La prima di Alice
di
Tanteros
genere
etero
Ho immaginato se la mia vita fosse stata una sorta di vita porno, come nei film a luci rosse. Sicuramente sarebbe stata d’ispirazione vintage, nella quale c’erano anche trame coinvolgenti tra una scena di sesso e l’altra. Così inizio a dare sfogo alla mia immaginazione e parto con una ragazza che sempre mi ha stuzzicato idee molto sessuali. Abitavo a Milano quando conobbi Alice, una bella ragazza genuina di 22 anni. La conobbi tramite amici di università, e col tempo divenni amico anche del suo ragazzo, Luca. Come dicevo, Alice mi ha nutrito un fascino particolarmente sessuale; sul metro e sessantacinque, capelli castano chiari lisci e abbondanti con una provocante frangetta che portava spesso, occhi grandi e celesti, carnagione bianca latte, un viso ovale bello carnoso sulle labbra e guance che le davano una regolarità al naso. Era ben messa con il fisico, con un collo di medie dimensioni sul quale le delicate collane di venere le davano un fascino sessuale che veniva la voglia di baciare e mordicchiare. Il seno bello rotondo e vivo, non era possibile ignorarlo, con la sua quarta misura si faceva notare dando la propria impronta anche dal sotto degli abiti pesanti e invernali. Fianchi e sedere erano la poesia della figura femminile; rotondi e robusti, tradivano un po’ quella voglia di golosità nonostante che ci tenesse a restare in forma. A differenza di me, Alice apparteneva ad una famiglia molto agiata e ricca di Como, e non era figlia unica. Ma della sua famiglia ne parlerò in seguito. Io vivevo in un piccolo monolocale alla periferia di Milano, e mentre studiavo alla facoltà di Psicologia, mi mantenevo con dei lavoretti presso pub e ristoranti come cameriere, oltre a qualche altro lavoretto, chiamiamolo, poco legale. Quando avevo del tempo libero, frequentavo spesso Luca e Alice, conoscendo anche i loro amici; una di loro era Manuela, una vera bellezza siciliana che, però, ebbi a che fare con suo padre per un lavoro poco legale che parlerò, anche di questo, in seguito.
Un tardo pomeriggio, mentre stavo studiando per prepararmi ad un esame difficile, mi chiama sul cellulare Alice. Dalla voce sentivo che era molto triste, sconfortata. Emetteva dei gemiti tipo pianto, quindi le domandai di cosa si trattasse e se voleva venire a casa mia per parlarne. Scusandosi per avermi disturbato, mi ringraziò dell’invito accettandolo. Cercai di mettere un po’ a posto la casa, mi sistemai anche me, mettendomi un paio di Jeans ed una camicia. Misi al posto i libri nella camera, il lavello della cucina dai piatti e bicchieri non lavati da giorni e preparai il caffè. Dopo una mezz’ora abbondante mi suonò alla porta.
Si presentò con un vestito elegante: una giacca in tessuto di lino a quadretti grigi e neri sbottonata, una camicia di cotone bianca, una gonna larga che le scendeva fino alle ginocchia di color nero, calze color carne di nylon e scarpe basse lucide nere. Portava i capelli ben tirati dietro che finivano a coda di cavallo sulla schiena, un poco al di sotto del collo, con la sua sensuale frangetta che le lambiva la fronte larga.
-Scusami se ti ho disturbato.- Mi disse alla porta, con aria molto triste.
-Figurati, non rechi alcun disturbo. Accomodati pure.- La fece entrare accompagnandola verso la cucina salotto e la feci sedere sul divano.
-Cosa è successo?- Le domandai mentre controllavo che il caffè fosse ancora caldo.
-Si tratta di Luca.- Mi rispose con aria sconsolata.
-Cosa gli è successo?-
-Ho scoperto che mi tradisce…- Prese a piangere mettendosi le mani sul viso.
Rimasi di sasso. Non sapevo cosa dire lì per lì. Lasciai perdere il caffè e mi recai da lei mettendomi a sedere al suo fianco. Le allungai la mano sulla schiena mentre lei si era chiusa tenendo i gomiti sulle gambe.
-Mi spiace Alice… Non credevo che Luca arrivasse a tanto….- Erano le prime parole che mi uscirono, più per conforto che altro.
-Eppure è così… e la cosa più brutta, e che so anche con chi…-
-Immagino che tu la conosca…-
-Si, e la conosci anche te… è Manuela…-
Rimasi sconcertato che non riuscivo a dire una parola appena sentì pronunciare il nome della nostra amica.
-Magari non si tratta di quello che pensi…- Cercai di chiedere non molto convinto.
