Una milf da film - parte 5 (un gioco stancante)

di
genere
incesti

Il circolo vizioso delle scopate che mia madre M. faceva con 4-5 miei amici sembrava essere giunto a una fine. In casa avevamo entrambi ripreso le nostre normali vite, sebbene ormai era deteriorato il rapporto con diversi miei compagni, e mamma si era riconcentrata sulla vita professionale. Non parlavamo più di niente che fosse minimamente sessuale: una sola volta, in preda all’eccitazione, le sfiorai il culo sotto il grembiule, e fui allontanato in maniera decisa da lei:
“Trovati un’amica per queste esigenze!”.
Successivamente aveva anche preso a coprirsi più del normale, come a causa di una improvvisa ondata di castità, lei che godeva spudoratamente a farsi infilare dagli organi giovani degli amici del figlio, all’ insaputa di quest’ultimo.
Tuttavia la versione disinibita di mia madre mi mancava, e una sera decisi di organizzare qualcosa di romantico, con luci di candela e fiumi di vino.
Tornò a casa, e la invitai a fare una doccia, dicendole che mi sarei occupato io della cena.
“Tu?” rispose “Che non sei neanche capace di scongelare nulla?”. Rideva, però accettò la mia proposta.
Uscì poco dopo dalla doccia in accappatoio, e vedendomi seduto in attesa andò a mettersi un vestito da casa: una vestaglia leggera bianca, abbastanza casta, nonostante una scollatura piacevole e uno spacco che mostrava la gamba depilata e lunga.
“Che amore di figlio che ho!” disse piano, baciandomi dolcemente sulla guancia.
Mangiammo con calma, con la tv accesa a tenere compagnia alle nostre chiacchiere, che progressivamente cercavo di portare a temi caldi: l’erezione sotto la tovaglia mi confermava che mi mancava la zoccola che mi spompinava per casa.
E ovviamente le riempivo continuamente il bicchiere di vino.
E comunque, da donna navigata, sembrava reggere l’alcol più di quanto pensassi.
Mamma, ricordo, ha un fisico splendido per avvicinarsi ai 50: alta, capelli lunghi e neri, carnagione scura, misure tonde come mostra il sedere dirompente, cosce lunghe e una disinibizione notevole.
Evitai per sicurezza qualunque contatto fisico durante la cena: dopo ci spostammo sul divano, allungandoci uno accanto all’altra.
La mazza nei miei boxer, ben visibile, sembrava non turbarla, distratta dalla tv; iniziai infine a farle un massaggio delicato, memore del fatto che la prima scopata con lei aveva avuto inizio con questo preliminare. Dalla schiena mi muovevo ai fianchi, senza che mamma reagisse, rilassata profondamente, scendendo sullo slip viola e poi verso le gambe.
“Bravo A… comunque non pensare di potermi portare a letto, non ci ricasco” mi fulminò.
“No tranquilla”, mentii.
Spostando la mano sulla pancia, muovendomi molto delicatamente, mi godevo da semplice spettatore il suo fisico da pantera.
Poco dopo, lanciai il sasso:
“mamma, da quanto tempo non fai sesso?”
“da quando mi sono passata quei tuoi amici, caro… dovresti ricordarlo…”
Ovviamente ricordavo. Sul momento era una scena tremenda, ma il ricordo continuava a eccitarmi.
“E non sei eccitata per nulla? In fondo sono passati diversi mesi…” dissi, toccandole le labbra.
Si alzò di scatto senza darmi risposta, se non un “Vado a letto” che mi lasciò deluso.
Forse mamma è ritornata in sé… Del resto già c’è stato qualche episodio con altri ragazzi, adesso penso abbia esaurito le sue voglie.. Però, almeno al figlio qualcosa la poteva pur “elargire”…
Mi avviai al computer, e arrivò lei, consegnandomi lo slip viola che aveva addosso.
“Segati amore.. voglio vederti..”
Non me lo feci ripetere, girai il suo indumento verso la parte che aveva diretto contatto con la fica.
“aaaahhhhhhh…” mi sfuggì.
