Santa, mia madre, 2a parte

di
genere
incesti

Rieccoci con la seconda parte del racconto.
Per chi non l’avesse letta raccomando di leggere la prima parte, Santa, mia madre, 1a parte.

Stavamo dormendo profondamente quando suonò la sveglia impostata da mamma elle otto.
Mia madre mi toccò delicatamente su una spalla per vedere se mi fossi svegliato, a quel tocco mi voltai verso di lei, lei mi guardò e mi diede un dolce bacio sulle labbra:
- Buongiorno amore mio.
- Buongiorno mamma.
Mia madre si alzò dal letto:
- Dai, alzati, abbiamo ancora un paio di ore di viaggio.
Poi mamma andò in bagno.
Io aspettai ancora un dieci minuti poi la raggiunsi in bagno, mamma era dentro la doccia, decisi di entrarvi anch’io, lei mi dava le spalle, le scostai i capelli e presi a baciarle il collo, si voltò verso di me e dopo avermi messo una mano dietro la nuca ci baciammo appassionatamente.
L’acqua era calda.
Mamma si girò totalmente verso di me, si inginocchiò e dopo avermi fissato negli occhi incominciò a leccarmi le palle.
Era una visione, una scena fantastica, l’acqua le scorreva sul viso e mentre me lo leccava mi fissava con quei suoi occhi dolci ma anche carichi di passione.
Le misi tutte e due le mani dietro la testa, e lei capì che volevo un pompino completo.
Aprì le sue labbra carnose, all’iniziò infilò solo la cappella, iniziò a succhiare quella e con la punta della lingua leccava il piccolo buco su di essa.
Era fantastico, mamma si stava impegnando veramente tanto per darmi piacere.
Entrambe le sue mani erano poggiate sul mio sedere:
- Dio mio sì mamma è fantastico.
A quelle parole mamma aprì di più la bocca e lo infilò tutto dentro.
Io la tiravo verso di me con le mie mani dietro la sua testa, e lei mi tirava verso di sé con le mani che erano ancora sul mio sedere.
Il mio pene era così tanto nella sua bocca che avevo paura di soffocarla. Tentai di farlo uscire un po' ma mia madre non voleva, mi tirava ancora più forte a sé.
Il pompino durò circa dieci minuti ed era così bello che io non resistetti più, ero ancora dentro la sua bocca quando venni copiosamente e mamma ingoiò tutto.
Si alzò in piedi, mi guardò e vidi che l’espressione del suo viso era compiaciuta come se avesse ottenuto proprio quello che voleva.
Mi diede un bacio a stampo sulle labbra:
- Dai amore ora finisci di lavarti che è già tardi.
Finii di farmi la doccia e dopo essermi asciugato andai nella stanza da letto per vestirmi.
Quando entrai nella stanza mamma non era ancora totalmente vestita, indossava un reggipetto di pizzo bianco, un tanga bianco e delle autoreggenti anch’esse bianche, era meravigliosa:
- Mamma però così mi fai eccitare di nuovo.
Lei mi sorrise:
- Finisci di prepararti.
Finimmo di vestirci e scendemmo alla reception per riconsegnare le chiavi e pagare.
Avevamo un po' di timore, perché pensavamo ci avessero sentito e capito cosa fosse successo, ma la receptionist non disse nulla e dal suo viso non trasparì nessun segno di insofferenza.
Rincuorati pagammo e salimmo in macchina.
Il viaggio era lungo ancora un paio di ore.
Dopo mezz’ora di autostrada ci fermammo in autogrill per fare colazione, ma la mia mente andavo ancora a cosa era successo tra di noi.
Una volta risaliti in macchina appoggiai la mia mano sul ginocchio della gamba sinistra, pian piano risalii e dopo aver alzato leggermente la sua gonna mi soffermai sulla coscia.
Mamma fece un movimento con le gambe, (solo dopo capii che si era tolta le scarpe), alzò leggermente il bacino e si alzò la gonna fino alla vita, poi infine mise il piede destro sulla portiera, mentre il sinistro rimase poggiato al tappetino, allargando cosi le gambe.
