Al Tennis Club
di
enrico g.
genere
bisex
Con Matteo ci conosciamo da una decina d’anni, cioè da quando accompagnavamo a scuola i nostri figli che erano compagni di classe. Ci eravamo ritrovati più di una volta nei consigli di classe a discutere coi professori e con gli altri genitori ed avevamo spesso condiviso le opinioni e le proposte. Poi avevamo preso l’abitudine di prendere insieme il caffè dopo aver “depositato” a scuola i ragazzi e prima di raggiungere i nostri uffici, lui la sua banca io il mio studio professionale. E’ così che siamo diventati amici e confidenti, e poi… qualcosa di più!
Io sono Gianni, 53 anni ben portati, padre premuroso, marito un tantino latitante, professionista insospettabile. Lui, Matteo, è un bancario di 50 anni, anche lui sposato, persona affabile, alquanto disinvolto, sicuramente più versato di me nella conversazione. E difatti è lui che, dopo l’ennesima sosta mattutina al bar, ad invitarmi al Tennis Club frequentato da lui e dai suoi colleghi di banca ed a vincere subito le mie deboli obiezioni: “Dai, vieni, prenotiamo il campo anche a fine giornata, con l’illuminazione… quando c’è poca gente!”
Eravamo entrati in grande confidenza e, come capita spesso agli uomini sposati, avevamo cominciato a rivelarci i segreti di coppia. Non conoscevo sua moglie ma, da come me la descriveva, doveva essere non molto disponibile a letto, tanto che lui si consolava spesso con una collega non bellissima, ma molto porca. Di questa collega mi aveva mostrato anche alcuni scatti hot fatti col cellulare ed effettivamente doveva essere una gran vacca, con quella figona slabbrata e quelle tette pendule, ma molto abbondanti. Più riservato di lui, non gli confessai granchè di mia moglie Elena, salvo dirgli che scopavamo solo nel week end e che la routine ci aveva resi entrambi sessualmente piuttosto insoddisfatti. Mi aveva chiesto una foto di Elena, gliene feci vedere solo una in bikini al mare, ma lui esclamò subito: “Urca che tette! E che cosce! … l’avessi io una moglie così…. non mi stancherei di sbattermela!”. A questa, che era una implicita bocciatura della mia crescente abulia sessuale che gli avevo confessato, avevo ribattuto sorridendo: “Se vuoi, questo week end vieni da noi …. io mi assento, mi nascondo… e tu …..”. “Sì, guarda –aveva prontamente replicato lui sghignazzando- se lei è disponibile, vedo come liberarmi …. magari ha bisogno di un cazzo più efficiente… tu se vuoi ci spii, se la cosa ti eccita… ahahah …”. Mi ero sentito un po’ umiliato da quella battuta, ma quel diavolo di Matteo aveva toccato un nervo scoperto: è vero, mi sarebbe davvero piaciuto da morire osservare Elena fare la troia con un altro!
Ora finalmente ci ritroviamo al Tennis Club. Sono le 19.30,c’è solo un’altra coppia che impegna un altro campo, il custode ci avverte che lui chiude alle 21. Stiamo in campo fino alle 20.40, poi filiamo dritto negli spogliatoi e, sfiniti, sudati, ci lanciamo nudi sotto la doccia. Vicini, affiancati, non possiamo fare a meno di gettarci uno sguardo reciproco. Matteo è di media statura, alto all’incirca 1.75, una corporatura temprata dalla corsa e dalle partite a tennis, gambe muscolose, culo sodo. Ha il pube rasato e il suo uccello, ancorchè a riposo, presenta una buona caratura, direi 18 cm. Al suo confronto, io sono un po’ più alto, sugli 1.80, meno muscoloso di lui perché più pigro e meno sportivo, quindi una corporatura più morbida, un po’ di pancetta, un cazzo che non sfigura col suo, un culo più rotondo, con una peluria diffusa sul corpo ma non ispida, anzi carezzevole.