Mamma, ancora in piedi, osservava la scena mentre la mia mano scendeva per alzare e abbassare l’obelisco. Scena breve, dopo quaranta secondi il fiotto di sperma sporcò la mia mano e un po’ il pavimento, mentre ancora aspiravo gli odori di mia madre, che riprese l’intimo e andò a letto.

Era già passato molto tempo da quell’episodio, almeno 6 mesi, e la vita scorreva come sempre aveva fatto. Passavo molto più tempo fuori di casa, per evitare la visione della dea di casa mia, che mi portava alla masturbazione ogni 3-4 giorni. Qualche idiota tra i miei conoscenti continuava a proporre di copulare con mia madre: c’era anche chi era disposto a pagare. Quella puttana però respingeva anche i miei “assalti” saltuari: provavo a infilarmi nel suo letto, nella doccia con lei, ma ero sempre respinto con garbo.
Ormai valeva la pena concentrarsi sulle coetanee, pensai. Fino a quando, un giorno di aprile, tornai a casa la notte ascoltando mugolii diffusi:
“Stavolta la becco con un cazzo in bocca!” pensai.
Non fu proprio così, cercai di spiare silenziosamente all’interno della sua camera dove, grazie a un gioco di specchi, vidi mamma nuda, sul matrimoniale, che si infilava a ritmo un vibratore nel buco anteriore. “S…..” ripeteva, “S!!!” un nome, uno degli amici che aveva avuto l’onore di trombarla mesi prima.
“Dunque qualcuno qui ha bisogno di avere il pene di S…” irruppi.
Non sembrò curarsi di me, mi diede un’occhiata fugace per riprendere con noncuranza l’autoerotismo. Mi avvicinai a lei, sbottonandomi i pantaloni, cercando e ottenendo un pompino.
Non volle andare oltre però, si era quasi vergognata del fatto che l’avessi vista. E mi spinse fuori dalla camera.

L’episodio del vibratore raffreddò un po’ il nostro rapporto, ormai non ci parlavamo neanche più.
Tutto cambiò a Giugno, quando S. tornò dal suo distretto militare. Mamma riprese ad andare in giro seminuda per casa, sebbene sapevo di non essere io il motivo di tanta eccitazione.
Capitò dunque che la nostra casa sarebbe stata oggetto di diversi lavori di ristrutturazione, per cui un giorno parlammo della sistemazione che avremmo avuto per qualche giorno.
“Non so dove potremmo andare” debuttai “dai nonni no perché è in campagna sperduta, forse dallo zio..”
“ho già parlato con i genitori di S. , saremo loro ospiti per una settimana” disse fissandomi negli occhi. Sputai l’acqua che stavo bevendo: non so come, ma quella troia di mamma era riuscita ancora una volta ad aggiudicarsi il pisello che bramava.
“Sai” motivò “hanno il giardino, e poi con questo caldo mi hanno comunicato che han messo su una piscina gonfiabile”.
Stronzate, pensai.
Con S. i rapporti erano tornati normali, era un buon amico nonostante il precedente con mamma.
Fino al trasferimento mi sentivo male, sapevo che mentre S. si sarebbe probabilmente ripassato mia madre, io a stento potevo osservarla dal buco della serratura. Mi faceva rabbia, ormai ero quasi geloso di lei, la volevo possedere a tutti i costi, ma si continuava a negare, immagino per tenersi calda per S.

Arrivò dunque il giorno. Ci siamo stabiliti a casa loro, dove con cortesia siamo stati ricevuti da lui (figlio unico) e dai genitori. Famiglia benestante, dalla casa grande e piena di lussi.
I primi due-tre giorni passarono tranquilli, il fatto di avere altra gente nell’ambiente domestico impediva le eccessive attenzioni verso mamma.
Poi accadde ciò che avevo previsto.
S. aveva l’abitudine di passare molto tempo il pomeriggio a crogiolarsi al sole, quando in casa eravamo presenti solo io e lui. Il giorno precedente ero rimasto d’accordo con amici per una partita di calcetto, e quando mi avviai era in casa il solo S.
