Gli amanti di modena
di
cindymale
genere
gay
Gli Amanti di Modena sono gli scheletri di due individui vissuti in età tardoantica sepolti contemporaneamente nello stesso sepolcro con le mani intrecciate ritrovati nella città di Modena nel 2009, capoluogo dell'omonima provincia.
Così fredda fu la notizia quando scoprirono chi fossimo.
Prima ci considerarono una coppia maritata perché le nostre mani erano intrecciate e alle dita avevamo io un anello di bronzo e lui uno di ferro. Si, io e lui perché come risultò da ricerche successive eravamo gli scheletri di due maschi di 0-40 anni.
Ci avevano sopranominati gli amanti di Modena, ma per ipocrisia ci dimenticarono. Peccato perché eravamo veramente amanti.
Il mio nome era Trudulf longobardo della gente Froenia. Ma conosciuto come Elmar il porta spade.
Quando prendemmo possesso di queste terre modenesi, facemmo dei contadini nostri servii. Mi fu donato un ragazzo di nome Gaio. Mi spiegarono che in latino significava allegro.
Lo era veramente E. anche dotato benché adolescente di senno e volontà-
I miei amici avevano scelto dei giovinetti femminei come servi, buoni anche per il letto aveva detto ridendo il nostro aldermanno, ma per quello risposi, mu bastava mia moglie.
Gaio che sapeva leggere e scrivere divenne per me più di un semplice servo. Intelligente e capace di scrivere e contare, mi aiutò nel dirigere la nostra tenuta perciò lo affrancai facendolo uomo libero. .Ormai era di famiglia e talvolta mia moglie mi rimproverava che avessi per lui quelle gentilezze che si riservano a un fratello. Mi insegnò a leggere e scrivere ed in cambio formai Caio come un guerriero.
Benché ancora esile si esercitò con la spada e la lancia sinché, aiutato anche dal buon cibo che gli davamo incominciò a mettere su muscoli . Quando le braccia furono sufficientemente forti a sostenere lo scudo , gli permisi di accompagnarmi alle battaglie. Era un bravo combattente e presto i miei amici ci chiamarono i fratelli. Guardare l’agile Gaio esercitarsi nelle armi ignudo, coperto solo di sudore, mi dava un sottile piacere come quando mi parlava di poesia e pittura. Se io apprezzavo il suo corpo esile, lui guardava con ammirazione il mio petto muscoloso, i fianchi stretti e e le mie cosce dove i muscoli sembravano gomene di nave. Poi ricambiavo la sua poesia recitando le epiche norrene create dai mio popolo tompo prima nella freddaScania
Tanta era la stima che avevo d lui, che chiesi al nostro duca di accettarlo come membro del nostro popolo e guerriero. Il duca mi interrogò e gli spiegai che il sentimento con Gaio era ora di amicizia e fratellanza e che lo consideravo mio pari, che quello che passava nella mia mente e cuore potevo vederlo riflesso inlui.
Così gli fu permesso di accompagnarmi nella scorreria contro i bizantini. Si comportò bene r gli donai una spada gota.
Tornando, decisi che noi due avremmo percorso una via diversa volendo cacciare il cinghiale. Partimmo presto al mattino per evitare la calura.
Risalimmo le colline boscose ma non trovammo cinghiali ,così ci accontentammo di un pasto frugale; pane formaggio e due lepri che avevano avuto la sventura di incrociare i nostri passi.
A ifianco della piccola radura dove ci eravamo accampati scorreva un ruscello che formava una cascatella così decidemmo di fare un bagno. Avevo un pezzo di sapone comprato del mercante giudeo che ci portava i profumi e le spezie d’Oriente Nudi i nostri corpi mostravano la forza della mascolinità.