Restiamo sotto la doccia almeno cinque minuti. Dopo qualche momento di incertezza o di timidezza, ci guardiamo reciprocamente in maniera disinvolta e, sorridendo, ci scambiamo reciproci complimenti. Matteo esclama: “Cavolo! Sei ben messo, Gianni… sinceramente me lo immaginavo più piccolo”. E allunga la mano per impugnarlo. Per non essere da meno anche io gli esprimo i miei apprezzamenti: “Non c’è che dire Matteo… sei un bel manzo ….”. E, palpandolo qua e là, aggiungo: “Che uccellone! …. e che bel culo!. ….. mmmmm … e questi capezzoli turgidi!”. “Ti piacciono?”, mi chiede subito lui con un lampo malandrino negli occhi, avvicinando il suo petto verso il mio viso. Non so come, magnetizzato dalla vista di quei pettorali scolpiti e da quei seni maschili, ho portato la mia bocca su quei capezzoli puntuti e in un istante mi sono messo a succhiarli. Un godimento sublime, che si è tradotto in un fulmineo irrigidimento del mio e del suo cazzo. E Matteo, dopo essere trasalito per l’improvvisa fitta di piacere, mi ha afferrato il cazzo inalberato e lo ha strofinato sul suo. Anche questo un piacere del tutto inedito.
Avevo letto qualcosa su quello che gli americani chiamano ‘frottage’. Ma non ne avevo mai fatta esperienza diretta. Ci siamo eccitati entrambi e, senza saperlo, forse anche senza volerlo, ci siamo stretti l’uno all’altro, abbracciati, cazzo contro cazzo, le mani piantate sulle natiche, e abbiamo cominciato a limonare. Gli asciugamani sono caduti per terra. Travolti dall’ardore ci siamo lasciati andare ad un bacio languido, interminabile, travolgente, che non ci ha fatto quasi avvertire che i cazzi esplodevano schizzando una crema calda sulla pancia e sul petto di entrambi. Una emozione unica, indescrivibile. Un incantesimo bruscamente interrotto dal rumore del custode che aveva cominciato a serrare porte e finestre.
L’episodio ci ha lasciati confusi, senza parole. Pensavamo al massimo di giocarci un po’, un esito di questo genere non era preordinato né prevedibile. Ma era stato troppo bello perché, passato lo stordimento iniziale, non tornassimo sull’argomento. La sera stessa intorno alle 23 mi arriva sul cellulare un suo sms: “Stupendo. Ancora non ci credo. Da rifare”. Gli rispondo: “Abbiamo perso il controllo. Ma è stato bello.”
Il giorno dopo mi ha chiamato sul cellulare e mi ha detto che aveva già prenotato il campo per l’indomani, stessa ora: “Non dirmi che sei impegnato …. se lo sei disdici!” In effetti, avevo promesso a mio figlio di accompagnarlo ad una recita a scuola. Pazienza, avrei trovato una scusa, o avrei pregato Elena di sostituirmi.
E così rieccoci al Tennis Club, con tanto di borsone, subito in campo con i completi multicolori dei tennisti attempati, a stiracchiare una partitella piuttosto fiacca, con la mente interamente rivolta al dopo gara, allo spogliatoio, alla doccia e a quello che potrà seguire. Siamo soli sotto la doccia e stavolta la facciamo davvero insieme, insaponandoci a vicenda e approfittandone per palparci liberamente e osando anche di più con le dita che, impertinenti, si soffermano nei solchi e si intrufolano furtivamente nei buchi. Stavolta limoniamo arrapati sotto lo scorrere dell’acqua. Bello il frottage bagnato. Bella l’acqua in bocca che si frammischia alle salive delle bocche incollate. Bello soprattutto il vorace bocchino che, inginocchiato sotto l’acqua scrosciante, Matteo mi regala.
Complice il Tennis Club, che nel frattempo è diventato un appuntamento fisso del venerdì sera, tra noi è nato qualcosa di serio e di emozionante. Ora scherziamo di meno, anche quando siamo al telefono parliamo sottovoce e ci sussurriamo parole d’amore. Non avrei mai immaginato di poter provare questo tipo di passione, e per giunta per un uomo. E’ chiaro che le partitelle di tennis non sono più sufficienti a dare sfogo alle nuove, insospettate voglie che ci agitano.