Voltò completamente la testa verso di me e mi guardò come se stesse aspettando la mia prossima mossa.
La mia mano automaticamente finì tra le sue cosce, con il dito medio scostai leggermente il suo tanga mentre con l’indice giocavo con il sui clitoride.
Era difficile non scostare lo sguardo dalla strada, volevo guardarla ma dovevo stare attento alla guida.
Ora con il mignolo tenevo spostato il tanga, con il dito medio e con l’indice la masturbavo, a mia madre piaceva molto, ansimava un sacco:
- Ahhhh siiiii amore mio, sì così continua.
Non resistevo più, volevo poterla guardare e mi fermai in una piazzola di emergenza.
Mi voltai verso di lei e guardarla in quella posizione, vedere le espressioni del suo volto, ammirare le sue gambe velate dai quelle autoreggenti bianche mi stava facendo impazzire e lo tirai fuori.
Era duro come il marmo, mia madre mi fissò, si inginocchiò sul sedile e proprio mentre stava per prendermelo in bocca dallo specchietto di destra vidi i lampeggianti della macchina della Polizia stradale, proprio dietro la nostra macchina, feci giusto attempo a sistemarmi e a far ricomporre mamma che un agente bussò al finestrino, lo abbassai:
- Tutto a posto signori?
- Si si agente, tutto apposto, mi sono fermato un momento per poter impostare il navigatore, (dissi la prima cosa che mi venne in mente).
- D’accordo signore, mi favorisce patente e libretto?
- Certamente.
Dopo un piccolo controllo ci salutarono e lasciarono andare.
- Cavolo amore, mi sono presa un bello spavento, pensavo ci avessero visti.
Mi disse mia madre:
- Anch’io mamma, però è andato tutto bene.
- Dai ora però calmiamoci un po', ci sarà tempo, modo e luogo per divertirci.
Fui d’accordo con quelle parole.
Il resto del viaggio parlammo del più e del meno e all’incirca alle undici arrivammo a destinazione.
Una volta parlato con il signor Poretti, capimmo che la cosa sarebbe stata più lunga del previsto da sistemare, avevano sbagliato completamente tutto ed avremmo dovuto ricominciare tutto da capo.
Ci mettemmo subito al lavoro, e mentre parlavamo e lavoravamo il signor Poretti non distoglieva mai lo sguardo da mia madre. Ero un po' geloso ed infastidito ma dovevo lavorare quindi feci finta di nulla.
Alla una e mezza il signor Poretti ci disse se volessimo andare a mangiare qualcosa, noi rispondemmo di sì.
Ci portò in un noto ristorante di Napoli, il Reginella.
Mamma aveva voglia di pizza e quindi prese una margherita con mozzarella di bufala, mentre io e il signor Poretti mangiammo un fritto misto.
Durante il pranzo io allungai una mano sulle cosce di mamma, ma lei me la spostò e mi guardò un po' stizzita.
Un po' mi diede fastidio quel gesto, ma feci finta di nulla di nuovo.
Una volta finito di pranzare, tornammo negli uffici del signor Poretti per cercare di finire il lavoro.
Lavorammo duramente tutta la giornata, ma alle otto capimmo che non avremmo mai finito, e che non avremmo potuto finire neanche il giorno dopo:
- Mamma qui la cosa si fa lunga, forse ci conviene prenotare un albergo per un paio di giorni.
- Si Mattia, lo penso anch’io.
A quel punto intervenne il signor Poretti:
- Se volete posso ospitarvi io.
Non feci attempo a parlare che rispose mia madre:
- La ringrazio ma preferisco andare in albergo, mi sentirei in imbarazzo.
Il signor Poretti disse che capiva.
Mamma cercò sull’applicazione di Booking un albergo disponibile e prenotò da essa una camera Wellness all’hotel Romeo, (un cinque stelle, la camera costò tipo ottocento euro a notte, ma per mia madre questo e altro).
