Passione sfrenata col mio capo
di
Erikam
genere
tradimenti
Stavo finendo di prepararmi. C’era la festa allo studio in onore dell’ importante causa vinta. Il mio fidanzato era già andato al lavoro al pub e io aspettavo il mio capo che si era offerto di accompagnarmi. E ora mentre mi preparavo lo stavo aspettando. Il citofono squilló. Non ero ancora pronta per scendere però. Li dissi di salire al primo piano, così non mi avrebbe aspettata fuori mentre finivo di prepararmi. Accostai la porta e ripresi a finire di truccarmi di fronte allo specchio in corridoio. Dopo poco entró lui con indosso un completo nero e camicia bianca, molto classico ma efficace. Chiuse la porta alle sue spalle e mi guardò come chiunque vorrebbe essere guardata. Io, dal canto mio, avevo i capelli neri piastrati, addosso una maglia nera a maniche lunghe dal tessuto leggero infilata sotto a una minigonna beige a quadretti molto aderente con sotto delle calze che terminavano con delle scarpe nere chiuse coi tacchi. Mi voltai e li sorrisi. Lui si appoggiò al muro vicino la cucina in corridoio e appena ebbi finito di truccarmi lo andai salutare con i consueti baci sulle guance. “ “ finisco in un attimo e andiamo “ dissi. “ tranquilla fai con comodo. Non ci corre dietro nessuno “ rispose lui. Mi rimisi davanti allo specchio a guardarmi. “ come sto? Che dici? “ chiesi sempre guardando lo specchio ma rivolgendomi a lui. “ stai benissimo “ rispose lui. “Non pensi sia troppo?”. “Assolutamente no “. Ci sorridemmo. Continuai a guardarmi allo specchio, Mi afferrai i bordi della gonna e feci come per tirarmeli giù e nel mentre scuotevo il sedere. “Uffa sto diventando una culona. Non mi è mai stata così stretta questa gonna”. Il sedere dentro alla gonna mi straripava. Era molto formoso e mi faceva aderire estremamente la gonna. E a lui si leggeva negli occhi che me lo avrebbe sbattuto dentro li senza pensarci un attimo di più. “Quella gonna ti fa un sedere bellissimo”. Mi voltai e li sorrisi compiaciuta dal complimento. Convinta da quelle parole andai in camera a prendere gli orecchini e tornai davanti allo specchio per infilarli. Lui notó il bordo delle autoreggenti che sporgevano leggermente fuori la gonna. “ comunque più ci ripenso più sono stupita dal lavoro incredibile che hai fatto con questa causa...” me ne uscii per rompere la tensione sessuale che si era creata dalle sue parole. “ ti riferisci a ciò che hai visto all’udienza?”. “Si” Dissi. “ È stato un lavoro lungo e faticoso ma soddisfacente...” disse ostentando sicurezza. “ no davvero non me lo aspettavo, bravo, complimenti.” Ma a lui non interessava dell’udienza e dal nulla: “ ti è piaciuto ciò che abbiamo fatto?” E capii a cosa si riferiva. In mente le immagini nitide di noi in quel parcheggio in macchina sotto il diluvio. L’imbarazzo caló di nuovo improvvisamente. La risposta a quella domanda poteva istaurare un circolo vizioso dagli alti rischi. Ci guardammo negli occhi attraverso lo specchio. Lui si era avvicinato notevolmente e ora era alle mie spalle. Il silenzio duró qualche secondo. “Si, molto” Le parole uscirono dalla bocca mia quasi incontrollatamente. Lui era una statua dietro di me, che continuavo a armeggiare con finta nonchalance con gli orecchini e il trucco. “E a te piace ciò che vedi?” Dissi lui, vedendo al modo in cui mi guardava da quando era entrato. Ormai la situazione era sfuggita di mano. A sua volta lui rispose “si molto... che mutande porti ?”. “ blu di pizzo” risposi con il desiderio che cresceva a ogni parola. “Alzati la gonna “ Disse senza distogliere gli occhi dai miei. E io eseguii, mettendo in mostra il mio sedere, un filo di smagliatura, ma perfetto nella sua lieve imperfezione. Le Gambe coperte dalle autoreggenti, tant’è che lui disse :” addirittura le autoreggenti...”. E io in tutta sincerità:” le ho messe per te “. I suoi occhi si sgranarono, non ce la faceva più e glielo si leggeva in faccia. “ che puttana!” Esclamó. Eravamo senza freni ormai. Istintivamente andammo l’uno verso l’altra. Le nostre bocche si incontrarono famelicamente. Lui mi sollevó in braccio e lo guidai verso la camera da letto dove mi lascio andare sul letto, col sedere verso l’alto. Si tolse freneticamente giacca, pantaloni e mutande. Alla vista della sua erezione esclamai :” lo voglio tutto dentro di me” e lui, di tutta risposta, si fiondo sul mio sedere. Mi sculacció fino a lasciarmi i segni delle mani, mentre mi incitava a dirli che mi piaceva e mi stava piacendo davvero. Ero bagnatissima e lui entrò subito senza fatica. Iniziando subito a scoparmi con colpi ampi e profondi. E io presi a gridare di sfondarmi, erano urli liberatori. Venni in poche botte, come non mi capitava da tempo. “Nessuno mi ha mai sbattuta così” Dissi affannosamente. “Quella gonna ti fa un culo da stupro “ Fu la sua risposta, sul punto di venire. E mentre io urlavo dal piacere lui esplose dentro di me con un rantolo liberatorio. E quando sentii che lui si abbandonava dentro Di me con una quantità infinita di sborra, esclamai “Oddio si sborrami tutto dentro “. ci ricomponemmo in fretta e furia. Eravamo terribilmente in ritardo. Devo essere sincera: Ormai non provavo più senso di colpa, ero solo appagata e la faccia di lui dimostrava che provava lo stesso. Indossammo i cappotti e uscimmo ostentando nonchalance il più possibile, come a voler nascondere che in quell’appartamento si era appena consumata una passione sfrenata, incontrollabile e adultera.
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