Iniziai a spogliarmi in giro per casa, scalciando via i jeans attillati e appendendo il crop top ad una sedia. Sganciai in fretta il reggiseno rosa chiaro di seta ed inserti di pizzo e lo gettai direttamente sul pavimento. Arrivata in bagno, sciolsi i capelli dalla treccia in cui li avevo fermati ed una cascata di onde castane mi scivolò sulle spalle, fino a sfiorarmi il sedere con le ciocche più lunghe.
Aprii l’acqua calda della vasca e ci versai una buona quantità di bagnoschiuma. Mi fermai davanti allo specchio rettangolare che stava sopra al mio lavandino. Non era troppo grande, ma comunque vedevo il mio corpo fino alla vita. Mi girai di profilo e mi osservai compiaciuta.
I capelli mi coprivano tutta la schiena, evidenziando la vita fine e magra, che Andrea adorava stringere tra le mani, la pancia piatta, decorata da un brillantino appena acquistato, nero. Le tette, grandi e ingombranti erano ancora diritte e sode. I capezzoli, solleticati dai capelli che mi ricadevano sulle spalle erano ritti e sensibili.
La visuale allo specchio era interrotta dal tanga che avevo scelto quel giorno, di seta rosa, con un triangolino trasparente sul monte di venere di pizzo. Mentre la vasca si riempiva decisi che non volevo aspettare ancora. Mi sollevai i capelli sul collo e li fermai con un bastoncino in legno, per poi scorrere con le mani sul collo, applicando una leggera pressione.
Rimasi li per pochi secondi, prima di scendere lentamente con le dita sul petto, iniziando ad accarezzarmi il seno. Prima ne percorsi il contorno, andando poi a chiudere le mani a coppa e massaggiandomi. Poi cominciai a sfiorarmi solo con i polpastrelli ogni angolo delle tette, provocandomi piccoli brividi in tutto il corpo, che si acuirono quando arrivai ai capezzoli, ipersensibili. Dopo averli solleticati li strinsi lievemente tra pollice ed indice e li tirai leggermente avanti. Mugolai.
Sentivo il piacere che iniziava a diffondersi in tutto il colpo, la fica che cominciava a bagnarsi, il clitoride che cominciava a pulsare. Chiusi l’acqua della vasca, e la saggiai con una mano.
Troppo calda.
Decisi di aspettare un altro minuto prima di immergermi per stemperare l’acqua. Feci un passo indietro,appoggiandomi al muro, continuando a guardarmi. Scesi con le mani sull’addome, sfiorandolo con la punta delle dita, provocandomi un’altra serie di piccoli brividi, fino ad incontrare il tanga, che non spostai. Appoggiai la schiena al muro, portando la mano sinistra sul seno a massaggiarlo, mentre con la destra iniziavo a sfregare la seta morbida in corrispondenza del clitoride. La mia mano scivolava sul tessuto, che a sua volta sfregava contro le mie piccole labbra, bagnandosi. Cominciai a fare movimenti circolatori sulla stoffa, mordendomi le labbra, di un rosa scuro di natura.
La mia immagine riflessa allo specchio era incredibilmente erotica. Dovuta anche al leggero vapore nella stanza, che creava un’ atmosfera più soffusa, e alle luci calde del bagno, sembravo una pornostar nell’atto di spogliarsi per un fantomatico compagno. Quanto mi sarebbe piaciuto non essere sola nella vasca quella sera!
Ma avevo il mio fidato sex toy, e me lo sarei fatto bastare.
Continuai a stimolarmi così per qualche secondo, poi decisi di entrare in doccia. Con un gesto solo mi feci scivolare di dosso il tanga, che cadde ai miei piedi in un secondo.
La visuale della mia fica liscia mi caricò ancora di eccitazione, quindi senza indugiare mi calai nella vasca da bagno, calda al punto giusto. Il calore mi lambi le gambe, poi la fica, provocandomi un brivido, che si estese a tutto il corpo quando l’acqua calda mi arrivò alle punte dei capezzoli.
Ero ormai bagnatissima, ed eccitata da morire. Volevo un orgasmo a tutti i costi, ma non lo volevo sprecare in fretta. Volevo assolutamente godermelo, prendermi il mio tempo, dare sfogo alle mie fantasie.
Sotto l’acqua, mi riempii le mani di schiuma per poi ripassarle sul mio basso ventre. Passai la schiuma sul monte di venere, poi sulle grandi labbra, senza aprirle con il dito. Le percorsi fino al basso, dove lasciavano spazio alla mia entrata, e più in basso all’orifizio che tanto mi piaceva stimolare.
Rifeci il percorso al contrario stavolta affondando con le dita all’interno delle grandi labbra. Arrivata al clitoride, iniziai con due dita lenti movimenti circolatori.
Mi morsi le labbra e gemetti.