Oggi pomeriggio sarò solo a casa, Elena porterà i figli in visita dai suoi genitori e non tornerà prima di cena. Ho detto a Matteo di chiedere un piccolo permesso alla banca e di uscire prima. Ed ecco che alle 17 in punto è da me. Non ci perdiamo in preliminari interlocutori, abbiamo troppa voglia di avventarci l’uno sull’altro. Già nel corridoio d’ingresso le nostre mani subito si attaccano al cazzo dell'altro, ci palpiamo freneticamente gli uccelli duri, e io, voglioso di scoprire il suo sesso, gli slaccio i pantaloni, mi inginocchio e, facendoli cadere alle caviglie insieme con le mutande, inizio a succhiare il suo cazzo. Inizio dalla cappella violacea, la stimolo con la lingua, talvolta con piccoli morsi che lo fanno sussultare, poi prendo a leccargli l'asta dura, mentre con la mano accarezzo il pube liscio e depilato. Un pompino vorace che lo delizia e gli fa esclamare: “Gianni, mia moglie non me ne ha fatto mai uno così!”
E mentre lui gode lascio la mia bocca e la mia lingua correre felici sul suo cazzo profumato di pulito. La sua asta dura e le sue palle depilate sono una delizia per le mie labbra. Gli chiedo di girarsi perché voglio gustare anche il suo ‘lato b’. Lecco il suo culo con foga, faccio scorrere la mia lingua sulla sua rosa bruna, poi la punta della lingua si insinua lungo il canale del retto. Lo inculo con la lingua, lo sento sussultare in preda al piacere.
“Scusa Gianni, mettiamoci comodi…”, osserva con ragionevolezza. Già, siamo ancora nell’ingresso; meglio spogliarsi e distendersi sul divano nel salone. Lo facciamo velocemente e, lì, sul divano, riprendo il pompino accompagnato dal dito medio infilato in culo a stimolare la prostata. Matteo è carico, non si trattiene più, e in pochi minuti esplode in un orgasmo liberatorio riempiendomi la bocca della sua dolcissima crema. E’ tanta, la bevo tutta deglutendo poco alla volta. Matteo ha il volto della beatitudine. Mi attira a sé per baciarmi, gli restituisco con la bocca un po’ della sua stessa sborra.
Ora è lui che è smanioso di restituirmi il piacere. “Mi scopi con la lingua – mi sussurra- sei un pompinaro pazzesco…. ma adesso stenditi sul tappeto che facciamo un bel 69”. Così lui mi si mette sopra e iniziamo a succhiarci vicendevolmente i cazzi duri, giocando con le palle e i rispettivi culi. Accarezzo la sua schiena con desiderio, lo sento mio e mi piace giocare con lui. Il 69 gli ha consentito di ricaricare il fucile, ora viene alla carica: “Voglio scoparti, Gianni …. mettiti alla pecorina che voglio farti il culo!”.
Non me lo faccio ripetere, lui mi lubrifica con la saliva, poi appoggia la cappella sull’ano e spinge con decisione. Sento uno strappo, un dolore lancinante, ma lui paziente lo tira fuori, poi ci riprova con calma. Riesco a rilassare i muscoli dello sfintere, così entra e avanza piano, il dolore lascia spazio ad un godimento sempre più netto. Quando è arrivato in fondo i suoi colpi si fanno sempre più forti. Mi piace da morire sentirmi che mi possiede, lo incito: “Sì, amore mio, continua … godo da morire …. mmmmm …. scopami forte… sfondami!”. “Mmmm … che culo favoloso che hai...... non resistoooo…”. E difatti, dopo pochi secondi sento un fiotto caldo di sborra dentro il mio intestino.
Matteo mi è venuto dentro con un rantolo di godimento acuto. Sfinito, esce da me con il cazzo ancora gocciolante, si distende al mio fianco, mentre io continuo a masturbarmi e sborro poco dopo sulla mia stessa pancia. Ci godiamo questo momento di rilassamento, poi ci solleviamo e ci dirigiamo in bagno per farci un bidet. E anche in bagno continuiamo a toccarci, a infilarci le dita in culo, a morderci i capezzoli. Poi Matteo va via, mia moglie potrebbe rientrare da un momento all’altro.