-Si è lei, ho le prove che si tratta di quella zoccola.-
C’è da sapere che su Manuela giravano voci poco belle. Lavorava in agriturismo sopra Lecco come barista e cameriera, e c’era chi andava in giro a dire che se la intendesse con il proprietario, Giovanni, un uomo sulla cinquantina. Non solo, il padre di lei, Roberto, è conosciuto come un giocatore d’azzardo, e aveva molti debiti ai quali, sia sua moglie, Giulia, che sua figlia, cercavano di riparare, a volte, anche sessualmente, oltre che con i soldi. Ma erano solo voci, visto che io stesso ero un creditore di Roberto e non avevo ancora visto nè soldi, nè figa. Sapevo che anche Luca aveva prestato dei soldi al padre di Manuela, ed in quel momento mi sentivo, come dire, un fesso, se la storia fosse risultata vera.
Abbracciai Alice portandola tra le mie braccia. Lei si fece avvicinare mentre piangeva, singhiozzando, abbracciandomi a sua volta.
-Se sei sicura di quello che dici, dovresti dirlo a Luca per avere dei chiarimenti.-
Lei si staccò da me, lasciando una mano sulla mia spalla destra.
-Lo so, ma negherebbe, anche perchè le prove che ho sono solo voci di persone che li hanno visti mentre facevano sesso con Giovanni.-
Rimasi ancor più scioccato, sconvolto. Lei mi guardò con le lacrime agli occhi e non potei provare quel velo di empatia nei suoi confronti.
-Cosa pensi da fare, allora? Piangere per tutto il tempo?-
-No, credo che dovrei meditare una vendetta nei loro confronti. Ma non so cosa escogitare…-
Mi tirai con la schiena sullo schienale aprendo le gambe, le avvolsi il fianco con il braccio e la avvicinai a me.
-Potresti rendere pan per focaccia, Alice.-
-Praticamente tradirlo, intendi?-
-Se lui si è divertito, perchè non dovresti divertiti anche te?-
Mi aprii la lampo dei pantaloni e lo tirai fuori di fronte a lei. I suoi occhi sgranarono per la sorpresa con la facilità con il quale lo tirai fuori e lo tenni in mano agitandolo in avanti e indietro.
-Non so Luigi, tu sei un suo amico…-
-Perchè, lei chi è? Non è una tua amica.-
Feci salire la mano dalla schiena alla nuca e la sospinsi verso il mio cazzo. Lei mi sorrise e le vidi illuminare gli occhi. Lentamente chinò la testa verso il membro in erezione, aprii la bocca e fece ruotare lentamente la lingua sulla cappella, con la punta la fece dondolare su di essa. Spinsi la sua testa sempre più giù, e lei me lo prese a succhiare viva determinazione.
-Succhiamelo tutto Alice, sei il mio sogno che si avvera.- Le disse nella beata gioia nella quale stavo vivendo.
-Mi piace farti avverare un sogno, Luigi.- Mi rispose mentre si accarezzava il viso con il cazzo, per per poi riprenderlo tutto in bocca.
Poco alla volta, la mia mano scivolava lentamente dalla nuca alla schiena, mentre lei muoveva la testa su e giù. Sentivo la gioia pura di quel momento, la frenesia che mi colse alla quale dovevo domare per non rovinare tutto quanto. Dalla schiena scesi ancora, fino a infilale la mano all’interno della gonna. Lei scosse il bacino ed io le scivolai ancora, palpeggiando il suo morbido sedere. Alzò la testa dal membro e con essa tutto il busto, mi guardò sorridendo mentre me lo menava. Prendemmo a baciarci intensamente sulla bocca, le nostre lingue si intrecciarono vorticose. Le levai la mano dal sedere per appoggiarla sulla camicia sopra al seno. La presi a baciare da per tutto, a leccarle il viso ed il collo, le orecchie, a succhiarle i lobi. La sua carne profumata mi prendeva così fortemente, e lei continuava a fregarmi il cazzo. Le sbottonai la camicia e le raccolsi il seno tra le mani; così bello, così caldo, così morbido. Mi ci tuffai a baciarlo mentre lei ansimava, si concedeva a me, al suo amico.
Si tolse la giacca e la camicia, si slacciò il reggiseno ed io mi abbandonai nel suo seno, leccandole i capezzoli turgidi. Emise dei risolini di piacimento, si raccolse il seno tra le mani a mò di coppa, guardandomi negli occhi. Si tirò giù con il busto e mi prese nel seno il cazzo, mi bagnò la cappella con la saliva e mi fece una morbida spagnola. Ancora la mia mano all’interno della sua gonna, sempre lì a cercare il sedere, ancor meglio, la vagina per come dentro spinsi la mano.
