La ginecologa

di
genere
saffico

Andare dal ginecologo era una delle visite che meno mi piaceva fare.
Costretta a gambe aperte su delle staffe scomode, con una cortese sconosciuta che senza curarsi del fastidio ti infilava una sonda in mezzo alle gambe e ti palpava non mi attirava poi molto, almeno in quel preciso contesto. Probabilmente se la stessa sconosciuta fosse stata su un letto e accompagnasse le due dita con una bella lingua, sarei stata di tutt’altra opinione. Ma quella volta non potevo proprio scamparla.
Con un mese di ritardo del ciclo, due test di gravidanza negativi e un bhcg negativo era chiaro che c’era un problema, e non era la gravidanza. Il dubbio lacerante di essere la donna su un milione pronta a partecipare a “non sapevo di essere incinta” avevo quindi fissato un appuntamento dalla ginecologa che non vedevo ormai da mesi, dal mio ultimo pap test.
Era una donna bassina, un po' in carne, con forme molto prosperose, e una montagna di capelli crespi in testa. Era anche abbastanza giovane, ma la sua trascuratezza nel vestire e nella cura di corpo e capelli le dava almeno dieci anni in più. Forse però ero di parte.
La cura maniacale che avevo per i capelli e per il mio corpo sfuggiva oramai ad ogni mio controllo ma dava i suoi frutti.
Alla fiorente età di 24 avevo quindi lucidissimi capelli castani, setosi e lunghi fino al sedere. Una pelle priva di cellulite e smagliature (dovuta anche alla genetica suppongo) senza macchie e liscia. Mi depilavo giornalmente sotto la doccia ed avevo eseguito diverse sedute di laser definitivo nella zona intima, per cui ero sempre liscia e pronta per una qualsiasi occasione. Il seno, di taglia quarta abbondante era ancora sodo e teso come quando ero ragazzina, e i tre allenamenti a settimana mi avevano alla fine portato ad avere un culetto sodo e compatto, proprio come lo desideravo. La pancia piatta e con un accenno di muscoli era decorata da un brillantino sull’ombelico, ricordo della mia adolescenza.
Amavo il mio corpo, e me ne prendevo cura in tutti gli aspetti possibili.
Non era un caso che il mio rapporto con Andrea dopo tre anni si salvasse solo per l’aspetto fisico. A meno di non essere sotto le lenzuola passavamo la maggior parte del tempo a litigare o ad ignorarci. Quando invece ci stringevamo nudi c’era spazio solo per urla di piacere e gemiti.
Scacciai il pensiero e cercai il nome della ginecologa sul citofono del portone che avevo davanti. La luce del citofono a videocamera lampeggiò e con uno scattò la serratura del portone venne aperta. Salì in fretta le scale fino al secondo piano e spinsi il portone in legno scuro lucido. La sala d’aspetto era leggermente cambiata. La tinta giallo pallido che ricordavo era stata sostituita da un bianco assoluto, che si intonava decisamente meglio al tavolino in vetro e alle sedie trasparenti in plastica disposte intorno alla sala. Un bancone lucido bianco separava la sala da quella che supponevo essere la segretaria. Mi diressi direttamente verso di lei, dicendole il mio cognome. La sala era praticamente vuota se non fosse per un uomo che immaginai aspettasse la moglie. Complice magari l’orario eccessivamente caldo di una giornata di inizio settembre, gli appuntamenti dovevano essere stati fissati più tardi.
Mi sedetti in una sedia dall’altro lato della stanza rispetto all’uomo, sventolandomi una mano davanti al viso per riprendermi dalla calura. Vidi con la coda dell’occhio il tipo che alzò gli occhi dal cellulare per lanciarmi una lunga occhiata. Gli sorrisi languidamente, e lasciai che il suo sguardo salisse dalle zeppe in sughero e cuoio alle gambe accavallate abbronzate e lisce, fino all’orlo del vestito di jeans, salito forse un po' troppo su mentre mi sedevo. Non me ne curai. Sapevo di avere un corpo sensuale e non mi vergognavo se qualcuno lo guardava. Lo trovavo anzi molto intrigante.