Continuiamo a frequentare settimanalmente il Tennis Club, solito giorno, solita ora. Temo che il custode abbia capito qualcosa, ma ce lo teniamo buono con le mance, sicuramente non parlerà. Siamo diventati amanti focosi, non facciamo solo sesso, ormai ci amiamo davvero. Capita anche tra gli uomini maturi. E quando capita è passione pura.
Io sono Gianni, 53 anni ben portati, padre premuroso, marito un tantino latitante, professionista insospettabile. Lui, Matteo, è un bancario di 50 anni, anche lui sposato, persona affabile, alquanto disinvolto, sicuramente più versato di me nella conversazione. E difatti è lui che, dopo l’ennesima sosta mattutina al bar, ad invitarmi al Tennis Club frequentato da lui e dai suoi colleghi di banca ed a vincere subito le mie deboli obiezioni: “Dai, vieni, prenotiamo il campo anche a fine giornata, con l’illuminazione… quando c’è poca gente!”
Eravamo entrati in grande confidenza e, come capita spesso agli uomini sposati, avevamo cominciato a rivelarci i segreti di coppia. Non conoscevo sua moglie ma, da come me la descriveva, doveva essere non molto disponibile a letto, tanto che lui si consolava spesso con una collega non bellissima, ma molto porca. Di questa collega mi aveva mostrato anche alcuni scatti hot fatti col cellulare ed effettivamente doveva essere una gran vacca, con quella figona slabbrata e quelle tette pendule, ma molto abbondanti. Più riservato di lui, non gli confessai granchè di mia moglie Elena, salvo dirgli che scopavamo solo nel week end e che la routine ci aveva resi entrambi sessualmente piuttosto insoddisfatti. Mi aveva chiesto una foto di Elena, gliene feci vedere solo una in bikini al mare, ma lui esclamò subito: “Urca che tette! E che cosce! … l’avessi io una moglie così…. non mi stancherei di sbattermela!”. A questa, che era una implicita bocciatura della mia crescente abulia sessuale che gli avevo confessato, avevo ribattuto sorridendo: “Se vuoi, questo week end vieni da noi …. io mi assento, mi nascondo… e tu …..”. “Sì, guarda –aveva prontamente replicato lui sghignazzando- se lei è disponibile, vedo come liberarmi …. magari ha bisogno di un cazzo più efficiente… tu se vuoi ci spii, se la cosa ti eccita… ahahah …”. Mi ero sentito un po’ umiliato da quella battuta, ma quel diavolo di Matteo aveva toccato un nervo scoperto: è vero, mi sarebbe davvero piaciuto da morire osservare Elena fare la troia con un altro!
Ora finalmente ci ritroviamo al Tennis Club. Sono le 19.30,c’è solo un’altra coppia che impegna un altro campo, il custode ci avverte che lui chiude alle 21. Stiamo in campo fino alle 20.40, poi filiamo dritto negli spogliatoi e, sfiniti, sudati, ci lanciamo nudi sotto la doccia. Vicini, affiancati, non possiamo fare a meno di gettarci uno sguardo reciproco. Matteo è di media statura, alto all’incirca 1.75, una corporatura temprata dalla corsa e dalle partite a tennis, gambe muscolose, culo sodo. Ha il pube rasato e il suo uccello, ancorchè a riposo, presenta una buona caratura, direi 18 cm. Al suo confronto, io sono un po’ più alto, sugli 1.80, meno muscoloso di lui perché più pigro e meno sportivo, quindi una corporatura più morbida, un po’ di pancetta, un cazzo che non sfigura col suo, un culo più rotondo, con una peluria diffusa sul corpo ma non ispida, anzi carezzevole.