Il clitoride era gonfio, sensibile, bagnato. Mi implorava di essere soddisfatto. Iniziai a muovere le dita leggermente più veloce, mentre la mia mente si lasciava andare alla fantasia. Volai con la mente all’ultimo rapporto che avevo avuto con un uomo, un mesetto circa prima.
Ricordai in un attimo i suoi capelli biondo scuro, e la barbetta curata, di cui ricordavo bene la morbidezza quando mi aveva premuto la bocca sul clitoride.
Mugolai, quando immaginai che al posto delle mie dita ci fosse di nuovo la sua lingua. Me l’aveva leccata per minuti e minuti interi, facendomi venire due volte solo con la lingua.
Aveva una tecnica incredibile. Leccava velocemente il clitoride dal basso verso l’altro per poi mordicchiarlo leggermente e tirandolo un po' indietro,rilasciandolo poi e ricoprendolo di nuovo con la lingua piatta. Cominciava a muovere la lingua impercettibilmente senza mai staccarla.
Ero venuta così la prima volta, e quando i miei umori si erano quintuplicati contro la sua lingua aveva iniziato a leccare più velocemente per non perderne una goccia. Con la bocca ancora sulla mia fica mi aveva sussurrato:
-Non dimenticherò mai più il sapore di questa fica. È il più buono che abbia mai assaggiato. Sei dolcissima tesoro-
I movimenti delle mie dita aumentarono. Le gambe si tesero, le divaricai e le premetti sui lati freddi della vasca.
Dopo il secondo orgasmo, raggiunto mentre mi leccava e nel contempo mi scopava la fica con due dita, mi aveva fatto sdraiare sulla schiena, lungo tutto il letto, lasciandomi fuori solo la testa, piegata in giù. Si era poi sfilato i boxer, rivelandomi un cazzo davvero impressionante. Doveva essere lungo almeno 20 centimetri, e prendendolo in mano riuscivo a malapena a chiudere le dita. Mantenendomi in quella posizione mi aveva spinto la cappella tra le labbra.
Presi il dildo nella mano sinistra, ma non lo bagnai nell’acqua profumata. Mentre con la destra continuavo a torturarmi il clitoride, mi portai il dildo alle labbra e iniziai a leccarlo esattamente come avevo fatto con il suo cazzo.
Avevo prima tirato fuori la lingua, leccando la cappella e l’asta, ruotando più volte la lingua sulla punta, cosa che gli aveva strappato diversi gemiti sensuali, che con la voce roca che aveva, avevano moltiplicato la mia eccitazione. Poi avevo iniziato ad succhiarlo, prendendolo in bocca a poco a poco. Mentre si muoveva avanti e indietro contro la mia bocca lentamente, con una mano avevo iniziato a segarlo lentamente alla base, ed ogni tanto scendevo anche ad accarezzare le palle, inequivocabilmente gonfie e dure, come se non aspettasse altro che sborrarmi in bocca. Solo dopo un po' ero riuscita a prenderlo fino in gola, trattenendolo finchè non mi sentivo soffocare, per poi togliermelo di bocca, riprendere fiato e rispingendomelo in gola.
Aveva così apprezzato che, se possibile, il suo cazzo era diventato ancora più di marmo. Mentre glielo succhiavo aveva cominciato a stimolarmi i capezzoli
Esegui gli stessi movimenti con il dildo, per molto meno tempo, perché avevo troppa voglia di sentirmi riempire la figa.
Me lo sfilai di bocca, e prima di portarmelo alla figa lo sfregai contro i capezzoli. Mugolai ancora.
Lo feci poi scendere sulla figa, ma prima di infilarlo dentro iniziai a strofinarlo sull’entrata, come aveva fatto lui.
Fabrizio, così mi aveva detto di chiamarsi, dopo avermelo succhiato, mi aveva girato sulla pancia, sempre tenendomi distesa. Aveva fatto il giro del letto e era salito dietro di me. Dandomi un paio di schiaffi sul culo morbido e burroso, mi aveva ordinato di mettermi a quattro zampe e divaricare le gambe. Il tono perentorio con cui me lo aveva ordinato mi aveva portato ad ansimare, desiderosa solo di sentire quel cazzo gigante entrarmi dentro.
Avevo subito eseguito. Ero li, a quattro zampe, con le gambe divaricate, il culo leggermente rosso dagli schiaffi, come una cagnetta.
Non mi aveva scopata subito. Aveva iniziato a sfregare la cappella nell’incavo della figa, facendolo scorrere sul clitoride e di nuovo portandolo alla mia entrata senza però spingerlo dentro.
Con un gemito lo avevo implorato di scoparmi, ma lui mi aveva sussurrato:
-Lo so che sei una gran troia che vuole il cazzo tesoro… ma voglio farti aspettare ancora qualche secondo. Voglio che il questa notte te la stampi bene in testa. Voglio che ogni volta che ti tocchi pensi a me, al mio cazzo, a quanto mi hai desiderato. Hai una figa fantastica, lo sai? Così liscia e morbida.. così calda e bagnata. Sei proprio una gran zoccola Serena.-
Con quelle parole, si era finalmente spinto dentro di me con un colpo secco. Forse pensava di farmi male, ma era affondato come una lama nel burro per quanto era bagnata.
