Gruppo lesbico con donne incinta
di
LauraD
genere
saffico
Alla trentasettesima settimana di gravidanza, otto mesi e mezzo, dovevo fare l'ultimo esame delle urine. Quella mattina presi il campione e andai a portarlo alla mia ginecologa.
Ero arrivata all'ospedale alle 10.30. La sala d'attesa dell'ambulatorio era piuttosto affollata.
C'erano sei donne; quattro erano accompagnate dal compagno mentre una parlava animatamente con quella che in tutta evidenza era la madre e infine c'era una ragazza da sola.
Mi colpì immediatamente; aveva un pancione grande come il mio e un seno splendido. Doveva avere sui venticinque, ventisei anni.
Portava un vestitino Premaman estivo a fiori e teneva le gambe accavallate nonostante la pancia.
Era l'unica che non aveva un telefonino in mano ma un libro: -Daniel Deronda- di George Eliot in versione inglese, una delle sue opere di minor successo.
Io l'avevo letto ma in italiano.
Quando mi sedetti alzo gli occhi e mi sorrise timidamente, ricambiai il sorriso e lei si rituffò nella lettura che in lingua originale vi assicuro essere abbastanza ostica.
Non potevo fare a meno di guardarla.
Aveva un qualcosa di magnetico nel portamento e nel modo di tenere il libro. Sembrava completamente assorta ma forse si sentì osservata e i nostri sguardi si incrociarono nuovamente. Proprio in quel mentre squillò il mio cellulare. Maledetto telefono che interrompeva la magia eterea di quegli occhioni grandi e tondi.
Imbarazzata come se avessi scureggiato sonoramente mi lanciai goffamente sulla borsetta che cadde dalla sedia riversando gran parte del suo contenuto sul pavimento, principalmente appunti di una conferenza che stavo preparando, il telefono almeno si era ammutolito.
Un ragazzo che sedava accanto a me si alzò per aiutarmi a raccogliere i fogli che rimisi disordinatamente in borsa.
Lei non si era mossa. Del resto il pancione non consente reazioni feline. Tuttavia non sembrava infastidita dalla chaos che avevo creato, anzi mi era sembrato di osservare un impercettibile sorriso nella sua compustura.
Quando l'ultima coppia entrò nell'ambulatorio lei chiuse il libro e lo appoggiò accanto a se, si guardò intorno per un secondo e poi e mi guardò nuovamente, questa volta con uno sguardo intenso.
Poi scavallo le gambe, le divaricò e contemporaneamente, con un movimeto quasi impercettibile, tirò leggermente il vestito dai due lati per farlo salire un poco. Non portava mutandine e mi stava mostrando la fica! Aveva il pancione molto grosso ma sodo e rotondo che non ostacolava l'esibizione di un fica perfetta con le labbra poco pronunciate e una striscina di pelo rasato cortisimo in cima.
Mi guardò nuovamente sorridendo come per dire: “questo è quanto” poi si alzò e si diresse in bagno senza voltarsi. Per un secondo guardai il pannello dei numeri di chiamata, diceva dodici, io avevo il tredici.
Un numero fortunato pensai e la seguii in bagno.
Entrai e mi chiusi la porta dietro a chiave.
Lei stava col sedere appoggiato al bordo del lavandino in attesa, non ci eravamo ancora scambiati una sola parola. Appena mi avvicinai mi baciò con una passione infinita. Le lingue si fusero. Sembrava che non volesse smettere mai.
I nostri pancioni pressavano l'uno contro l'altro ma ciò non gli impedì di mettermi una mano tra le coscie e accarezzarmi la fica da sopra le mutandine. Io feci lo stesso ma dato che lei le mutandine non le portava le infilai un dito in mezzo alla fessura e cominciai a masturbarla dolcemente.
Poi le scoprii il seno e le baciai i capezzoli, lei gemeva. Mi inginocchiai davanti a lei che per tutta risposta inarcò il bacino in avanti divarcò le gambe e si dilatò le labbra della fica per favorire l'accesso della mia lingua.
Aveva un sapore straordinario. Mentra la leccavo mi levai il vestito e le mutandine e quindi fu il suo turno per esplorarmi tra le gambe, poi si rialzò e stando in piedi ci ficcammo reciprocamente due dita nella fica e questa volta cominciammo a masturbarci furiosamente. Io venni subito, lei dopo meno di un minuto. Con le mani ancora tra le cosce una dell'altra ci baciammo dolcemente.