Mentre uscivo, vidi mia madre parcheggiare la macchina: mi avvicinai a lei e le dissi che S. era solo in casa. Sorrise sorniona : “Quando torni caro?” “Tra un’oretta” “Bene, forse ti farò una sorpresa”
Ci baciammo intensamente.
Giunto al campo, mi resi conto che molti ragazzi erano assenti, per cui fummo costretti a ritornare a casa: già immaginavo cosa avrei trovato al ritorno.
Entrai in casa silenziosamente. S. era ancora fuori, a leggere il giornale sulla sdraio, mamma era in bagno. Decisi di appostarmi dietro la piscina gonfiabile e spiarli…
Non accadeva nulla, forse avevo un’opinione sbagliata su mamma? NO!
Dalla finestra principale, mamma arrivò sul terrazzo…
Occhiali da sole neri, i capelli raccolti in una coda di cavallo. Il suo fisico da pantera, abbronzato già, era visibilissimo, nascosto solo da un costume floreale molto sottile sotto, e molto stretto sopra. Le tette di mamma e il suo culo erano praticamente a disposizione di S. che la guardò estasiato. La quinta misura non poteva essere contenuta dal quel pezzo di stoffa… Mamma camminò in maniera estremamente lenta verso di lui, le infradito alla base delle gambe lunghe e perfette, che sfociavano nel grande culo percorso nel mezzo da una sottile linea verde.
“Ciao S. posso accomodarmi qui accanto a te a prendere il sole?”
“Certo M… A. non c’è?”
“No… siamo soli… “
E si stese accanto. Rimasero in silenzio per cinque minuti, quando mamma disse:
“Sai, tra tutti gli amici di S. tu sei il mio preferito, hai un cazzo buonissimo”.
S. mollò il giornale e iniziò a passarsi l’abbronzante sul petto, sulle gambe e sulle braccia.
“ti va di metterlo anche a me?” lo guardò mamma. E lui smise immediatamente, mettendo le mani sulle spalle di lei, massaggiandole delicatamente. E io guardavo, dietro la piscina.
S. si sedette dietro di lei,sulla stessa sdraio, favorendo il massaggio alla schiena di mamma, che vestita così, purtroppo, sembrava davvero una troia da film. Iniziò a baciarle il collo lentamente, i brividi lungo la schiena di mamma la iniziarono a far muovere convulsamente.
Il mio “amico” calò le mani e andò a toccare le chiappe, spalmando la crema lì mentre mamma iniziava a sfiorarsi la fica dal costume. La mia visuale non era ottimale.
A giudicare dalle smorfie, S. doveva averle lentamente messo il dito prima nel culo e poi nella fica, mamma si muoveva come posseduta dalla sua mano.
Lei all’improvviso si alzò.
Si mise di fronte a lui, mentre io dal lato vedevo distintamente la scena di mamma che si spogliava in maniera estremamente lenta: accennava un movimento dei fianchi mentre si abbassava il perizoma, che buttò in piscina, e altrettanto lentamente tolse il reggiseno.
I seni di mia madre erano quanto di più mi era mancato, anche a vederli. Grandi, voluminosi e sodi, con l’areola grande e scura, terminavano con due capezzoli che avrei fatto di tutto per leccare, ma che erano appannaggio di S. Mamma rimase solo con gli occhiali da sole.
“Vedo che ti sei sborrato addosso…”
“Una come te mi fa sempre effetto”
“Togli il costume” ordinò al ragazzo.
E mentre lui adempiva alla richiesta, lei si toccava le tette in maniera leggera, con un dito in bocca.
Si avvicinò a lui, semi-disteso sulla sdraio, per prendere in mano il cazzo pieno di sperma. Lo iniziò a manovrare, su e giù su e giù, e poi lo immerse tra le sue tette enormi.
Mamma con un cazzo, una visione che mi era mancata. Mi stavo toccando.
“Sei una zoccola…. Mi stai facendo godere con quelle tette” strepitava S.