Lo sguardo sali ancora allo scollo del vestito dove indugiò qualche minuto. Il bottone più in alto era slacciato, non mi piaceva sentirmi soffocare, ma esibivo sempre il decolté quando l’occasione me lo permetteva, e il bottone allacciato corrispondeva all’incavo del seno. L’uomo finì poi la sua ispezione con uno sguardo alle labbra carnose enfatizzate da un rossetto vivace, e poi mi fissò negli occhi, trovandosi imbarazzato quando si accorse che anche io lo stavo osservando. Gli feci l’occhiolino e scavallai le gambe, lasciandole leggermente aperte. Che guardasse pure. Lo vidi sgranare gli occhi leggermente mentre arrossendo riabbassava di fretta lo sguardo sul cellulare. Risi tra me e me mentre prendevo una rivista ed iniziavo pigramente a sfogliarla.
Non ci volle molto perché dalla porta in fondo al corridoio spuntasse una donna alta circa quanto me, con un caschetto di capelli lisci e bruni e occhi vivaci. Esibiva un bel pancione che spuntava dalla camiciola ed aveva sicuramente appena ricevuto buone notizie, a giudicare dal sorriso smagliante. Sulla mano sinistra si vedeva chiaramente un solitario ed una fede più piccola di oro bianco. Sorrise al marito porgendogli una cartellina che di certo doveva essere l’ecografia. Lui si alzò rivolgendomi un’ultima occhiata e dopo qualche minuto saldò il conto ed uscì.
Quando la segretaria chiamò il mio nome mi alzai risistemandomi il vestito e la segui, entrando poco dopo in una saletta che era stata completamente ristrutturata dall’ultima volta che c’ero stata nel pieno stile moderno della sala d’aspetto.
Cosa che più mi sorprese era che anche la dottoressa era palesemente cambiata!
La zazzera di capelli crespi che mi ricordavo ora appariva lucida e disciplinata, tinta di un colore mattone e fissata in uno chignon, tenuto fermo da un lungo bastoncino di legno. Il viso più lucido e più magro era leggermente truccato. Aveva perso parecchi chili e si vedeva dal vestito attillato che le accarezzava il corpo, parzialmente coperto dal camice, con spalline sottili e scollatura diritta da cui spuntavano due tette a dir poco enormi, misura quinta occhio e croce, e che arrivava in un tubino perfetto all’altezza del ginocchio.
Quando girò attorno al tavolo per stringermi la mano vidi le scarpe, zeppe di media altezza bianche. Era senza dubbio una bellissima donna, di quelle che mi facevano rizzare all’istante i capezzoli. Cercai di non soffermarmi a pensare cosa ci fosse sotto quel vestito e mi sforzai di distrarmi
Le sorrisi a mia volta ricambiando la stretta.
-Dottoressa, è cambiata tantissimo- le dissi incapace di trattenermi- le faccio i miei complimenti-
Lei sorrise di rimando, mostrandomi i denti bianchissimi in contrasto con il rossetto malva e trattenendo la mia mano in una stretta leggermente più carezzevole -Grazie molte Serena, lei è sempre perfetta-
Sentì un brivido piacevole lungo la schiena quando vidi chiaramente i suoi occhi che mi scrutavano la scollatura. Andrea mi rimproverava sempre di essere una troietta incallita e di vedere sempre in modo perverso i piccoli gesti, ma ero abbastanza sicura che la dottoressa mi avesse appena guardato le tette. Non andavo con una donna da almeno cinque anni e mi scoprì a sentire la mancanza di una bella figa da leccare. Forse sarebbe stata una visita interessante.
Le spiegai velocemente il mio problema e lei si dimostrò abbastanza tranquilla nello sfatare la gravidanza.
-Se avesse eseguito solo il test fatto in farmacia ne avrei dubitato, ma le analisi del sangue sono sicure quasi al 100%. Tenderei ad escludere la gravidanza. Ora facciamo una eco e vediamo subito cosa succede.-
Annuendo mi alzai in piedi, seguita da lei che mi indicò un lettino dietro un grazioso paravento bianco e nero.
-Se riesce può anche solo sollevare la gonna del vestito- mi disse mentre lottavo con il bottoncino sul seno. Ero quasi eccitata dalla situazione. La dottoressa che mi ricordavo sciatta e trascurata era improvvisamente diventata una bomba sexy, e l’idea che da li a poco quella mano morbida mi avrebbe toccata così intimamente portava irrimediabilmente la mia fica a bagnarsi.