“Laura, sei stupenda” disse lei.
Io rimasi attonita “Come sai il mio nome?”.
“Hypatia: libertà, sesso e matematica... ” rispose lei “... ero in sala quando hai presentato il tuo libro al circolo di Saffo, ma tu non mi hai notato” disse montando un'aria triste da bambina.
“Sei sposata” le chiesi?
“No, single...” rispose “...ma volevo un bambino e ho chiesto il favore ad un amico” aggiunse indicando il pancione.
“E tu?” mi chiese.
“Sposata, lesbica con concessioni frequenti all'uccello” risposi.
Lei mi guardò divertita poi con gesto teatrale mi allungo la mano e disse: “Io sono Francesca, piacere di averti sditalinato la fica”.
Ci risistemammo un po', pisciammo ed uscimmo dal bagno.
La porta del labratorio era aperta ma non c'era più nessuno.
Ci guardammo e ridemmo.
“Spero che non fosse niente di urgente” disse lei.
“Niente che non potesse attendere” risposi e recuperai il suo libro che stava ancora sulla sedia.
“Vieni a casa mia?” mi offrì ed io accettai senza pensarci.
Casa sua era deliziosa e inutile dire che scopammo tutto il pomeriggio.
Lei era dolce e femminile e fu bellissimo giocare con i pancioni.
Per fortuana anche lei, come me, non era interessata a tutta la parafernalia dei giocattoli erotici, come strapon o double dong che in genere alimentano le fantasie maschili ma che alla fine non ti fanno godere nemmeno se li manovra Wonder Woman.
Mi disse che era ecologista e quindi preferiva una bella banana piuttosto che un fallo di plastica. Parlammo tantissimo, le offrii di condividere mio marito ma mi disse che un cazzo l'anno le bastava e per quest'anno era già a posto con la monta che aveva ricevuto.
Mi disse che il suo sogno segreto era un'orgia lesbica, mi raccontò che una volta in un locale gay insieme alla sua ragazza di allora avevano pomiciato con un'altra ma tutto si era fermato a un bacio a tre e poco altro.
Lasciai cadere che io avevo alcune amiche veramente fantastiche.
Mi chiese subito se erano ragazze del circolo della lettura dove sicuramente aveva ricevuto numerose avance.
Intuii che la domanda nascondeva la preoccupazione che si trattasse di quel tipo di lesbiche androgine che venivano con frequenza alle presentazioni dei libri. Io sono molto femminile pertanto era logico supporre che la donna androgina non fosse il suo genere.
Rimasi un attimo incerta se condivide il mio piccolo segreto ma poi decisi di arrischiarmi e le dissi: "No non sono del circolo, si tratta della moglie di un amico di mio marito e delle sue due figlie di 19 e 23 anni".
Lei rimase interdetta. Per un attimo temetti che mi avrebbe cacciato di casa dandomi delle pervertita.
“Mi stai dicendo che ti scopi due sorelle e la loro madre insieme” chiese, sottolineando la parola -insieme-.
“Per adesso ho scopato con le due sorelle -insieme- e la madre separatamente ma le ragazze scopano regolarmente con i genitori quindi ...”.
“Chiamale adesso!” disse lei con aria perentoria.
Chiamai Stefania per proporle un pomeriggio ardente.
Lei eccitata chiese subito alle figlie che sentii accetare con entusiasmo in sottofondo alla tefefonata. Spiegai che purtroppo Marco e mio marito non erano invitati perchè era un pomeriggio per sole donne. Stafania rise e disse: “morirà d'invidia”.
Fissammo un paio di giorni dopo a casa di Francesca.
Stafania aveva 44 anni molto ben portati, le figlie: Martina la maggiore e Linda la più piccola assomigliavano moltissimo alla madre. Stesso nasino sottile e fossette sulle guance.
Erano tutte e tre minute con tratti molto delicati. Senz'altro tre belle donne.
Appena arrivarono feci gli onori di casa e servii un ottimo prosecco di Conegliano comprato per l'occasione. Le ragazze vollero subito vedere il mio pancione e quello di Francesca, sentirono se qualcosa si muoveva, lo accarezzarono e poi ci baciarono sulla bocca.
Francesca non le toglieva gli occhi di dosso come se non credesse alla somiglianza di quelle tre creature così libertine. Io ero eccitatissima dalla situazione, come una ragazzina al primo bacio, tanto che non sapevo prorio come accendere la miccia.