Salutammo il signor Poretti, e ci aggiornammo per il giorno dopo.
Durante il tragitto per andare in hotel trovammo un negozio di abbigliamento uomo e donna e ci fermammo a comprare qualcosa perché di cambio dietro avevamo poco e nulla, non vidi cosa comprò mia madre in quel momento, io presi un jeans, una camicia nera e dell’intimo.
Una volta pagato ognuno la propria roba ci recammo in hotel e una volta presa la chiave della stanza e posata la roba dentro di essa ci recammo al ristornate situato all’ultimo piano dell’hotel con vista sul porto e sul meraviglioso golfo di Napoli.
Ci fecero accomodare, un gentilissimo cameriere ci portò il menù.
Prendemmo due antipasti, (un assoluto di gamberi 3.0 e una Animella di vitello alla brace con melanzane alla soia e arachidi), due primi, (due spaghetti, un pezzo di mare), e due secondi, (Triglia con maionese di cappesante al plancton, finocchio di mare e murice ed Astice Blu alla griglia con mela verde e cetriolo), il tutto accompagnato da un Colterenzio bianco DOC del 2013.
Una volta finito di cenare tornammo in camera.
Mamma entrò subito in doccia, mentre io mi spogliai rimanendo in boxer e mi sdrai sul letto.
Uscì dal bagno poco dopo ancora bagnata e completamente nuda, salì in piedi sul letto, poi si mise a carponi su di esso e si avvicinò a me gattonando.
Ci baciammo appassionatamente, poi mamma si sdraiò accanto a me, poggiò la sua testa sul mio letto:
- Mattia, staremo facendo la cosa giusta? Non pensiamo a tuo padre?
La feci spostare, mi sedetti sul letto e la guardai:
- Mamma sì che ci penso, ma penso anche a noi, questa è una cosa nostra, io so che lo voglio e so anche che tu lo vuoi, può anche essere sbagliato ma perché rinunciare a stare bene e a godere tanto?
Mamma mi sorrise:
- Si è vero io lo voglio ed è vero che mi piace tanto, hai ragione sbagliato o meno non voglio rinunciarci.
Ci baciammo nuovamente, poi con una mano spinsi mamma a sdraiarsi sul letto, mi misi accanto a lei sulla sua sinistra e incominciai a ciucciargli il seno sinistro e a mordicchiargli il capezzolo.
Lentamente a continuando a darle dei dolci baci con le labbra mi abbassai sul suo ventre soffermandomi a baciare un po' l’ombelico.
Mi fermai ed inginocchiai sul letto, con la mano destra presi il piede sinistro di mamma e lo portai fino alle mie labbra, presi a leccargli il collo del piede per poi passare alla pianta ed infine misi in bocca tutte le dita, mamma iniziò ad ansimare.
Dopo circa quattro o cinque minuti mi fermai.
Mamma appoggiò le piante dei piedi sul letto e allargò le gambe. Mi sdraiai tra di esse con la faccia verso la figa di mamma, misi tra i denti il clitoride e iniziai a mordicchiarlo, poi presi a leccargliela e metà della lingua entrava dentro di essa, era cosi bagnata che mi lavai la faccia. Mamma con la mano prese ad accarezzarmi dolcemente i capelli, io mi venne la pelle d’oca.
Presi il mio pene con la mano, misi il bacino tra le sue cosce, appoggiai la cappella sulla sua fica e con un colpo secco e deciso lo feci entrare tutto, mamma si irrigidì per qualche istante per poi rilassarsi.
Stavolta non iniziai lentamente, i mei movimenti erano forti e veloci, la scopavo talmente forte che si sentivano i colpi e lo sbattere del mio corpo sul suo.
Mamma con le mani strinse i lembi del lenzuolo ed iniziò ad urlare:
- Ahhhhh, siiiii, dio siiiii, si Mattia ancora, ancora, ancoraaaaa.