Cercai di trattenere l’eccitazione facendo un profondo respiro.
“Moderati Serena, è un medico! Certo, un medico incredibilmente sexy ma sempre un medico!”
-Mi dispiace ma la gonna è troppo aderente, non riesco ad alzarla. Le dispiace se lo tolgo? - dissi cercando di mantenere un tono neutro, nonostante l’dea di rimanere quasi nuda di fronte a lei mi eccitava da morire.
-No, si figuri. Faccia con comodo- rispose piegando la testa e guardandomi. Sorrideva in modo così sensuale che mi senti morire. Mantenere la calma era impossibile.
Ci misi più tempo di quanto volevo a slacciare i bottoncini che percorrevano il davanti del vestito, sentendomi goffa di fronte a quello sguardo verde brillante che seguiva le mie mani. Non sapevo se fossi pazza io o se la dottoressa mi stesse effettivamente guardando come se volesse saltarmi addosso. Mi vergognai per un attimo, perché qualsiasi pensiero cercassi di formulare per distrarmi, sarei rimasta così bagnata che visitandomi l’avrebbe comunque notato.
Scacciai l’imbarazzo.
Non potevo di certo essere l’unica donna che si eccitava a guardare una dottoressa tanto sensuale.
E se anche fosse, beh pazienza. Poteva prenderlo come un grosso complimento.
Riacquistai un po’ di sicurezza e mi sdraiai sul lettino, allineando il sedere al bordo e sollevando le gambe sulle staffe. Li, con la fica completamente depilata davanti ai suoi occhi mi fu chiaro quanto poco professionale fosse l’interesse della dottoressa. Passo lo sguardo sul seno a malapena contenuto dal reggiseno nero con piccoli inserti di pizzo qua e là e lo fece scivolare ardente sulla pancia nuda, l’ombelico decorato e il monte di venere liscio. Mi guardò per qualche secondo, poi, per niente imbarazzata mi sorrise e si alzò, allungandosi verso di me. Il cuore mi batte più velocemente per un secondo.
Voleva baciarmi?! Oh mio dio!
In quel millisecondo il clitoride cominciò a pulsare e nel mentre che mi preparavo mentalmente a saltare addosso lei si blocco, con il camice che sfiorava la mia fica, ed il seno che si alzava ed abbassava sul mio stomaco a ritmo del respiro. Sembrò essere divertita guardandomi, e nel mentre la vidi trafficare con il braccio sinistro. Segui il suo sguardo solo per vedere che stava sfilando i guanti dal contenitore sul tavolino alla mia destra.
CHE GRANDE FIGURA DJ MERDA! Dovevo esserle sembrata una ninfomane. Mi sentii arrossire di colpo, e mi appuntai mentalmente di darmi un calcio da sola per quella enorme figura di merda. Abbassati gli occhi cercando di non far trasparire l’imbarazzo, ma era ben visibile. Si rimise a sedere con una risatina e si infilò i guanti lentamente, mentre con lo sguardo continuava a divorarmi la fica.
-Bene Serena. Le grandi labbra risultano assolutamente regolari, nessun difetto evidente. Le farò prima l’ecografia e poi una veloce ispezione con le dita per verificare il letto pelvico e l’endometrio. Iniziamo-
Ritornando professionale prese la sonda dall’ecografo e si allungo per prendere il lubrificante. A metà strada fece un risolino e si fermo -non penso avremo bisogno di questo-. Accampati ulteriormente dall’imbarazzo, ma qualsiasi cosa dicesse con quel tono e quella risata sensuale aveva come unico risultato pulsazioni che stavano diventando quasi dolorose sul clitoride. Accostò la sonda all’entrata della mia vagina e prima di infilarlo la mosse in circolo sull’apertura, forse per bagnarla. Mi morsi le labbra per trattenere un gemito mentre la infilava. La sonda fredda non faceva altro che acuire la sensazione di eccitazione.
Mentre parlava cercai ardentemente di trattenere i gemiti che mi salivano alla bocca mentre spostava piano la sonda per avere visioni migliori.
-Allora Serena..quello che vedo è l’evidente presenza della sindrome dell’ovaio policistico. Vede queste zone scure? Sono cisti sulle sue ovaie, ovuli non espulsi. Tra tutti i sintomi che comporta c’è anche l’amenorrea. Il ritardo è quindi perfettamente spiegato.- io annuii ricordandomi del perché ero andata lì. Nei precedenti minuti avevo pensato a tutto tranne che al mio problema effettivo.