Sotto la cascatella ci insaponammo ben bene e con le mani ci strofinammo la pelle sino ad arrossarla. Le mie mani su di lui e le sue su di me sfiorarono le nostre cosce e forse vi indugiarono un attimo troppo a lungo .Mi asciugò i capelli con l’erba secca.” Ascolta” disse gaio “ ho una poesia per te:
Freme la mente ,batte il cuore. Gli occhi si riempiono di te. Il tuo corpo voglio che mi possieda. Che fra le tue braccia tu mi faccia tuo. Servo voglio essere del tuo amore, di te che sino ad oggi mi hai ignorato”. Gaio pianse e mi abbracciò. Anche io lo abbracciai. Lo stesso sentimento albergava in me, ma non trovavo le parole per esprimerlo così lo accarezzai. Nelle mie mani la sua virilità si erse in tutta la sua giovanile bellezza e le sue mani accolsero il turgore del mio membro.
Ci guardammo con sorrisi complici e io sentii in me quel ribollire che avevo quando giacevo con la mia donna. Ancora nudi ci sedemmo sull’erba calda e Gaio mi asciugò di nuovo i capelli con l’erba secca. Con un sorriso complice mi accarezzò la barba e i miei pettorali. Per ricambiare lasciai scivolare la mano verso il suo piatto ventre e i suoi muscoli fremettero .Dopo baci e carezze Gaio chiese di essere preso come una donna “prendimi”.” No” gli risposi “ti prenderò come un amico mio pari che amo”. Dimentichi del mondo ci amammo , Amammo ogni parte di noi , gli occhi e i piedi, le labbra e le cosce . Le bocche si unirono e le nostre virilità si ingrandirono
Penetrai lentamente in lui assaporando ogni attimo del suo donarsi. Le mie mani lo accarezzarono dalle labbra golose sino al membro caldo. In fine con un gemito lo riempii del mio seme. Poi lo strinsi forte baciandogli il bel viso glabro solcato da lacrime.” Ora gaio amico mio prendimi” e così lui mi prese e mi colmò del giovane seme. Passammo la notte abbracciati a guardare il cielo e a domandare cosa pensassero le stelle di noi.
Diventammo amanti e andammo alla guerra assieme. Dopo ogni battaglia nel buio della tenda ci potevamo amare stringendo i nostri corpi bagnati di sudore e sangue. Ma anche nelle radure boschive lasciavamo lavorare le nostre menti esplorando assieme universo di conoscenza sino a che uno di noi passando le dita sulle labbra dell’amato lo faceva tacere. E, attirandolo strettamente a sé gli regalava le gioie della carnalità. Agli altri non interessava cosa facevamo, visto che eravamo combattenti valorosi sempre in coppia a gettarci nel folto della mischia.
Mia moglie certamente aveva capito che rispetto ,onoranza del talamo ,cura della famiglia erano per lei ma che il mio cuore e la mente erano per Gaio. Ma andava bene, a lei bastava.
Gaio e io viaggiavamo, per ordine del duca e andammo anche a Ravenna per portare doni all’esarca.
Ridemmo come matti quando l’eunuco inviato da Bisanzio per omaggiarci fece entrare nelle nostre camere “due giovani ragazze” disse ammiccando oscenamente E ridemmo ancora di più quando spiegammo alle ragazze che ci eravamo da poco convertito e fatto voto di castità per due anni. Regalammo loro due monete d’argento e loro se ne andarono felici di avere il borsellino pieno e le loro cavità vuote.
Non seppi resistere e presi fra le braccia Gaio. Lui si mostrò impertinente e disse “dai prendimi, usami come se fossi tua moglie”. “Bene “dissi ridendo” per prima cosa una buona sculacciata per insegnati di stare al tuo posto Gaia!” Poi lo presi come fosse una donna .Gaio si lasciò fare e quando fui esausto lui mi prese ridendo “sei la mia donnaccia vecchia .”Infine ci amammo come facevamo sempre da veri uomini.