Ci pensò Martina a togliermi dall'impaccio, appoggiò il suo bicchiere di prosecco sul tavolo e imitando il tono pomposo di un araldo annunciò solenne: “... che adesso si diaaaa inizio alle danzeeee, le donzelle si preparino”.
Così dicendo tese la mano alla madre e alla sorella per formare una linea come nelle quadriglia. Le due l'assecondarono divertite, poi disse: “che le fanciulle si dispongano a mostrare le loro virtù!” disegnò un ampio arabesco con il braccio e si afferrò il lembo anteriore della gonna con un teatrale inchino, guardò a destra e poi a sinistra per essere sicura che le altre due avessero intuito il gioco e disse: “che adesso si scoprano le passere vogliose!”.
Le tre si sollevarono la gonna all'unisono avanzando di due passi in avanti come nella quadriglia medievale.
Non portavano mutandine e avevano le fiche praticamente identiche e perfettamente depilate. Sempre con le fiche scoperte retrocedettero a balsettini di due passi.
Poi Martina annunciò: “che adesso sian le donzelle gravide a scoprire i loro pancioni perchè vi si adagino le fiche vogliose”.
Io e Francesca, sempre sedute sul divano, ci sollevammo le maglie simultaneamente con marcata solennità scoprendo la pancia e scivolando un po' sulla seduta del divano per assumere una posizione più accessibile.
A quel punto le tre si fecero avanti, Martina si mise a cavalcioni su di me iniziando a strusciarmi la fica sul pancione con un movimento rotatorio poi iniziò a baciarmi in bocca mentre la sorella faceva lo stesso con Francesca. La mamma intanto sditalinava le fiche delle figlie da dietro strappandogli continui gemiti.
Ero al settimo cielo, sentivo le labbra della vagina di Martina che aderivano alla pelle tesa del mio pancione e si aprezzava che era già abbondantemente bagnata.
Ci fu poi una danza di baci incrociati tra le due coppie infine Martina scese dal mio pancione, si girò, abbracciò la madre e cominciarono a sditalinarsi reciprocamente.
Martina gridava “siii maaaaamma ancora, fottimi. Ficcami le dita in profondità”.
“Martina, braaava ...fai godere le mamma, sditalina bene la fica che ti ha concepita”.
Intanto io e Francesca avevamo fatto accomodare Linda tra di noi, lei era ipnotizzata dalla nostra gravidanza e non smetteva di accarezzarci i seni e i pancioni.
La feci allora sedere sulle mie ginocchia e l'abbracciai fortissimo, lo stesso fece Francesca da dietro così che Linda si trovò schiacciata a sandwich tra noi. Evidentemente non aveva cazzi infilzati in corpo ma era come essere penetrata nello stomaco e dietro dai nostri pancioni.
“Come siete sensuali” sussurrò quasi con la voce soffocata. Io e Francesca ci sorridemmo con complicità, ci stavo chiaramente innamorando.
Ad un certo punto Francesca andò in cucina e tornò con un cesto con una decina di banane che aveva pazientemente rivestito con un preservativo in punta.
Stefania ne scelse due di medie dimensioni e le infilò dentro alla figlie che si erano disposte a gambe larghe sul divano una accanto all'altra. Francesca, che si era ricordata delle mie confessioni, mi fece mettere a pecorina e me ne ficco una in culo e una in fica e le fece andare in su e giù per un po'.
Quando le lasciò la banana inserita nella fica cadde per la gravità ma quella ficcata nel culo rimase piantata. Lei si mise davanti a me per baciarmi e farsi toccare.
Mentre la mamma le stantuffava, Linda e Martina proferivano divertenti oscenità:
“Siiiii mamma sfondaci le fiche, mettici incinta”, “Mamma! voglio un pancione come Laura ma pieno di sborra, fai sborrare quella banana, che mi colmi l'utero”.
Alla fine fu orgasmo collettivo. Dopo l'orgasmo Stefania e le figlie si misero sul tappeto accovacciate sulle ginocchia in cerchio e si baciarono a lungo dolcemente toccandosi i seni.
Io e Francesca rimanemmo a lungo abbracciate sul divano.
Poi ci rivestimmo tutte, ci scambiammo i numeri di telefono e ci ripromettemmo di rivederci prestissimo.
Se volete leggere una storia con le stesse protagoniste cercate l'altra storia che ho scritto per autore.
Se volete commentare (no volgarità se possibile) lauradike@aol.com
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