Con un gesto deciso sfilò la sonda. Stavolta non riuscii a trattenermi e mi scappò un piccolissimo gemito.
-Oh mio Dio, mi scusi tanto- mormorai mortificata.
-Serena, non si preoccupi. Capita a molte donne di provare sensazioni stimolanti durante una visita, è normale. Non è di certo la prima che vedo- disse lei con un sorriso -anche se devo ammettere che lei è una delle donne più belle che hanno avuto questo problemino- mormorò con tono serio. Poi, casualmente, quasi impercettibilmente, passò la mano in una lunga e lenta caretta dalla mia apertura sul mio clitoride e poi di nuovo giù.
-Oooooh- mugugnai stupita -dottoressa, io…-
-Shh, Serena. Ora mi serve ispezionarti internamente va bene. Userò due dita- disse muovendo le dita inguantate in circolo sulla mia apertura, probabilmente per lubrificarle con i miei umori, che ormai colavano fuori dall’eccitazione. -Se le do fastidio mi fermi- sussurrò.
Feci un mugugno abbastanza eloquente. Avevo ormai rinunciato ad ogni dignità. Volevo solo che mi infilasse quelle maledette dita nella fica e continuasse a parlarmi. Sarei potuta venire solo guardandola e sentendo quella voce sensuale. La senti distintamente infilare le dita e piegare le dita ad uncino per palparmi il tessuto. Mi morsi le labbra. Stava seriamente cercando di farmi morire.
-Sembra tutto ok qui. Qualche problema Serena?- disse con tono carezzevole mentre ritirava leggermente le dita fuori.
-No- mi scappò dalle labbra. Non volevo che togliesse quelle dita, volevo anzi, che ricominciasse a muoverle dentro di me.
-No? Sta bene Serena?- disse lei. La guardai con le guance arrossate e gli occhi spiritati. Ormai decisa a finire quella situazione che si era creata, le presi la mano e gliela rispinsi nella fica.
-Toccami- mugolai accompagnando il suo polso a muoversi.
lei ridacchiò, prendendo la mia mano e portandosela al volto.
-Ti piace, piccola maialina? Vero?- le sue dita ricominciarono a pompare dentro di me senza più freni. Si fermò soltanto per sfilarsi i guanti e ricominciò ad aggredire la fica con due dita.
-Non sai quante volte durante la scorsa visita volevo farlo. La tua fica è una delle più belle che abbia mai visto. E le tette…oddio, potrei succhiarle per ore.- con un gesto secco mi abbassò le gambe dalle staffe e spostò anche quelle.
Gemendo senza ritegno spinsi in su il busto per mettermi a sedere ed attirarla a me. La tirai dal camice, mentre le sue dita continuavano a pompare dentro di me e mi attaccai alla sua bocca.
Da subito la sua lingua aggredì la mia, incrociandola, succhiandola sensualmente, mordicchiandola. Gemetti ancora, senza curarmi di mantenere il tono basso e le tolsi velocemente il camice dall braccia prendendole il seno a coppa tra le mani. Era così grande che non riuscivo a prenderlo tutto nelle mani. Sentivo i suoi capezzoli reagire sotto la stoffa del vestito, durissimi.
Lei nel frattempo stava strattonando il mio reggiseno con una mano, cercando di sganciarlo. Le abbassai velocemente le spalline, e strattonai giù il vestito. Il clitoride mi mando fitte dolorose quando le sue tette enormi mi balzarono in faccia, tenute su solo da un reggiseno a coppa nero di pizzo con le bretelle trasparenti.
-Voglio leccarti tutta- le sussurrai slacciando la slip del vestito -leccarti la fica, il culo, le tette.- continuai tirandoglielo giù. Ci staccammo il tempo necessario per finire di spogliarci e mi presi un attimo per ammirarla. Il corpo di qualche mese fa era sparito
La pancia era piatta e soda, solcata da qualche smagliatura. Le tette erano sode ed alte, maestose, i capezzoli rosa scuro duri e ritti. Il culo aveva una forma a mandolino deliziosa, sembrava burroso al tatto, da affondarci con le dita e la faccia. Le gambe sebbene fosse bassina erano affusolate, abbronzate, sode, senza cellulite. Doveva averci dato dentro con la palestra. La fica aveva un triangolo ordinato di peli biondi sul monte di venere. Il resto era totalmente depilato
Lei sorrise. -Ti farò godere come una troia- disse tuffando il viso nel mio seno. Gemetti quando le sue labbra trovarono i miei capezzoli, aggredendoli, succhiandoli. Feci scivolare la mano sul suo seno per poi scendere sulla pancia e alla fine sul monte di venere. La senti trattenere il fiato mentre con un dito le percorrevo le grandi labbra e mi sorpresi a trovarle bagnate.