Dalla nostra visita a Ravenna erano passati sei mesi quando fummo avvisate che i bizantini avevano ripreso la guerra e intendevano attaccare Modena Era una guerra diversa questa diretta da Baduano genero dell’imperatore GiustinoII . L’ordine era risparmiare i romani uccidere tutti i longobardi e goti.
Ci preparammo alla battaglia. Costruimmo fortificazioni in cui si rifugiarono donne e bambini e le riempimmo di viveri e bestiame. Prima della battaglia chiamai Gaio e gli dissi “Tu sei romano , puoi andare in pace. Lascia noi la lotta” Il mio amante e amico sorrise. Trudulf” se sono stato abbastanza uomo pe esserti amico ,,per esseri amante, per essermi lasciato possedere per averti posseduto, per aver goduto con te, ora lasciami stare qui”
Capii che era l’ultima volta che avremmo potuto dichiarare il nostro amore. Così gli misi al dito un anello di ferro e lo pregai di mettere al mio un anello uno di bronzo.
“Così ci riconosceremo nel Walhalla “ disse Gaio ridendo.
Poi ci schierammo di fronte alla nostra tenuta e ci avviammo verso il campo dove ondeggiavano le bandiere bizantine.
Quando il combattimento finì 50 corpi di longobardi giacevano tra l’erba . “
Quando il combattimento fini, cinquanta corpi di guerrieri longobardi giacevano al suolo. Molti, colpiti mentre cercavano di fuggire o di ripararsi. Ma otto corpi erano dei longobardi che avevano cercato di trattenere la fanteria bizantina. I corpi furono gettati in una fossa comune, salvo gli otto valorosi a cui Baduano che aveva seguito da vicino il combattimento, concesse una sepoltura individuale . Due morti lo avevano impressionato Li aveva visti combattere fianco a fianco e restati soli. Quando uno, ferito era crollato sulle ginocchia, l’altro gli si era posto davanti per difenderlo dai giavellotti che gli si erano conficcati numerosi nel suo petto. Era morto fra le braccia dell’altro e con le mani destre che si stringevano.
Baduano si avvicinò vide, vide i due anelli e capì. Si rivolse all’aiutante “Questi due guerrieriseppelliteli assieme con le mani congiunte perché valorosi e amanti.,
Così fredda fu la notizia quando scoprirono chi fossimo.
Prima ci considerarono una coppia maritata perché le nostre mani erano intrecciate e alle dita avevamo io un anello di bronzo e lui uno di ferro. Si, io e lui perché come risultò da ricerche successive eravamo gli scheletri di due maschi di 0-40 anni.
Ci avevano sopranominati gli amanti di Modena, ma per ipocrisia ci dimenticarono. Peccato perché eravamo veramente amanti.
Il mio nome era Trudulf longobardo della gente Froenia. Ma conosciuto come Elmar il porta spade.
Quando prendemmo possesso di queste terre modenesi, facemmo dei contadini nostri servii. Mi fu donato un ragazzo di nome Gaio. Mi spiegarono che in latino significava allegro.
Lo era veramente E. anche dotato benché adolescente di senno e volontà-
I miei amici avevano scelto dei giovinetti femminei come servi, buoni anche per il letto aveva detto ridendo il nostro aldermanno, ma per quello risposi, mu bastava mia moglie.
Gaio che sapeva leggere e scrivere divenne per me più di un semplice servo. Intelligente e capace di scrivere e contare, mi aiutò nel dirigere la nostra tenuta perciò lo affrancai facendolo uomo libero. .Ormai era di famiglia e talvolta mia moglie mi rimproverava che avessi per lui quelle gentilezze che si riservano a un fratello. Mi insegnò a leggere e scrivere ed in cambio formai Caio come un guerriero.