Continuai a scoparla sempre più forte, ma proprio in quel momento squillò il cellulare di mia madre, lei si voltò e vide che sul display compariva il nome di mio padre:
- Amore è meglio che rispondo se no si insospettisce, e lo sai quanto è geloso.
Mi fermai, mamma si mise seduta sul letto e rispose al telefono:
- Pronto caro, sì scusa siamo appena arrivati in hotel, Mattia è nella sua camera.
Mamma mi spinse con la mano libera mi fece sedere sul bordo del letto, e s’inginocchiò davanti a me e mentre continuava a parlare con mio padre ogni tanto davo qualche bacio alla mia cappella:
- Caro ora devo attaccare, sono molto stanca e domani sveglia presto.
Mio padre la salutò e mamma agganciò la telefonata e prima di gettare il telefono sul letto scattò una foto al mio cazzo avvolto dalla sua mano per poi iniziare a farmi un pompino.
Strinse talmente tanto le labbra che strofinava anche i suoi denti sulla mia pelle, era un po' doloroso ma la lasciai fare.
Dopo un po' mamma smise.
Mi fece sdraiare sul letto e si mise a cavalcioni su di me, stavolta non ebbe bisogno di prendere con una mano il mio pene per sistermarlo, era talmente duro e la sua figa talmente bagnata che entrò da solo.
Mia madre incominciò a saltellare violentemente su di me, andava talmente forte che le sue tette sobbalzavano, mi avvicinai a lei e le presi in bocca una alla volta, poi mi risdraiai e fu la volta di mamma ad avvicinarsi a me per baciarmi mentre con il bacino faceva dei movimenti circolari.
(Sembrava di essere in paradiso, mia madre ragazzi è veramente una grande porca).
- Mamma alzati.
- Perché?
- Non preoccuparti.
Mamma si alzò e mi alzai anch’io.
Presi mamma per una mano e ci spostammo nel salottino della stanza, lì vi era un tavolino basso di legno scuro, spostai la roba poggiata su di esso e ci feci sdraiare mamma, mi inginocchiai davanti a lei e dopo essermi sistemato incominciai a scoparla lì.
Mia madre era estasiata, chiuse gli occhi e iniziò ad urlare più forte,
rimanemmo lì per circa dieci minuti, poi mamma venne molto quasi squirtando con il mio cazzo ancora dentro di lei, ma io non ero ancora sazio, la volevo ancora.
Mamma mi fece segno di spostarmi.
Accanto al tavolino c’era un divanetto due posti di color grigio, mamma ci si mise sopra in ginocchio, con la testa rivolta al muro e con le tette che poggiavano sulla testiera, dandomi di spalle:
- Amore mio ora voglio provarlo nel culo, ma ti prego fa piano per me è la prima volta.
Non me lo fece ripetere due volte.
Poggiai la cappella sul suo buchetto e delicatamente entrai dentro il suo sedere.
Iniziai lenti movimenti fino a quando non vidi che il suo buco si era allargato e meno contratto, così aumentai d’intensità:
- Miooooo diooooo, quanto e bello, di più dammelo di più.
Aumentai ancora di forza.
- Dio mamma, sei veramente una grande porca.
- Sì, voglio essere troia per te.
A quello parole non ci vidi più, l’eccitazione era troppa, ma volevo venire dentro di lei, dentro la sua figa.
Mi tolsi. La feci sdraiare sul divano e dopo avergli allargato le gambe ripresi a scoparla.
Ma ero al limite e durai solo un altro paio di minuti. Venni copiosamente dentro di lei:
- Sì mamma vengooooo.
Mamma sorrise, poi mi prese per mano e andammo a sdraiarci sul letto, e lei si appoggiò al mio petto.
Eravamo sfiniti talmente tanto entrambi che ci addormentammo senza dire una parola.

Continua……….

Per parlare con noi e scambiare opinioni contattateci a mattiadndxxx@gmail.com
Pensiamo che presto apriremo un nostro blog per parlare con tutti voi.
scritto il
2019-11-06
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