Alice si alzò in piedi, si tolse la gonna, le scarpe, e le mutande. La sua fica aveva un pelo corto, aprì le labbra per farmela vedere, avvicinandosi me le fece annusare, leccare, entrare con le dita. Alice gemeva, ansimava, le piaceva che gliela leccassi con ardore. Mi tolse i pantaloni, le scarpe e la camicia, lei si abbassò su di me, divaricando le gambe. Il cazzo sentì il calore della vagina avvicinarsi, la cappella entrò lentamente. Ebbe un moto di goduria, un gemito di piacere, uno slancio di energia cadere giù appena la cappella le entrò dentro. Le afferrai glutei, mi prese a cavalcare, il suo seno toccava il mio petto, i suoi capezzoli accarezzavano la mia pelle. L’accompagnai nella sua cavalcata, la abbracciai tirandola a me. Ci baciammo ancora, mi morse i lobi, il collo, mi leccava nella frenesia le stesse parti. Gemeva, ansimava, ballava sul mio cazzo, muoveva il bacino, ondulava portandosi avanti e indietro.
La feci ruotare sul divano; lei le gambe ben aperte, sopra alle mie spalle, io sprofondai nella sua fica, le palpeggiai il seno mentre la penetravo, lei chiudeva gli occhi, non solo gemeva, urlava dalla goduria. La penetravo più forte, scendevo su di lei violentemente, le misi una mano sul collo, le dita sulla bocca, me le leccava. Il piacere era reciproco, era immenso, ci avvolgeva entrambi. Mi incitava a sbatterla più forte, la sua voce sensuale, godeva nell’esprimersi, nel pronunciare il mio nome, il nome di un amico. Ed io le dicevo il suo, Alice, una mia amica, che era sotto di me, dentro di lei.
La girai, si mise a pecora, il sedere bello sodo, tondo, i glutei a formare una coppa perfetta, bianca. Glielo misi dentro, nella figa, nuovamente, fluiva gli umori, dell’unico naturale lubrificante. Alzò il collo, le presi la coda, la montai, la cavalcai come una giumenta. Con una mano la coda, con l’altra il seno, penetrandola con dolcezza, dando deboli colpi, come se volessi entrarle dentro, portandola a me, al mio petto. Lei gemeva, godeva, arrivava. Spingeva su di me, la presi per i fianchi, poi per i glutei e le feci forza, schiaffeggiai i glutei, lei godeva, lei veniva.
Mi sdraiai verso lo schienale, lei si distese sul fianco sinistro, alzò la gamba verso l’alto, la penetrai brandendola tutta, palpeggiandole il seno con forza, scoppiettando il bacino con veemenza, penetrandola con vigore. Lei si toccava il clitoride, accarezzava il pene che le entrava dentro, si contorceva per il piacere, girava il viso per baciare il mio. Le entravo con viva forza, non avendo pietà, la sua voce si era fatta più calda, appassionata. Sentivo la mia vita esplodere, la sentivo godere con spasmi del corpo. Lo estrassi e lei me lo prese nella mano, ci baciammo con ardore, con la consapevolezza che stava finendo solo quella prima volta. Me lo stringeva al limitare della cappella, venni di getto, schizzai sul suo basso ventre, le nostre lingue danzavano vorticosamente. Si spalmò il seme fino all’ombelico. Si leccò le dita, mi guardava sfinita, contenta, gaudente. Mi alzai in piedi, dritto a lei, con la cappella ancora sgrondante. Me le prese in bocca ancora una volta, me lo curava con la lingua, mi spremeva le palle come per chiederne dell’altro.
Mi sedetti accanto a lei, la strinsi al mio corpo, la baciai nuovamente.
-Cosa pensi di fare?- Le chiesi.
-Pensi che la mia vendetta non sia esaurita con questa scopata?-
-Penso che la tua vendetta sia solo all’inizio.-
-Cosa hai in mente?-
-Ad entrambi piace fare sesso. Se mi hai fiducia in me, vedrai a cosa mi salterà in mente.-
-Non lo mai fatto con un altro uomo prima di oggi.-
-E non hai perso tempo appena l’ho tirato fuori.-
-Quindi?-
-Hai delle potenzialità che nemmeno tu conosci. Appena avrò dato quel benedetto esame, inviterò a cena Manuela assieme a voi due.-
-Hai in mente un orgia?- Mi chiese con stupore.
-Manuela mi può essere utile anche per il lavoro. Ultimamente sto cercando un nuovo lavoro. Per di più, suo padre mi deve un po’ di soldi. Se possiamo divertirci, perchè no?-
Mi guardò con aria maliziosa, ma curiosa. Ci prendemmo a baciare nuovamente. Quel pomeriggio non continuai a studiare. Le se ne andò via solo all’alba, passando la notte con me.
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