Benché ancora esile si esercitò con la spada e la lancia sinché, aiutato anche dal buon cibo che gli davamo incominciò a mettere su muscoli . Quando le braccia furono sufficientemente forti a sostenere lo scudo , gli permisi di accompagnarmi alle battaglie. Era un bravo combattente e presto i miei amici ci chiamarono i fratelli. Guardare l’agile Gaio esercitarsi nelle armi ignudo, coperto solo di sudore, mi dava un sottile piacere come quando mi parlava di poesia e pittura. Se io apprezzavo il suo corpo esile, lui guardava con ammirazione il mio petto muscoloso, i fianchi stretti e e le mie cosce dove i muscoli sembravano gomene di nave. Poi ricambiavo la sua poesia recitando le epiche norrene create dai mio popolo tompo prima nella freddaScania
Tanta era la stima che avevo d lui, che chiesi al nostro duca di accettarlo come membro del nostro popolo e guerriero. Il duca mi interrogò e gli spiegai che il sentimento con Gaio era ora di amicizia e fratellanza e che lo consideravo mio pari, che quello che passava nella mia mente e cuore potevo vederlo riflesso inlui.
Così gli fu permesso di accompagnarmi nella scorreria contro i bizantini. Si comportò bene r gli donai una spada gota.
Tornando, decisi che noi due avremmo percorso una via diversa volendo cacciare il cinghiale. Partimmo presto al mattino per evitare la calura.
Risalimmo le colline boscose ma non trovammo cinghiali ,così ci accontentammo di un pasto frugale; pane formaggio e due lepri che avevano avuto la sventura di incrociare i nostri passi.
A ifianco della piccola radura dove ci eravamo accampati scorreva un ruscello che formava una cascatella così decidemmo di fare un bagno. Avevo un pezzo di sapone comprato del mercante giudeo che ci portava i profumi e le spezie d’Oriente Nudi i nostri corpi mostravano la forza della mascolinità.
Sotto la cascatella ci insaponammo ben bene e con le mani ci strofinammo la pelle sino ad arrossarla. Le mie mani su di lui e le sue su di me sfiorarono le nostre cosce e forse vi indugiarono un attimo troppo a lungo .Mi asciugò i capelli con l’erba secca.” Ascolta” disse gaio “ ho una poesia per te:
Freme la mente ,batte il cuore. Gli occhi si riempiono di te. Il tuo corpo voglio che mi possieda. Che fra le tue braccia tu mi faccia tuo. Servo voglio essere del tuo amore, di te che sino ad oggi mi hai ignorato”. Gaio pianse e mi abbracciò. Anche io lo abbracciai. Lo stesso sentimento albergava in me, ma non trovavo le parole per esprimerlo così lo accarezzai. Nelle mie mani la sua virilità si erse in tutta la sua giovanile bellezza e le sue mani accolsero il turgore del mio membro.
Ci guardammo con sorrisi complici e io sentii in me quel ribollire che avevo quando giacevo con la mia donna. Ancora nudi ci sedemmo sull’erba calda e Gaio mi asciugò di nuovo i capelli con l’erba secca. Con un sorriso complice mi accarezzò la barba e i miei pettorali. Per ricambiare lasciai scivolare la mano verso il suo piatto ventre e i suoi muscoli fremettero .Dopo baci e carezze Gaio chiese di essere preso come una donna “prendimi”.” No” gli risposi “ti prenderò come un amico mio pari che amo”. Dimentichi del mondo ci amammo , Amammo ogni parte di noi , gli occhi e i piedi, le labbra e le cosce . Le bocche si unirono e le nostre virilità si ingrandirono
Penetrai lentamente in lui assaporando ogni attimo del suo donarsi. Le mie mani lo accarezzarono dalle labbra golose sino al membro caldo. In fine con un gemito lo riempii del mio seme. Poi lo strinsi forte baciandogli il bel viso glabro solcato da lacrime.” Ora gaio amico mio prendimi” e così lui mi prese e mi colmò del giovane seme. Passammo la notte abbracciati a guardare il cielo e a domandare cosa pensassero le stelle di noi.