Restiamo sotto la doccia almeno cinque minuti. Dopo qualche momento di incertezza o di timidezza, ci guardiamo reciprocamente in maniera disinvolta e, sorridendo, ci scambiamo reciproci complimenti. Matteo esclama: “Cavolo! Sei ben messo, Gianni… sinceramente me lo immaginavo più piccolo”. E allunga la mano per impugnarlo. Per non essere da meno anche io gli esprimo i miei apprezzamenti: “Non c’è che dire Matteo… sei un bel manzo ….”. E, palpandolo qua e là, aggiungo: “Che uccellone! …. e che bel culo!. ….. mmmmm … e questi capezzoli turgidi!”. “Ti piacciono?”, mi chiede subito lui con un lampo malandrino negli occhi, avvicinando il suo petto verso il mio viso. Non so come, magnetizzato dalla vista di quei pettorali scolpiti e da quei seni maschili, ho portato la mia bocca su quei capezzoli puntuti e in un istante mi sono messo a succhiarli. Un godimento sublime, che si è tradotto in un fulmineo irrigidimento del mio e del suo cazzo. E Matteo, dopo essere trasalito per l’improvvisa fitta di piacere, mi ha afferrato il cazzo inalberato e lo ha strofinato sul suo. Anche questo un piacere del tutto inedito.
Avevo letto qualcosa su quello che gli americani chiamano ‘frottage’. Ma non ne avevo mai fatta esperienza diretta. Ci siamo eccitati entrambi e, senza saperlo, forse anche senza volerlo, ci siamo stretti l’uno all’altro, abbracciati, cazzo contro cazzo, le mani piantate sulle natiche, e abbiamo cominciato a limonare. Gli asciugamani sono caduti per terra. Travolti dall’ardore ci siamo lasciati andare ad un bacio languido, interminabile, travolgente, che non ci ha fatto quasi avvertire che i cazzi esplodevano schizzando una crema calda sulla pancia e sul petto di entrambi. Una emozione unica, indescrivibile. Un incantesimo bruscamente interrotto dal rumore del custode che aveva cominciato a serrare porte e finestre.
L’episodio ci ha lasciati confusi, senza parole. Pensavamo al massimo di giocarci un po’, un esito di questo genere non era preordinato né prevedibile. Ma era stato troppo bello perché, passato lo stordimento iniziale, non tornassimo sull’argomento. La sera stessa intorno alle 23 mi arriva sul cellulare un suo sms: “Stupendo. Ancora non ci credo. Da rifare”. Gli rispondo: “Abbiamo perso il controllo. Ma è stato bello.”
Il giorno dopo mi ha chiamato sul cellulare e mi ha detto che aveva già prenotato il campo per l’indomani, stessa ora: “Non dirmi che sei impegnato …. se lo sei disdici!” In effetti, avevo promesso a mio figlio di accompagnarlo ad una recita a scuola. Pazienza, avrei trovato una scusa, o avrei pregato Elena di sostituirmi.
E così rieccoci al Tennis Club, con tanto di borsone, subito in campo con i completi multicolori dei tennisti attempati, a stiracchiare una partitella piuttosto fiacca, con la mente interamente rivolta al dopo gara, allo spogliatoio, alla doccia e a quello che potrà seguire. Siamo soli sotto la doccia e stavolta la facciamo davvero insieme, insaponandoci a vicenda e approfittandone per palparci liberamente e osando anche di più con le dita che, impertinenti, si soffermano nei solchi e si intrufolano furtivamente nei buchi. Stavolta limoniamo arrapati sotto lo scorrere dell’acqua. Bello il frottage bagnato. Bella l’acqua in bocca che si frammischia alle salive delle bocche incollate. Bello soprattutto il vorace bocchino che, inginocchiato sotto l’acqua scrosciante, Matteo mi regala.
Complice il Tennis Club, che nel frattempo è diventato un appuntamento fisso del venerdì sera, tra noi è nato qualcosa di serio e di emozionante. Ora scherziamo di meno, anche quando siamo al telefono parliamo sottovoce e ci sussurriamo parole d’amore. Non avrei mai immaginato di poter provare questo tipo di passione, e per giunta per un uomo. E’ chiaro che le partitelle di tennis non sono più sufficienti a dare sfogo alle nuove, insospettate voglie che ci agitano.
