Per sempre, Lolita.
di
_Lola_
genere
etero
INTRODUZIONE:
“Ho capito di amarli quando avevo quattordici anni, me ne stavo spesso seduta da sola nel treno, sul bus, al bar, e li guardavo. Mi innamoravo di tutti. Amavo i loro capelli grigi, le loro rughe, amavo le loro mani, volevo sentirmele addosso, avrei voluto una carezza, un bacio, e con questi pensieri stavo sempre lì, a guardarli, e mi eccitavo. Immaginavo storie d'amore passionali tra di noi, pensavo a quanto sarebbe stato bello il sesso, selvaggio, sporco, crudo, animalesco. Avrei dato me stessa completamente a tutti loro, uno alla volta, e li avrei amati e ricordati per sempre.”
CAPITOLO I
Persi la verginità a sedici anni con un mio coetaneo, volevo fare esperienza, volevo capire il sesso cosa fosse e quali sensazioni si provassero, però non riuscivo mai a raggiungere l'orgasmo, eravamo solo due corpi i quali genitali sbattevano l'uno contro l'altro, il che comunque era piacevole, ma non era sufficiente per farmi esplodere in grida incontrollate di piacere. Ad un certo punto credetti di avere un problema sessuale ma pian piano mi resi conto che lui per me non era attraente, quel viso perfetto non mi piaceva, quei capelli completamente neri non mi eccitavano, le mani curate da ragazzino mi facevano quasi impressione. Era troppo giovane per me.
Lui era molto preso dalla nostra relazione e mi dispiaceva piantarlo così, anche se non sopportavo più i suoi discorsi stupidi e il suo modo di fare infantile.
Stavamo insieme da tre mesi e un giorno decise di presentarmi la sua famiglia: sua madre, sua sorella e suo padre.
Appena lo vidi me ne innamorai, aveva i capelli quasi completamente grigi, il suo volto era segnato da rughe profonde, era alto e con mani grandi e ruvide, in quel momento pensai che forse non avrei dovuto lasciare il mio ragazzo così in fretta.
Ogni volta che andavo a dormire a casa sua cercavo sempre di contattare suo padre, avevo bisogno di uno sguardo, di una parola, di sfiorarlo in qualsiasi modo, lo volevo, quando facevo sesso con Cézar non facevo che pensare a suo padre e a come mi sarei sentita se dentro di me ci fosse stato lui, sicuramente lui avrebbe saputo soddisfarmi, mi avrebbe fatta gemere e urlare come mai avevo fatto prima.
Quelle rarissime volte che restavo da sola a casa con suo padre avrei tanto voluto uscire dalla stanza e sedurlo, ma ho sempre avuto paura: “E se mi rifiuta?”, “Se dice tutto alla sua famiglia?”. E allora scacciavo ogni volta dalla mente quel pensiero e mi limitavo a sognarlo.
Dopo due anni di relazione lasciai Cézar e incontrai un altro ragazzo sempre mio coetaneo, questa seconda relazione fu ancora più orribile della prima, godevo anche meno, questo ragazzo non ci sapeva proprio fare e dopo due settimane lo lasciai.
Nel frattempo avevo compiuto diciotto anni, avevo finito il liceo e mi ero iscritta all'università, avevo trovato un lavoretto part-time e con l'aiuto della mia famiglia me ne andai di casa e presi in affitto un piccolo appartamento al centro. Ormai non ero più una ragazzina.
“Ho capito di amarli quando avevo quattordici anni, me ne stavo spesso seduta da sola nel treno, sul bus, al bar, e li guardavo. Mi innamoravo di tutti. Amavo i loro capelli grigi, le loro rughe, amavo le loro mani, volevo sentirmele addosso, avrei voluto una carezza, un bacio, e con questi pensieri stavo sempre lì, a guardarli, e mi eccitavo. Immaginavo storie d'amore passionali tra di noi, pensavo a quanto sarebbe stato bello il sesso, selvaggio, sporco, crudo, animalesco. Avrei dato me stessa completamente a tutti loro, uno alla volta, e li avrei amati e ricordati per sempre.”
CAPITOLO I
Persi la verginità a sedici anni con un mio coetaneo, volevo fare esperienza, volevo capire il sesso cosa fosse e quali sensazioni si provassero, però non riuscivo mai a raggiungere l'orgasmo, eravamo solo due corpi i quali genitali sbattevano l'uno contro l'altro, il che comunque era piacevole, ma non era sufficiente per farmi esplodere in grida incontrollate di piacere. Ad un certo punto credetti di avere un problema sessuale ma pian piano mi resi conto che lui per me non era attraente, quel viso perfetto non mi piaceva, quei capelli completamente neri non mi eccitavano, le mani curate da ragazzino mi facevano quasi impressione. Era troppo giovane per me.
Lui era molto preso dalla nostra relazione e mi dispiaceva piantarlo così, anche se non sopportavo più i suoi discorsi stupidi e il suo modo di fare infantile.
Stavamo insieme da tre mesi e un giorno decise di presentarmi la sua famiglia: sua madre, sua sorella e suo padre.
Appena lo vidi me ne innamorai, aveva i capelli quasi completamente grigi, il suo volto era segnato da rughe profonde, era alto e con mani grandi e ruvide, in quel momento pensai che forse non avrei dovuto lasciare il mio ragazzo così in fretta.
Ogni volta che andavo a dormire a casa sua cercavo sempre di contattare suo padre, avevo bisogno di uno sguardo, di una parola, di sfiorarlo in qualsiasi modo, lo volevo, quando facevo sesso con Cézar non facevo che pensare a suo padre e a come mi sarei sentita se dentro di me ci fosse stato lui, sicuramente lui avrebbe saputo soddisfarmi, mi avrebbe fatta gemere e urlare come mai avevo fatto prima.
Quelle rarissime volte che restavo da sola a casa con suo padre avrei tanto voluto uscire dalla stanza e sedurlo, ma ho sempre avuto paura: “E se mi rifiuta?”, “Se dice tutto alla sua famiglia?”. E allora scacciavo ogni volta dalla mente quel pensiero e mi limitavo a sognarlo.
Dopo due anni di relazione lasciai Cézar e incontrai un altro ragazzo sempre mio coetaneo, questa seconda relazione fu ancora più orribile della prima, godevo anche meno, questo ragazzo non ci sapeva proprio fare e dopo due settimane lo lasciai.
Nel frattempo avevo compiuto diciotto anni, avevo finito il liceo e mi ero iscritta all'università, avevo trovato un lavoretto part-time e con l'aiuto della mia famiglia me ne andai di casa e presi in affitto un piccolo appartamento al centro. Ormai non ero più una ragazzina.
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