Diventammo amanti e andammo alla guerra assieme. Dopo ogni battaglia nel buio della tenda ci potevamo amare stringendo i nostri corpi bagnati di sudore e sangue. Ma anche nelle radure boschive lasciavamo lavorare le nostre menti esplorando assieme universo di conoscenza sino a che uno di noi passando le dita sulle labbra dell’amato lo faceva tacere. E, attirandolo strettamente a sé gli regalava le gioie della carnalità. Agli altri non interessava cosa facevamo, visto che eravamo combattenti valorosi sempre in coppia a gettarci nel folto della mischia.
Mia moglie certamente aveva capito che rispetto ,onoranza del talamo ,cura della famiglia erano per lei ma che il mio cuore e la mente erano per Gaio. Ma andava bene, a lei bastava.
Gaio e io viaggiavamo, per ordine del duca e andammo anche a Ravenna per portare doni all’esarca.
Ridemmo come matti quando l’eunuco inviato da Bisanzio per omaggiarci fece entrare nelle nostre camere “due giovani ragazze” disse ammiccando oscenamente E ridemmo ancora di più quando spiegammo alle ragazze che ci eravamo da poco convertito e fatto voto di castità per due anni. Regalammo loro due monete d’argento e loro se ne andarono felici di avere il borsellino pieno e le loro cavità vuote.
Non seppi resistere e presi fra le braccia Gaio. Lui si mostrò impertinente e disse “dai prendimi, usami come se fossi tua moglie”. “Bene “dissi ridendo” per prima cosa una buona sculacciata per insegnati di stare al tuo posto Gaia!” Poi lo presi come fosse una donna .Gaio si lasciò fare e quando fui esausto lui mi prese ridendo “sei la mia donnaccia vecchia .”Infine ci amammo come facevamo sempre da veri uomini.
Dalla nostra visita a Ravenna erano passati sei mesi quando fummo avvisate che i bizantini avevano ripreso la guerra e intendevano attaccare Modena Era una guerra diversa questa diretta da Baduano genero dell’imperatore GiustinoII . L’ordine era risparmiare i romani uccidere tutti i longobardi e goti.
Ci preparammo alla battaglia. Costruimmo fortificazioni in cui si rifugiarono donne e bambini e le riempimmo di viveri e bestiame. Prima della battaglia chiamai Gaio e gli dissi “Tu sei romano , puoi andare in pace. Lascia noi la lotta” Il mio amante e amico sorrise. Trudulf” se sono stato abbastanza uomo pe esserti amico ,,per esseri amante, per essermi lasciato possedere per averti posseduto, per aver goduto con te, ora lasciami stare qui”
Capii che era l’ultima volta che avremmo potuto dichiarare il nostro amore. Così gli misi al dito un anello di ferro e lo pregai di mettere al mio un anello uno di bronzo.
“Così ci riconosceremo nel Walhalla “ disse Gaio ridendo.
Poi ci schierammo di fronte alla nostra tenuta e ci avviammo verso il campo dove ondeggiavano le bandiere bizantine.
Quando il combattimento finì 50 corpi di longobardi giacevano tra l’erba . “
Quando il combattimento fini, cinquanta corpi di guerrieri longobardi giacevano al suolo. Molti, colpiti mentre cercavano di fuggire o di ripararsi. Ma otto corpi erano dei longobardi che avevano cercato di trattenere la fanteria bizantina. I corpi furono gettati in una fossa comune, salvo gli otto valorosi a cui Baduano che aveva seguito da vicino il combattimento, concesse una sepoltura individuale . Due morti lo avevano impressionato Li aveva visti combattere fianco a fianco e restati soli. Quando uno, ferito era crollato sulle ginocchia, l’altro gli si era posto davanti per difenderlo dai giavellotti che gli si erano conficcati numerosi nel suo petto. Era morto fra le braccia dell’altro e con le mani destre che si stringevano.
Baduano si avvicinò vide, vide i due anelli e capì. Si rivolse all’aiutante “Questi due guerrieriseppelliteli assieme con le mani congiunte perché valorosi e amanti.,
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