Oggi pomeriggio sarò solo a casa, Elena porterà i figli in visita dai suoi genitori e non tornerà prima di cena. Ho detto a Matteo di chiedere un piccolo permesso alla banca e di uscire prima. Ed ecco che alle 17 in punto è da me. Non ci perdiamo in preliminari interlocutori, abbiamo troppa voglia di avventarci l’uno sull’altro. Già nel corridoio d’ingresso le nostre mani subito si attaccano al cazzo dell'altro, ci palpiamo freneticamente gli uccelli duri, e io, voglioso di scoprire il suo sesso, gli slaccio i pantaloni, mi inginocchio e, facendoli cadere alle caviglie insieme con le mutande, inizio a succhiare il suo cazzo. Inizio dalla cappella violacea, la stimolo con la lingua, talvolta con piccoli morsi che lo fanno sussultare, poi prendo a leccargli l'asta dura, mentre con la mano accarezzo il pube liscio e depilato. Un pompino vorace che lo delizia e gli fa esclamare: “Gianni, mia moglie non me ne ha fatto mai uno così!”
E mentre lui gode lascio la mia bocca e la mia lingua correre felici sul suo cazzo profumato di pulito. La sua asta dura e le sue palle depilate sono una delizia per le mie labbra. Gli chiedo di girarsi perché voglio gustare anche il suo ‘lato b’. Lecco il suo culo con foga, faccio scorrere la mia lingua sulla sua rosa bruna, poi la punta della lingua si insinua lungo il canale del retto. Lo inculo con la lingua, lo sento sussultare in preda al piacere.
“Scusa Gianni, mettiamoci comodi…”, osserva con ragionevolezza. Già, siamo ancora nell’ingresso; meglio spogliarsi e distendersi sul divano nel salone. Lo facciamo velocemente e, lì, sul divano, riprendo il pompino accompagnato dal dito medio infilato in culo a stimolare la prostata. Matteo è carico, non si trattiene più, e in pochi minuti esplode in un orgasmo liberatorio riempiendomi la bocca della sua dolcissima crema. E’ tanta, la bevo tutta deglutendo poco alla volta. Matteo ha il volto della beatitudine. Mi attira a sé per baciarmi, gli restituisco con la bocca un po’ della sua stessa sborra.
Ora è lui che è smanioso di restituirmi il piacere. “Mi scopi con la lingua – mi sussurra- sei un pompinaro pazzesco…. ma adesso stenditi sul tappeto che facciamo un bel 69”. Così lui mi si mette sopra e iniziamo a succhiarci vicendevolmente i cazzi duri, giocando con le palle e i rispettivi culi. Accarezzo la sua schiena con desiderio, lo sento mio e mi piace giocare con lui. Il 69 gli ha consentito di ricaricare il fucile, ora viene alla carica: “Voglio scoparti, Gianni …. mettiti alla pecorina che voglio farti il culo!”.
Non me lo faccio ripetere, lui mi lubrifica con la saliva, poi appoggia la cappella sull’ano e spinge con decisione. Sento uno strappo, un dolore lancinante, ma lui paziente lo tira fuori, poi ci riprova con calma. Riesco a rilassare i muscoli dello sfintere, così entra e avanza piano, il dolore lascia spazio ad un godimento sempre più netto. Quando è arrivato in fondo i suoi colpi si fanno sempre più forti. Mi piace da morire sentirmi che mi possiede, lo incito: “Sì, amore mio, continua … godo da morire …. mmmmm …. scopami forte… sfondami!”. “Mmmm … che culo favoloso che hai...... non resistoooo…”. E difatti, dopo pochi secondi sento un fiotto caldo di sborra dentro il mio intestino.
Matteo mi è venuto dentro con un rantolo di godimento acuto. Sfinito, esce da me con il cazzo ancora gocciolante, si distende al mio fianco, mentre io continuo a masturbarmi e sborro poco dopo sulla mia stessa pancia. Ci godiamo questo momento di rilassamento, poi ci solleviamo e ci dirigiamo in bagno per farci un bidet. E anche in bagno continuiamo a toccarci, a infilarci le dita in culo, a morderci i capezzoli. Poi Matteo va via, mia moglie potrebbe rientrare da un momento all’altro.
Continuiamo a frequentare settimanalmente il Tennis Club, solito giorno, solita ora. Temo che il custode abbia capito qualcosa, ma ce lo teniamo buono con le mance, sicuramente non parlerà. Siamo diventati amanti focosi, non facciamo solo sesso, ormai ci amiamo davvero. Capita anche tra gli uomini maturi. E quando capita è passione pura.
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