Con un movimento fluido feci scivolare il dildo dentro di me.
Emisi un gemito acuto. Il dildo era entrato senza difficoltà, lubrificato dalla mia lingua e poi dai miei umori.
Impaziente di aspettare ancora, cominciai velocemente a spingerlo dentro e fuori. Ansimai selvaggiamente, cominciando a ruotare le dita dell’altra mano sul clitoride sempre più velocemente, seguendo involontariamente il ritmo che la scopata con Fabrizio aveva seguito in passato.
Fin da subito aveva iniziato a scoparmi velocemente, in modo deciso, con un che di selvaggio che mi faceva eccitare solo di più
Mi aveva preso i capelli legati in una coda con una mano, tirandoli leggermente, e aveva passato la mano destra sotto la mia vita, andando diritto a stimolarmi il clitoride.
Mi aveva mandato fuori di testa. Ad ogni colpo la cappella andava a toccare il mio punto g da quella angolazione, e il movimento sul clitoride acuiva il tutto. Avevo cercato il più possibile di trattenermi per far durare il più possibile quella scopata, in quella precisa posizione, ma dopo poco ero venuta, squirtando così violentemente sul suo cazzo che uscì fuori dalla mia figa.
Abbandonai la testa contro il bordo della vasca. L’orgasmo era vicino. La mia mano destra continuava a muoversi frenetica sul clitoride, mentre la sinistra teneva il dildo con cui mi scopavoe.
Il mio ricordo continuò. Dopo almeno tre ore di sesso sfrenato in tutte le posizioni, Fabrizio, che non aveva dato segno di fatica o cedimento, ma aveva fatto venire me altre cinque volte , mi aveva chiesto se prendevo la pillola. Al mio assenso , mi aveva presa e messa sotto di lui, mi aveva bloccato le gambe in alto, e aveva cominciato a trapanarmi fortissimo la figa. Da quella posizione il cazzo mi entrava del tutto nella fica, lo sentivo sempre più grosso e pulsante. Dopo qualche minuto, irrigidendosi su di me, mi aveva sborrato nella fica. Ricordo che avevo goduto anche io, qualche secondo dopo, quando avevo sentito il suo schizzo dentro la figa. Mi aveva eccitata così tanto che ero venuta in quell’istante. Andrea nonostante prendessi la pillola ormai da mesi non aveva mai voluto sborrarmi dentro.
Mi irrigidii. Sentivo l’orgasmo montare nella mia figa, i muscoli contrarsi e stringersi sul fallo che mi stavo infilando, ma rallentai lievemente per lasciarmi andare al ricordo dell’ultima parte di quella notte folle.
Dopo esserci addormentati per qualche ora, mi ero svegliata con una strana sensazione tra le gambe. Mi trovavo sdraiata a pancia sotto, con la gambe mezze aperte. Fabrizio, piegato su di me si menava il cazzo, mentre con la lingua mi stimolava l’ano.
Gemetti. Aumentai di nuovo il ritmo del dildo.
Dopo averci infilato prima uno, e poi due dita, pompandomi con quelle, mi aveva chiuso le gambe e si era piazzato a cavalcioni del mio culo. Con delicatezza, aveva iniziato ad infilare la cappella nel mio buchino.
Ero così elastica e così pronta che era riuscito ad infilarlo tutto dopo pochi secondi. Aveva iniziato a scoparmi il culo con la stessa perizia con cui mi aveva scopato la figa. Mi aveva poi riafferrata per i capelli e girato la testa verso sinistra, dove, appoggiato al muro c’era uno specchio.
-Guarda- aveva sussurrato- guarda quanto sei porca.- poi aveva ricominciato a scoparmi.
Con quella immagine in testa, l’immagine allo specchio del suo cazzo che scompariva ad intermittenza nel mio culo, finalmente venni.
Levai il dildo appena prima che un fiotto uscisse dalla mia vagina. Il clitoride pulsava in modo frenetico. L’orgasmo fu talmente intenso da mandarmi brividi violenti in tutto il corpo. Le gambe mi tremavano.
Stremata ma rilassata , tirai via il dildo dall’acqua appoggiandolo sul bordo, e reimmersi il braccio. Mi sentivo in paradiso. L’orgasmo era stato una bomba. Tutte le preoccupazioni che avevo fino a qualche momento prima mi sembravano scomparse. Chi se lo ricordava più l’esame?
Rimanete connessi...nel prossimo racconto, Serena incontrerà l'assistente del prof e se ne vedranno delle belle. Se volete contattarmi e parlare con me scrivetemi sulla mia email serena95r@protonmail.com
Accetto tutti i tipi di feedback, positivi e negativi. Sono ancora agli inizi qui sul sito. Baci speciali, Serena ;)
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