“Aaaaaahhhhhhhhhhh… la sborra sul petto, quanto la adoro…”
Lei si staccò, per poi divaricare le gambe proprio sopra di lui, permettendogli di leccare il primo buco. Vedevo la lingua di S. vicino al dito di mamma , e a un rivolo di liquido che il mio amico accettava con buon piacere mentre prendeva a schiaffi il suo culo, che avrei avuto voglia di aprire…
La posizione proseguì fin quando S. prese il comando, si liberò e distese mamma sulla sdraio.
“Aspetta” fece lei.
Prese il cellulare dalla borsa lasciata lì vicino, e mi mandò un messaggio: “A. passa a fare la spesa, il frigo è vuoto”
“Così lo teniamo fuori da casa per un po’” rise, baciandosi con S.
“Che coglione.. Tanto ti ha visto scopare con mezzo mondo!”
“E gli piace pure guardare, come a me piace scopare…”
“Meno male che grazie a lui mi scopo una zoccola come te”, e si avvicinò alla testa reclinata di mamma, sbattendole il cazzo sulla faccia ripetutamente, sporcandole gli occhiali.
Pat,pat,pat,pat….
Mamma godeva ad avere un pene sbattuto sulla faccia, che poco dopo iniziò a spompinare.
S. le spingeva la testa grazie alla coda di cavallo, mentre mamma leccava la cappella e massaggiava le palle come solo lei sa fare, e soprattutto continuava a toccarsi le tette…
La sua testa si dimenava come ossessionata sull’organo,leccandolo con colpi veloci sulla pelle e tastando i testicoli.
“posso venirti in bocca?” chiese S.
“spaccami e ti faccio fare quello che vuoi!”
Mamma prese per mano il pene e lo trascinò in piscina: mi dovevo nascondere bene per non interrompere quel rapporto. L’acqua era bassa, per cui il cazzo di S. usciva tranquillamente dal livello dell’acqua e non creava impedimenti. Mamma appoggiò un piede sul bordo piscina, mentre S. si incuneava dentro la fica.
“aaaahhhhhhhhhhhh vai M.”
“non permetterti di venirmi dentro però”
“no no…”
Il piede di mamma era praticamente dieci centimetri sopra la mia posizione. Non riuscii a resistere, e iniziai a leccarle il piede, soffermandomi sull’alluce e massaggiandone la pianta.
Mentre si faceva penetrare da S. mi aveva visto distintamente, ma il suo essere puttana poteva ben soddisfare due giovani uomini.
Purtroppo si sta scaricando la batteria di S. , io devo tornare in “postazione” e lui si stacca dal suo buco.
“M. non ce la faccio più”
“Voglio la tua sborra…”
Mamma si chinò vicino a lui, appoggiò le labbra sulla cappella e, mentre lui si masturbava, riceveva un’ondata bianca che le uscì sulle guance, sul collo e sulle mani.
Si calarono a mollo nell’acqua per pulirsi dai liquidi, e poco dopo uscirono.
“Grazie puttana, ci sentiamo presto, ora devo scendere”
“Ciao stronzo” disse mamma riallacciandosi il costume e dirigendosi in bagno.
Passarono dieci minuti buoni.
Mi alzai dal nascondiglio ed entrai in casa, c’era solo mamma, che si lavava nel bagno.
Entrai, lei mi guardò e disse:
“Appena rientriamo a casa nostra ti scopo ogni sera!” e mi baciò in bocca.
“mamma” chiesi “me lo faresti uno strip come quello che hai fatto a S. ?”
E obbedì all’istante.
Ricominciò la sua danza sensuale, le tette sborrate e la fica aperta stavolta erano di fronte a me.
“Comunque sei un coglione che permetti a chiunque di sbattersi tua madre..”
Mi scattò una molla, la girai con violenza sul lavandino e la feci mettere a pecora.
“Stai zitta troia, sei tu che non puoi vivere senza cazzi!”
E iniziai a penetrarla furiosamente, mentre emetteva versi eloquenti, la porca.
Lo tolsi in tempo, venni copiosamente sulle cosce, mi feci ripulire dalla sua lingua e me ne andai.
“Ti piace la mamma troia però!”
Non risposi, mi vestii e scesi di casa.
scritto il
2011-09-26
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