-Ah, allora ti piaccio-dissi-pensavo di essere l’unica eccitata. E invece guarda qui che bella troietta sei. Ti volevi fare la tua paziente eh?- mossi la mano sulla sua apertura, sondandola con un dito. Sembrava già pronta per essere penetrata, ma prima volevo assaggiarla. Scesi dal lettino e le dissi di salire per me. Una volta su, divaricò le gambe al massimo, esponendo la fica lucida dagli umori, completamente aperta sotto il mio sguardo. Mi guardava con occhi infuocati. Le posai una mano sulla coscia mentre con l’altra iniziavo a masturbarla velocemente, premendo sul clitoride pulsante e muovendomi da un lato all’altro. Fin da subito iniziò a gemere, il gemito più sensuale mai sentito nella mia vita. La mia fica stava letteralmente grondando umori, non vedevo l’ora di sentire la sua lingua. Mi abbassai con il viso vicino alla sua fica. Era morbida, profumata, bagnata. Tirai fuori la lingua, e la posai lievemente sul clitoride, levandola subito.
-OH SI!- urlò lei -Continua dai- riprese la mia testa tra le mani e me la spinse sulla sua fica. Tuffai la faccia li in mezzo, iniziando a leccarla vigorosamente. Lappavo con la lingua sul clitoride, mentre con due dita iniziai a stantuffarle la fica. Le sue urla divennero sempre più intense. Sentivo la sua fica pulsare sempre di più sotto la mia lingua, sapevo che l’orgasmo era vicino. Mi staccai con la lingua dal clitoride, per portarci su le dita e muoverle velocemente
Le sue urla si intensificarono, ma ad un certo punto mi bloccò la testa tirandola su.
-Voglio leccartela- mormorò con voce roca -Sali su di me-
Entusiasta le Sali addosso, schiaffandole la mia fica bagnata in faccia. Si mise subito a lavoro di lingua con buona lena, fin da subito inizio a dare lappate vigorose, e a masturbarmi con tre dita. Soffocai i gemiti rituffandomi nella sua fica. Non so per quanto continuammo, ma godetti così tanto che ormai dovevo averle bagnato anche i capelli. Ad un certo punto senti un quarto dito, che invece di aggiungersi alla fica andò a stimolarmi il buchino del culo. Fu la mia fine. Venni con un orgasmo così potente che mi tolse l’aria per qualche secondo, e nel mentre intensificai i colpi delle mie dita piegandole ad uncino in alto. Tempo pochi secondi e il suo squirt mi colpi diritto in faccia. Avida, cominciai a leccarle tutto, godendo nel sentire le sue urla di piacere. Smisi solo quando io e lei avevamo entrambe le gambe tremanti, per poi scendere dal lettino e ristendermi vicino a lei.
-Serena.. dal momento che abbiamo trovato il problema dovrà sottoporsi a controlli regolari, almeno una volta al mese- disse lei dopo qualche secondo in cui entrambe non avevamo fatto che ansimare per riprenderci.
-Perché invece non mi aiuta a livello economico e magari..mi viene a visitare a casa?-
Quello fu l’inizio di altri due anni di puro piacere. Dopo qualche tempo Andrea ci beccò a casa mentre sforbiciavamo sul letto e si unì a noi. Ma questa..questa è un’altra storia.

ho modificato il racconto con la punteggiatura sistemata, prima non mostrava i dialoghi.
è la mia prima storia qui. vi prego abbiate pietà ahah sono aperta a qualsiasi tipo di critica. spero vi piaccia. un bacio speciale, Serena.
Contattatemi per qualsiasi vostra voglia o per raccontarmi qualsiasi cosa sulla mia email serena95r@protonmail.com
scritto il
2019-10-20
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